Piero Gobetti: differenze tra le versioni

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Come Gramsci, Gobetti pensa ad una nuova cultura e ad una nuova figura dell'intellettuale, per questo si dedicò con uguale impegno nel campo letterario e in quello politico-sociale: ''[[La Rivoluzione Liberale]]'', rivista che uscì come primo numero il [[12 febbraio]] [[1922]], si dedicava soprattutto a temi storico-politici, mentre ''Il Baretti'' <ref name="ciccio">Riferimento a Giuseppe Baretti, letterato italiano vissuto a lungo all'estero, e alla sua rivista ''La Frusta'' letteraria, esempio di polemica vivace e irriverente.</ref> si concentrava soprattutto su [[letteratura]] ed [[estetica]]. L'obiettivo era sempre quello di formare una classe politica culturalmente e politicamente nuova, ma anche di osteggiare l'avanzata del [[fascismo]]:
Come Gramsci, Gobetti pensa ad una nuova cultura e ad una nuova figura dell'intellettuale, per questo si dedicò con uguale impegno nel campo letterario e in quello politico-sociale: ''[[La Rivoluzione Liberale]]'', rivista che uscì come primo numero il [[12 febbraio]] [[1922]], si dedicava soprattutto a temi storico-politici, mentre ''Il Baretti'' <ref name="ciccio">Riferimento a Giuseppe Baretti, letterato italiano vissuto a lungo all'estero, e alla sua rivista ''La Frusta'' letteraria, esempio di polemica vivace e irriverente.</ref> si concentrava soprattutto su [[letteratura]] ed [[estetica]]. L'obiettivo era sempre quello di formare una classe politica culturalmente e politicamente nuova, ma anche di osteggiare l'avanzata del [[fascismo]]:
:«In Gobetti l'idealismo era soprattutto tragico, la persuasione che la battaglia deve essere affrontata, non elusa e che è troppo facile attendere dal tempo soluzioni di compromesso.» (Eugenio Montale)
:«In Gobetti l'idealismo era soprattutto tragico, la persuasione che la battaglia deve essere affrontata, non elusa e che è troppo facile attendere dal tempo soluzioni di compromesso.» (Eugenio Montale)
La rivoluzione liberale per Gobetti deve assolvere la funzione di creare una nuova classe dirigente, perchè «il liberalismo ha elaborato un concetto della politica come disinteresse dell'uomo di governo di fronte al popolo interessato… Solo attraverso la lotta di classe il liberalismo può dimostrare le sue ricchezze…Essa è lo strumento infallibile per la formazione di nuove élites, la vera leva, sempre operante, del rinnovamento popolare».
La rivoluzione liberale per Gobetti deve assolvere la funzione di creare una nuova classe dirigente, perchè «il liberalismo ha elaborato un concetto della politica come disinteresse dell'uomo di governo di fronte al popolo interessato... Solo attraverso la lotta di classe il liberalismo può dimostrare le sue ricchezze...Essa è lo strumento infallibile per la formazione di nuove élites, la vera leva, sempre operante, del rinnovamento popolare».


=== L'antifascismo ===
=== L'antifascismo ===
: «Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità , il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.»<ref>[http://it.wikiquote.org/wiki/Piero_Gobetti#La_rivoluzione_liberale La Rivoluzione Liberale]</ref>
: «Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità , il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.»<ref>[http://it.wikiquote.org/wiki/Piero_Gobetti#La_rivoluzione_liberale La Rivoluzione Liberale]</ref>
: «Il fascismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze.» (da ''Scritti attuali'')
: «Il fascismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze.» (da ''Scritti attuali'')
: «Il nostro antifascismo non è l'adesione a un'ideologia, ma qualcosa di più ampio, così connaturale con noi che potremmo dirlo fisiologicamente innato [] Il fascismo in Italia è una catastrofe, è un'indicazione di infanzia decisiva, perché segna il trionfo della facilità , della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusiasmo. Si può ragionare del Ministero Mussolini come di un fatto di ordinaria amministrazione. Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione, una nazione che cresce alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco. Confessiamo di aver sperato che la lotta tra fascisti e socialcomunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio scorso La Rivoluzione Liberale con un senso di gioia, per salutare auguralmente la lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, pur nasceva [] Né Mussolini né Vittorio Emanuele Savoia hanno virtù di padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi [] Io ho atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle nostre sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso e bisogna sperare (ahimè con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà  il coraggio d levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenere tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.» (''Elogio della ghigliottina'', in «La Rivoluzione Liberale», [[23 novembre]] [[1922]], Anno I, N° 34)
: «Il nostro antifascismo non è l'adesione a un'ideologia, ma qualcosa di più ampio, così connaturale con noi che potremmo dirlo fisiologicamente innato [...] Il fascismo in Italia è una catastrofe, è un'indicazione di infanzia decisiva, perché segna il trionfo della facilità , della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusiasmo. Si può ragionare del Ministero Mussolini come di un fatto di ordinaria amministrazione. Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione, una nazione che cresce alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco. Confessiamo di aver sperato che la lotta tra fascisti e socialcomunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio scorso La Rivoluzione Liberale con un senso di gioia, per salutare auguralmente la lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, pur nasceva [...] Né Mussolini né Vittorio Emanuele Savoia hanno virtù di padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi [...] Io ho atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle nostre sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso e bisogna sperare (ahimè con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà  il coraggio d levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenere tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.» (''Elogio della ghigliottina'', in «La Rivoluzione Liberale», [[23 novembre]] [[1922]], Anno I, N° 34)


=== Rapporti epistolari con Camillo Berneri ===
=== Rapporti epistolari con Camillo Berneri ===
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:concezione del valore energetico della proprietà , frutto del proprio lavoro, è la nota fondamentale della ideologia economica del B. e dei suoi più diretti seguaci. Tra questi Adhémar Schwitzguébel, che nei suoi scritti (Cfr. ''Quelques écrits'', a cura di J. Guillaume, Stock, Paris, pagina 40 e seguenti) sostiene che l'espropriazione rivoluzionaria deve tendere a concedere ad ogni produttore il capitale necessario a far valere il suo lavoro. La dimostrazione storica dell'anti-comunismo bakunista sta nel fatto che le tendenze comuniste nell'Internazionale italiana trionfarono nel 1867, quando l'attività  del Bakounine era quasi interamente sospesa (Cfr. Introd. del Guillaume alle Oeuvres de B., p. XX) e nel fatto che in Spagna, ove l'Alleanza aveva piantato profonde radici, perdura una corrente anarchica collettivista in senso bakunista.
:concezione del valore energetico della proprietà , frutto del proprio lavoro, è la nota fondamentale della ideologia economica del B. e dei suoi più diretti seguaci. Tra questi Adhémar Schwitzguébel, che nei suoi scritti (Cfr. ''Quelques écrits'', a cura di J. Guillaume, Stock, Paris, pagina 40 e seguenti) sostiene che l'espropriazione rivoluzionaria deve tendere a concedere ad ogni produttore il capitale necessario a far valere il suo lavoro. La dimostrazione storica dell'anti-comunismo bakunista sta nel fatto che le tendenze comuniste nell'Internazionale italiana trionfarono nel 1867, quando l'attività  del Bakounine era quasi interamente sospesa (Cfr. Introd. del Guillaume alle Oeuvres de B., p. XX) e nel fatto che in Spagna, ove l'Alleanza aveva piantato profonde radici, perdura una corrente anarchica collettivista in senso bakunista.


:Se il collettivismo dell'Internazionale fosse stato compreso dal Mazzini non ci sarebbe stato il fenomeno della sua critica anti-comunista. Così criticava il Mazzini: “''L'Internazionale è la negazione di ogni proprietà  individuale, cioè di ogni stimolo alla produzione… Chi lavora e produce, ha diritto ai frutti del suo lavoro: in ciò risiede il diritto di proprietà … Bisogna tendere alla creazione d'un ordine di cose in cui la proprietà  non possa più diventare un monopolio, e non provenga nel futuro che dal lavoro.''” Saverio Friscia, nella ''Risposta di un internazionalista a Mazzini'', (pubblicata sopra il giornale bakunista ''L'Eguaglianza'' di Girgenti, e ripubblicata dal Guillaume, che la trova superba e l'approva toto corde [Cfr. Oeavres de B., vol. VI, pp, 137-140]) rispondeva: “''Il socialismo non ha ancora detto la sua ultima parola; ma esso non nega ogni proprietà  individuale.''” Come lo potrebbe, se combatte la proprietà  individuale (leggi: capitalista) del suolo, per la necessità  che ogni individuo abbia un diritto assoluto di proprietà  su ciò che ha prodotto? Come lo potrebbe se l'assioma “''chi lavora ha diritto ai frutti del suo lavoro, costituisce una delle basi fondamentali delle nuove teorie sociali?''”. E dopo aver analizzato le critiche del Mazzini, esclama: “''Ma non è questo del puro socialismo? Che cosa volevano Leroux e Proudhon, Marx e Bakunin, se non che la proprietà  sia il frutto del lavoro? E il principio che ogni uomo deve essere retribuito in proporzione alle sue opere, non risponde forse a quell'ineguaglianza di attitudini e di forze ove il socialismo vede la base dell'eguaglianza e della solidarietà  umana?.''”
:Se il collettivismo dell'Internazionale fosse stato compreso dal Mazzini non ci sarebbe stato il fenomeno della sua critica anti-comunista. Così criticava il Mazzini: “''L'Internazionale è la negazione di ogni proprietà  individuale, cioè di ogni stimolo alla produzione... Chi lavora e produce, ha diritto ai frutti del suo lavoro: in ciò risiede il diritto di proprietà ... Bisogna tendere alla creazione d'un ordine di cose in cui la proprietà  non possa più diventare un monopolio, e non provenga nel futuro che dal lavoro.''” Saverio Friscia, nella ''Risposta di un internazionalista a Mazzini'', (pubblicata sopra il giornale bakunista ''L'Eguaglianza'' di Girgenti, e ripubblicata dal Guillaume, che la trova superba e l'approva toto corde [Cfr. Oeavres de B., vol. VI, pp, 137-140]) rispondeva: “''Il socialismo non ha ancora detto la sua ultima parola; ma esso non nega ogni proprietà  individuale.''” Come lo potrebbe, se combatte la proprietà  individuale (leggi: capitalista) del suolo, per la necessità  che ogni individuo abbia un diritto assoluto di proprietà  su ciò che ha prodotto? Come lo potrebbe se l'assioma “''chi lavora ha diritto ai frutti del suo lavoro, costituisce una delle basi fondamentali delle nuove teorie sociali?''”. E dopo aver analizzato le critiche del Mazzini, esclama: “''Ma non è questo del puro socialismo? Che cosa volevano Leroux e Proudhon, Marx e Bakunin, se non che la proprietà  sia il frutto del lavoro? E il principio che ogni uomo deve essere retribuito in proporzione alle sue opere, non risponde forse a quell'ineguaglianza di attitudini e di forze ove il socialismo vede la base dell'eguaglianza e della solidarietà  umana?.''”


:In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà  per tutti alla proprietà  monopolistica di alcuni; il principio dell'eguaglianza relativa (economica); ed in fine il principio dello stimolo al lavoro rappresentato dalla ricompensa proporzionata, automaticamente, alle opere. Non pensi, caro Gobetti, che potrebbe essere utile, su R. L., una serie di studi sul liberalismo economico nel socialismo? Credo colmerebbe una grande lacuna e leverebbe di mezzo molti e vecchi equivoci. Credo ne risulterebbe, fra le tante cose interessanti, questa verità  storica: essere stati gli anarchici, in seno all'Internazionale, i liberali del socialismo. Storicamente, cioè nella loro funzione di critica e di opposizione al comunismo autoritario e centralizzatore, lo sono tutt'ora.
:In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà  per tutti alla proprietà  monopolistica di alcuni; il principio dell'eguaglianza relativa (economica); ed in fine il principio dello stimolo al lavoro rappresentato dalla ricompensa proporzionata, automaticamente, alle opere. Non pensi, caro Gobetti, che potrebbe essere utile, su R. L., una serie di studi sul liberalismo economico nel socialismo? Credo colmerebbe una grande lacuna e leverebbe di mezzo molti e vecchi equivoci. Credo ne risulterebbe, fra le tante cose interessanti, questa verità  storica: essere stati gli anarchici, in seno all'Internazionale, i liberali del socialismo. Storicamente, cioè nella loro funzione di critica e di opposizione al comunismo autoritario e centralizzatore, lo sono tutt'ora.
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