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Interpreta la [[rivoluzione russa|rivoluzione]] di [[Lenin]] e [[Lev Trotky|Trotzky]] come rivoluzione liberale, perché è «azione, movimento e tutto quello che si muove va verso il liberalismo». Esponente della sinistra liberale progressista, legata all'intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini, detesta tutto ciò che è statalismo e protezionismo della vecchia Italia giolittiana, apprezza i bolscevichi in quanto ''élite'' rivoluzionaria. Liberale ''sui generis'', stima [[Antonio Gramsci]] e il suo giornale «Ordine Nuovo», si avvicina al proletariato torinese e diviene attivo [[antifascista]]. | Interpreta la [[rivoluzione russa|rivoluzione]] di [[Lenin]] e [[Lev Trotky|Trotzky]] come rivoluzione liberale, perché è «azione, movimento e tutto quello che si muove va verso il liberalismo». Esponente della sinistra liberale progressista, legata all'intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini, detesta tutto ciò che è statalismo e protezionismo della vecchia Italia giolittiana, apprezza i bolscevichi in quanto ''élite'' rivoluzionaria. Liberale ''sui generis'', stima [[Antonio Gramsci]] e il suo giornale «Ordine Nuovo», si avvicina al proletariato torinese e diviene attivo [[antifascista]]. | ||
Togliatti nel maggio del [[1919]] lo bolla sulle pagine di «Ordine Nuovo» come «parassita della cultura», tuttavia con l'avvento del [[biennio rosso|biennio rosso | Togliatti nel maggio del [[1919]] lo bolla sulle pagine di «Ordine Nuovo» come «parassita della cultura», tuttavia con l'avvento del [[biennio rosso|biennio rosso e le occupazioni di fabbriche e terre]] (1919-1920) migliorano molto i rapporti con i comunisti in quanto Gobetti si schiera apertamente con gli operai. Gramsci addirittura gli affida la rubrica di [[teatro]] della rivista. La classe operaia che costruiva i [[consiliarismo|consigli operai]] era, secondo Gobetti, colei che doveva rinnovare il mondo, ma non verso il [[socialismo]], bensì verso «elementi di concorrenza». | ||
A vent'anni fa uscire il primo numero della rivista «La Rivoluzione Liberale», che velocemente diventerà centro di impegno [[antifascista]] di segno liberale, non isolato nel panorama nazionale ma collegato ad altri nuclei di Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. La rivista attira l'interesse e le collaborazioni di diversi intellettuali, tra cui Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli, [[Camillo Berneri|Berneri]] e Don Sturzo. Nel primo numero del [[12 febbraio]] [[1922]] La Rivoluzione Liberale pubblica il suo Manifesto: | A vent'anni fa uscire il primo numero della rivista «La Rivoluzione Liberale», che velocemente diventerà centro di impegno [[antifascista]] di segno liberale, non isolato nel panorama nazionale ma collegato ad altri nuclei di Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. La rivista attira l'interesse e le collaborazioni di diversi intellettuali, tra cui Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli, [[Camillo Berneri|Berneri]] e Don Sturzo. Nel primo numero del [[12 febbraio]] [[1922]] La Rivoluzione Liberale pubblica il suo Manifesto: |