Scritti vari (di Errico Malatesta e Francesco Saverio Merlino): differenze tra le versioni

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A questa stregua sarebbe facile il dimostrare che è una buona cosa andare a messa ed aspettare ogni bene dalla divina provvidenza, poiché l'uomo che crede nell'efficacia della preghiera è sempre superiore all'idiota che nulla desidera, nulla spera e nulla teme.
A questa stregua sarebbe facile il dimostrare che è una buona cosa andare a messa ed aspettare ogni bene dalla divina provvidenza, poiché l'uomo che crede nell'efficacia della preghiera è sempre superiore all'idiota che nulla desidera, nulla spera e nulla teme.
Ne segue da ciò che noi dovremmo metterci a predicare alla gente di andare in chiesa e sperare in Dio?
Ne segue da ciò che noi dovremmo metterci a predicare alla gente di andare in chiesa e sperare in Dio?
La questione è tutt'altra. Si tratta di cercare qual'è il mezzo più efficace di resistenza popolare, qual'è la via che, mentre soddisfa ai bisogni del momento, conduce più direttamente ai destini futuri dell'umanità, qual'è il modo più utile d'impiegare le forze socialiste.
La questione è tutt'altra. Si tratta di cercare qual è il mezzo più efficace di resistenza popolare, qual è la via che, mentre soddisfa ai bisogni del momento, conduce più direttamente ai destini futuri dell'umanità, qual è il modo più utile d'impiegare le forze socialiste.
Non è vero che senza il parlamento mancano i mezzi per far pressione sul Governo e metter freno ai suoi eccessi. Al contrario. Quando in Italia non v'era il suffragio popolare, v'era una libertà che oggi ci sembrerebbe grande; e le violenze governative, molto minori di quelle di Crispi e Di Rudini, provocavano un'indignazione e una reazione popolare di cui oggi non si ha più l'idea. Lo stesso suffragio, di cui fan tanto caso, è stato naturalmente ottenuto quando il suffragio non v'era; ed ora che v'è, minacciano di toglierlo... effetto miracoloso della sua efficacia!
Non è vero che senza il parlamento mancano i mezzi per far pressione sul Governo e metter freno ai suoi eccessi. Al contrario. Quando in Italia non v'era il suffragio popolare, v'era una libertà che oggi ci sembrerebbe grande; e le violenze governative, molto minori di quelle di Crispi e Di Rudini, provocavano un'indignazione e una reazione popolare di cui oggi non si ha più l'idea. Lo stesso suffragio, di cui fan tanto caso, è stato naturalmente ottenuto quando il suffragio non v'era; ed ora che v'è, minacciano di toglierlo... effetto miracoloso della sua efficacia!
Merlino dice che Malatesta ha scritto che il despotismo è da preferire all'ibrido sistema attuale. Se la memoria non ci falla, scrisse Malatesta che al parlamentarismo accettato e vantato è da preferirsi il despotismo subito per forza e coll'animo intento alla rivolta. È una cosa ben differente, ed in quella differenza sta la ragione della nostra tattica. Se il governo riducesse l'Italia allo stato politico della Russia, noi non dovremmo riprincipiare la lotta per il costituzionalismo, perché sappiamo già quanto valgono le costituzioni e troveremmo modo di lottare per i nostri ideali anche senza quelle larve di libertà che servono piuttosto ad illudere le masse che a favorirne il progresso.
Merlino dice che Malatesta ha scritto che il despotismo è da preferire all'ibrido sistema attuale. Se la memoria non ci falla, scrisse Malatesta che al parlamentarismo accettato e vantato è da preferirsi il despotismo subito per forza e coll'animo intento alla rivolta. È una cosa ben differente, ed in quella differenza sta la ragione della nostra tattica. Se il governo riducesse l'Italia allo stato politico della Russia, noi non dovremmo riprincipiare la lotta per il costituzionalismo, perché sappiamo già quanto valgono le costituzioni e troveremmo modo di lottare per i nostri ideali anche senza quelle larve di libertà che servono piuttosto ad illudere le masse che a favorirne il progresso.
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Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d'accordo. Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi; e che, se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d'accordo sui vantaggi di una data cosa, ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito. Così, per esempio, se si trattasse di fare una ferrovia, vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea, sul materiale, sul tipo di macchine e di vagoni, sul posto delle stazioni ecc., e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno: ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti, nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato, traslocare le stazioni e cambiare le macchine. E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno, salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza.
Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d'accordo. Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi; e che, se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d'accordo sui vantaggi di una data cosa, ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito. Così, per esempio, se si trattasse di fare una ferrovia, vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea, sul materiale, sul tipo di macchine e di vagoni, sul posto delle stazioni ecc., e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno: ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti, nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato, traslocare le stazioni e cambiare le macchine. E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno, salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza.
Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual'è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo.
Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo?
Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo?
Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre.
Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre.
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Per gli anarchici, la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto, poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto; e lo prova il fatto che, almeno come partito militante, essi si denominano generalmente coll'appellativo comprensivo di socialisti anarchici, lasciando alle discussioni teoriche dell'oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti.
Per gli anarchici, la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto, poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto; e lo prova il fatto che, almeno come partito militante, essi si denominano generalmente coll'appellativo comprensivo di socialisti anarchici, lasciando alle discussioni teoriche dell'oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti.
Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un'organizzazione permanente degli interessi collettivi, e delle forme che assumerà tale organizzazione; ed arriva ad una conciliazione verbale, che in realtà lascia la questione al punto di prima.
Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un'organizzazione permanente degli interessi collettivi, e delle forme che assumerà tale organizzazione; ed arriva ad una conciliazione verbale, che in realtà lascia la questione al punto di prima.
Egli parla dei grandi interessi sociali, che eccedono l'interesse e la vita stessa dell'individuo, ed a cui bisogna che provveda la collettività; cerca qual'è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione, e conchiude:
Egli parla dei grandi interessi sociali, che eccedono l'interesse e la vita stessa dell'individuo, ed a cui bisogna che provveda la collettività; cerca qual è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione, e conchiude:
"Nè governo centralizzato nè amministrazione diretta. L'organizzazione politica della società socialista deve consistere nel riconoscimento dei diritti e libertà intangibili dell'individuo (diritto all'uso degli strumenti collettivi del lavoro, diritto d'associazione, d'istruzione, libertà di pensiero, di parola, di stampa, di scelta di lavoro ecc.) e nell'organizzazione degli interessi collettivi per delegazione ad amministratori capaci, revocabili e responsabili, che agiscano sotto il sindacato diretto del popolo, gli sottomettano i loro atti più importanti (referendum) e restino separati ed indipendenti l'uno dall'altro, affinché non vi sia coalizione per l'esercizio di un'autorità simile all'autorità governativa attuale".
"Nè governo centralizzato nè amministrazione diretta. L'organizzazione politica della società socialista deve consistere nel riconoscimento dei diritti e libertà intangibili dell'individuo (diritto all'uso degli strumenti collettivi del lavoro, diritto d'associazione, d'istruzione, libertà di pensiero, di parola, di stampa, di scelta di lavoro ecc.) e nell'organizzazione degli interessi collettivi per delegazione ad amministratori capaci, revocabili e responsabili, che agiscano sotto il sindacato diretto del popolo, gli sottomettano i loro atti più importanti (referendum) e restino separati ed indipendenti l'uno dall'altro, affinché non vi sia coalizione per l'esercizio di un'autorità simile all'autorità governativa attuale".
"L'essenza della democrazia sta nell'assenza di una tale coalizione, e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all'arbitrio degli amministratori. In questo senso non v'è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia. Governo del popolo - niente oligarchia - significa in sostanza non governo. Il governo di tutti in generale (democrazia) equivale al governo di nessuno in particolare (anarchia)".
"L'essenza della democrazia sta nell'assenza di una tale coalizione, e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all'arbitrio degli amministratori. In questo senso non v'è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia. Governo del popolo - niente oligarchia - significa in sostanza non governo. Il governo di tutti in generale (democrazia) equivale al governo di nessuno in particolare (anarchia)".
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