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==== Il dibattito tra Novatore e Berneri ====
==== Il dibattito tra Novatore e Berneri ====
Date le divergenti idee sull'uso della [[violenza]] nell'[[azione diretta]], tra [[Novatore]] e [[Berneri]] si sviluppò un aspro conflitto intellettuale. «La mia libertà» - scrisse [[Novatore]] in un articolo apparso su ''Iconoclasta!'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato ''L'Espropriatore'' - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo». [[Berneri]] non condannò aprioristicamente la violenza quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della violenza come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''Il Pensiero'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>
Date le divergenti idee sull'uso della [[violenza]] nell'[[azione diretta]], tra [[Renzo Novatore|Novatore]] e [[Camillo Berneri|Berneri]] si sviluppò un aspro conflitto intellettuale. «La mia libertà» - scrisse [[Novatore]] in un articolo apparso su ''Iconoclasta!'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato ''L'Espropriatore'' - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo». [[Berneri]] non condannò aprioristicamente la violenza quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della violenza come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''Il Pensiero'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>


Il nichilismo della cul­tura contemporanea non esprime solamente la crisi dei valori, ma anche il rifiuto della scelta dualistica tra due poli opposti: tradizione e rivoluzione. L'anarchico-nichilista si sofferma nella ristretta prospettiva di realizzare se stesso come individuo «qui e ora». La sua [[pro­gettualità]] si appiattisce esclusivamente nel godimento del pre­sente:
Il nichilismo della cul­tura contemporanea non esprime solamente la crisi dei valori, ma anche il rifiuto della scelta dualistica tra due poli opposti: tradizione e rivoluzione. L'anarchico-nichilista si sofferma nella ristretta prospettiva di realizzare se stesso come individuo «qui e ora». La sua [[pro­gettualità]] si appiattisce esclusivamente nel godimento del pre­sente:
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