La Comune di Fiume (da anarcotico.net): differenze tra le versioni

nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 6: Riga 6:
Il [[12 settembre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio e i suoi eroici ed invasati legionari, febbricitanti d'azione, calarono da Ronchi presso Fiume irredenta, occupandola e liberandola tra il tripudio della plebe giuliva ed emancipata. Iniziava l'impresa di Fiume, e aveva preso corpo uno degli eventi più fulgidi e allo stesso tempo più degni di memoria e di rimpianto del secolo scorso; la Comune di Fiume e il fiumanesimo apparivano sulla scena del mondo, come uno schiaffo morale ebbro di audacia sul volto del potere e sprezzante tutto ciò che è borghese, normale, conformista. Per un breve istante felicità e libertà, vita e morte sarebbero coincise, si sarebbero possedute.
Il [[12 settembre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio e i suoi eroici ed invasati legionari, febbricitanti d'azione, calarono da Ronchi presso Fiume irredenta, occupandola e liberandola tra il tripudio della plebe giuliva ed emancipata. Iniziava l'impresa di Fiume, e aveva preso corpo uno degli eventi più fulgidi e allo stesso tempo più degni di memoria e di rimpianto del secolo scorso; la Comune di Fiume e il fiumanesimo apparivano sulla scena del mondo, come uno schiaffo morale ebbro di audacia sul volto del potere e sprezzante tutto ciò che è borghese, normale, conformista. Per un breve istante felicità e libertà, vita e morte sarebbero coincise, si sarebbero possedute.


I quotidiani cattolici italiani non tergiversarono nell'attaccare l'inverosimile e sublime tenzone: già il 19 settembre ''Il Momento'' di Torino parlò dell'«inconsiderato gesto di D'Annunzio» e ''L'Italia'' di Milano il 21 settembre definì «efferato bolscevismo nazionalista» l'immortale e grandioso spirito che animava i legionari di Ronchi. Quanto sono imbecilli e idioti questi cattolici, magari credevano di vilipendere, non sapevano di rivolgere a questi rivoltosi uno dei più amabili fra gli omaggi.
I quotidiani cattolici italiani non tergiversarono nell'attaccare l'inverosimile e sublime tenzone: già il [[19 settembre]] ''Il Momento'' di Torino parlò dell'«inconsiderato gesto di D'Annunzio» e ''L'Italia'' di Milano il [[21 settembre]] definì «efferato bolscevismo nazionalista» l'immortale e grandioso spirito che animava i legionari di Ronchi. Quanto sono imbecilli e idioti questi cattolici, magari credevano di vilipendere, non sapevano di rivolgere a questi rivoltosi uno dei più amabili fra gli omaggi.


Giuseppe Giulietti, segretario della Federazione Italiana Lavoratori del Mare, era stato fin dall'inizio un entusiasta sostenitore della Causa di Fiume e si era reso protagonista di uno degli episodi sovversivi più clamorosi dell'impresa fiumana: il dirottamento su Fiume, avvenuto il 10 ottobre 1919, della nave mercantile "Persia", carica di armi destinate alle truppe antibolsceviche della Russia.
Giuseppe Giulietti, segretario della Federazione Italiana Lavoratori del Mare, era stato fin dall'inizio un entusiasta sostenitore della Causa di Fiume e si era reso protagonista di uno degli episodi sovversivi più clamorosi dell'impresa fiumana: il dirottamento su Fiume, avvenuto il [[10 ottobre]] [[1919]], della nave mercantile "Persia", carica di armi destinate alle truppe antibolsceviche della Russia.
L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»


Il 15 ottobre 1919 Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
Il [[15 ottobre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»


Riga 20: Riga 20:
Intanto, oltre ai serratiani anche i fascisti di Mussolini ordivano trame di tradimento vigliacco, occultati nell'ombra come ragni e suggenti gli appoggi dei grandi gruppi finanziari, industriali e agrari, e agivano contro la causa di Fiume e la sua solatia Reggenza. Le sanguisughe indicevano sottoscrizioni per la causa di Fiume i cui proventi servivano invece per prezzolare gli squadristi dello Stato e del Capitale nella loro opera di persecuzione degli oppressi. Un libertario come D'Annunzio, profeta del proletariato dei Geniali, non avrebbe mai potuto tollerare siffatte fellonie. Dunque, una possibile rivoluzione, unica, originale ed irripetibile, abortì sul nascere e il Natale di sangue 1920 pose il suo sigillo di strage al periglioso e illuminato esempio di azione diretta che fu la fatica di Fiume: l'Esercito regolare del capitalismo italiano non ebbe pietà e schiantò l'incantato sogno.
Intanto, oltre ai serratiani anche i fascisti di Mussolini ordivano trame di tradimento vigliacco, occultati nell'ombra come ragni e suggenti gli appoggi dei grandi gruppi finanziari, industriali e agrari, e agivano contro la causa di Fiume e la sua solatia Reggenza. Le sanguisughe indicevano sottoscrizioni per la causa di Fiume i cui proventi servivano invece per prezzolare gli squadristi dello Stato e del Capitale nella loro opera di persecuzione degli oppressi. Un libertario come D'Annunzio, profeta del proletariato dei Geniali, non avrebbe mai potuto tollerare siffatte fellonie. Dunque, una possibile rivoluzione, unica, originale ed irripetibile, abortì sul nascere e il Natale di sangue 1920 pose il suo sigillo di strage al periglioso e illuminato esempio di azione diretta che fu la fatica di Fiume: l'Esercito regolare del capitalismo italiano non ebbe pietà e schiantò l'incantato sogno.


Nel 1921 D'Annunzio e i suoi legionari presero nettamente le distanze dai feroci ed infami fascisti, che per darsi un'aura di rivoluzionarismo avevano accreditato una presunta loro vicinanza spirituale alla rivolta fiumana. Nel settembre 1922 sorse a Milano un Comitato sindacale dannunziano, annunciando un programma di assoluta indipendenza da qualsiasi partito, invocando la convocazione di una Costituente sindacale per realizzare l'unità operaia, contro gli speculatori e contro i fascisti. D'Annunzio veniva indicato dal Comitato come l'uomo più adatto a condurre a termine l'impresa, dalla quale poteva avere inizio un più vasto movimento politico contro la politica e il sempre atteso rinnovamento della vita nazionale. Ma ormai il generoso tentativo di mediazione di Giulietti era caduto: un tentativo di insurrezione attuato da D'Annunzio e dagli anarchici individualisti, chissà a quale immenso rogo purificatore avrebbe portato! Ma il fuoco della rivolta arde ancora nei petti di coloro che nonostante tutto non si arrendono alla normalizzazione borghese. I bagliori della notte sfolgoreranno e si consumeranno ancora! Noi non abbracceremo un cavallo per la via in lacrime ma porremo gli insegnamenti di [[Stirner]] e di [[Nietzsche]] al di sopra di tutto. Noi porremo il nostro IO divino al di sopra di tutto!
Nel 1921 D'Annunzio e i suoi legionari presero nettamente le distanze dai feroci ed infami fascisti, che per darsi un'aura di rivoluzionarismo avevano accreditato una presunta loro vicinanza spirituale alla rivolta fiumana. Nel settembre [[1922]] sorse a Milano un Comitato sindacale dannunziano, annunciando un programma di assoluta indipendenza da qualsiasi partito, invocando la convocazione di una Costituente sindacale per realizzare l'unità operaia, contro gli speculatori e contro i fascisti. D'Annunzio veniva indicato dal Comitato come l'uomo più adatto a condurre a termine l'impresa, dalla quale poteva avere inizio un più vasto movimento politico contro la politica e il sempre atteso rinnovamento della vita nazionale. Ma ormai il generoso tentativo di mediazione di Giulietti era caduto: un tentativo di insurrezione attuato da D'Annunzio e dagli anarchici individualisti, chissà a quale immenso rogo purificatore avrebbe portato! Ma il fuoco della rivolta arde ancora nei petti di coloro che nonostante tutto non si arrendono alla normalizzazione borghese. I bagliori della notte sfolgoreranno e si consumeranno ancora! Noi non abbracceremo un cavallo per la via in lacrime ma porremo gli insegnamenti di [[Stirner]] e di [[Nietzsche]] al di sopra di tutto. Noi porremo il nostro IO divino al di sopra di tutto!


: «Il fiumanesimo è la religone nuova del dopoguerra. È la fiamma superstite delle stragi e delle decomposizioni che hanno sgretolato la coscienza dei popoli in cerca di pace. È la tenace volontà che rinnova e continua la vita, esaltandola nel calore del coraggio e della libertà. Guai a chi resta immune di fiumanesimo! L'avvenire non è per lui» [...] (Mario Carli)
: «Il fiumanesimo è la religone nuova del dopoguerra. È la fiamma superstite delle stragi e delle decomposizioni che hanno sgretolato la coscienza dei popoli in cerca di pace. È la tenace volontà che rinnova e continua la vita, esaltandola nel calore del coraggio e della libertà. Guai a chi resta immune di fiumanesimo! L'avvenire non è per lui» [...] (Mario Carli)
Riga 105: Riga 105:
Il [[5 gennaio]] [[1921]] il questore, secondo una prassi divenuta ormai abituale, chiedeva al procuratore del re sei giorni di proroga per le indagini. Scaduti i sei giorni della proroga, la pratica passava al giudice istruttore. Tranne Cerati, Tromba e Filippi, tutti gli arrestati venivano rimessi in libertà. L'intero caso si sgonfiava e le cose prendevano una piega diversa, fermo restando l'insolita intesa creatasi che ricordava alcuni complotti anarrepubblicani che avevano avuto luogo a Roma nel 1919. Dei tre inquisiti non si parlò più fino all'estate, quando fu celebrato il processo.
Il [[5 gennaio]] [[1921]] il questore, secondo una prassi divenuta ormai abituale, chiedeva al procuratore del re sei giorni di proroga per le indagini. Scaduti i sei giorni della proroga, la pratica passava al giudice istruttore. Tranne Cerati, Tromba e Filippi, tutti gli arrestati venivano rimessi in libertà. L'intero caso si sgonfiava e le cose prendevano una piega diversa, fermo restando l'insolita intesa creatasi che ricordava alcuni complotti anarrepubblicani che avevano avuto luogo a Roma nel 1919. Dei tre inquisiti non si parlò più fino all'estate, quando fu celebrato il processo.


Il 21 Luglio 1921 i tre imputati comparvero davanti alla Corte d'Assise di Milano dopo quasi sette mesi di carcere preventivo, insieme a Mario Carli e ad un altro futurista, imputati a piede libero, di complotto contro la sicurezza dello Stato. Essi avevano, secondo l'atto d'accusa ripreso da ''Il Secolo'' del 21 Luglio medesimo, «concertato e stabilito di commettere il fatto diretto a far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato, incitando con la stampa la cittadinanza a prendere le armi contro i detti poteri per la questione di Fiume, radunando persone a convegno a Milano le sere del [[27 dicembre|27]] e [[28 dicembre]] [[1920]], munendosi di armi da fuoco e di un ordigno esplosivo e stampando un supplemento straordinario del periodico ''La Testa di Ferro'', con un vibrato appello alla sommossa a mano armata».
Il [[21 luglio]] [[1921]] i tre imputati comparvero davanti alla Corte d'Assise di Milano dopo quasi sette mesi di carcere preventivo, insieme a Mario Carli e ad un altro futurista, imputati a piede libero, di complotto contro la sicurezza dello Stato. Essi avevano, secondo l'atto d'accusa ripreso da ''Il Secolo'' del [[21 luglio]] medesimo, «concertato e stabilito di commettere il fatto diretto a far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato, incitando con la stampa la cittadinanza a prendere le armi contro i detti poteri per la questione di Fiume, radunando persone a convegno a Milano le sere del [[27 dicembre|27]] e [[28 dicembre]] [[1920]], munendosi di armi da fuoco e di un ordigno esplosivo e stampando un supplemento straordinario del periodico ''La Testa di Ferro'', con un vibrato appello alla sommossa a mano armata».


Il dibattimento ridusse il complotto alle giuste proporzioni. Cerati disse che lo scopo della riunione era quello di preparare delle dimostrazioni per indurre il governo a togliere il blocco di Fiume. Annunzio Filippi, la cui rivoltella era pure guasta, dichiarò di non sapere che la scatola era una bomba e che gliela aveva affidata uno sconosciuto e che non gli sarebbe stato difficile liberarsene prima della cattura. Tromba, che l'anno prima era stato assolto in istruttoria dall'accusa di complicità nell'attentato compiuto da Bruno Filippi al Caffè Biffi, asserì di essere stato arrestato mentre curiosava in Piazza Lega Lombarda. Carli, il più lucido e puntuale di tutti nel corso del processo, spiegò che in quelle settimane il suo giornale si era proposto di "riunire tutti i partiti rivoluzionari per purificare l'Italia e liberarla dal giogo della democrazia, Antitesi dell'Eroico". Filippo Tommaso Marinetti e Alceste De Ambris, citati come testimoni, giustificarono infiammati e virili come sempre i propositi degli imputati. Il secondo tentò di leggere un messaggio di solidarietà agli imputati vergato da D'Annunzio, ma il Pubblico Ministero si oppose e il Presidente della Corte glielo impedì. Scritta a Gardone Riviera il 20 Luglio 1921, la lettera del Comandante ricordava come, mentre a Fiume ferveva una battaglia disperata, «l'eroismo solitario di Pochi» si fosse alzato «contro la sommessione di tutto il pavido regno». Egli così seguitava: «Tra quei pochi erano questi giovani legionari che, lontani dalla battaglia, non potendo accorrere, tentarono di riscuotere intorno a loro il popolo ingannato ed addormentato, cercarono di gridare la verità sanguinosa contro la congiura del silenzio. Questi accusati, soli contro l'incuranza di tutti, soli contro l'insensibilità di tutti, soli con il loro dolore e il loro furore, vollero gettare il loro grido, vollero testimoniare la loro devozione a quei fratelli che laggiù cadevano sorridendo verso le stelle annunziatrici del Figliuol d'uomo. Cadendo, morendo, erano essi i più forti. E questi giovani, che non hanno altra colpa se non di avere passato il limite in generoso delirio, questi giovani che per la Causa Santa e Bella hanno sofferto senza un lamento la prigionia e l'oppressione, oggi sono anch'essi i più forti». D'Annunzio non aveva torto a sperare nella clemenza dei "buoni giudici", che infatti assolsero tutti gli imputati dal reato più grave, la congiura. Cerati subì una lieve condanna per porto abusivo di rivoltella. Ma Annunzio Filippi, degno epigono del compianto congiunto, pagò per tutti buscandosi due anni di reclusione e uno di vigilanza speciale per la bomba.
Il dibattimento ridusse il complotto alle giuste proporzioni. Cerati disse che lo scopo della riunione era quello di preparare delle dimostrazioni per indurre il governo a togliere il blocco di Fiume. Annunzio Filippi, la cui rivoltella era pure guasta, dichiarò di non sapere che la scatola era una bomba e che gliela aveva affidata uno sconosciuto e che non gli sarebbe stato difficile liberarsene prima della cattura. Tromba, che l'anno prima era stato assolto in istruttoria dall'accusa di complicità nell'attentato compiuto da Bruno Filippi al Caffè Biffi, asserì di essere stato arrestato mentre curiosava in Piazza Lega Lombarda. Carli, il più lucido e puntuale di tutti nel corso del processo, spiegò che in quelle settimane il suo giornale si era proposto di "riunire tutti i partiti rivoluzionari per purificare l'Italia e liberarla dal giogo della democrazia, Antitesi dell'Eroico". Filippo Tommaso Marinetti e Alceste De Ambris, citati come testimoni, giustificarono infiammati e virili come sempre i propositi degli imputati. Il secondo tentò di leggere un messaggio di solidarietà agli imputati vergato da D'Annunzio, ma il Pubblico Ministero si oppose e il Presidente della Corte glielo impedì. Scritta a Gardone Riviera il [[20 luglio]] [[1921]], la lettera del Comandante ricordava come, mentre a Fiume ferveva una battaglia disperata, «l'eroismo solitario di Pochi» si fosse alzato «contro la sommessione di tutto il pavido regno». Egli così seguitava: «Tra quei pochi erano questi giovani legionari che, lontani dalla battaglia, non potendo accorrere, tentarono di riscuotere intorno a loro il popolo ingannato ed addormentato, cercarono di gridare la verità sanguinosa contro la congiura del silenzio. Questi accusati, soli contro l'incuranza di tutti, soli contro l'insensibilità di tutti, soli con il loro dolore e il loro furore, vollero gettare il loro grido, vollero testimoniare la loro devozione a quei fratelli che laggiù cadevano sorridendo verso le stelle annunziatrici del Figliuol d'uomo. Cadendo, morendo, erano essi i più forti. E questi giovani, che non hanno altra colpa se non di avere passato il limite in generoso delirio, questi giovani che per la Causa Santa e Bella hanno sofferto senza un lamento la prigionia e l'oppressione, oggi sono anch'essi i più forti». D'Annunzio non aveva torto a sperare nella clemenza dei "buoni giudici", che infatti assolsero tutti gli imputati dal reato più grave, la congiura. Cerati subì una lieve condanna per porto abusivo di rivoltella. Ma Annunzio Filippi, degno epigono del compianto congiunto, pagò per tutti buscandosi due anni di reclusione e uno di vigilanza speciale per la bomba.


Il complotto anarchico-fiumano di dicembre non fu però esclusivamente una montatura. Esso dava il polso di una situazione che da potenzialmente rivoluzionaria si stava normalizzando, ma nella quale gli elementi rivoluzionari non disposti ad accettare passivamente questo indirizzo si muovevano disperatamente in tutte le direzioni, allo scopo di mettere in crisi il sistema autoritario e repressivo del carcerario capitalismo italiano. E per fermare i pescecani della borghesia e del fascismo, talvolta le autentiche forze rivoluzionarie, come i futuristi, i dannunziani, gli anarchici individualisti delle più svariate tendenze, accantonavano le divergenze ideologiche e si univano stirnerianamente, al fine di agire.
Il complotto anarchico-fiumano di dicembre non fu però esclusivamente una montatura. Esso dava il polso di una situazione che da potenzialmente rivoluzionaria si stava normalizzando, ma nella quale gli elementi rivoluzionari non disposti ad accettare passivamente questo indirizzo si muovevano disperatamente in tutte le direzioni, allo scopo di mettere in crisi il sistema autoritario e repressivo del carcerario capitalismo italiano. E per fermare i pescecani della borghesia e del fascismo, talvolta le autentiche forze rivoluzionarie, come i futuristi, i dannunziani, gli anarchici individualisti delle più svariate tendenze, accantonavano le divergenze ideologiche e si univano stirnerianamente, al fine di agire.
64 364

contributi