Maria Occhipinti: differenze tra le versioni

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== L'autobiografia ==
== L'autobiografia ==


''[[Una donna di Ragusa]]''  è l'autobiografia di una invincibile ribelle, la cui ribellione consisteva innanzitutto nell'affermare il proprio diritto alla parola, alla manifestazione ed alla testimonianza. Questa è la biografia di una donna incapace di concepire, prima che di sopportare, un proprio ruolo diseguale e subalterno per nascita e per sesso. Nel suo libro Maria s'interroga sulla «primitiva condizione delle donne siciliane, sull'oscurantismo religioso, sulla guerra, fonte di ogni male, sulle difficoltà  della vita quando l'adulterio''" e "''l'abbandono del tetto coniugale erano reato e sull'umanità  circondata da ingiustizie».  
''[[Una donna di Ragusa]]''  è l'autobiografia di una invincibile ribelle, la cui ribellione consisteva innanzitutto nell'affermare il proprio diritto alla parola, alla manifestazione ed alla testimonianza. Questa è la biografia di una donna incapace di concepire, prima che di sopportare, un proprio ruolo diseguale e subalterno per nascita e per sesso. Nel suo libro Maria s'interroga sulla «primitiva condizione delle donne siciliane, sull'oscurantismo religioso, sulla guerra, fonte di ogni male, sulle difficoltà  della vita quando l'adulterio''" e "''l'abbandono del tetto coniugale erano reato e sull'umanità  circondata da ingiustizie».  


Il libro s'inquadra nel filone ultimo del neorealismo, ma alla prima pubblicazione del [[1957]] passò inosservato. L'opera cominciò a suscitare interesse in seguito alla pubblicazione presso la ''Feltrinelli'', nel [[1976]], con un lungo saggio in prefazione di [[Enzo Forcella]], e nel dicembre dello stesso anno vinse il "Premio Brancati-Zafferana". La Occhipinti fu annoverata tra i grandi nomi della letteratura femminile ed il suo libro cominciò ad essere utilizzato come testo di studio presso numerose scuole. Nacquero le prime traduzioni e la RAI lanciò l'idea di una trasposizione cinematografica.
Il libro s'inquadra nel filone ultimo del neorealismo, ma alla prima pubblicazione del [[1957]] passò inosservato. L'opera cominciò a suscitare interesse in seguito alla pubblicazione presso la ''Feltrinelli'', nel [[1976]], con un lungo saggio in prefazione di [[Enzo Forcella]], e nel dicembre dello stesso anno vinse il "Premio Brancati-Zafferana". La Occhipinti fu annoverata tra i grandi nomi della letteratura femminile ed il suo libro cominciò ad essere utilizzato come testo di studio presso numerose scuole. Nacquero le prime traduzioni e la RAI lanciò l'idea di una trasposizione cinematografica.
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