Il Primo Maggio: differenze tra le versioni

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Il [[20 febbraio]] [[1919]] fu introdotta la giornata lavorativa di 8 ore nelle fabbriche metallurgiche in seguito ad un accordo tra la FIOM e gli industriali <ref>[http://www.fiom.cgil.it/profilo.htm Breve profilo storico della FIOM]</ref>. Dopo il [[biennio rosso]] e dopo anni di lotte pagate a caro prezzo di numerosi morti, finalmente i lavoratori riuscirono il [[10 marzo]] [[1923]], in piena epoca [[fascista]], ad ottenere la giornata lavorativa di otto ore per tutti:
Il [[20 febbraio]] [[1919]] fu introdotta la giornata lavorativa di 8 ore nelle fabbriche metallurgiche in seguito ad un accordo tra la FIOM e gli industriali <ref>[http://www.fiom.cgil.it/profilo.htm Breve profilo storico della FIOM]</ref>. Dopo il [[biennio rosso]] e dopo anni di lotte pagate a caro prezzo di numerosi morti, finalmente i lavoratori riuscirono il [[10 marzo]] [[1923]], in piena epoca [[fascista]], ad ottenere la giornata lavorativa di otto ore per tutti:
:«Il disegno di legge sugli orari, presentato dal socialista Filippo Turati, viene recepito dal Regio Decreto Legge n° 692, che stabilisce le 8 ore giornaliere di lavoro e le 48 ore settimanali, oltre a prevedere 12 ore di straordinario, da effettuarsi previa comunicazione all'Ispettorato del lavoro. Questo fondamentale atto legislativo, approvato dal primo governo Mussolini con un gravissimo ritardo rispetto alle altre nazioni europee (gli edili e i meccanici inglesi ottennero la riduzione a nove ore già nel 1872, mentre in Russia le definitive otto ore ottenute dagli operai nel 1917 furono una colonna portante delle rivendicazioni rivoluzionarie già dal 1905), non deve però essere letto come una concessione del Governo al proletariato, bensì come la vittoria di una lotta durata più di un secolo e mezzo. La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848.» <ref>[http://www.infoaut.org/blog/storia-di-classe/item/684-10-marzo-1923-in-italia-viene-approvata-la-giornata-lavorativa-di-8-ore 10 marzo 1923: in Italia viene approvata la giornata lavorativa di 8 ore]</ref>
:«Il disegno di legge sugli orari, presentato dal socialista Filippo Turati, viene recepito dal Regio Decreto Legge n° 692, che stabilisce le 8 ore giornaliere di lavoro e le 48 ore settimanali, oltre a prevedere 12 ore di straordinario, da effettuarsi previa comunicazione all'Ispettorato del lavoro. Questo fondamentale atto legislativo, approvato dal primo governo Mussolini con un gravissimo ritardo rispetto alle altre nazioni europee (gli edili e i meccanici inglesi ottennero la riduzione a nove ore già nel 1872, mentre in Russia le definitive otto ore ottenute dagli operai nel 1917 furono una colonna portante delle rivendicazioni rivoluzionarie già dal 1905), non deve però essere letto come una concessione del Governo al proletariato, bensì come la vittoria di una lotta durata più di un secolo e mezzo. La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848.» <ref>[http://archive.is/UPBWq 10 marzo 1923: in Italia viene approvata la giornata lavorativa di 8 ore]</ref>


Con l'avvento del [[Fascismo]] la festa del lavoro venne di fatto cancellata, essendo stata spostata alla data del [[21 aprile]], facendola coincidere con la festa del Natale di Roma. In [[Germania]] il [[Nazismo|nazismo]], nell'ambito del progetto nazionalistico, la ribattezzò propagandisticamente con il nome di “Festa del lavoro nazionale”.
Con l'avvento del [[Fascismo]] la festa del lavoro venne di fatto cancellata, essendo stata spostata alla data del [[21 aprile]], facendola coincidere con la festa del Natale di Roma. In [[Germania]] il [[Nazismo|nazismo]], nell'ambito del progetto nazionalistico, la ribattezzò propagandisticamente con il nome di “Festa del lavoro nazionale”.
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