Libertà di stampa: differenze tra le versioni

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== La Libertà di stampa in Italia ==
== La Libertà di stampa in Italia ==
   
   
In Italia la libertà di stampa, nasce progressivamente con la caduta del [[regime fascista]] di [[Benito Mussolini]], verso la fine della dittatura del maresciallo [[Pietro Badoglio]], dalla primavera del [[1943]] e in [[Italia]] nei territori liberati durante la fine della [[seconda guerra mondiale]]. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della [[Repubblica di Salò]].
La '''libertà di stampa in Italia''' nasce progressivamente con la caduta del regime [[fascista]] di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del [[1943]], e si diffonde per tutta l'[[Italia]] nei territori liberati durante la fine della seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.


Con la [[Liberazione di Roma]] nel [[1944]] da parte delle [[truppe angloamericane]], esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla [[censura fascista]], ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti a mano nella città.
Con la liberazione di Roma nel [[1944]] da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla [[censura fascista]], ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.
 
=== La libertà di stampa sancita dal art. 21 della Costituzione italiana ===
La Costituzione italiana nasce nel [[1947]], in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume, e residui delle forze di estrema destra che vogliono garantire l'accesso ai mezzi d'informazione anche alle minoranze più risicate.
 
L'articolo 21 della Costituzione italiana si trova nella Parte I, che regola i "Diritti e Doveri dei Cittadini", al Titolo I, sotto la voce "Rapporti Civili":
:«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
 
:La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
 
:Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
 
:In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
 
:La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
 
:Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni».
 
=== Motivazioni dei costituenti ===
Il particolare momento in cui ha operato la Costituente, all'uscita da un ventennio in cui la libertà era stata postposta, ha spinto una larga maggioranza dei costituenti, con ampia intesa tra forze progressiste e moderate, ad individuare nella libertà di stampa uno dei cardini del nuovo stato democratico. Le uniche riserve sono state quelle di un controllo delle manifestazioni contrarie al buon costume.
 
La tendenza, però, prevalente è stata quella di considerare l'espressione in senso stretto come libertà di produrre, senza censura preventiva, solo testi a stampa.


Con il [[secondo governo Berlusconi]] e il susseguente [[Berlusconi bis]] ([[2001]]-[[2006]]) si riscontra una grave e celata perdità di libertà di informazione. Tant'è che, nel suo rapporto annuale del [[2005]], [[Freedom House]] declassa l'Italia al 77° posto nella scala mondiale, unico paese ''partly free'' (semi-libero) dell'Europa occidentale.
Con il [[secondo governo Berlusconi]] e il susseguente [[Berlusconi bis]] ([[2001]]-[[2006]]) si riscontra una grave e celata perdità di libertà di informazione. Tant'è che, nel suo rapporto annuale del [[2005]], [[Freedom House]] declassa l'Italia al 77° posto nella scala mondiale, unico paese ''partly free'' (semi-libero) dell'Europa occidentale.
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