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Gli anarchici non negano il [[patriottismo|sentimento di affetto]] che può legare una persona ad un determinato territorio (dov'è nato, vissuto o dove vorrebbe vivere), quanto piuttosto si rifiutano di trasformarlo in [[sciovinismo]] o in amore verso lo [[Stato]] o in becero [[nazionalismo]].
Gli anarchici non negano il [[patriottismo|sentimento di affetto]] che può legare una persona ad un determinato territorio (dov'è nato, vissuto o dove vorrebbe vivere), quanto piuttosto si rifiutano di trasformarlo in [[sciovinismo]] o in amore verso lo [[Stato]] o in becero [[nazionalismo]].
: «Lo Stato non è la Patria; è l'astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica della Patria; ma si tratta di un amore naturale, reale; il patriottismo del popolo non è un'idea, ma un fatto; e il patriottismo politico, l'amore dello Stato, non è la giusta espressione di questo fatto, ma un'espressione snaturata per mezzo d'una menzognera astrazione, sempre a profitto di una minoranza che sfrutta. La Patria, la nazionalità, come l'individualità è un fatto naturale e sociale, fisiologico e storico al tempo stesso; non è un principio. Non si può definire principio umano che quello che è universale, comune a tutti gli uomini; ma la nazionalità li separa: non è, dunque, un principio. Principio è, invece, il rispetto che ognuno deve avere pei fatti naturali, reali o sociali. E la nazionalità, come l'individualità, è uno di questi fatti. Dobbiamo, dunque rispettarla. Violarla è un misfatto e, per parlare il linguaggio di Mazzini, diviene un sacro principio ogni volta che è minacciata e violata. Ed è per questo ch'io mi sento sempre e francamente il patriota di tutte le patrie oppresse. La Patria rappresenta il diritto incontestabile e sacro di tutti gli uomini, associazioni, comuni, regioni, nazioni, di vivere, pensare, volere, agire a loro modo e questo modo è sempre il risultato incontestabile di un lungo sviluppo storico.» (''[[Lo Stato non è la Patria]]'' di [[Michail Bakunin]])
: «Lo Stato non è la Patria; è l'astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica della Patria; ma si tratta di un amore naturale, reale; il patriottismo del popolo non è un'idea, ma un fatto; e il patriottismo politico, l'amore dello Stato, non è la giusta espressione di questo fatto, ma un'espressione snaturata per mezzo d'una menzognera astrazione, sempre a profitto di una minoranza che sfrutta. La Patria, la nazionalità, come l'individualità è un fatto naturale e sociale, fisiologico e storico al tempo stesso; non è un principio. Non si può definire principio umano che quello che è universale, comune a tutti gli uomini; ma la nazionalità li separa: non è, dunque, un principio. Principio è, invece, il rispetto che ognuno deve avere pei fatti naturali, reali o sociali. E la nazionalità, come l'individualità, è uno di questi fatti. Dobbiamo, dunque rispettarla. Violarla è un misfatto e, per parlare il linguaggio di Mazzini, diviene un sacro principio ogni volta che è minacciata e violata. Ed è per questo ch'io mi sento sempre e francamente il patriota di tutte le patrie oppresse. La Patria rappresenta il diritto incontestabile e sacro di tutti gli uomini, associazioni, comuni, regioni, nazioni, di vivere, pensare, volere, agire a loro modo e questo modo è sempre il risultato incontestabile di un lungo sviluppo storico.» (''[[Lo Stato non è la Patria]]'' di [[Michail Bakunin]])
[[File:JeanGrave.jpg|thumb|left|[[Jean Grave]]]]
[[File:J_Grave.jpg|thumb|left|200px|[[Jean Grave]]]]
:«Patriottismo e giustizia universale. Ognuno di noi dovrebbe elevarsi sopra questo patriottismo piccolo e meschino, per il quale, il proprio paese è il centro del mondo, e che considera grande una nazione quando è temuta dai suoi vicini. Dobbiamo porre la giustizia umana universale sopra tutti gli interessi nazionali e abbandonare una volta per tutte il falso principio della nazionalità, inventato recentemente dai despoti della Francia, Prussia e Russia per schiacciare il supremo principio della libertà. La nazionalità non è un principio, è un diritto legittimo come l'individualità. Ogni nazione, grande o piccola ha l'indiscutibile e medesimo diritto ad esistere, a vivere in accordo con la propria natura. Questo diritto è semplicemente il corollario del principio generale della libertà. Tutti quelli che desiderano sinceramente la pace e la giustizia internazionale devono rinunciare una volta per sempre a quello che si chiama la gloria, il potere la grandezza della Patria, a tutti gli interessi egoisti e vani del patriottismo.» (''[[Patria e nazionalità]]'' di [[Michail Bakunin]])
:«Patriottismo e giustizia universale. Ognuno di noi dovrebbe elevarsi sopra questo patriottismo piccolo e meschino, per il quale, il proprio paese è il centro del mondo, e che considera grande una nazione quando è temuta dai suoi vicini. Dobbiamo porre la giustizia umana universale sopra tutti gli interessi nazionali e abbandonare una volta per tutte il falso principio della nazionalità, inventato recentemente dai despoti della Francia, Prussia e Russia per schiacciare il supremo principio della libertà. La nazionalità non è un principio, è un diritto legittimo come l'individualità. Ogni nazione, grande o piccola ha l'indiscutibile e medesimo diritto ad esistere, a vivere in accordo con la propria natura. Questo diritto è semplicemente il corollario del principio generale della libertà. Tutti quelli che desiderano sinceramente la pace e la giustizia internazionale devono rinunciare una volta per sempre a quello che si chiama la gloria, il potere la grandezza della Patria, a tutti gli interessi egoisti e vani del patriottismo.» (''[[Patria e nazionalità]]'' di [[Michail Bakunin]])
:«Che cosa rappresenta, infatti, questa parola, – Patria, – all'infuori del sentimento naturale di affetto che si ha per la famiglia e i parenti, e dell'affezione nata da l'abitudine di vivere sul suolo natìo? Nulla, meno che nulla, per la maggior parte di quelli che vanno a farsi spaccare la testa in guerre di cui ignorano le cause, e di cui sono i soli a sopportare i danni e i pericoli come lavoratori e combattenti. Fortunate o disastrose, queste guerre non possono in nulla cambiare la loro situazione. Vincitori o vinti, saranno sempre le bestie da soma sfruttate e sottomesse, che la borghesia tiene a mantenere sotto il suo dominio. Se ci riferiamo al senso che le danno coloro che più ne parlano, "la patria è il suolo, il territorio che appartiene allo Stato di cui si è sudditi"» (''La società morente e l'anarchia'', [[Jean Grave]])
:«Che cosa rappresenta, infatti, questa parola, – Patria, – all'infuori del sentimento naturale di affetto che si ha per la famiglia e i parenti, e dell'affezione nata da l'abitudine di vivere sul suolo natìo? Nulla, meno che nulla, per la maggior parte di quelli che vanno a farsi spaccare la testa in guerre di cui ignorano le cause, e di cui sono i soli a sopportare i danni e i pericoli come lavoratori e combattenti. Fortunate o disastrose, queste guerre non possono in nulla cambiare la loro situazione. Vincitori o vinti, saranno sempre le bestie da soma sfruttate e sottomesse, che la borghesia tiene a mantenere sotto il suo dominio. Se ci riferiamo al senso che le danno coloro che più ne parlano, "la patria è il suolo, il territorio che appartiene allo Stato di cui si è sudditi"» (''La società morente e l'anarchia'', [[Jean Grave]])
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