Propaganda col fatto: differenze tra le versioni

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== Definizione ==
== Definizione ==


La propaganda col fatto è un mezzo d'[[azione diretta]] attraverso il quale si intende comunicare idee e pensieri non soltanto con la parola ma anche e soprattutto con il “fatto”. Sono così definibili anche tutte quelle [[azione diretta|azioni dirette]] volte a vendicare un determinato episodio, nella speranza di dare inizio ad una rivolta di più ampio respiro (es. [[Gaetano Bresci]] che colpisce a morte Umberto I per vendicare la strage dei moti di Milano del [[1898]]) e di ingenerare una rivolta popolare. La propaganda col fatto storicamente si è concretizzata sia in tentativi insurrezionali (un esempio tipico è la [[banda del Matese]]), sia in attentati individuali o collettivi contro sovrani, capi di stato e di governo o altre importanti personalità, sia, in qualche occasione, in atti terroristici. Per quanto concerne quest'ultimo aspetto, è bene chiarire che la teoria della propaganda col fatto non contempla il [[terrorismo]], ossia l'ingenerare il terrore nella massa (che è anzi l'effetto contrario rispetto a quello voluto), ma in alcuni casi, il fatto è stato attuato (anche per imperizia) in modo tale da caratterizzarsi come terroristico. Un esempio tipico è la [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello Stato che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici. Lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni propagandisti, non poté che condannarne l'operato.
La propaganda col fatto è un mezzo d'[[azione diretta]] attraverso il quale si intende comunicare idee e pensieri non soltanto con la parola ma anche e soprattutto con il “fatto”. Sono così definibili anche tutte quelle [[azione diretta|azioni dirette]] volte a vendicare un determinato episodio, nella speranza di dare inizio ad una rivolta di più ampio respiro (es. [[Gaetano Bresci]] che colpisce a morte Umberto I per vendicare la strage dei moti di Milano del [[1898]]) e di ingenerare una rivolta popolare. La propaganda col fatto storicamente si è concretizzata sia in tentativi [[anarchismo insurrezionale|insurrezionali]] (un esempio tipico è la [[banda del Matese]]), sia in attentati individuali o collettivi contro sovrani, capi di stato e di governo o altre importanti personalità, sia, in qualche occasione, in atti terroristici. Per quanto concerne quest'ultimo aspetto, è bene chiarire che la teoria della propaganda col fatto non contempla il [[terrorismo]], ossia l'ingenerare il terrore nella massa (che è anzi l'effetto contrario rispetto a quello voluto), ma in alcuni casi, il fatto è stato attuato (anche per imperizia) in modo tale da caratterizzarsi come terroristico. Un esempio tipico è la [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello Stato che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici. Lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni propagandisti, non poté che condannarne l'operato.


== Origine storica ==
== Origine storica ==
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La [[repressione]] che i [[comunardi]] subirono alla caduta della [[la Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] (1871), portò [[Bakunin]], poco prima della sua morte ([[1876]]), a pensare che era finito il tempo delle parole e fosse necessario agire.
La [[repressione]] che i [[comunardi]] subirono alla caduta della [[la Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] (1871), portò [[Bakunin]], poco prima della sua morte ([[1876]]), a pensare che era finito il tempo delle parole e fosse necessario agire.


Nel [[1876]], nel congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], [[Malatesta]] e [[Cafiero]] lanciarono «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». «La Federazione italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse, possa penetrare nei più profondi strati sociali ed attrarre le forze vive dell'umanità nella lotta che l'Internazionale sostiene». <ref>Pier Carlo Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, Rizzoli, 1973, p. 108</ref> Si trattava cioè di propagandare le idee anarchiche non solo con le parole ma soprattutto con l'esempio concreto, affinché potesse essere imitato dalle masse popolari.
Nel [[1876]], nel congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], [[Malatesta]] e [[Cafiero]] lanciarono «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». «La Federazione italiana crede che il fatto [[anarchismo insurrezionale|insurrezionale]], destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse, possa penetrare nei più profondi strati sociali ed attrarre le forze vive dell'umanità nella lotta che l'Internazionale sostiene». <ref>Pier Carlo Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, Rizzoli, 1973, p. 108</ref> Si trattava cioè di propagandare le idee anarchiche non solo con le parole ma soprattutto con l'esempio concreto, affinché potesse essere imitato dalle masse popolari.


Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla «propaganda per il fatto». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo, popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Fédération Jurassienne|Bulletin de la Fédération jurassienne]].
Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla «propaganda per il fatto». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo, popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Bulletin de la Fédération Jurassienne]].


Dalla sua comparsa in [[Francia]], la stampa anarchica difese questa modalità d'azione. La ''Révolution sociale'' inaugurò una rubrica di « Studi scientifici » sulla fabbricazione delle bombe. ''La Lutte'', ''Le Drapeau noir'', ''La Varlope'' e ''La Lutte sociale'' aprirono, in seguito, delle rubriche dai nomi evocatori come « Prodotti antiborghesi » o « Arsenale scientifico ». Quattro anni più tardi, il [[25 dicembre]] [[1880]], [[Kropotkin]] dichiarò in ''[[Le Révolté]]'': «La rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (...), tutto è buono per noi quello che non è la legalità».   
Dalla sua comparsa in [[Francia]], la stampa anarchica difese questa modalità d'azione. La ''Révolution sociale'' inaugurò una rubrica di « Studi scientifici » sulla fabbricazione delle bombe. ''La Lutte'', ''Le Drapeau noir'', ''La Varlope'' e ''La Lutte sociale'' aprirono, in seguito, delle rubriche dai nomi evocatori come « Prodotti antiborghesi » o « Arsenale scientifico ». Quattro anni più tardi, il [[25 dicembre]] [[1880]], [[Kropotkin]] dichiarò in ''[[Le Révolté]]'': «La rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (...), tutto è buono per noi quello che non è la legalità».   
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* Il '''[[2 gennaio]] [[1931]]''' '''[[Michele Schirru]]''', in Francia, si avviò verso l'Italia con l'intenzione di realizzare il piano. L'accompagnò al treno lo stesso Lussu, che descriverà così l'ultimo saluto: «Lì, alla Gare de Lyon, salutandolo dal marciapiede sotto la vettura, dissi arrivederci e gli sorridevo. Anche lui sorrideva, ma triste. Rispose: no, non arrivederci. Addio. Soltanto questo disse, e sollevò il vetro del finestrino». Giunse a Roma la sera del [[12 gennaio]], alloggiando all'albergo Royal, scelto come luogo strategico rispetto agli itinerari abituali di Mussolini, che vi transitava quattro volte al giorno. Per due settimane studiò attentamente il tragitto attraverso Villa Torlonia, Porta Pia, il Viminale, Via Nazionale e Piazza Venezia, senza incrociare una sola volta le trasferte dell'obiettivo. Scoraggiato, conobbe una ballerina ungherese di 24 anni, Anna Lucovszky, della quale s'innamorò e alla quale dedicava le sue giornate. Ma la sera del [[3 febbraio]] venne arrestato da un maresciallo all'Hotel Colonna, luogo degli incontri con Anna. In commissariato tentò il suicidio con la propria pistola: il proiettile trapassò entrambe le gote e Michele sopravvisse, sfigurato. In esecuzione della sentenza del [[28 maggio]] [[1931]] e [[Michele Schirru|Schirru]] vvenne condannato alla pena di morte in quanto: «Chi attenta alla vita del Duce attenta alla grandezza dell'Italia, attenta all'umanità, perché il Duce appartiene all'umanità». L'avvocato presentò domanda di grazia, ma questa non viene nemmeno inoltrata dal comandante a cui era stata affidata. Il [[29 maggio]] [[1931]], venne eseguita la sentenza di morte. Mussolini volle che fossero 24 sardi volontari a sparare all'anarchico. Davanti al plotone d'esecuzione il giovane grida: «Viva l'anarchia, viva la libertà, abbasso il fascismo!».  
* Il '''[[2 gennaio]] [[1931]]''' '''[[Michele Schirru]]''', in Francia, si avviò verso l'Italia con l'intenzione di realizzare il piano. L'accompagnò al treno lo stesso Lussu, che descriverà così l'ultimo saluto: «Lì, alla Gare de Lyon, salutandolo dal marciapiede sotto la vettura, dissi arrivederci e gli sorridevo. Anche lui sorrideva, ma triste. Rispose: no, non arrivederci. Addio. Soltanto questo disse, e sollevò il vetro del finestrino». Giunse a Roma la sera del [[12 gennaio]], alloggiando all'albergo Royal, scelto come luogo strategico rispetto agli itinerari abituali di Mussolini, che vi transitava quattro volte al giorno. Per due settimane studiò attentamente il tragitto attraverso Villa Torlonia, Porta Pia, il Viminale, Via Nazionale e Piazza Venezia, senza incrociare una sola volta le trasferte dell'obiettivo. Scoraggiato, conobbe una ballerina ungherese di 24 anni, Anna Lucovszky, della quale s'innamorò e alla quale dedicava le sue giornate. Ma la sera del [[3 febbraio]] venne arrestato da un maresciallo all'Hotel Colonna, luogo degli incontri con Anna. In commissariato tentò il suicidio con la propria pistola: il proiettile trapassò entrambe le gote e Michele sopravvisse, sfigurato. In esecuzione della sentenza del [[28 maggio]] [[1931]] e [[Michele Schirru|Schirru]] vvenne condannato alla pena di morte in quanto: «Chi attenta alla vita del Duce attenta alla grandezza dell'Italia, attenta all'umanità, perché il Duce appartiene all'umanità». L'avvocato presentò domanda di grazia, ma questa non viene nemmeno inoltrata dal comandante a cui era stata affidata. Il [[29 maggio]] [[1931]], venne eseguita la sentenza di morte. Mussolini volle che fossero 24 sardi volontari a sparare all'anarchico. Davanti al plotone d'esecuzione il giovane grida: «Viva l'anarchia, viva la libertà, abbasso il fascismo!».  
* Nel corso di riunioni tra anarchici '''[[Angelo Pellegrino Sbardellotto]]''', in Belgio, espresse più volte l'intenzione di rientrare in Italia con l'intenzione di uccidere il capo del governo per vendicare la morte di [[Michele Schirru]] che era stato fucilato per l'attentato descritto sopra. Inviato a Parigi presso l'organizzazione Concentrazione antifascista un individuo non certo gli procurò un falso passaporto svizzero intestato ad Angelo Galvini, una pistola e due bombe. Il [[25 ottobre]] [[1931]] [[Angelo Pellegrino Sbardellotto|Sbardellotto]] si trovò a Roma in occasione delle celebrazioni per l'anniversario della Marcia su Roma, ma pur avendo tentato di avvicinarsi a Mussolini l'impresa si rivelò impossibile e decise di ritornare in Francia dove si incontrò nuovamente con il misterioso individuo a cui riconsegnò le bombe. In Belgio, la polizia venuta a conoscenza dei suoi propositi di uccidere Mussolini lo arrestò per breve tempo e lo sottopose a un regime di stretta osservanza a Seraing, vicino a Liegi. Nel [[1932]], in occasione delle celebrazioni per il Natale di Roma, fattosi riconsegnare il falso passaporto e le bombe ritornò in Italia ma anche questa volta non riuscì ad avvicinarsi a Mussolini e rientrò a Parigi. [[Angelo Pellegrino Sbardellotto|Sbardellotto]] ritornò in Italia il [[30 maggio]] [[1932]], in occasione della traslazione delle ceneri di Anita Garibaldi a Roma nel monumento sul Gianicolo, per il suo terzo tentativo, ma nuovamente l'occasione venne a mancare e incominciò a girovagare in Piazza Venezia dove il [[4 giugno]] [[1932]] fu casualmente fermato da un agente di polizia, che lo trovò in possesso di una pistola e di un ordigno. Condotto davanti al Tribunale Speciale, ammise di essere venuto in Italia per uccidere Benito Mussolini e, dopo un processo durato due giorni, fu quindi condannato alla pena di morte per l'intenzione di uccidere Mussolini. Fu fucilato il [[17 giugno]] [[1932]] a Forte Bravetta da un drappello di militari capitanati da Armando Giua.
* Nel corso di riunioni tra anarchici '''[[Angelo Pellegrino Sbardellotto]]''', in Belgio, espresse più volte l'intenzione di rientrare in Italia con l'intenzione di uccidere il capo del governo per vendicare la morte di [[Michele Schirru]] che era stato fucilato per l'attentato descritto sopra. Inviato a Parigi presso l'organizzazione Concentrazione antifascista un individuo non certo gli procurò un falso passaporto svizzero intestato ad Angelo Galvini, una pistola e due bombe. Il [[25 ottobre]] [[1931]] [[Angelo Pellegrino Sbardellotto|Sbardellotto]] si trovò a Roma in occasione delle celebrazioni per l'anniversario della Marcia su Roma, ma pur avendo tentato di avvicinarsi a Mussolini l'impresa si rivelò impossibile e decise di ritornare in Francia dove si incontrò nuovamente con il misterioso individuo a cui riconsegnò le bombe. In Belgio, la polizia venuta a conoscenza dei suoi propositi di uccidere Mussolini lo arrestò per breve tempo e lo sottopose a un regime di stretta osservanza a Seraing, vicino a Liegi. Nel [[1932]], in occasione delle celebrazioni per il Natale di Roma, fattosi riconsegnare il falso passaporto e le bombe ritornò in Italia ma anche questa volta non riuscì ad avvicinarsi a Mussolini e rientrò a Parigi. [[Angelo Pellegrino Sbardellotto|Sbardellotto]] ritornò in Italia il [[30 maggio]] [[1932]], in occasione della traslazione delle ceneri di Anita Garibaldi a Roma nel monumento sul Gianicolo, per il suo terzo tentativo, ma nuovamente l'occasione venne a mancare e incominciò a girovagare in Piazza Venezia dove il [[4 giugno]] [[1932]] fu casualmente fermato da un agente di polizia, che lo trovò in possesso di una pistola e di un ordigno. Condotto davanti al Tribunale Speciale, ammise di essere venuto in Italia per uccidere Benito Mussolini e, dopo un processo durato due giorni, fu quindi condannato alla pena di morte per l'intenzione di uccidere Mussolini. Fu fucilato il [[17 giugno]] [[1932]] a Forte Bravetta da un drappello di militari capitanati da Armando Giua.
Simón Radowitzky (Szymon Radowicki) ) è stato un anarchico argentino di origine ucraina. Fu uno dei più celebri detenuti del carcere penale di Ushuaia, dove fu condannato all'ergastolo per l'attentato dinamitardo che uccise Lorenzo Falcòn, il capo della polizia responsabile della brutale repressione della settimana rossa del 1909 a Buenos Aires.


== Fatti in ordine cronologico (fino al 1932) <ref>Per distinguere la propaganda col fatto dal mero [[illegalismo]], nell'elenco non sono riportati gli atti di [[illegalisti]] come, ad esempio, la [[banda Bonnot]], [[Marius Jacob]] e [[Sante Pollastri]].</ref>==
== Fatti in ordine cronologico (fino al 1932) <ref>Per distinguere la propaganda col fatto dal mero [[illegalismo]], nell'elenco non sono riportati gli atti di [[illegalisti]] come, ad esempio, la [[banda Bonnot]], [[Marius Jacob]] e [[Sante Pollastri]].</ref>==
*[[1857]]: [[Carlo Pisacane]] tenta la spedizione di Sapri.  
*[[1857]]: [[Carlo Pisacane]] tenta la spedizione di Sapri.  
*[[14 gennaio]] [[1858]]: [[Felice Orsini]] tenta di uccidere l'Imperatore Napoleone III, al grido di "Ricordati dell'Italia!".
*[[14 gennaio]] [[1858]]: [[Felice Orsini]] tenta di uccidere l'Imperatore Napoleone III, al grido di "Ricordati dell'Italia!".
*[[8 aprile|8]] - [[12 aprile]] [[1877]]: la [[banda del Matese]] tenta l'insurrezione.
*[[8 aprile|8]] - [[12 aprile]] [[1877]]: la [[banda del Matese]] tenta l'[[anarchismo insurrezionale|insurrezione]].
*[[24 gennaio]] [[1878]]: [[Vera Zasulič]] ferisce gravemente, per vendetta, il generale Trepov.
*[[24 gennaio]] [[1878]]: [[Vera Zasulič]] ferisce gravemente, per vendetta, il generale Trepov.
*[[11 maggio]] [[1878]]: [[Max Hödel]] tenta di uccidere l'imperatore Guglielmo I di Germania.  
*[[11 maggio]] [[1878]]: [[Max Hödel]] tenta di uccidere l'imperatore Guglielmo I di Germania.  
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*agosto [[1927]] - maggio [[1928]]: Argentina, esecuzione di più di 20 attentati da parte del gruppo di [[Severino di Giovanni]]:
*agosto [[1927]] - maggio [[1928]]: Argentina, esecuzione di più di 20 attentati da parte del gruppo di [[Severino di Giovanni]]:
::[[24 dicembre]] [[1927]]: bombe alla City Bank (23 feriti e 2 morti, un'impiegata e un venditore di calze) e al Banco di Boston (ordigno inesploso);
::[[24 dicembre]] [[1927]]: bombe alla City Bank (23 feriti e 2 morti, un'impiegata e un venditore di calze) e al Banco di Boston (ordigno inesploso);
::[[3 maggio]] [[1928]]: bombe al Consolato italiano (fallito tentativo di uccidre il console Italo Capanni; 9 morti e 34 feriti gravi) e alla farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato fascista (ordigno inesploso).
::[[23 maggio]] [[1928]]: bombe al Consolato italiano (fallito tentativo di uccidre il console Italo Capanni; 9 morti e 34 feriti gravi) e alla farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato fascista (ordigno inesploso).
*[[1928]]: tentato omicidio del giudice Webster Thayer, responsabile della condanna di [[Sacco e Vanzetti]].
*[[1928]]: tentato omicidio del giudice Webster Thayer, responsabile della condanna di [[Sacco e Vanzetti]].
*[[1931]]: [[Michele Schirru]] ha il proposito di uccidere Mussolini.
*[[1931]]: [[Michele Schirru]] ha il proposito di uccidere Mussolini.
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