Pietro Acciarito: differenze tra le versioni

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Il [[20 aprile]] [[1897]] Acciarito chiude definitivamente la propria officina e si reca dal padre, annunciandogli che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Acciarito#L.27attentato da Wikipedia]</ref>. Altri testimoni in seguito dichiareranno di aver sentito Pietro Acciarito pronunciare minacce contro "pezzi grossi" <ref>[http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/Fascicolo+10/03_fascicolo+10.htm Gli anarchici contro il Re]</ref>.
Il [[20 aprile]] [[1897]] Acciarito chiude definitivamente la propria officina e si reca dal padre, annunciandogli che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Acciarito#L.27attentato da Wikipedia]</ref>. Altri testimoni in seguito dichiareranno di aver sentito Pietro Acciarito pronunciare minacce contro "pezzi grossi" <ref>[http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/Fascicolo+10/03_fascicolo+10.htm Gli anarchici contro il Re]</ref>.
=== L'attentato ad Umberto I ===
=== L'attentato ad Umberto I ===
Il [[22 aprile]] [[1897]] tenta di pugnalare a morte Re Umberto I, in occasione dei festeggiamenti dell’anniversario di matrimonio del “Re buono”. Al termine del pranzo di gala il Re si concede una passeggiata per fare un bagno di folla, ma giunta la carrozza a porta San Giovanni, fra il vicolo della Morana e il cascinale dei Valloni, Pietro si lancia con il suo pugnale sul Re, perde l’equilibrio e non riesce a colpirlo. Cade a terra e per poco non viene investito dalla carrozza. Arrestato immediatamente, la monarchia utilizza questo pretesto per un inasprimento della [[repressione]]. Già  l’indomani del tentato regicidio, Di Rudinì favoleggia su un gigantesco complotto ordito ai danni della casa reale, nonostante Acciarito dichiari:
Il [[22 aprile]] [[1897]] tenta di pugnalare a morte Re Umberto I, in occasione dei festeggiamenti dell’anniversario di matrimonio del “Re buono”. Al termine del pranzo di gala il Re si concede una passeggiata per fare un bagno di folla, ma giunta la carrozza a porta San Giovanni, fra il vicolo della Morana e il cascinale dei Valloni, Pietro si lancia con il suo pugnale sul Re, perde l’equilibrio e non riesce a colpirlo. Cade a terra e per poco non viene investito dalla carrozza. Arrestato immediatamente, la monarchia utilizza questo pretesto per un inasprimento della [[repressione]]. Già  l’indomani del tentato regicidio, Di Rudinì favoleggia su un gigantesco complotto ordito ai danni della casa reale, nonostante Acciarito dichiari:
: «Io l’attentato che ho fatto, prima di tutto non c’è complotto e non sono stato spinto da nessuno, ma lo feci perché ero in miseria. Si buttano li milioni in Africa e il popolo ha fame perché mancano li lavori. E’ questa la questione: è la micragna.»
: «Io l’attentato che ho fatto, prima di tutto non c’è complotto e non sono stato spinto da nessuno, ma lo feci perché ero in miseria. Si buttano li milioni in Africa e il popolo ha fame perché mancano li lavori. E’ questa la questione: è la micragna.»
===Il processo ===
===Il processo ===
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