Narodnaja Volja: differenze tra le versioni

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=== Repressione, arresti e processo ===
=== Repressione, arresti e processo ===
[[File:Execution Nikolai Kibalchich.jpg|thumb|left|230px|Rappresentazione grafica dell'impiccagione dei 5 militanti di Narodnaja Volja]]
[[File:Execution Nikolai Kibalchich.jpg|thumb|left|230px|Rappresentazione grafica dell'impiccagione dei 5 militanti di Narodnaja Volja]]
Mentre nelle città  in molti simpatizzarono più o meno pubblicamente con Narodnaja Volja, nelle campagne in tanti videro nell'attentato un complotto ordito dalla nobiltà . Nel frattempo la polizia zarista prese ad interrogare pesantemente Ryssakov, che fu sottoposto a vera e propria tortura per costringerlo a dire nomi, cognomi ed indirizzi dei suoi complici. Di fronte alle terriibli torture subite, egli cedette e parlò. Inizia così la [[repressione]] del movimento: la notte del [[15 marzo|15]]-[[16 marzo]] la polizia perquisì l'appartamento di [[Gesja Gelfman]] <ref> « Gesja Gelfman » ortografata anche come « Hessa Helfman » (Stepniak).</ref> e di Stablin, che si suicidò prima di essere arrestato. La polizia trovò alcune bombe non utilizzate e inseguì Mikhailov per arrestarlo. Prima di arrendersi, questi ferì diversi gendarmi. Il [[16 marzo]], nel negozio di formaggi che fungeva da coperturadel gruppo, furono trovati due chili di dinamite. Il [[22 marzo]], [[Sofia Perovskaya]] fu arrestata, una settimana dopo toccò a Kibaltchitch. Lo stesso giorno il Comitato Esecutivo di «Volontà  del Popolo» era riuscito a diffondere un comunicato indirizzato ad Alessandro III (successore di Alessandro II) <ref> Il testo della lettera è riportato nella sua interezza in Stepniak, ''La Roussie souterraine'', Jules Levy, Paris, 1885 (ristampa: Elibron classics, 2006).</ref>, nel quale venivano spiegate le ragioni politiche e sociali della loro azione.
Mentre nelle città  in molti simpatizzarono più o meno pubblicamente con Narodnaja Volja, nelle campagne in tanti videro nell'attentato un complotto ordito dalla nobiltà. Nel frattempo la polizia zarista prese ad interrogare pesantemente Ryssakov, che fu sottoposto a vera e propria tortura per costringerlo a dire nomi, cognomi ed indirizzi dei suoi complici. Di fronte alle terriibli torture subite, egli cedette e parlò. Inizia così la [[repressione]] del movimento: la notte del [[15 marzo|15]]-[[16 marzo]] la polizia perquisì l'appartamento di [[Gesja Gelfman]] <ref> « Gesja Gelfman » ortografata anche come « Hessa Helfman » (Stepniak).</ref> e di Stablin, che si suicidò prima di essere arrestato. La polizia trovò alcune bombe non utilizzate e inseguì Mikhailov per arrestarlo. Prima di arrendersi, questi ferì diversi gendarmi. Il [[16 marzo]], nel negozio di formaggi che fungeva da coperturadel gruppo, furono trovati due chili di dinamite. Il [[22 marzo]], [[Sofia Perovskaya]] fu arrestata, una settimana dopo toccò a Kibaltchitch. Lo stesso giorno il Comitato Esecutivo di «Volontà  del Popolo» era riuscito a diffondere un comunicato indirizzato ad Alessandro III (successore di Alessandro II) <ref> Il testo della lettera è riportato nella sua interezza in Stepniak, ''La Roussie souterraine'', Jules Levy, Paris, 1885 (ristampa: Elibron classics, 2006).</ref>, nel quale venivano spiegate le ragioni politiche e sociali della loro azione.


Il processo si svolse dal [[7 aprile|7]] al [[10 aprile]] [[1881]]: ci furono cinque condanne a morte. Il [[15 aprile]], alle ore 9:50, Jeliabov, Timofeï Mikhaïlov, Kibaltchitch, [[Sofia Perovskaya]] (la prima donna ad essere giustiziata in Russia per motivi politici) e Ryssakov furono impiccati. Ai piedi della forca quattro dei cinque militanti si abbracciarono e si sorrisero, felici di condividere insieme la stessa sorte. Ryssakov, che invece aveva ceduto alle sofferenze degli interrogatori, fu isolato (malgrado il suo pentimento tardivo, infatti dopo aver confessato ritrattò tutto) dagli altri quattro e morì in solitudine e senza il conforto dei compagni.[[Gesja Gelfman]] ebbe la vita risparmiata temporaneamente perché incinta. La sentenza fu eseguita nella fortezza Pietro e Paolo.  
Il processo si svolse dal [[7 aprile|7]] al [[10 aprile]] [[1881]]: ci furono cinque condanne a morte. Il [[15 aprile]], alle ore 9:50, Jeliabov, Timofeï Mikhaïlov, Kibaltchitch, [[Sofia Perovskaya]] (la prima donna ad essere giustiziata in Russia per motivi politici) e Ryssakov furono impiccati. Ai piedi della forca quattro dei cinque militanti si abbracciarono e si sorrisero, felici di condividere insieme la stessa sorte. Ryssakov, che invece aveva ceduto alle sofferenze degli interrogatori, fu isolato (malgrado il suo pentimento tardivo, infatti dopo aver confessato ritrattò tutto) dagli altri quattro e morì in solitudine e senza il conforto dei compagni.[[Gesja Gelfman]] ebbe la vita risparmiata temporaneamente perché incinta. La sentenza fu eseguita nella fortezza Pietro e Paolo.  
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