Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri: differenze tra le versioni

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*[[30 novembre]]  
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A Molfetta (Bari), una manifestazione di ‘frantoiani’ è duramente repressa dall’intervento delle forze di polizia. Anche a Bisceglie, Corato, Bitonto, tutti in provincia di Bari, si sono susseguite in queste settimane manifestazioni per richiedere lavoro e più umane condizioni di vita, [[repressione|represse]] dalle forze di polizia con l’uso di armi da fuoco che provocano numerosi feriti e morti.
A Molfetta (Bari), una manifestazione di ‘frantoiani'è duramente repressa dall’intervento delle forze di polizia. Anche a Bisceglie, Corato, Bitonto, tutti in provincia di Bari, si sono susseguite in queste settimane manifestazioni per richiedere lavoro e più umane condizioni di vita, [[repressione|represse]] dalle forze di polizia con l’uso di armi da fuoco che provocano numerosi feriti e morti.


*[[?? dicembre]]
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A Taranto, nel corso dello [[sciopero]] dei cantieri navali e delle officine per protesta contro l’attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria, che morirà  qualche giorno più tardi in ospedale.
A Taranto, nel corso dello [[sciopero]] dei cantieri navali e delle officine per protesta contro l’attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria, che morirà  qualche giorno più tardi in ospedale.


A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l’ agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.
A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l'agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.


*[[14 luglio|14]]-[[15 luglio]]  
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*[[27 ottobre]]  
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A Pisa, la polizia carica i manifestanti del movimento, uccidendo con un candelotto lacrimogeno sparato a tiro teso ed altezza d'uomo lo studente Cesare Pardini; numerosi altri manifestanti rimangono feriti. Vengono spiccati 12 mandati di cattura per ‘radunata sediziosa, resistenza, violenza privata, lesioni aggravate, danneggiamento aggravato, detenzione, uso e trasporto di materiali esplosivi’ ; 5 manifestanti (3 operai e 2 studenti) sono arrestati e tradotti nel carcere di Livorno, gli altri 7 si rendono latitanti.
A Pisa, la polizia carica i manifestanti del movimento, uccidendo con un candelotto lacrimogeno sparato a tiro teso ed altezza d'uomo lo studente Cesare Pardini; numerosi altri manifestanti rimangono feriti. Vengono spiccati 12 mandati di cattura per ‘radunata sediziosa, resistenza, violenza privata, lesioni aggravate, danneggiamento aggravato, detenzione, uso e trasporto di materiali esplosivi'; 5 manifestanti (3 operai e 2 studenti) sono arrestati e tradotti nel carcere di Livorno, gli altri 7 si rendono latitanti.


*[[28 ottobre]]  
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*[[12 dicembre]]  
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A Milano, la polizia guidata dal vice questore Vittoria carica con lacrimogeni e pestaggi un corteo indetto dalla sinistra extraparlamentare e dagli anarchici nell'anniversario della ‘strage di Stato’ (Vedi [[Giuseppe Pinelli]]), e per solidarizzare con i militanti dell’Eta sotto processo a Burgos, uccidendo l'anarchico [[Saverio Saltarelli]] di 22 anni, provocando decine di feriti fra i quali il giornalista Giuseppe Carpi, colpito da un proiettile. Per la morte di Saltarelli saranno successivamente inquisiti il capitano dei carabinieri Antonio Chirivi e il capitano di Ps Alberto Antonietti.
A Milano, la polizia guidata dal vice questore Vittoria carica con lacrimogeni e pestaggi un corteo indetto dalla sinistra extraparlamentare e dagli anarchici nell'anniversario della ‘strage di Stato'(Vedi [[Giuseppe Pinelli]]), e per solidarizzare con i militanti dell’Eta sotto processo a Burgos, uccidendo l'anarchico [[Saverio Saltarelli]] di 22 anni, provocando decine di feriti fra i quali il giornalista Giuseppe Carpi, colpito da un proiettile. Per la morte di Saltarelli saranno successivamente inquisiti il capitano dei carabinieri Antonio Chirivi e il capitano di Ps Alberto Antonietti.


==1971==
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==1972==
==1972==
*[[11 marzo]]  
*[[11 marzo]]  
A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la libertà  di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato’. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città  ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà  incriminato per ‘omicidio colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante’ delle forze di piazza, che dovrà  rendersi latitante per sfuggire all’arresto, nonché l’avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione’.
A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la libertà  di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato’. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città  ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà  incriminato per ‘omicidio colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante'delle forze di piazza, che dovrà  rendersi latitante per sfuggire all’arresto, nonché l’avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione’.


*[[5 maggio]]  
*[[5 maggio]]  
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==1973==
==1973==
*[[23 gennaio]]  
*[[23 gennaio]]  
A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi della libertà  di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l’operaio Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno successivo, in gravissime condizioni, verrà  incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità  per l’intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell’Amore e la Questura, che avanza la versione dell’ ‘agente in preda a raptus’.
A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi della libertà  di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l’operaio Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno successivo, in gravissime condizioni, verrà  incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità  per l’intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell’Amore e la Questura, che avanza la versione dell'‘agente in preda a raptus’.


==1974==
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*[[7 aprile]]
*[[7 aprile]]
A Roma, in occasione della trattazione in Cassazione del caso Marini, per il quale è riconfermata la condanna, manifestano gli anarchici e la sinistra rivoluzionaria dinanzi al ‘Palazzaccio’ e al ministero di Grazia e giustizia. Il secondino Domenico Velluto, in servizio dinanzi al ministero, spara contro alcuni giovani che avevano lanciato delle bottiglie molotov contro l’edificio, uccidendo con un colpo alla nuca il 21enne [[Mario Salvi]].
A Roma, in occasione della trattazione in Cassazione del caso Marini, per il quale è riconfermata la condanna, manifestano gli anarchici e la sinistra rivoluzionaria dinanzi al ‘Palazzaccio'e al ministero di Grazia e giustizia. Il secondino Domenico Velluto, in servizio dinanzi al ministero, spara contro alcuni giovani che avevano lanciato delle bottiglie molotov contro l’edificio, uccidendo con un colpo alla nuca il 21enne [[Mario Salvi]].


*[[1 luglio]]  
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*[[19 gennaio]]  
*[[19 gennaio]]  
Il Tribunale di Pisa modifica la sentenza emessa dal pretore il [[1 ottobre]] [[1975]], assolvendo il capitano di Ps Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni accusati di ‘falsa testimonianza’ per la morte di Franco Serantini.
Il Tribunale di Pisa modifica la sentenza emessa dal pretore il [[1 ottobre]] [[1975]], assolvendo il capitano di Ps Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni accusati di ‘falsa testimonianza'per la morte di Franco Serantini.


*[[11 marzo]]  
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*[[22 marzo]]  
*[[22 marzo]]  
A Roma, l’agente di Ps Claudio Graziosi è ucciso su un autobus mentre tenta di arrestare Maria Pia Vianale, senza darsi conto che accanto vi è un suo compagno armato. In seguito al fatto, la polizia scatena una caccia all’uomo, nel corso della quale viene uccisa ‘per errore’ Angelo Cerrai. .
A Roma, l’agente di Ps Claudio Graziosi è ucciso su un autobus mentre tenta di arrestare Maria Pia Vianale, senza darsi conto che accanto vi è un suo compagno armato. In seguito al fatto, la polizia scatena una caccia all’uomo, nel corso della quale viene uccisa ‘per errore'Angelo Cerrai. .


*[[8 aprile]]  
*[[8 aprile]]  
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*[[7 luglio]]  
*[[7 luglio]]  
A Roma, il Tribunale assolve il secondino Domenico Velluto dall’accusa di ‘omicidio preterintenzionale’ nei confronti di Mario Salvi, per "aver fatto uso legittimo delle armi".
A Roma, il Tribunale assolve il secondino Domenico Velluto dall’accusa di ‘omicidio preterintenzionale'nei confronti di Mario Salvi, per "aver fatto uso legittimo delle armi".


*[[22 ottobre]]  
*[[22 ottobre]]  
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*[[6 gennaio]]  
*[[6 gennaio]]  
A Roma, nel corso di un controllo anti- terrorismo, la Digos uccide ‘per errore’ Laura Rendina.
A Roma, nel corso di un controllo anti- terrorismo, la Digos uccide ‘per errore'Laura Rendina.


*[[28 luglio]]  
*[[28 luglio]]  
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*[[3 dicembre]]  
*[[3 dicembre]]  
A Roma, il giudice istruttore Ettore Torri rinvia a giudizio per ‘eccesso colposo nell’uso delle armi’ l’appuntato di Ps Alessio Speranza che, il 10 gennaio 1979, aveva ucciso sparandogli alla nuca, il giovane missino Alberto Giaquinto, diciassettenne.
A Roma, il giudice istruttore Ettore Torri rinvia a giudizio per ‘eccesso colposo nell’uso delle armi'l’appuntato di Ps Alessio Speranza che, il 10 gennaio 1979, aveva ucciso sparandogli alla nuca, il giovane missino Alberto Giaquinto, diciassettenne.


==1985==
==1985==
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Gli arrestati sono condotti nella Caserma Raniero e lì subiscono pestaggi e lesioni, come emerge dall'inchiesta che infine ha portato all'arresto di 6 poliziotti e 2 alti funzionari della Polizia di Stato di Napoli: "Stanza delle torture" viene definita la sala dove si consumano le violenze. Le principali accuse sono: sequestro di persona, abuso di atti di ufficio, [[violenza]] privata, danneggiamenti, lesioni personali aggravate e perquisizione arbitraria. <ref>[http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/procaltri/napoli.php Il 17 marzo 2001 a Napoli]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=7ClVDv85MFU Video]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=x-GHARAunwc&feature=related Altro video]</ref>
Gli arrestati sono condotti nella Caserma Raniero e lì subiscono pestaggi e lesioni, come emerge dall'inchiesta che infine ha portato all'arresto di 6 poliziotti e 2 alti funzionari della Polizia di Stato di Napoli: "Stanza delle torture" viene definita la sala dove si consumano le violenze. Le principali accuse sono: sequestro di persona, abuso di atti di ufficio, [[violenza]] privata, danneggiamenti, lesioni personali aggravate e perquisizione arbitraria. <ref>[http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/procaltri/napoli.php Il 17 marzo 2001 a Napoli]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=7ClVDv85MFU Video]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=x-GHARAunwc&feature=related Altro video]</ref>
*[[20 luglio|20]]-[[21 luglio]]  
*[[20 luglio|20]]-[[21 luglio]]  
A Genova, in una città  blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il ‘corteo dei migranti’, mentre la città  è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello lanciato dal ‘''Genoa social forum''’, dalle ‘''Tute bianche''’, [[Rifondazione comunista]], [[Campo antimperialista]] e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio|20]], le ‘Tute bianche’ inscenano lo sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa’ nel giorno della ‘[[disobbedienza civile]]’. Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già  caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto l’azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d’ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio poliziesco alla scuola Diaz, messa a disposizione dal Comune per accogliere i giovani, che operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le violenze della [[polizia]].  
A Genova, in una città  blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il ‘corteo dei migranti’, mentre la città  è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello lanciato dal ‘''Genoa social forum''’, dalle ‘''Tute bianche''’, [[Rifondazione comunista]], [[Campo antimperialista]] e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio|20]], le ‘Tute bianche'inscenano lo sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa'nel giorno della ‘[[disobbedienza civile]]’. Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già  caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto l’azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d’ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio poliziesco alla scuola Diaz, messa a disposizione dal Comune per accogliere i giovani, che operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le violenze della [[polizia]].  


Le persone fermate ed arrestate (circa 500)durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. Amnesty International ha definito questi fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione. Camera dei Deputati, 24-07-2007]</ref>
Le persone fermate ed arrestate (circa 500)durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. Amnesty International ha definito questi fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione. Camera dei Deputati, 24-07-2007]</ref>
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