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Il '''Corporativismo [[Fascismo|fascista]]''' è una teoria economica espressa nella Carta del Lavoro ([[1927]]) che si poneva come ipotetica alternativa tra il [[capitalismo]] liberale e il [[comunismo]]. Lo [[Stato]] fascista aveva la funzione di regolare l'economia del paese e di anteporre all'interesse individuale quello nazionale. In | Il '''Corporativismo [[Fascismo|fascista]]''' è una teoria economica espressa nella Carta del Lavoro ([[1927]]) che si poneva come ipotetica alternativa tra il [[capitalismo]] liberale e il [[comunismo]]. Lo [[Stato]] fascista aveva la funzione di regolare l'economia del paese e di anteporre all'interesse individuale quello nazionale. In realtà il corporativismo è stato l'emblema della reazionarietà fascista, consistente nel vano tentativo di pacificare l'eterno conflitto capitale-lavoro. | ||
== La Carta del Lavoro == | == La Carta del Lavoro == | ||
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*Gli ultimi assiomi (XXVI-XXX) stabilivano '''''Della previdenza, dell'assistenza, dell'educazione e dell'istruzione'''''. | *Gli ultimi assiomi (XXVI-XXX) stabilivano '''''Della previdenza, dell'assistenza, dell'educazione e dell'istruzione'''''. | ||
== La | == La reazionarietà del corporativismo == | ||
: «Lo [[Stato]] fascista o è corporativista o non è fascista!» ([[Benito Mussolini]], [[1 ottobre|1° Ottobre]] [[1930]]) | : «Lo [[Stato]] fascista o è corporativista o non è fascista!» ([[Benito Mussolini]], [[1 ottobre|1° Ottobre]] [[1930]]) | ||
La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l' | La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l'attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali. | ||
La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell'assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della nazione. È evidente quindi che gli interessi dello [[Stato]] e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest'assioma si parla certamente di «collaborazione delle forze produttive» e di | La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell'assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della nazione. È evidente quindi che gli interessi dello [[Stato]] e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest'assioma si parla certamente di «collaborazione delle forze produttive» e di «reciprocità dei diritti e dei doveri», in realtà la '''''Carta''''' mantiene le strutture [[gerarchia|gerarchiche]] e [[autorità |autoritarie]] della società , ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite. | ||
È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una | È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni [[rivoluzione sociale|velleità rivoluzionaria]] a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. | ||
La “Carta” permise al grande [[capitalismo]] finanziario, industriale ed agrario di mantenere il loro predominio economico, mediante un [[capitalismo]] e un protezionismo “mascherato”. Nel [[1930]] si costituì il [[Consiglio nazionale delle Corporazioni]] (fissate nel numero di 22) che nel [[1939]] finì per soppiantare il Parlamento, assumendo il nome di [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]. Questa “svolta” determinò la fine di ogni dibattito interno, sostituito dal [[rituale]] demagogico e populista delle cerimonie fasciste. | La “Carta” permise al grande [[capitalismo]] finanziario, industriale ed agrario di mantenere il loro predominio economico, mediante un [[capitalismo]] e un protezionismo “mascherato”. Nel [[1930]] si costituì il [[Consiglio nazionale delle Corporazioni]] (fissate nel numero di 22) che nel [[1939]] finì per soppiantare il Parlamento, assumendo il nome di [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]. Questa “svolta” determinò la fine di ogni dibattito interno, sostituito dal [[rituale]] demagogico e populista delle cerimonie fasciste. | ||
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«Stato Operaio», la rivista del partito comunista in esilio scrisse: | «Stato Operaio», la rivista del partito comunista in esilio scrisse: | ||
: «Chi ha direzione e | : «Chi ha direzione e responsabilità della produzione ha anche nelle sue mani lo [[Stato]]. L'erigere quindi lo Stato ad arbitro dei conflitti tra lavoratori e datori di lavoro significa risolvere dalla borghesia, su un piano diverso, ma sempre unilaterale, le questioni in cui vi è contrasto di interesse tra le parti». | ||
Tra gli anarchici [[Camillo Berneri]] espose la sua radicale critica al corporativismo e a tutte le forme di “statolatria”. | Tra gli anarchici [[Camillo Berneri]] espose la sua radicale critica al corporativismo e a tutte le forme di “statolatria”. |