Luigi Bertoni: differenze tra le versioni

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===L'epoca fascista===
===L'epoca fascista===


Negli anni '20 e '30 l'[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall'anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all'Unione Sindacale Svizzera. D'altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e  per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d'aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull'infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all'alito graveolente del signor Bertoni [...] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  
Negli anni '20 e '30 l'[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall'anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all'Unione Sindacale Svizzera. D'altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e  per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d'aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull'infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all'alito graveolente del signor Bertoni [...] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  


La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l'immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L'Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell'ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l'aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale [...] L'intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all'economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l'iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l'immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà ]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  
La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l'immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L'Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell'ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l'aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale [...] L'intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all'economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l'iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l'immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà ]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  
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