Propaganda col fatto: differenze tra le versioni

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[[File:Kropotkin.jpg|right|160 px|thumb|[[Pëtr Kropotkin]], fautore della "'''''propaganda col fatto'''''"]]
[[File:Kropotkin.jpg|right|160 px|thumb|[[Pëtr Kropotkin]], fautore della "'''''propaganda col fatto'''''"]]
La '''propaganda con il fatto''' è un principio che sarà lanciato dal movimento anarchico come associazione alla propaganda verbale e scritta, consistente nel realizzare dei fatti che avrebbero potuto dar luogo all'[[anarchia]].
La '''propaganda con il fatto''' è un principio che sarà lanciato dal movimento anarchico come associazione alla propaganda verbale e scritta, consistente nel realizzare dei fatti che avrebbero potuto dar luogo all'[[anarchia]].


== Definizione ==
== Definizione ==
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Nei [[1876]], nel congresso internazionale di Berna, [[Malatesta]] lanciò «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla « propaganda per il fatto ». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Fédération Jurassienne|Bulletin de la Fédération jurassienne]].
Nei [[1876]], nel congresso internazionale di Berna, [[Malatesta]] lanciò «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla « propaganda per il fatto ». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Fédération Jurassienne|Bulletin de la Fédération jurassienne]].


Dalla sua comparsa in [[Francia]], la stampa anarchica difese questa modalità d'azione. La ''Révolution sociale'' inaugurò una rubrica di « Studi scientifici » sulla fabbricazione delle bombe. ''La Lutte'', ''Le Drapeau noir'', ''La Varlope'' e ''La Lutte sociale'' in seguito aprirono delle rubriche dai nomi evocatori come « Prodotti antiborghesi » o « Arsenale scientifico ». Quattro anni più tardi, il [[25 dicembre]] [[1880]], [[Kropotkin]] dichiarò in ''[[Le Révolté]]'': «la rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (...), tutto è buono per noi quello che non è la legalità».   
Dalla sua comparsa in [[Francia]], la stampa anarchica difese questa modalità d'azione. La ''Révolution sociale'' inaugurò una rubrica di « Studi scientifici » sulla fabbricazione delle bombe. ''La Lutte'', ''Le Drapeau noir'', ''La Varlope'' e ''La Lutte sociale'' in seguito aprirono delle rubriche dai nomi evocatori come « Prodotti antiborghesi » o « Arsenale scientifico ». Quattro anni più tardi, il [[25 dicembre]] [[1880]], [[Kropotkin]] dichiarò in ''[[Le Révolté]]'': «la rivolta permanente mediante la parola, lo scritto, il pugnale, il fucile, la dinamite (...), tutto è buono per noi quello che non è la legalità».   


Nel [[1881]], durante il congresso internazionale anarchico di Londra (dove erano presenti anche [[Louise Michel]] ed [[Emile Pouget]]), questa nuova strategia sarà proclamata ed enunciata come «'''propaganda col fatto'''» (per aggiungersi agli scritti ed alle parole). Per molti di questi pensatori, in primis [[Kropotkin]], l'azione col fatto avrebbe scatenato una serie di eventi tra loro legati indissolubilmente ([[determinismo]]) che sarebbero sfociati nell'[[anarchia]].  
Nel [[1881]], durante il congresso internazionale anarchico di Londra (dove erano presenti anche [[Louise Michel]] ed [[Emile Pouget]]), questa nuova strategia sarà proclamata ed enunciata come «'''propaganda col fatto'''» (per aggiungersi agli scritti ed alle parole). Per molti di questi pensatori, in primis [[Kropotkin]], l'azione col fatto avrebbe scatenato una serie di eventi tra loro legati indissolubilmente ([[determinismo]]) che sarebbero sfociati nell'[[anarchia]].  


Nel [[1887]], cioè sette anni dopo l'articolo comparso su ''[[Le Révolté]]'', [[Kropotkin]] cambiò sullo stesso giornale pubblicò un articolo in cui scrisse che «un edificio fondato su secoli di storia non si distrugge con qualche kg di esplosivo. ». La propaganda col fatto affascinò molti anarchici del movimento anarchico, soprattutto in [[Italia]] e [[Francia]] (vedi [[Sante Caserio]], [[Gaetano Bresci]] o [[Emile Henry]]), ed in seguito, nei primi due decenni del 900, quando ormai in Europa aveva intrapreso una parabola discendente, prese a diffondersi negli [[Stati Uniti]] grazie a [[Johann Most]], [[Giuseppe Ciancabilla]] e soprattutto [[Luigi Galleani]]
Nel [[1887]], cioè sette anni dopo l'articolo comparso su ''[[Le Révolté]]'', [[Kropotkin]] cambiò sullo stesso giornale pubblicò un articolo in cui scrisse che «un edificio fondato su secoli di storia non si distrugge con qualche kg di esplosivo. ». La propaganda col fatto affascinò molti anarchici del movimento anarchico, soprattutto in [[Italia]] e [[Francia]] (vedi [[Sante Caserio]], [[Gaetano Bresci]] o [[Emile Henry]]), ed in seguito, nei primi due decenni del 900, quando ormai in Europa aveva intrapreso una parabola discendente, prese a diffondersi negli [[Stati Uniti]] grazie a [[Johann Most]], [[Giuseppe Ciancabilla]] e soprattutto [[Luigi Galleani]]
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*[[6 agosto]] [[1874]]: circa duecento rivoluzionari (tra cui [[Errico Malatesta]], [[Carlo Cafiero]], [[Andrea Costa]] e [[Napoleone Papini]]), anzichè i mille previsti (stesso “equivoco” capitò tre anni dopo alla [[Banda del Matese]]), partendo da Imola si diressero verso Bologna, abbattendo la linea telegrafica, rompendo i binari e fermando i treni. Il piano non andò a buon fine perché la polizia, essendo stata messa al corrente dei preparativi da alcuni suoi informatori, intervenne in forze e bloccò sul nascere l'iniziativa degli anarchici.
*[[6 agosto]] [[1874]]: circa duecento rivoluzionari (tra cui [[Errico Malatesta]], [[Carlo Cafiero]], [[Andrea Costa]] e [[Napoleone Papini]]), anzichè i mille previsti (stesso “equivoco” capitò tre anni dopo alla [[Banda del Matese]]), partendo da Imola si diressero verso Bologna, abbattendo la linea telegrafica, rompendo i binari e fermando i treni. Il piano non andò a buon fine perché la polizia, essendo stata messa al corrente dei preparativi da alcuni suoi informatori, intervenne in forze e bloccò sul nascere l'iniziativa degli anarchici.
*Primi di aprile del [[1877]]: la "[[Banda del Matese]]" ([[Carlo Cafiero]], [[Errico Malatesta]], [[Napoleone Papini]], [[Cesare Ceccarelli]] e altri) attaccò un piccolo paesello, San Lupo (Benevento), occuparono il Municipio, staccarono immediatamente il ritratto del re Vittorio Emanuele, proclamarono decaduta la monarchia, dichiararono abolita la tassa sul macinato e bruciarono tutte le carte comunali e catastali. La rivolta però dopo breve tempo fu soppressa.
*Primi di aprile del [[1877]]: la "[[Banda del Matese]]" ([[Carlo Cafiero]], [[Errico Malatesta]], [[Napoleone Papini]], [[Cesare Ceccarelli]] e altri) attaccò un piccolo paesello, San Lupo (Benevento), occuparono il Municipio, staccarono immediatamente il ritratto del re Vittorio Emanuele, proclamarono decaduta la monarchia, dichiararono abolita la tassa sul macinato e bruciarono tutte le carte comunali e catastali. La rivolta però dopo breve tempo fu soppressa.
*[[17 novembre]] [[1878]]: [[Giovanni Passannante]], cuoco di 29 anni, tentò di accoltellare il re Umberto I a Napoli, che rimase leggermente ferito ad un braccio. Nella colluttazione si intromise anche il primo ministro Benedetto Cairoli, che subì un taglio non grave ad una coscia. Il gesto, più che un atto politico, era funzionale nel richiamare l'attenzione sulle miserrime ed ignorate condizioni sociali in cui versava il popolo italiano al tempo. L'anarchico venne prima condannato a morte e poi ad un ergastolo agghiacciante che lo rese insano di mente. Quello di Passannante fu il primo attacco ad un'alta carica dello stato dall'Unità d'Italia, nonché il primo nella storia di Casa Savoia.  
*[[17 novembre]] [[1878]]: [[Giovanni Passannante]], cuoco di 29 anni, tentò di accoltellare il re Umberto I a Napoli, che rimase leggermente ferito ad un braccio. Nella colluttazione si intromise anche il primo ministro Benedetto Cairoli, che subì un taglio non grave ad una coscia. Il gesto, più che un atto politico, era funzionale nel richiamare l'attenzione sulle miserrime ed ignorate condizioni sociali in cui versava il popolo italiano al tempo. L'anarchico venne prima condannato a morte e poi ad un ergastolo agghiacciante che lo rese insano di mente. Quello di Passannante fu il primo attacco ad un'alta carica dello stato dall'Unità d'Italia, nonché il primo nella storia di Casa Savoia.  
*[[5 marzo]] [[1886]]: [[Charles Gallo]], che allora aveva 27 anni, lanciò una bottiglia d'acido cianidrico nella Borsa di Parigi al grido di «Viva la rivoluzione sociale! Viva l'anarchia! Morte alla magistratura borghese! Viva la dinamite!». La "bomba" piuttosto che esplodere lasciò un odore nauseabondo, seminando il panico tra gli operatori. Charles allora tirò fuori la pistola e sparò cinque colpi senza uccidere nessuno.
*[[5 marzo]] [[1886]]: [[Charles Gallo]], che allora aveva 27 anni, lanciò una bottiglia d'acido cianidrico nella Borsa di Parigi al grido di «Viva la rivoluzione sociale! Viva l'anarchia! Morte alla magistratura borghese! Viva la dinamite!». La "bomba" piuttosto che esplodere lasciò un odore nauseabondo, seminando il panico tra gli operatori. Charles allora tirò fuori la pistola e sparò cinque colpi senza uccidere nessuno.
*[[9 dicembre]] [[1893]], in [[Francia]], [[Auguste Vaillant]] lanciò un piccolo ordigno esplosivo (riempito di chiodi) nella Camera dei Deputati, al grido di: «Morte alla borghesia! Lunga vita all'anarchia!». Un gesto simbolico, fatto per protestare contro la repressione degli anarchici, ordita dal capo del governo Jean Casimir-Perier, piuttosto che per uccidere (non ci fu alcuna vittima). Vaillant fu condannato ugualmente a morte e ghigliottinato il [[5 febbraio]] [[1894]].
*[[9 dicembre]] [[1893]], in [[Francia]], [[Auguste Vaillant]] lanciò un piccolo ordigno esplosivo (riempito di chiodi) nella Camera dei Deputati, al grido di: «Morte alla borghesia! Lunga vita all'anarchia!». Un gesto simbolico, fatto per protestare contro la repressione degli anarchici, ordita dal capo del governo Jean Casimir-Perier, piuttosto che per uccidere (non ci fu alcuna vittima). Vaillant fu condannato ugualmente a morte e ghigliottinato il [[5 febbraio]] [[1894]].
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