Storia dell'anarchismo nel Regno Unito: differenze tra le versioni

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Anche nel non utopistico presente condivideva pienamente il disprezzo degli anarchici per i voltafaccia e i compromessi della politica, e mantenne sino alla fine il suo atteggiamento antiparlamentare; concedeva infatti, al massimo,
Anche nel non utopistico presente condivideva pienamente il disprezzo degli anarchici per i voltafaccia e i compromessi della politica, e mantenne sino alla fine il suo atteggiamento antiparlamentare; concedeva infatti, al massimo,
che sarebbe stato giustificato da parte dei [[socialisti]] entrare in parlamento se fossero stati sicuri di ottenere una maggioranza tanto forte da potere, con i loro voti, imporre la definitiva scomparsa di quell'istituzione. Per lui, come per gli anarchici, era necessario trovare un mezzo grazie al quale il popolo potesse «distruggere da solo la sua schiavitù».
che sarebbe stato giustificato da parte dei [[socialisti]] entrare in parlamento se fossero stati sicuri di ottenere una maggioranza tanto forte da potere, con i loro voti, imporre la definitiva scomparsa di quell'istituzione. Per lui, come per gli anarchici, era necessario trovare un mezzo grazie al quale il popolo potesse «distruggere da solo la sua schiavitù».
È vero che dissentiva dagli anarchici della Lega socialista a proposito della loro estremistica difesa della [[violenza]], della loro insistenza sugli aspetti negativi della [[rivoluzione]]. Considerava necessario un lungo processo di educazione prima che la lotta per la trasformazione della [[società]] potesse anche soltanto cominciare. Ma questo, benché portasse nel [[socialismo]] di [[William Morris|Morris]] un elemento di gradualismo, non lo escluse dalla tradizione [[libertaria]]: [[Godwin]] e [[Proudhon]] nutrivano la stessa convinzione, e nei suoi ultimi anni [[Kropotkin]] non fu molto lontano dal condividerla. È vero anche che, amareggiato dalle esperienze nella Lega socialista, [[William Morris|Morris]] negò categoricamente di essere un anarchico, ma le sue dichiarazioni in proposito dimostrano chiaramente che per [[anarchismo]] intendeva individualismo.
È vero che dissentiva dagli anarchici della Lega socialista a proposito della loro estremistica difesa della [[violenza]], della loro insistenza sugli aspetti negativi della [[rivoluzione]]. Considerava necessario un lungo processo di educazione prima che la lotta per la trasformazione della [[società]] potesse anche soltanto cominciare. Ma questo, benché portasse nel [[socialismo]] di [[William Morris|Morris]] un elemento di gradualismo, non lo escluse dalla tradizione [[libertaria]]: [[Godwin]] e [[Proudhon]] nutrivano la stessa convinzione, e nei suoi ultimi anni [[Kropotkin]] non fu molto lontano dal condividerla. È vero anche che, amareggiato dalle esperienze nella Lega socialista, [[William Morris|Morris]] negò categoricamente di essere un anarchico, ma le sue dichiarazioni in proposito dimostrano chiaramente che per [[anarchismo]] intendeva individualismo. <ref>«Essere anarchici significa, per come l'intendo io, distruggere ogni sorta di leggi e di norme, fame a meno, consentire a ciascuno di fare soltanto ciò che gli piace. Io non voglio che gli uomini facciano soltanto ciò che piace loro; voglio che essi riflettano su ciò che è bene per i loro simili, agiscano per il bene dei loro simili, per il bene comune. Ora, ciò che costituisce il bene comune, o la nozione comune di ciò che è bene per tutti, si esprimerà sempre e dovrà sempre esprimersi in leggi d'un tipo o d'un altro: o leggi politiche - adottate dai cittadini in pubblica assemblea, come anticamente dalle assemblee popolari, o se volete da consigli o parlamenti del popolo - o costumi sociali, frutto dell'esperienza della [[società]]».</ref>
 
==Note==
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