La strage del Teatro Diana: differenze tra le versioni

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L'intenzione era quindi quella di colpire non tanto il Teatro quanto l'hotel Diana, che però erano separati da una semplice parete, la sera del [[23 marzo]], giorno in cui si sarebbe dovuta svolgere una rappresentazione di un'operetta di Lehar (quindicesima ed ultima replica di ''Mazurka blu''). In verità , secondo quanto scrisse [[Giuseppe Mariani]] nella sua autobiografia, la prima intenzione era quella di far saltare in aria la Questura centrale di piazza San Fedele, ma il proposito fu lasciato cadere per sopraggiunte difficoltà .<ref>Ne fa riferimento lo stesso mariani nel suo volume autobiografico ''Memorie di un ex-terrorista''</ref> Il gruppo decise allora di indirizzare il proprio obiettivo sul Diana, come raccontato dallo stesso [[Giuseppe Mariani|Mariani]]:
L'intenzione era quindi quella di colpire non tanto il Teatro quanto l'hotel Diana, che però erano separati da una semplice parete, la sera del [[23 marzo]], giorno in cui si sarebbe dovuta svolgere una rappresentazione di un'operetta di Lehar (quindicesima ed ultima replica di ''Mazurka blu''). In verità , secondo quanto scrisse [[Giuseppe Mariani]] nella sua autobiografia, la prima intenzione era quella di far saltare in aria la Questura centrale di piazza San Fedele, ma il proposito fu lasciato cadere per sopraggiunte difficoltà .<ref>Ne fa riferimento lo stesso mariani nel suo volume autobiografico ''Memorie di un ex-terrorista''</ref> Il gruppo decise allora di indirizzare il proprio obiettivo sul Diana, come raccontato dallo stesso [[Giuseppe Mariani|Mariani]]:
:«... si è accreditata la “solita” storia dello anarchico che, spalancata la porta di un teatro, dissemina la morte ed il terrore, coscientemente e volontariamente. Quella sera il carico di esplosivo fu depositato al di fuori del teatro, con l’intenzione di colpire non il teatro quanto il soprastante albergo – che, secondo informazioni allora in possesso degli attentatori, serviva regolarmente da luogo di incontro tra Benito Mussolini ed il questore di Milano Gasti, entrambi acerrimi nemici degli anarchici e da questi ultimi odiati, in particolare, si credeva che proprio quella sera Gasti si dovesse trovare in quell'albergo.»  
:«... si è accreditata la “solita” storia dello anarchico che, spalancata la porta di un teatro, dissemina la morte ed il terrore, coscientemente e volontariamente. Quella sera il carico di esplosivo fu depositato al di fuori del teatro, con l'intenzione di colpire non il teatro quanto il soprastante albergo – che, secondo informazioni allora in possesso degli attentatori, serviva regolarmente da luogo di incontro tra Benito Mussolini ed il questore di Milano Gasti, entrambi acerrimi nemici degli anarchici e da questi ultimi odiati, in particolare, si credeva che proprio quella sera Gasti si dovesse trovare in quell'albergo.»  


L'ordigno esplosivo consisteva in 160 candelotti di gelatina sistemati in una cesta coperta di paglia e fu preparato a Mantova da Mariani e [[Ettore Aguggini|Aguggini]]. Il problema fu che al soppragiungere di altre persone, [[Giuseppe Mariani|Mariani]] lasciò il bagaglio-esplosivo dietro una porta che immetteva nella platea del teatro e poco prima delle 23 innescò la miccia e scappò insieme ad [[Ettore Aguggini|Aguggini]] verso [[Giuseppe Boldrini|Boldrini]] che stava poco distante (Boldrini negherà  sempre la partecipazione all'attentato). L'esplosione provocò diciasette morti immediate e un'ottantina di feriti (nei giorni seguenti quattro di questi morirono).
L'ordigno esplosivo consisteva in 160 candelotti di gelatina sistemati in una cesta coperta di paglia e fu preparato a Mantova da Mariani e [[Ettore Aguggini|Aguggini]]. Il problema fu che al soppragiungere di altre persone, [[Giuseppe Mariani|Mariani]] lasciò il bagaglio-esplosivo dietro una porta che immetteva nella platea del teatro e poco prima delle 23 innescò la miccia e scappò insieme ad [[Ettore Aguggini|Aguggini]] verso [[Giuseppe Boldrini|Boldrini]] che stava poco distante (Boldrini negherà  sempre la partecipazione all'attentato). L'esplosione provocò diciasette morti immediate e un'ottantina di feriti (nei giorni seguenti quattro di questi morirono).
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== Reazioni immediate ==
== Reazioni immediate ==
[[Image:Bruzzi Pietro-200x192-200x191.jpg|thumb|210px|[[Pietro Bruzzi]], fu accusato di complicità  nell'attentato. Per evitare l'arresto fuggì dall'[[Italia]].]]
[[Image:Bruzzi Pietro-200x192-200x191.jpg|thumb|210px|[[Pietro Bruzzi]], fu accusato di complicità  nell'attentato. Per evitare l'arresto fuggì dall'[[Italia]].]]
Subito dopo l'esplosione, una squadraccia [[fascismo|fascista]], che si trovava nei pressi del Teatro, fu richiamata dal boato e accorse sul posto, decidendo immediatamente di compiere un'azione di rappresaglia contro le sedi del giornale socialista ''Avanti!'', in via San Gregorio, e di ''[[Umanità  Nova]]'', in via Carlo Goldoni. <ref>Il [[19 aprile]] i fascisti distrussero a Pistoia la sede del giornale l'''Iconoclasta!''. Il [[5 maggio]], a Pisa, fu incendiata la tipografia de ''L’Avvenire anarchico'' </ref>
Subito dopo l'esplosione, una squadraccia [[fascismo|fascista]], che si trovava nei pressi del Teatro, fu richiamata dal boato e accorse sul posto, decidendo immediatamente di compiere un'azione di rappresaglia contro le sedi del giornale socialista ''Avanti!'', in via San Gregorio, e di ''[[Umanità  Nova]]'', in via Carlo Goldoni. <ref>Il [[19 aprile]] i fascisti distrussero a Pistoia la sede del giornale l'''Iconoclasta!''. Il [[5 maggio]], a Pisa, fu incendiata la tipografia de ''L'Avvenire anarchico'' </ref>


L'attentato fu strumentalizzato dalle istituzioni, così da giustificare la feroce [[repressione]] degli anarchici e la criminalizzazione di tutto ciò che era anche solo vagamente definibile come di "sinistra". Nonostante le intenzioni degli attentatori fossero quelle di attirare l'attenzione sulle condizioni di detenzione dei redattori di ''[[Umanità  Nova]]'' - [[Armando Borghi|Borghi]], [[Malatesta]] e [[Corrado Quaglino|Quaglino]] -, nessun motto di [[solidarietà ]] si levò per i tre anarchici. L'azione contro il "Diana", al contrario, suscitò orrore e disapprovazione, anche negli stessi ambienti anarchici (Boldrini si dichiarò sempre innocente ed anche [[Giuseppe Mariani]], una volta uscito dal [[carcere]] ammise l'inutilità  di quell'azione), per cui [[Malatesta]] e compagni rimasero in [[carcere]]; lo stesso Malatesta, venuto a conoscenza dell'esplosione, interrupe lo sciopero della fame ed espresse «il suo sdegno per il delitto esecrando che giova solo a chi opprime i lavoratori e a chi perseguita il nostro movimento». Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», pubblicherà  un articolo, intitolato ''Guerra civile'':
L'attentato fu strumentalizzato dalle istituzioni, così da giustificare la feroce [[repressione]] degli anarchici e la criminalizzazione di tutto ciò che era anche solo vagamente definibile come di "sinistra". Nonostante le intenzioni degli attentatori fossero quelle di attirare l'attenzione sulle condizioni di detenzione dei redattori di ''[[Umanità  Nova]]'' - [[Armando Borghi|Borghi]], [[Malatesta]] e [[Corrado Quaglino|Quaglino]] -, nessun motto di [[solidarietà ]] si levò per i tre anarchici. L'azione contro il "Diana", al contrario, suscitò orrore e disapprovazione, anche negli stessi ambienti anarchici (Boldrini si dichiarò sempre innocente ed anche [[Giuseppe Mariani]], una volta uscito dal [[carcere]] ammise l'inutilità  di quell'azione), per cui [[Malatesta]] e compagni rimasero in [[carcere]]; lo stesso Malatesta, venuto a conoscenza dell'esplosione, interrupe lo sciopero della fame ed espresse «il suo sdegno per il delitto esecrando che giova solo a chi opprime i lavoratori e a chi perseguita il nostro movimento». Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», pubblicherà  un articolo, intitolato ''Guerra civile'':
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