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=== Il liberalismo ===
=== Il liberalismo ===


A 17 anni collabora con la [[liberalismo|rivista liberale]] ticinese in esilio «Vita Nuova», pubblicata a Ginevra, mentre a 18 anni – sollecitato dal cugino Brenno (fratello di Mosé), due giorni prima del colpo di [[Stato]] liberale di Bellinzona, ottiene dopo un esame il diploma di maestro, un trampolino di lancio «che avrebbe dovuto servirmi per concorrere agli impieghi dello Stato», professione che non eserciterà  mai. Partecipa alla “Rivoluzione di settembre” – accanto ai liberal-radicali, stanchi del dominio clericali del Partito conservatore – «come umile segnale all’insurrezione…[…] soprattutto come membro di una delle famiglie più notorie del Cantone. La Rivoluzione scoppiava l’[[11 settembre]] a Bellinzona e armato da una cabina a doppio grilletto, di cui ignoravo d’altronde il maneggio, feci parte del gruppo che passando sopra il cadavere del Consigliere di Stato Rossi, un giovanotto di 25 anni, Capo del Dipartimento giustizia e polizia, s’impossessò del Palazzo governativo […]. Intervenne l’autorità  giudiziaria federale. Non arrestò nessuno». Tre giorni dopo – su invito dei redattori di «Vita Nuova» – lo troviamo a Ginevra sempre come tipografo: collabora a riviste liberali radicali ticinesi, è attivo nel sindacato e nel [[1893]] conosce alcuni anarchici della [[Federazione anarchica del Giura]] come [[Jacques Gross]], [[Georges Herzig]], [[Francois Dumartherey]], [[Eugene Steiger]], [[Auguste Spichiger]], [[Alcide Dubois]], [[Henry Soguel]] e i profughi comunardi francesi [[Antoine Perrare]] e [[Louis Pindy]], partecipando al [[stampa anarchica|quindicinale anarchico]] «L’Avvenire».
A 17 anni collabora con la [[liberalismo|rivista liberale]] ticinese in esilio «Vita Nuova», pubblicata a Ginevra, mentre a 18 anni – sollecitato dal cugino Brenno (fratello di Mosé), due giorni prima del colpo di [[Stato]] liberale di Bellinzona, ottiene dopo un esame il diploma di maestro, un trampolino di lancio «che avrebbe dovuto servirmi per concorrere agli impieghi dello Stato», professione che non eserciterà  mai. Partecipa alla “Rivoluzione di settembre” – accanto ai liberal-radicali, stanchi del dominio clericali del Partito conservatore – «come umile segnale all’insurrezione…[…] soprattutto come membro di una delle famiglie più notorie del Cantone. La Rivoluzione scoppiava l’[[11 settembre]] a Bellinzona e armato da una cabina a doppio grilletto, di cui ignoravo d’altronde il maneggio, feci parte del gruppo che passando sopra il cadavere del Consigliere di Stato Rossi, un giovanotto di 25 anni, Capo del Dipartimento giustizia e polizia, s’impossessò del Palazzo governativo […]. Intervenne l’autorità  giudiziaria federale. Non arrestò nessuno». Tre giorni dopo – su invito dei redattori di «Vita Nuova» – lo troviamo a Ginevra sempre come tipografo: collabora a riviste liberali radicali ticinesi, è attivo nel sindacato e nel [[1893]] conosce alcuni anarchici della [[Federazione anarchica del Giura]] come [[Jacques Gross]], [[Georges Herzig]], [[Francois Dumartherey]], [[Eugene Steiger]], [[Auguste Spichiger]], [[Alcide Dubois]], [[Henry Soguel]] e i profughi comunardi francesi [[Antoine Perrare]] e [[Louis Pindy]], partecipando al [[stampa anarchica|quindicinale anarchico]] «L’Avvenire».


=== La scoperta dell'anarchia===
=== La scoperta dell'anarchia===
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Il periodico dà  un forte impulso al movimento in [[Svizzera]], all’inizio del secolo in fase embrionale, e fin dal suo primo numero esplicita una vita dichiaratamente associazionista: «L’associazione è un fatto biologico, una necessità  sociale», e nel  contempo sindacalista «per spingere anche il sindacato sulla via rivoluzionaria, dobbiamo tutti entrare nei sindacati». Bertoni esercita una considerevole propaganda in tutta la Svizzera, grazie anche a numerose conferenze: un centinaio all’anno (con punte di 130-140) per circa 40 anni. Perciò vi sarà  un notevole sviluppo dei gruppi anarchici: quelli di lingua italiana da una decina nel 1902 diventano una trentina nel [[1915]], mentre la [[Fédération communiste anarchiste de la Suisse romande]] annuncia dieci gruppi nel [[1907]]. Nel [[1901]] Bertoni si fa promotore del [[Groupe pour la défense de la liberté d’opinion]], costituito in un’assemblea alla presenza di 250 anarchici socialisti, [[Sindacalismo|sindacalisti]], che si preoccupa di raccogliere fondi e di informare il movimento operaio e l’opinione pubblica sui metodi antisociali e liberticidi della polizia svizzera, soprattutto nei confronti degli operai sia stranieri sia confederati. In quest’ambito si occupa pure dell’espulsione dal Canton Ticino dell'allora socialista [[Benito Mussolini]], in [[Svizzera]] dal [[1902]] al [[1904]], il quale, grato dell’aiuto, tradurrà  gratuitamente dal francese un’opera importante di [[Kropotkin]], ''Le parole di un ribelle'', che verrà  pubblicato dalle edizioni del Risveglio. Nel [[1912]] Mussolini ricorderà  così Bertoni: «È la bestia nera della borghesia elvetica. L’ho conosciuto a Berna nel 1903. Alto, secco, naso prominente, lineamenti angolosi, sbarbato. Ha dell’asceta. Scrive e parla, con grande correttezza, l’italiano e il francese. La sua coltura storica e sociologica è vastissima. È una delle prime teste pensanti dell’anarchismo internazionale. Operaio. Lavora da tipografo otto ore al giorno e gli rimane il tempo necessario per scrivere un giornale e tenere tournées di propaganda. La sua attività  è prodigiosa. Il gruppo editoriale le Réveil è opera sua […]. Odiatore del funzionalismo operaio, dei permanents, dei professionali, egli non ha mai voluto abbandonare la cassa del compositore. È uno spirito disinteressato».  
Il periodico dà  un forte impulso al movimento in [[Svizzera]], all’inizio del secolo in fase embrionale, e fin dal suo primo numero esplicita una vita dichiaratamente associazionista: «L’associazione è un fatto biologico, una necessità  sociale», e nel  contempo sindacalista «per spingere anche il sindacato sulla via rivoluzionaria, dobbiamo tutti entrare nei sindacati». Bertoni esercita una considerevole propaganda in tutta la Svizzera, grazie anche a numerose conferenze: un centinaio all’anno (con punte di 130-140) per circa 40 anni. Perciò vi sarà  un notevole sviluppo dei gruppi anarchici: quelli di lingua italiana da una decina nel 1902 diventano una trentina nel [[1915]], mentre la [[Fédération communiste anarchiste de la Suisse romande]] annuncia dieci gruppi nel [[1907]]. Nel [[1901]] Bertoni si fa promotore del [[Groupe pour la défense de la liberté d’opinion]], costituito in un’assemblea alla presenza di 250 anarchici socialisti, [[Sindacalismo|sindacalisti]], che si preoccupa di raccogliere fondi e di informare il movimento operaio e l’opinione pubblica sui metodi antisociali e liberticidi della polizia svizzera, soprattutto nei confronti degli operai sia stranieri sia confederati. In quest’ambito si occupa pure dell’espulsione dal Canton Ticino dell'allora socialista [[Benito Mussolini]], in [[Svizzera]] dal [[1902]] al [[1904]], il quale, grato dell’aiuto, tradurrà  gratuitamente dal francese un’opera importante di [[Kropotkin]], ''Le parole di un ribelle'', che verrà  pubblicato dalle edizioni del Risveglio. Nel [[1912]] Mussolini ricorderà  così Bertoni: «È la bestia nera della borghesia elvetica. L’ho conosciuto a Berna nel 1903. Alto, secco, naso prominente, lineamenti angolosi, sbarbato. Ha dell’asceta. Scrive e parla, con grande correttezza, l’italiano e il francese. La sua coltura storica e sociologica è vastissima. È una delle prime teste pensanti dell’anarchismo internazionale. Operaio. Lavora da tipografo otto ore al giorno e gli rimane il tempo necessario per scrivere un giornale e tenere tournées di propaganda. La sua attività  è prodigiosa. Il gruppo editoriale le Réveil è opera sua […]. Odiatore del funzionalismo operaio, dei permanents, dei professionali, egli non ha mai voluto abbandonare la cassa del compositore. È uno spirito disinteressato».  


Chiamato dai giornali borghesi “le gréviculteur”, cioè cultore di [[sciopero|scioperi]], è incarcerato più volte: nel [[1902]] accusato, in quanto membro del comitato di [[sciopero generale]] in [[Svizzera]] a Ginevra – grande movimento cui partecipano 15.000 – è condannato a un anno di detenzione. Ma la minaccia di un nuovo sciopero generale di protesta dei sindacati ginevrini previsto per il [[1 maggio]] [[1903]], costringendo il governo ginevrino a graziarlo (anche senza la sua richiesta), dopo 132 giorni di detenzione.
Chiamato dai giornali borghesi “le gréviculteur”, cioè cultore di [[sciopero|scioperi]], è incarcerato più volte: nel [[1902]] accusato, in quanto membro del comitato di [[sciopero generale]] in [[Svizzera]] a Ginevra – grande movimento cui partecipano 15.000 – è condannato a un anno di detenzione. Ma la minaccia di un nuovo sciopero generale di protesta dei sindacati ginevrini previsto per il [[1 maggio]] [[1903]], costringendo il governo ginevrino a graziarlo (anche senza la sua richiesta), dopo 132 giorni di detenzione.


=== L’azione sindacale===
=== L’azione sindacale===


Dal [[1902]] Bertoni è segretario non rimunerato della CdL di Ginevra. Redige poi – insieme con [[A. Rouiller]] e di [[J. Karly]] – gli statuti della [[Fédération des Ounions Ouvrières de la Suisse Romande]], fondata nel 1905, che, di esplicito orientamento [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]], raccoglie una decina di camere di lavoro romande (70 sindacati e 8.000 membri, contro 40.000 della riformista Unione Sindacale Svizzera), ed è assai attiva fino al primo conflitto mondiale. Gli animatori di questa federazione sono sia anarchici, sia militanti socialisti e sindacalisti delusi dal riformismo; due “anime” che collaboreranno intensamente senza grandi conflitti interni, sia nei confronti del [[padronato]] e dello [[Stato]], sia contro il [[riformismo]] dell’Unione Sindacale. Questo nuovo [[sindacalismo]] – che riesce ad organizzare operai di diverse culture, italiani, francesi, tedeschi, romandi e confederati – ha un proprio settimanale, «[[La Voix du Peuple]]», edito a Losanna poi a Ginevra, dal [[1906]] al [[1914]], e un’organizzazione chiaramente libertaria; infatti i segretari delle federazioni e delle Unioni Operaie non sono remunerati ed ogni Unione ha la sua completa autonomia d’azione. Esse lottano per il miglioramento delle condizioni di lavoro mediante l’[[azione diretta]], preconizzano lo sciopero generale per poi fondare una società  senza classi, senza stato, senza alcun dominio; sostengono il [[neomalthusianesimo]], l’aborto, il [[amore libero|libero amore]], l’[[antimilitarismo]] e l’antiparlamentarismo; favoriscono la fondazione di cooperative di consumo e di produzione; patrocinato la straordinaria esperienza della [[Scuola Ferrer]] di Losanna, attiva ininterrottamente  dal [[1910]] al [[1919]], una scuola proletaria, libertaria e razionalista, orgogliosa di non chiedere alcun sussidio allo [[Stato]], con la collaborazione dei sindacati e del Libero Pensiero. Nel dicembre [[1906]] Bertoni è nuovamente imprigionato per 30 giorni a causa di un articolo che commemora il sesto anniversario di [[Gaetano Bresci]], in quanto colpevole di «apologia di crimini anarchici» (l’autore dell’articolo, anonimo – di cui Bertoni si assume la responsabilità  – è F. Mezzani).  
Dal [[1902]] Bertoni è segretario non rimunerato della CdL di Ginevra. Redige poi – insieme con [[A. Rouiller]] e di [[J. Karly]] – gli statuti della [[Fédération des Ounions Ouvrières de la Suisse Romande]], fondata nel 1905, che, di esplicito orientamento [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]], raccoglie una decina di camere di lavoro romande (70 sindacati e 8.000 membri, contro 40.000 della riformista Unione Sindacale Svizzera), ed è assai attiva fino al primo conflitto mondiale. Gli animatori di questa federazione sono sia anarchici, sia militanti socialisti e sindacalisti delusi dal riformismo; due “anime” che collaboreranno intensamente senza grandi conflitti interni, sia nei confronti del [[padronato]] e dello [[Stato]], sia contro il [[riformismo]] dell’Unione Sindacale. Questo nuovo [[sindacalismo]] – che riesce ad organizzare operai di diverse culture, italiani, francesi, tedeschi, romandi e confederati – ha un proprio settimanale, «[[La Voix du Peuple]]», edito a Losanna poi a Ginevra, dal [[1906]] al [[1914]], e un’organizzazione chiaramente libertaria; infatti i segretari delle federazioni e delle Unioni Operaie non sono remunerati ed ogni Unione ha la sua completa autonomia d’azione. Esse lottano per il miglioramento delle condizioni di lavoro mediante l’[[azione diretta]], preconizzano lo sciopero generale per poi fondare una società  senza classi, senza stato, senza alcun dominio; sostengono il [[neomalthusianesimo]], l’aborto, il [[amore libero|libero amore]], l’[[antimilitarismo]] e l’antiparlamentarismo; favoriscono la fondazione di cooperative di consumo e di produzione; patrocinato la straordinaria esperienza della [[Scuola Ferrer]] di Losanna, attiva ininterrottamente  dal [[1910]] al [[1919]], una scuola proletaria, libertaria e razionalista, orgogliosa di non chiedere alcun sussidio allo [[Stato]], con la collaborazione dei sindacati e del Libero Pensiero. Nel dicembre [[1906]] Bertoni è nuovamente imprigionato per 30 giorni a causa di un articolo che commemora il sesto anniversario di [[Gaetano Bresci]], in quanto colpevole di «apologia di crimini anarchici» (l’autore dell’articolo, anonimo – di cui Bertoni si assume la responsabilità  – è F. Mezzani).  


Nel gennaio [[1907]] Bertoni viene ancora arrestato e il governo ginevrino ne decreta l’espulsione del cantone, con il sostegno della stampa locale che scrive «che il pericoloso anarchico ticinese Bertoni dovrebbe essere punito in modo esemplare» e che se l’ospitalità  ginevrina è sempre stata grande «non deve andare fino a custodire nel seno della nostra madre la serpe che vuole succhiarle il meglio del suo latte». Il decreto tuttavia rimarrà  lettera morta grazie alla rinnovata minaccia di uno [[sciopero generale]]. Nel [[1909]] è accusato di aver provocato una ferita alla mano di un gendarme nel corso dello sciopero dei tipografi, poi assolto. Nel [[1912]] è scarcerato senza processo, dopo un mese di detenzione a Zurigo, a causa di una falsa accusa di un funzionario del Consolato italiano.  
Nel gennaio [[1907]] Bertoni viene ancora arrestato e il governo ginevrino ne decreta l’espulsione del cantone, con il sostegno della stampa locale che scrive «che il pericoloso anarchico ticinese Bertoni dovrebbe essere punito in modo esemplare» e che se l’ospitalità  ginevrina è sempre stata grande «non deve andare fino a custodire nel seno della nostra madre la serpe che vuole succhiarle il meglio del suo latte». Il decreto tuttavia rimarrà  lettera morta grazie alla rinnovata minaccia di uno [[sciopero generale]]. Nel [[1909]] è accusato di aver provocato una ferita alla mano di un gendarme nel corso dello sciopero dei tipografi, poi assolto. Nel [[1912]] è scarcerato senza processo, dopo un mese di detenzione a Zurigo, a causa di una falsa accusa di un funzionario del Consolato italiano.  
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L’opposizione dei [[Sindacalismo|sindacalisti]] svizzero-tedeschi, che rinviano il progetto a causa del contrasto tra il sindacalismo romando è l’Unione Sindacale, alla quale vogliono rimanere vincolati, impedisce la ricostituzione della Lega. Lo scoppio della guerra vede Bertoni impegnato nel tentativo di sostenere la posizione interventista degli anarchici italiani:
L’opposizione dei [[Sindacalismo|sindacalisti]] svizzero-tedeschi, che rinviano il progetto a causa del contrasto tra il sindacalismo romando è l’Unione Sindacale, alla quale vogliono rimanere vincolati, impedisce la ricostituzione della Lega. Lo scoppio della guerra vede Bertoni impegnato nel tentativo di sostenere la posizione interventista degli anarchici italiani:
: «Mi sono recato in Italia nel mese di settembre 1914 ed ho parlato a Caccivio, provincia di Como, in un comizio di operai e contadini contro la guerra. A Milano ho cercato pure di prendere la parola contraddittoriamente in un comizio del sindacalista Corridoni, appena uscito di prigione, e convertito alla guerra di rivoluzione agli ordini di sua Maestà ! Ma la riunione terminò in un tumulto tra partigiani e avversari della guerra. In tutto il periodo di neutralità  italiana ho collaborato con articoli settimanali a Volontà  di Ancona, in risposta ai fautori di guerra, con il pretesto che avrebbe portato alla rivoluzione…fascista! In Svizzera nel mese di maggio 1915, quando l’entrata in guerra d’Italia divenne evidente, l’abbiamo distribuito in tutte le località  della Svizzera in cui avevamo dei compagni, un volantino intitolato “Non partite!”. E in tutto il periodo della guerra, salvo il periodo da maggio 1918 a giugno 1919 trascorso in prigione, non ho cessato di preconizzare la fine della guerra tramite la rivoluzione, con centinaia di articoli e conferenze».  
: «Mi sono recato in Italia nel mese di settembre 1914 ed ho parlato a Caccivio, provincia di Como, in un comizio di operai e contadini contro la guerra. A Milano ho cercato pure di prendere la parola contraddittoriamente in un comizio del sindacalista Corridoni, appena uscito di prigione, e convertito alla guerra di rivoluzione agli ordini di sua Maestà ! Ma la riunione terminò in un tumulto tra partigiani e avversari della guerra. In tutto il periodo di neutralità  italiana ho collaborato con articoli settimanali a Volontà  di Ancona, in risposta ai fautori di guerra, con il pretesto che avrebbe portato alla rivoluzione…fascista! In Svizzera nel mese di maggio 1915, quando l’entrata in guerra d’Italia divenne evidente, l’abbiamo distribuito in tutte le località  della Svizzera in cui avevamo dei compagni, un volantino intitolato “Non partite!. E in tutto il periodo della guerra, salvo il periodo da maggio 1918 a giugno 1919 trascorso in prigione, non ho cessato di preconizzare la fine della guerra tramite la rivoluzione, con centinaia di articoli e conferenze».  


Nel frattempo, due importanti animatori del [[movimento anarchico]] e sindacale romando – G. Herzig e J. Wintsch -, su posizoni “interventiste” abbandonano «[[Il Risveglio Anarchico]]».
Nel frattempo, due importanti animatori del [[movimento anarchico]] e sindacale romando – G. Herzig e J. Wintsch -, su posizoni “interventiste” abbandonano «[[Il Risveglio Anarchico]]».


=== Il primo dopo guerra ===
=== Il primo dopo guerra ===


Nel maggio [[1918]], in un periodo di grandi manifestazioni di piazza – poi culminate nel primo e ultimo [[sciopero generale]] svizzero del novembre – Bertoni è arrestato a Zurigo con un centinaia di anarchici, in gran parte di origine italiani (fra gli altri, [[Francesco Ghezzi]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Bruno Misefari]] e [[Giuseppe Monnanni]]). Per alcuni mesi non potrà  aver contatti con l’esterno, nemmeno con il suo avvocato. Processato nel [[1919]], dopo 13 mesi di detenzione, sarà  assolto completamente con una decina di anarchici – dall’accusa di aver favorito il trasferimento di un carico di armi dalla [[Germania]] all’[[Italia]]. Al suo rientro alla stazione ferroviaria di Ginevra Bertoni viene accolto da 15.000 persone festanti. Fin dall’ottobre [[1917]] Bertoni condanna – pur simpatizzando per la [[rivoluzione]] – i metodi autoritari e centralizzatori bolscevichi. In seguito, oramai certo dell’eliminazione di qualsiasi opposizione interna di sinistra, dagli anarchici ai socialisti rivoluzionari, organizza a Bienne nel settembre [[1922]] un congresso “chiarificatore” in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Internazionale antiautoritaria. Il convegno internazionale anarchico, al quale partecipa anche Malatesta, riafferma uno dei principi espressi nel [[1872]] e cioè che «ogni organizzazione di un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario non può essere che un inganno in più e sarebbe così pericoloso al proletariato quanto tutti i governi esistenti oggidì!». Nessuna meraviglia se alla morte di Lenin «[[Le Révéil Anarchiste|Il Risveglio Anarchico]]» scriverà :  
Nel maggio [[1918]], in un periodo di grandi manifestazioni di piazza – poi culminate nel primo e ultimo [[sciopero generale]] svizzero del novembre – Bertoni è arrestato a Zurigo con un centinaia di anarchici, in gran parte di origine italiani (fra gli altri, [[Francesco Ghezzi]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Bruno Misefari]] e [[Giuseppe Monnanni]]). Per alcuni mesi non potrà  aver contatti con l’esterno, nemmeno con il suo avvocato. Processato nel [[1919]], dopo 13 mesi di detenzione, sarà  assolto completamente con una decina di anarchici – dall’accusa di aver favorito il trasferimento di un carico di armi dalla [[Germania]] all’[[Italia]]. Al suo rientro alla stazione ferroviaria di Ginevra Bertoni viene accolto da 15.000 persone festanti. Fin dall’ottobre [[1917]] Bertoni condanna – pur simpatizzando per la [[rivoluzione]] – i metodi autoritari e centralizzatori bolscevichi. In seguito, oramai certo dell’eliminazione di qualsiasi opposizione interna di sinistra, dagli anarchici ai socialisti rivoluzionari, organizza a Bienne nel settembre [[1922]] un congresso “chiarificatore” in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Internazionale antiautoritaria. Il convegno internazionale anarchico, al quale partecipa anche Malatesta, riafferma uno dei principi espressi nel [[1872]] e cioè che «ogni organizzazione di un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario non può essere che un inganno in più e sarebbe così pericoloso al proletariato quanto tutti i governi esistenti oggidì!». Nessuna meraviglia se alla morte di Lenin «[[Le Révéil Anarchiste|Il Risveglio Anarchico]]» scriverà :  
: «È appena morto un uomo di Stato, non un uomo del Popolo».
: «È appena morto un uomo di Stato, non un uomo del Popolo».


===L'epoca fascista===
===L'epoca fascista===


Negli anni '20 e '30 l’[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni  sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall’anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all’Unione Sindacale Svizzera. D’altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e  per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d’aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull’infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all’alito graveolente del signor Bertoni […] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  
Negli anni '20 e '30 l’[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni  sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall’anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all’Unione Sindacale Svizzera. D’altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e  per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d’aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull’infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all’alito graveolente del signor Bertoni […] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  


La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l’immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L’Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell’ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l’aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale […] L’intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all’economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l’iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l’immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà ]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  
La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l’immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L’Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell’ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l’aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale […] L’intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all’economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l’iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l’immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà ]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  
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