Alfredo Luís da Costa

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Alfredo Luís da Costa

Alfredo Luís da Costa (24 novembre 1883 - 1 febbraio 1908) è stato un editore, giornalista e commerciante portoghese che faceva parte della Carbonária (una società segreta anticlericale e rivoluzionaria). È ricordato per avere assassinato (con Manuel Buíça), nel 1908, a Lisbona, il re Carlo I del Portogallo e il principe reale, Luis Filipe.

Biografia

Alfredo Luís da Costa nasce nel piccolo villaggio di Casével, Castro Verde, da Manuel Luís da Costa e Maria João da Costa.

Partendo da una piccola fattoria dell'Alentejo, viaggia fino a Lisbona, dove lavora per suo zio, membro dell'Associação dos Empregados do Comércio de Lisboa, e impara l'alfabeto nel suo negozio.

Dopo aver lasciato il suo impiego con lo zio, Costa viaggia per il paese. Autodidatta e ribelle naturale, in Angra do Heroísmo lavora, come giornalista, per un giornale dei lavoratori del commercio ed è il motore del Núcleo da Juventude Anarco-Sindicalista (Nucleo della Goventù Anarco-Sindacalista). [1] Continua la sua carriera nel 1903, a Estremoz, come propagandista repubblicano, contribuendo a giornali locali con grande dedizione. Con un piccolo prestito di un collega fonda, insieme ad Aquilino Ribeiro, una piccola libreria, A Social Editora, dove cura diversi opuscoli contro il regime e li distribuisce porta a porta. Tra gli opuscoli è compreso il suo A Filha do Jardineiro (La Figlia del Giardiniere,) una storia d'amore ironica che denigra la famiglia reale per sette decenni e che consumerà gran parte dei suoi risparmi.

Radicale repubblicano, sebbene non estremista, è massone nella Loggia delle Montagne di Lisbona (insieme ad Aquilino Ribeiro, Luz de Almeida e Machado Santos).

Fino al 31 gennaio 1908 vive a Lisbona. Costa è single, senza figli, impiegato in attività commerciali, collaboratore di diverse pubblicazioni e amministratore del settimanale O Caixeiro.

Il Golpe do Elevador da Biblioteca

La sera del 28 gennaio 1908 Costa guida, con Manuel Buiça, un gruppo di 20 uomini per attaccare il Palazzo Reale ("Palazzo delle Necessità"). Cambiata la strategia, il gruppo attacca il quartier generale di Lóios e, successivamente, si scontra con diversi membri della Guardia Municipale. Progettato, finanziato e armato da elementi repubblicani e progressisti dissidenti del Portogallo, il colpo di Stato doveva essere eseguito da membri della Carbonária, della Formiga Branca e della massoneria al fine di proclamare una Repubblica e/o assassinare il primo ministro João Franco.

Il colpo di Stato fallisce nel momento in cui la polizia viene informata della cospirazione e rafforza i posti strategici in tutta la città. Alfredo Costa riesce a sfuggire alla polizia.

Nel retro del Café Gelo, luogo frequentato della Carbonária e dai repubblicani, Costa continua a radunarsi con un piccolo gruppo, che comprende Manuel Buíça. Alfredo continua a camminare liberamente per la città e a riunirsi con elementi repubblicani, esortando i suoi coetanei a continuare la lotta. Durante un incontro con Machado Santos e Soares Andrea al Café Gelo, poco dopo il tentativo di golpe, Costa, toccando la tasca dei pantaloni in cui tiene la sua revolver Browning, afferma:

«Se qualche infiltrato prova ad afferrarmi... gli brucio il cervello». [2]

Regicidio e morte

Il corpo senza vita di Alfredo Luís da Costa, poco dopo il regicidio.

La mattina del 1° febbraio 1908, Alfredo Costa incontra Manuel Buíça e altri carbonari a Olivais, dove attueranno l'assassinio di João Franco e dei membri della famiglia reale.

Verso le due del pomeriggio, Manuel Buíça e altri tre pranzano al Café Gelo. Manuel Buíça è il primo ad alzarsi da tavola, comunicando ai suoi compagni che sarebbe andato a prendere "la barca" (riferendosi al suo intento di raggiungere il traghetto del re appena arrivato). Alle quattro, Alfredo Costa, Fabrício de Lemos e Ximenes prendono posizione sotto il portico del ministro del regno. Manuel Buíça con Domingos Ribeiro e José Maria Nunes si posizionano all'interno della piazza, vicino alla statua di Giuseppe I. I sei uomini attendono lungo il percorso pianificato della famiglia reale, insieme al resto della popolazione riunita, osservando l'arrivo della barca.

Dopo lo sbarco, verso le cinque e venti del pomeriggio, Manuel Buíça apre il fuoco. Alfredo Costa salta sulla carrozza e spara due colpi contro il corpo già senza vita del monarca (Buíça aveva già ucciso il re con il suo primo colpo). La regina affronta Costa con il suo mazzo di fiori, urlando: «Infame! Infame!». Costa si rivolge al principe reale e gli spara un colpo al petto, ma essendo di piccolo calibro non penetra nello sterno e il principe apre il fuoco su Costa, sparando quattro rapidi colpi con il suo revolver di servizio. Costa cade dalla carrozza (l'autopsia chiarirà che i colpi avevano fratturato l'omero sinistro di Costa e, sebbene non fossero fatali, gli avevano impedito di restare sulla carrozza). Un ufficiale di cavalleria, il tenente Figueira, attacca Costa con la sua sciabola, ferendolo alla schiena e al viso. La polizia municipale lo attacca e due agenti lo arrestano e lo trascinano nella sede della polizia vicino al municipio. All'ingresso a Costa viene inferto un colpo da un ufficiale non identificato o un da membro della Guardia Municipale, che gli perfora il polmone, uccidendolo. [3]

Il fatto che Costa fosse ancora vivo quando raggiunse l'ingresso ha rafforzato una teoria promulgata dai teorici della cospirazione: Costa ucciso da persone che non desideravano che gli assassini fossero interrogati. [4]

Il rapporto finale sull'assassinio di re Carlos e del principe reale, che era pronto per le indagini giudiziarie, scomparve il 25 ottobre 1910, poco dopo l'annuncio della prima Repubblica portoghese.

Note

Voci correlate

Propaganda col fatto