Pietro Acciarito: differenze tra le versioni

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[[File:Acciarito.jpg |thumb|right|200px|Pietro Acciarito.]]'''Pietro Umberto Acciarito''' (Artena, Roma, [[27 giugno]] [[1871]] – Montelupo Fiorentino, [[4 dicembre]] [[1943]]) è stato un anarchico italiano conosciuto per aver tentato nel [[1897]] di accoltellare il re d'[[Italia]] Umberto I. Acciarito fu quest'azione fu arrestato, processato e condannato all'ergastolo.
[[File:Acciarito.jpg |thumb|right|200px|Pietro Acciarito.]]'''Pietro Umberto Acciarito''' (Artena, Roma, [[27 giugno]] [[1871]] – Montelupo Fiorentino, [[4 dicembre]] [[1943]]) è stato un anarchico italiano conosciuto per aver tentato nel [[1897]] di accoltellare il re d'[[Italia]] Umberto I. Acciarito fu quest'azione fu arrestato, processato e condannato all'ergastolo.
== Biografia ==
== Biografia ==
Nato ad Artena (Roma) da Camillo e Anna Jossi, a causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia '''Pietro Umberto Acciarito''' deve ben presto smettere di andare a [[scuola]]. A causa di problemi lavorativi, Pietro emigra nella vicina Roma per cercare un'occupazione più stabile.


Nato ad Artena (Roma) da Camillo e Anna Jossi, a causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia '''Pietro Umberto Acciarito''' deve ben presto smettere di andare a [[scuola]]. A causa di problemi lavorativi, Pietro emigra nella vicina Roma per cercare un'occupazione più stabile.
===I circoli anarchici romani===
===I circoli anarchici romani===
Nella capitale riesce ad aprire una piccola officina dove svolge l'attività di fabbro, ma anche là il lavoro scarseggia e l'uomo non se la passa benissimo. Inizia proprio da questo momento a frequentare gli ambienti socialisti ed anarchici, ma non è molto conosciuto nell'ambiente e in tanti non lo reputano nemmeno anarchico.


Nella capitale riesce ad aprire una piccola officina dove svolge l'attività di fabbro, ma anche là il lavoro scarseggia e l'uomo non se la passa benissimo. Inizia proprio da questo momento a frequentare gli ambienti socialisti ed anarchici, ma non è molto conosciuto nell'ambiente e in tanti non lo reputano nemmeno anarchico.  
Il [[20 aprile]] [[1897]] Acciarito chiude definitivamente la propria officina e si reca dal padre, annunciandogli che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Acciarito#L.27attentato da Wikipedia]</ref>. Altri testimoni in seguito dichiareranno di aver sentito Pietro Acciarito pronunciare minacce contro "pezzi grossi" <ref>[http://archive.is/6z1yS Gli anarchici contro il Re]</ref>.


Il [[20 aprile]] [[1897]] Acciarito chiude definitivamente la propria officina e si reca dal padre, annunciandogli che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Acciarito#L.27attentato da Wikipedia]</ref>. Altri testimoni in seguito dichiareranno di aver sentito Pietro Acciarito pronunciare minacce contro "pezzi grossi" <ref>[http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/Fascicolo+10/03_fascicolo+10.htm Gli anarchici contro il Re]</ref>.
=== L'attentato ad Umberto I ===
=== L'attentato ad Umberto I ===
Il [[22 aprile]] [[1897]] tenta di pugnalare a morte Re Umberto I, in occasione dei festeggiamenti dell'anniversario di matrimonio del “Re buono”. Al termine del pranzo di gala il Re si concede una passeggiata per fare un bagno di folla, ma giunta la carrozza a porta San Giovanni, fra il vicolo della Morana e il cascinale dei Valloni, Pietro si lancia con il suo pugnale sul Re, perde l'equilibrio e non riesce a colpirlo. Cade a terra e per poco non viene investito dalla carrozza. Arrestato immediatamente, la monarchia utilizza questo pretesto per un inasprimento della [[repressione]]. Già l'indomani del tentato regicidio, Di Rudinì favoleggia su un gigantesco complotto ordito ai danni della casa reale, nonostante Acciarito dichiari:
Il [[22 aprile]] [[1897]] tenta di pugnalare a morte Re Umberto I, in occasione dei festeggiamenti dell'anniversario di matrimonio del “Re buono”. Al termine del pranzo di gala il Re si concede una passeggiata per fare un bagno di folla, ma giunta la carrozza a porta San Giovanni, fra il vicolo della Morana e il cascinale dei Valloni, Pietro si lancia con il suo pugnale sul Re, perde l'equilibrio e non riesce a colpirlo. Cade a terra e per poco non viene investito dalla carrozza. Arrestato immediatamente, la monarchia utilizza questo pretesto per un inasprimento della [[repressione]]. Già l'indomani del tentato regicidio, Di Rudinì favoleggia su un gigantesco complotto ordito ai danni della casa reale, nonostante Acciarito dichiari:
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===Il processo ===
===Il processo ===
Il [[28 maggio|28]] e [[29 maggio]] [[1898]] si svolge il processo a suo carico. Nonostante non abbia ferito o ammazzato nessuno viene condannato ai lavori forzati a vita e a sette anni di segregazione cellulare. Udita la sentenza Acciarito proclama:
Il [[28 maggio|28]] e [[29 maggio]] [[1898]] si svolge il processo a suo carico. Nonostante non abbia ferito o ammazzato nessuno viene condannato ai lavori forzati a vita e a sette anni di segregazione cellulare. Udita la sentenza Acciarito proclama:
: «Oggi a me, domani al governo borghese. Viva l'anarchia! Viva la rivoluzione sociale!»
: «Oggi a me, domani al governo borghese. Viva l'anarchia! Viva la rivoluzione sociale!»
===La tesi del complotto===
===La tesi del complotto===
Non contento della condanna di Acciarito, lo [[Stato]] italiano intende dimostrare a tutti i costi che si sia trattato di complotto antimonarchico. Per primo viene arrestato il falegname anarchico [[Romeo Frezzi]], che morirà nel [[carcere]] di San Michele a causa dei maltrattamenti subiti durante l'interrogatorio. La polizia cerca di far passare la sua morte come un suicidio, ma viene smascherata dall'«Avanti», giornale socialista, suscitando gran clamore in tutto il paese.  
Non contento della condanna di Acciarito, lo [[Stato]] italiano intende dimostrare a tutti i costi che si sia trattato di complotto antimonarchico. Per primo viene arrestato il falegname anarchico [[Romeo Frezzi]], che morirà nel [[carcere]] di San Michele a causa dei maltrattamenti subiti durante l'interrogatorio. La polizia cerca di far passare la sua morte come un suicidio, ma viene smascherata dall'«Avanti», giornale socialista, suscitando gran clamore in tutto il paese.  
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