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Nel [[1922]] [[Argo Secondari]], fondatore degli [[Arditi del Popolo]], in un'intervista ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], ritenne che il D'annunzio (il "Comandante" come lo chiamano in quel periodo) stesse preparando la battaglia risolutiva contro i fascisti e durante la [[Difesa di Parma del 1922]], in cui gli squadristi di [[Italo Balbo]] furono duramente sconfitti, la "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni]]" combatteva gli squadristi fianco a fianco del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. Nella sede della "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni|Legione]]" era in bella mostra una foto con dedica del D'Annunzio, donata al loro capo, il [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]]. Scrive [[Pino Cacucci]] in ''Oltretorrente'':  
Nel [[1922]] [[Argo Secondari]], fondatore degli [[Arditi del Popolo]], in un'intervista ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], ritenne che il D'annunzio (il "Comandante" come lo chiamano in quel periodo) stesse preparando la battaglia risolutiva contro i fascisti e durante la [[Difesa di Parma del 1922]], in cui gli squadristi di [[Italo Balbo]] furono duramente sconfitti, la "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni]]" combatteva gli squadristi fianco a fianco del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. Nella sede della "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni|Legione]]" era in bella mostra una foto con dedica del D'Annunzio, donata al loro capo, il [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]]. Scrive [[Pino Cacucci]] in ''Oltretorrente'':  
: «Ovvero si può dire che l'impresa Fiumana fu anche, ed ovviamente non solo, il crogiolo da cui poterono fuoriuscire e/o rivendicarne una certa continuità ideale (quella legata alla «Carta del Carnaro») le più formazioni militarmente meglio organizzate, delle [[formazioni di difesa proletaria]], che furono ben presto riconosciute ed accettate e nelle cui fila confluirono molti militanti del movimento anarchico».
: «Ovvero si può dire che l'impresa fiumana fu anche, ed ovviamente non solo, il crogiolo da cui poterono fuoriuscire e/o rivendicarne una certa continuità ideale (quella legata alla «Carta del Carnaro») le più formazioni militarmente meglio organizzate, delle [[formazioni di difesa proletaria]], che furono ben presto riconosciute ed accettate e nelle cui fila confluirono molti militanti del movimento anarchico».


La maggioranza numerica era tuttavia di militanti del partito comunista che non avevano obbedito agli ordini di [[Amedeo Bordiga]] ed avevano invece seguito il parere favorevole dell'[[Internazionale Comunista]], esplicitato da [[Nikolai Bucharin]] durante il suo incontro con Ruggero Grieco.
La maggioranza numerica era tuttavia di militanti del partito comunista che non avevano obbedito agli ordini di [[Amedeo Bordiga]] ed avevano invece seguito il parere favorevole dell'[[Internazionale Comunista]], esplicitato da [[Nikolai Bucharin]] durante il suo incontro con Ruggero Grieco.
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[[File:Gramsci.png|thumb|150 px|[[Antonio Gramsci]]]]
[[File:Gramsci.png|thumb|150 px|[[Antonio Gramsci]]]]
[[File:Lenin CL Colour.jpg|left|150 px|thumb|[[Lenin]]]]
[[File:Lenin CL Colour.jpg|left|150 px|thumb|[[Lenin]]]]
La miglior definizione del rapporto fra il [[Fascismo|fascismo]] e l'impresa di Fiume la diede [[Emilio Lussu]] (che comunque non aveva alcuna simpatia personale per Gabriele D'annunzio), conosciuto e rispettato combattente [[antifascismo|antifascista]], in un'intervista a Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro dedicato alle [[formazioni di difesa proletaria]] ed in particolare agli [[Arditi del Popolo]]. [[Emilio Lussu]] <ref>Lussu guarda con un interesse, che del resto è reciproco, ai legionari fiumani e alla loro impresa, come dimostra la lettera a lui spedita da [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di D'Annunzio. Ma, con ciò, non si può certo dire che egli sia stato influenzato propriamente dal nazionalismo italiano, come accadde invece a Orano e Cao, nella versione demagogica dannunziana e corradiniana; tantomeno da quella elitistica e aristocratica di Prezzolini e Papini. Anzi, respinge i concetti tradizionali di nazione e patria e scrive con piglio quasi marxiano nel 1921: «L'immensa schiera dei nostri contadini non aveva Patria» ([https://web.archive.org/web/20080224145735/http://www.sotziu.it/lussu/lussu_-_francioni.htm Circolo [[Giustizia e Libertà]] di Cagliari]) </ref> sosteneva che gli ex combattenti erano tutti dei socialisti potenziali che avevano maturato una concezione [[internazionalismo|internazionalista]] in trincea... :«Per capire la contraddittorietà, ma anche la sincerità di quelle tensioni ideali, pensa alle simpatie che la rivoluzione Russa riscuote tra molti legionari Fiumani, si tratta di una pagina di storia che poi è stata “accomodata” e nascosta, ma fa pensare... Perché per il fascismo era importante appropriarsi anche dell'esperienza Fiumana? È semplice: perché il fascismo non aveva la storia del partito socialista, non aveva dietro di sé la cultura cattolica del partito popolare, non aveva neppure le vecchie tradizioni risorgimentali dei liberali; si trattava di un movimento nuovo, che si muoveva solo nella logica della presa del potere, privo di solide radici ideologiche o simboliche, che cercava di “mettere il cappello” ad un'ampia fetta di popolazione in cui era percepibile un disagio istintivo... Il fascismo aveva, insomma, l'esigenza di appropriarsi di una “storia” altrui, non avendone una propria... ». <ref> Da intervista di [http://archive.is/UUJYC Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro sulla storia degli Arditi del Popolo] </ref>
La miglior definizione del rapporto fra il [[Fascismo|fascismo]] e l'impresa di Fiume la diede [[Emilio Lussu]] (che comunque non aveva alcuna simpatia personale per Gabriele D'annunzio), conosciuto e rispettato combattente [[antifascismo|antifascista]], in un'intervista a Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro dedicato alle [[formazioni di difesa proletaria]] ed in particolare agli [[Arditi del Popolo]]. [[Emilio Lussu]] <ref>Lussu guarda con un interesse, che del resto è reciproco, ai legionari fiumani e alla loro impresa, come dimostra la lettera a lui spedita da [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di D'Annunzio. Ma, con ciò, non si può certo dire che egli sia stato influenzato propriamente dal nazionalismo italiano, come accadde invece a Orano e Cao, nella versione demagogica dannunziana e corradiniana; tantomeno da quella elitistica e aristocratica di Prezzolini e Papini. Anzi, respinge i concetti tradizionali di nazione e patria e scrive con piglio quasi marxiano nel 1921: «L'immensa schiera dei nostri contadini non aveva Patria» ([https://web.archive.org/web/20080224145735/http://www.sotziu.it/lussu/lussu_-_francioni.htm Circolo [[Giustizia e Libertà]] di Cagliari]) </ref> sosteneva che gli ex combattenti erano tutti dei socialisti potenziali che avevano maturato una concezione [[internazionalismo|internazionalista]] in trincea... :«Per capire la contraddittorietà, ma anche la sincerità di quelle tensioni ideali, pensa alle simpatie che la rivoluzione Russa riscuote tra molti legionari Fiumani, si tratta di una pagina di storia che poi è stata “accomodata” e nascosta, ma fa pensare... Perché per il fascismo era importante appropriarsi anche dell'esperienza fiumana? È semplice: perché il fascismo non aveva la storia del partito socialista, non aveva dietro di sé la cultura cattolica del partito popolare, non aveva neppure le vecchie tradizioni risorgimentali dei liberali; si trattava di un movimento nuovo, che si muoveva solo nella logica della presa del potere, privo di solide radici ideologiche o simboliche, che cercava di “mettere il cappello” ad un'ampia fetta di popolazione in cui era percepibile un disagio istintivo... Il fascismo aveva, insomma, l'esigenza di appropriarsi di una “storia” altrui, non avendone una propria... ». <ref> Da intervista di [http://archive.is/UUJYC Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro sulla storia degli Arditi del Popolo] </ref>


Il [[6 gennaio]] [[1921]] su «L'Ordine Nuovo» comparve un articolo firmato da [[Antonio Gramsci]] in cui veniva espressa la sua posizione rispetto a tale evento. Egli riteneva che i fatti di Fiume fossero emblema della debolezza dello [[Stato]] borghese italiano. A fronte di tale condizione il partito socialista si dimostrava incapace di approfittarne non riuscendo a far deflagrare una [[rivoluzione sociale]]  sull'onda di quella [[rivoluzione russa|russa]]. Lo stesso Giolitti si dimostrava ambiguo, da una parte insultando i legionari <ref>
Il [[6 gennaio]] [[1921]] su «L'Ordine Nuovo» comparve un articolo firmato da [[Antonio Gramsci]] in cui veniva espressa la sua posizione rispetto a tale evento. Egli riteneva che i fatti di Fiume fossero emblema della debolezza dello [[Stato]] borghese italiano. A fronte di tale condizione il partito socialista si dimostrava incapace di approfittarne non riuscendo a far deflagrare una [[rivoluzione sociale]]  sull'onda di quella [[rivoluzione russa|russa]]. Lo stesso Giolitti si dimostrava ambiguo, da una parte insultando i legionari <ref>
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