Pino Cacucci: differenze tra le versioni

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Tuttavia, il libro è stato criticato dal settimanale anarchico "''[[Canenero]]''", che nella riscrittura della vicenda della Banda Bonnot ha visto un tentativo di depotenziare e rendere sostanzialmente innocuo l'esempio della rivolta degli anarchici [[Francia|francesi]]:
Tuttavia, il libro è stato criticato dal settimanale anarchico "''[[Canenero]]''", che nella riscrittura della vicenda della Banda Bonnot ha visto un tentativo di depotenziare e rendere sostanzialmente innocuo l'esempio della rivolta degli anarchici [[Francia|francesi]]:


:«''Ammettiamo che è la nostra malignità  a bisbigliarci all'orecchio che tutto ciò mira essenzialmente a consolare la noia mortale che affligge la vita degli individui ormai mansuefatti. Per non parlare poi dell'impatto che possono avere queste opere all'interno del movimento, dove in un certo senso assolvono lo stesso compito svolto dalle vecchie canzoni anarchiche, quelle bellicose, piene di sangue e dinamite, che tutti conoscono a memoria e che è tanto bello cantare – possibilmente in coro – al fine di riscaldare i cuori intirizziti dalla glaciazione sociale del momento. I più speranzosi accarezzano l'ipotesi che questi libri didascalici possano incitare all'azione, ma a noi sembra più verosimile pensare che servono soprattutto a sollevare il morale dei compagni, fornendo loro una rappresentazione facile da consumare. [...] Ma, in fin dei conti, poco importa se l'attuale riscoperta di Bonnot e dei suoi compagni sia motivata da intenzioni buone oppure cattive. Per quel che ci riguarda, questa operazione non può che contribuire all'edificazione di quella formidabile contraffazione estetica che, al di là  di ogni previsione, è sul punto di ricoprire la totalità  dell'esistente''.<ref name="canenero">"''In ogni caso nessun rimorso''", da ''Canenero'', n. 43, 20 dicembre 1996,  [http://finimondo.org/node/427 consultabile su finimondo.org]</ref>»
:«''Ammettiamo che è la nostra malignità  a bisbigliarci all'orecchio che tutto ciò mira essenzialmente a consolare la noia mortale che affligge la vita degli individui ormai mansuefatti. Per non parlare poi dell'impatto che possono avere queste opere all'interno del movimento, dove in un certo senso assolvono lo stesso compito svolto dalle vecchie canzoni anarchiche, quelle bellicose, piene di sangue e dinamite, che tutti conoscono a memoria e che è tanto bello cantare – possibilmente in coro – al fine di riscaldare i cuori intirizziti dalla glaciazione sociale del momento. I più speranzosi accarezzano l'ipotesi che questi libri didascalici possano incitare all'azione, ma a noi sembra più verosimile pensare che servono soprattutto a sollevare il morale dei compagni, fornendo loro una rappresentazione facile da consumare. [...] Ma, in fin dei conti, poco importa se l'attuale riscoperta di Bonnot e dei suoi compagni sia motivata da intenzioni buone oppure cattive. Per quel che ci riguarda, questa operazione non può che contribuire all'edificazione di quella formidabile contraffazione estetica che, al di là  di ogni previsione, è sul punto di ricoprire la totalità  dell'esistente''. <ref name="canenero">"''In ogni caso nessun rimorso''", da ''Canenero'', n. 43, 20 dicembre 1996,  [http://finimondo.org/node/427 consultabile su finimondo.org]</ref>»


I compagni di "''Canenero''" hanno criticato lo stesso Cacucci, accusandolo di aver lucrato sulla storia del movimento anarchico, di cui egli stesso ha fatto parte:
I compagni di "''Canenero''" hanno criticato lo stesso Cacucci, accusandolo di aver lucrato sulla storia del movimento anarchico, di cui egli stesso ha fatto parte:


:«''Non possiamo esimerci dallo spendere alcune parole sul conto dello stesso Cacucci. Evidentemente la rivoluzione non paga, di certo non quanto avrà  pagato la Longanesi per questo libro. Per chi un tempo è stato un “anarchico” – come Cacucci, per l'appunto – cosa c'è di meglio del capitalizzare quanto si è avuto modo di conoscere bene? Nulla di strano, dunque. Neanche ritrovarlo in mezzo ad altri prodotti in plastica sugli scaffali di un supermercato. Come tanti altri reduci, Cacucci ha compreso che in quest'epoca della depressione è molto più redditizio sbriciolare ogni idea e azione fino ad ottenerne un prodotto culturale, con una evidente predilezione per ciò che in partenza non lo era affatto, piuttosto che perdersi dietro alle utopie''.<ref name="canenero">"''In ogni caso nessun rimorso''", da ''Canenero'', n. 43, 20 dicembre 1996,  [http://finimondo.org/node/427 consultabile su finimondo.org]</ref>»
:«''Non possiamo esimerci dallo spendere alcune parole sul conto dello stesso Cacucci. Evidentemente la rivoluzione non paga, di certo non quanto avrà  pagato la Longanesi per questo libro. Per chi un tempo è stato un “anarchico” – come Cacucci, per l'appunto – cosa c'è di meglio del capitalizzare quanto si è avuto modo di conoscere bene? Nulla di strano, dunque. Neanche ritrovarlo in mezzo ad altri prodotti in plastica sugli scaffali di un supermercato. Come tanti altri reduci, Cacucci ha compreso che in quest'epoca della depressione è molto più redditizio sbriciolare ogni idea e azione fino ad ottenerne un prodotto culturale, con una evidente predilezione per ciò che in partenza non lo era affatto, piuttosto che perdersi dietro alle utopie''. <ref name="canenero">"''In ogni caso nessun rimorso''", da ''Canenero'', n. 43, 20 dicembre 1996,  [http://finimondo.org/node/427 consultabile su finimondo.org]</ref>»
==Note==
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