Energia nucleare

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L'energia nucleare è una forma di energia primaria, cioè che è presente in natura e non si ottiene dalla trasformazione di altre forme d'energia, che si ottiene dalla trasformazione dei nuclei atomici.

Breve storia del nucleare

L'applicazione dell'energia nucleare nell'industria bellica, rinnegata successivamente dagli stessi scienziati che l'hanno resa possibile, primo fra tutti Einstein, fu vista come una necessità per poter sconfiggere lo spettro nazista durante la Seconda guerra mondiale. L'energia nucleare si fonda sul principio di equivalenza massa-energia, espresso dall'equazione E=mc² prevista nella teoria della relatività ristretta di Albert Einstein. Il progetto americano della costruzione della "bomba atomica" coinvolse un gruppo di scienziati europei rifugiatisi negli Stati Uniti d'America, quali tra gli altri Enrico Fermi, Leo Szilard, Edward Teller ed Eugene Wigner, che realizzarono l'arma a tempo record prima che vi riuscissero i nazisti.
Ma Hitler era stato già sconfitto quando gli americani vollero comunque sperimentare, in modo quindi del tutto criminale, gli effetti della bomba dal vivo. Decisero infatti di usarla contro i giapponesi, che nel frattempo non si erano ancora arresi, sperimentando due modelli diversi di bomba atomica, fatti esplodere uno a Hiroshima (Little Boy) e l'altro a Nagasaki (Fat Man). Le esplosioni causarono un numero di vittime dirette stimato da 100.000 a 200.000 per lo più di civili, oltre alle conseguenti vittime per radiazioni.

Per gli scopi cosiddetti "benèfici" l'energia nucleare è stata utilizzata per produrre energia elettrica fin a partire dagli anni '50 ed oggi rappresenta quella fonte energetica più consistente e prontamente disponibile delle società capitalistiche che tendono allo sfruttamento indiscriminato, immediato e privatistico delle risorse ambientali, compresi i beni comuni, senza porre alcuna attenzione alla loro salvaguardia ed alla sostenibilità ecologica in generale. Inizialmente, ha avuto una grande diffusione soprattutto negli USA e poi in Europa.

Gli antinuclearisti

Inevitabilmente però, col progredire della coscienza ecologista a livello planetario, è comparsa tutta una serie di problematiche che comporta l'utilizzo di questa forma d'energia e che in larga parte i produttori avevano volutamente sottaciuto.
Già nel 1979 ci fu un grave incidente negli USA, alla centrale nucleare di Three Mile Island. Il disastroso incidente del 1986 alla centrale nucleare di Chernobyl (Ucraina), che produsse radiazioni che si diffusero su buona parte del continente europeo e di cui se ne pagano ancora le conseguenze, convinse molti paesi, tra cui l'Italia [1], a bloccare l'utilizzo del nucleare.

È andata quindi affermandosi sempre di più una chiara coscienza antinucleare col movimento antinuclearisti e persino a livello amministrativo, molti Comuni d'Italia ed esteri, si sono sensibilizzati all'argomento a tal punto da dichiarare i loro territori "denuclearizzati".

Un altro aspetto che era stato fino ad allora abilmente taciuto, era quello delle scorie: al termine del suo ciclo, infatti, la centrale deve essere smontata ed i rifiuti devono essere posti in "sicurezza" per circa 100.000 anni (!!!!), ma ciò evidentemente può comportare gravi rischi per la popolazione locale che si ritrova a convivere accanto a materiali tanto pericolosi per la propria salute.

Dalla fissione alla fusione nucleare

I reattori nucleari odierni si basano sulla fissione nucleare, e gli "esperti" stanno cercando, già da diversi anni, di mettere a punto un sistema che permetta di controllare la fusione nucleare, la tipica reazione chimica che avviene nelle stelle (compreso il nostro sole) e che, attualmente è utilizzata solo nelle bombe a idrogeno. La fusione nucleare, sempre a parere degli scienziati, dovrebbe comportare un'enorme produzione di energia a partire da materiali normalmente reperibili in natura, a cospetto di una drastica riduzione delle scorie radioattive. Quello che gli stessi non rivelano è che aumenterebbero vertiginosamente i rischi di tale reazione nel doverla mantenere costantemente sotto controllo, cosicché dai rischi di radioattività delle centrali nucleari a fissione, si passerebbe semplicemente ai rischi di esplosione paragonabili alla bomba H delle future centrali a fusione nucleare.

A prescindere dalla pericolosità intrinseca di tale reazione nucleare, resta ancora irrisolto il problema del confinamento della reazione nucleare, cioè il trovare un contenitore per l'idrogeno (allo stato di plasma) in fusione. Nessun contenitore materiale può reggere le temperature e pressioni tipiche della fusione nucleare. La ricerca attuale si basa sull'utilizzo di potenti campi magnetici per il confinamento.

Altro problema non del tutto risolto è la regolazione della fusione, cioè la necessità di stabilire a piacere la potenza emessa da un reattore nucleare. Anche l'innesco della fusione ha creato vari problemi, attualmente (2010) sembra praticabile un innesco tramite laser.

Le centrali nucleari servono?

Ma le centrali nucleari servono per davvero?
Per rispondere a ciò bisogna quanto meno riferirsi ad un modello di sviluppo: in un contesto di sviluppo eco-compatibile, basato cioé su approvvigionamenti di energia da fonti rinnovabili e non inquinanti, l'energia nucleare è sicuramente in contrasto per la produzione di scorie radioattive. Attualmente, in Italia, con il ritorno al governo della destra e quindi di un modello di sviluppo capitalistico, il nucleare sembra essere ritornato di moda ed è già stata annunciata la costruzione delle centrali.
Una centrale nucleare produce essenzialmente due cose: energia elettrica e scorie radioattive. Siccome l'energia elettrica rappresenta poco più del 20% della domanda globale di energia (il rimanente 80% della richiesta di energia è sotto forma di combustibili fossili utilizzati soprattutto per riscaldamento ed autotrazione) allora si capisce bene che quello delle centrali nucleari, in realtà, è un falso problema; è una richiesta tesa a soddisfare semplicemente il business della fornitura dell'impiantistica da parte delle ditte produttrici e di tutti coloro che la propongono (politici d'affari inclusi). La domanda di energia elettrica del nostro paese potrebbe essere tranquillamente soddisfatta da una consistente politica di sviluppo dell'energia rinnovabile, in particolare del fotovoltaico + eolico e di riduzione degli sprechi.

Ma l'energia elettrica vale quanto costa?

È indubbio che l'energia elettrica rappresenta quella forma qualitativa di energia di alto valore, considerata anche la grande facilità e versatilità nel suo uso, ma l'alto costo a KW/h delle aziende fornitrici ed il conseguente rincaro delle bollette non è assolutamente giustificato. Il suo alto costo è essenzialmente frutto di speculazione che ha letteralmente arricchito le ditte fornitrici: si consideri che l'Italia acquista tale energia da paesi fornitori che la producono essenzialmente dalle centrali nucleari, ad un costo ridotto e che tali centrali, essendo a ciclo continuo hanno bisogno di smaltire l'energia prodotta in sovrappiù durante il periodo di minore utilizzazione, vale a dire di notte, per cui diversi paesi, come ad esempio la Francia, regalano quasi l'energia elettrica notturna.

Note

  1. L'8-9 novembre 1987 si votò in Italia per tre quesiti referendari sul nucleare (oltre ad altri due sulla giustizia). Andò a votare il 65% degli elettori, di cui l'80, 6% votò per l'abolizione del nucleare.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni