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=== L'individualismo ===
=== L'individualismo ===


Giuseppe Monnanni, militante del CPVP e del gruppo giovanile anarchico di Arezzo, è un [[anarco-individualismo|anarchico-individualista]] critico degli anarchici amorali come [[Libero Tancredi]] (pseudonimo di Massimo Rocca). Trasferitosi a Firenze nel [[1907]], frequenta gli ambienti anarchici cittadini, dove incontra [[Leda Rafanelli]], all'epoca coniugata con il tipografo [[Luigi Polli]], di cui si innamora e a cui resterà  legato per buona parte della sua vita.
Giuseppe Monnanni, militante del CPVP e del gruppo giovanile anarchico di Arezzo, è un [[anarco-individualismo|anarchico-individualista]] critico degli anarchici amorali come [[Libero Tancredi]] (pseudonimo di Massimo Rocca). Trasferitosi a Firenze nel [[1907]], frequenta gli ambienti anarchici cittadini, dove incontra [[Leda Rafanelli]], all'epoca coniugata con il tipografo [[Luigi Polli]], di cui si innamora e a cui resterà  legato per buona parte della sua vita.


Collabora alla rivista d'arte e d'anarchia «[[Vir]]», a cui danno il loro contributo personalità  del calibro di [[Giovanni Papini]], [[Sem Benedetti]], [[Leda Rafanelli]], [[Camillo Signorini]], [[Oberdan Gigli]], [[Giovanni Baldazzi]], ecc. Firmandosi ''Monanni'' (con tre enne), ma anche ''Vir'' e ''Hostem'', pubblica moltissimi articoli in cui esplicita il proprio pensiero [[anarco-individualismo|anarchico ed individualista]]:
Collabora alla rivista d'arte e d'anarchia «[[Vir]]», a cui danno il loro contributo personalità  del calibro di [[Giovanni Papini]], [[Sem Benedetti]], [[Leda Rafanelli]], [[Camillo Signorini]], [[Oberdan Gigli]], [[Giovanni Baldazzi]], ecc. Firmandosi ''Monanni'' (con tre enne), ma anche ''Vir'' e ''Hostem'', pubblica moltissimi articoli in cui esplicita il proprio pensiero [[anarco-individualismo|anarchico ed individualista]]:


:«Siamo contro la società  così come è costituita e contro tutte le costruzioni societariste [...], l'anarchia e il socialismo vogliono in fondo instaurare, generalizzandolo per decreto o per educazione, il principio stesso di giustizia che informa la società  attuale e che comprende o dovrebbe comprendere, con l'eguaglianza, la fratellanza o la libertà ».
:«Siamo contro la società  così come è costituita e contro tutte le costruzioni societariste [...], l'anarchia e il socialismo vogliono in fondo instaurare, generalizzandolo per decreto o per educazione, il principio stesso di giustizia che informa la società  attuale e che comprende o dovrebbe comprendere, con l'eguaglianza, la fratellanza o la libertà ».


Monnanni e gli individualisti devono a dover fronteggiare l'ostracismo della corrente [[Comunismo anarchico|comunista anarchica]], tant'è che il congresso di Roma del [[1907]] ne sancisce addirittura l'emarginazione. Nel [[1908]] [[Leda Rafanelli|Rafanelli]] e Monnani si trasferiscono a Milano, fondano la «Libreria Editrice Sociale» grazie alla quale nei tre anni seguenti pubblicano anche tre [[stampa anarchica|giornali]]: «Sciarpa Nera», «La Questione sociale» e «La Rivolta», in cui principalmente sarà  approfondito il dibattito interno tra la [[correnti anarchiche|corrente comunista e quella individualista]].
Monnanni e gli individualisti devono a dover fronteggiare l'ostracismo della corrente [[Comunismo anarchico|comunista anarchica]], tant'è che il congresso di Roma del [[1907]] ne sancisce addirittura l'emarginazione. Nel [[1908]] [[Leda Rafanelli|Rafanelli]] e Monnani si trasferiscono a Milano, fondano la «Libreria Editrice Sociale» grazie alla quale nei tre anni seguenti pubblicano anche tre [[stampa anarchica|giornali]]: «Sciarpa Nera», «La Questione sociale» e «La Rivolta», in cui principalmente sarà  approfondito il dibattito interno tra la [[correnti anarchiche|corrente comunista e quella individualista]].


L'anarchico aretino stabilisce un sodalizio artistico con l'[[anarco-futurismo|anarchico futurista]] [[Carlo Carrà ]], partecipa alle conferenze con [[Maria Rygier]] per celebrare [[Gaetano Bresci]], inoltre sostiene pubblicamente [[Francisco Ferrer]] e manifesta il suo dissenso alla guerra italo-turca. In questo modo accentuerà  il distacco dagli [[individualismo|individualisti]] come [[Libero Tancredi]], non senza ragioni, visto che quest'ultimo finirà  col diventare fascista. Nel [[1910]], dalla relazione con [[Leda Rafanelli|Leda]], nasce un figlio, Marsilio (alias Aini).
L'anarchico aretino stabilisce un sodalizio artistico con l'[[anarco-futurismo|anarchico futurista]] [[Carlo Carrà ]], partecipa alle conferenze con [[Maria Rygier]] per celebrare [[Gaetano Bresci]], inoltre sostiene pubblicamente [[Francisco Ferrer]] e manifesta il suo dissenso alla guerra italo-turca. In questo modo accentuerà  il distacco dagli [[individualismo|individualisti]] come [[Libero Tancredi]], non senza ragioni, visto che quest'ultimo finirà  col diventare fascista. Nel [[1910]], dalla relazione con [[Leda Rafanelli|Leda]], nasce un figlio, Marsilio (alias Aini).


=== La prima guerra mondiale e l'esilio in Svizzera ===
=== La prima guerra mondiale e l'esilio in Svizzera ===


Scoppiata la prima guerra mondiale, non rispondere alla chiamata alle armi e ripara a Ginevra, dove troverà  appoggio e sostegno nell'anarchico italo-svizzero [[Luigi Bertoni]]. Collabora a «L'Avvenire anarchico», all'«Avanti!» e a «[[Il Risveglio Anarchico]]», tutti [[stampa anarchica|giornali]] in cui esplicita le proprie concezioni [[antimilitarismo|antimilitariste]] e [[autorità |antiautoritarie]]. Per gli [[Manifesto dei Sedici|anarchici che si sono espressi a favore dell'intervento nella prima guerra mondiale]] scrive ''Quei pochi anarchici che han deviato'':
Scoppiata la prima guerra mondiale, non rispondere alla chiamata alle armi e ripara a Ginevra, dove troverà  appoggio e sostegno nell'anarchico italo-svizzero [[Luigi Bertoni]]. Collabora a «L'Avvenire anarchico», all'«Avanti!» e a «[[Il Risveglio Anarchico]]», tutti [[stampa anarchica|giornali]] in cui esplicita le proprie concezioni [[antimilitarismo|antimilitariste]] e [[autorità |antiautoritarie]]. Per gli [[Manifesto dei Sedici|anarchici che si sono espressi a favore dell'intervento nella prima guerra mondiale]] scrive ''Quei pochi anarchici che han deviato'':
[[File:Le revéil anarchiste-il riveglio anarchico.jpg|thumb|left|280 px|Testata di «[[Il Risveglio Anarchico|Le Revéil Anarchiste]]», giornale bilingue (francese e italiano) di [[Luigi Bertoni]] a cui Monnanni collabora durante l'esilio in Svizzera]]
[[File:Le revéil anarchiste-il riveglio anarchico.jpg|thumb|left|280 px|Testata di «[[Il Risveglio Anarchico|Le Revéil Anarchiste]]», giornale bilingue (francese e italiano) di [[Luigi Bertoni]] a cui Monnanni collabora durante l'esilio in Svizzera]]
:«Se il fatto della guerra li ha sorpresi, vuol dire che non erano convinti; se li ha convertiti, vuol dire che non erano convinti; se li ha spaventati, vuol dire che erano deboli; se li ha confusi con quella folla variopinta di pseudo socialisti e sindacalisti che gridano compassionevolmente alla guerra, vuol dire che degni di tale pantano. Se erano, se sono anarchici, anche in questo momento non possono trovarsi d'accordo con altri che anarchici non si dicono [...] Quel che ci preme è negare subito che vi possa essere il benché minimo rapporto tra individualismo e guerra, come qualcuno vorrebbe far credere. Anzi, proprio la tendenza individualista dell'anarchismo è quella che maggiormente si allontana dalle ideologie democratiche in nome delle quali si è compiuto il mostruoso connubio guerrafondaio in Italia» (''Individualismo anarchico e guerra'', «Il Libertario», [[11 marzo]] [[1915]])
:«Se il fatto della guerra li ha sorpresi, vuol dire che non erano convinti; se li ha convertiti, vuol dire che non erano convinti; se li ha spaventati, vuol dire che erano deboli; se li ha confusi con quella folla variopinta di pseudo socialisti e sindacalisti che gridano compassionevolmente alla guerra, vuol dire che degni di tale pantano. Se erano, se sono anarchici, anche in questo momento non possono trovarsi d'accordo con altri che anarchici non si dicono [...] Quel che ci preme è negare subito che vi possa essere il benché minimo rapporto tra individualismo e guerra, come qualcuno vorrebbe far credere. Anzi, proprio la tendenza individualista dell'anarchismo è quella che maggiormente si allontana dalle ideologie democratiche in nome delle quali si è compiuto il mostruoso connubio guerrafondaio in Italia» (''Individualismo anarchico e guerra'', «Il Libertario», [[11 marzo]] [[1915]])


Prosegue tenacemente la sua attività  propagandistica scrivendo sulla rivista di avanguardia «Les Tablettes», edita dal gruppo ginevrino ''Entre Nous'' del Café Vigny, e pubblica nel [[1917]], a Zurigo, ''A testa alta'', un vero e proprio inno alla diserzione. Nella stessa città  collabora con la Libreria Internazionale e, essendo in corrispondenza con [[Filippo Turati]], scrive
Prosegue tenacemente la sua attività  propagandistica scrivendo sulla rivista di avanguardia «Les Tablettes», edita dal gruppo ginevrino ''Entre Nous'' del Café Vigny, e pubblica nel [[1917]], a Zurigo, ''A testa alta'', un vero e proprio inno alla diserzione. Nella stessa città  collabora con la Libreria Internazionale e, essendo in corrispondenza con [[Filippo Turati]], scrive
sulla «Critica Sociale». A Zurigo era presente una folta comunità  di anarchici italiani, in maggior parte renitenti alla leva o disertori: i [[comunismo libertario|comunisti libertari]] [[Attilio Copetti]], [[Eugenio Girolo]], [[Flaminio Spotti]], [[Edoardo Castelli]] e [[Bruno Misefari]] (questi libertari italiani erano soprannominati da Monnanni “i morti”); gli [[anarco-individualismo|individualisti]] [[Francesco Ghezzi]], [[Charles Restelli]], [[Pietro Bruzzi]] e lo stesso Monnanni.
sulla «Critica Sociale». A Zurigo era presente una folta comunità  di anarchici italiani, in maggior parte renitenti alla leva o disertori: i [[comunismo libertario|comunisti libertari]] [[Attilio Copetti]], [[Eugenio Girolo]], [[Flaminio Spotti]], [[Edoardo Castelli]] e [[Bruno Misefari]] (questi libertari italiani erano soprannominati da Monnanni “i morti”); gli [[anarco-individualismo|individualisti]] [[Francesco Ghezzi]], [[Charles Restelli]], [[Pietro Bruzzi]] e lo stesso Monnanni.


Arrestato il [[13 settembre]] [[1918]] insieme ad altri anarchici (tra cui [[Ugo Fedeli]] e [[Bruno Misefari]]) per un presunto «complotto delle bombe di Zurigo», è bollato come «anarchico pericoloso» e rimane in carcere preventivo, e al processo del [[13 giugno]] [[1919]] (con [[Aldo Torriani]], [[Giorgio Giordano]], [[Marino Brigo]], [[Albert Weil]] e tre o quattro agenti tedeschi) viene condannato a 20 mesi di reclusione a Regensdorf con l'accusa di aver cospirato in [[rivoluzione|chiave rivoluzionaria]] contro l'[[Italia]] e nell'interesse della [[Germania]].
Arrestato il [[13 settembre]] [[1918]] insieme ad altri anarchici (tra cui [[Ugo Fedeli]] e [[Bruno Misefari]]) per un presunto «complotto delle bombe di Zurigo», è bollato come «anarchico pericoloso» e rimane in carcere preventivo, e al processo del [[13 giugno]] [[1919]] (con [[Aldo Torriani]], [[Giorgio Giordano]], [[Marino Brigo]], [[Albert Weil]] e tre o quattro agenti tedeschi) viene condannato a 20 mesi di reclusione a Regensdorf con l'accusa di aver cospirato in [[rivoluzione|chiave rivoluzionaria]] contro l'[[Italia]] e nell'interesse della [[Germania]].
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=== Il ritorno in Italia e l'avvento del fascismo ===
=== Il ritorno in Italia e l'avvento del fascismo ===


Liberato a metà  nel gennaio del [[1920]], viene consegnato alle [[autorità ]] italiane in quanto disertore. Monnanni è immediatamente trasferito al [[carcere]] militare di Firenze, processato e lievemente condannato per diserzione. Nel dopoguerra ritorna insieme a [[Leda Rafanelli]]. Con l'ascesa del [[fascismo]] la loro vita si fa ogni giorno più difficile: nel [[1923]] gli squadristi mettono a soqquadro i locali dell'appena rinnovata «Casa Editrice Sociale» e la polizia gli sequestra materiale ritenuto sovversivo. Monnanni viene anche arrestato e subito dopo rilasciato. In pieno [[Fascismo|regime fascista]] i due, tra mille difficoltà , proseguono l'attività  editoriale come «Casa Editrice Monanni».
Liberato a metà  nel gennaio del [[1920]], viene consegnato alle [[autorità ]] italiane in quanto disertore. Monnanni è immediatamente trasferito al [[carcere]] militare di Firenze, processato e lievemente condannato per diserzione. Nel dopoguerra ritorna insieme a [[Leda Rafanelli]]. Con l'ascesa del [[fascismo]] la loro vita si fa ogni giorno più difficile: nel [[1923]] gli squadristi mettono a soqquadro i locali dell'appena rinnovata «Casa Editrice Sociale» e la polizia gli sequestra materiale ritenuto sovversivo. Monnanni viene anche arrestato e subito dopo rilasciato. In pieno [[Fascismo|regime fascista]] i due, tra mille difficoltà , proseguono l'attività  editoriale come «Casa Editrice Monanni».
[[File:Leda rafanelli.jpg|thumb|left|150 px|[[Leda Rafanelli]], anarchica e scrittrice italiana, fu per lungo tempo compagna di Giuseppe Monnanni]]
[[File:Leda rafanelli.jpg|thumb|left|150 px|[[Leda Rafanelli]], anarchica e scrittrice italiana, fu per lungo tempo compagna di Giuseppe Monnanni]]
Nel [[1927]] Mussolini in persona chiede informazioni sull'anarchico aretino direttamente al prefetto di Milano, il quale gli riporta che Monnanni «non si interessa di politica e pare anzi che voglia abbandonare le sue vecchie idee. Attualmente pubblica volumi di filosofia e coltura in generale, e fornisce parecchie biblioteche fasciste. Ha recentemente pubblicato il volume intitolato Sindacalismo Nazionale dell'Avv. Ezio Maria Olivetti del Popolo d'Italia».  
Nel [[1927]] Mussolini in persona chiede informazioni sull'anarchico aretino direttamente al prefetto di Milano, il quale gli riporta che Monnanni «non si interessa di politica e pare anzi che voglia abbandonare le sue vecchie idee. Attualmente pubblica volumi di filosofia e coltura in generale, e fornisce parecchie biblioteche fasciste. Ha recentemente pubblicato il volume intitolato Sindacalismo Nazionale dell'Avv. Ezio Maria Olivetti del Popolo d'Italia».  
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Nel [[1928]] pubblica le opere di [[Nietzsche]] (rieditate nel [[1940]]). L'[[1929|anno seguente]] «fonti confidenziali» segnalano però che Giuseppe Monnanni ha stabilito relazioni con i [[antifascismo|fuorisciti antifascisti]], inoltre il suo nome viene trovato in un'agenda sequestrata a [[Camillo Berneri]].  
Nel [[1928]] pubblica le opere di [[Nietzsche]] (rieditate nel [[1940]]). L'[[1929|anno seguente]] «fonti confidenziali» segnalano però che Giuseppe Monnanni ha stabilito relazioni con i [[antifascismo|fuorisciti antifascisti]], inoltre il suo nome viene trovato in un'agenda sequestrata a [[Camillo Berneri]].  


Dopo oltre un ventennio di burrascosa convivenza, nel [[1934]], Monnanni lascia [[Leda Rafanelli|Leda Rafanelli]] per Albina Zanini, con cui si unisce in matrimonio. Ottenuto nel [[1936]] il passaporto, l'anno successivo si trattiene per 9 giorni in [[Francia]] (Parigi e Nizza), ufficialmente per ragioni d'affari, ma resta un mistero la solerzia con cui le [[autorità ]] gli hanno rilasciato i documenti. Un nuovo viaggio oltralpe viene intrapreso l'anno successivo, in un periodo imprecisato tra il febbraio e il giugno [[1938]].  
Dopo oltre un ventennio di burrascosa convivenza, nel [[1934]], Monnanni lascia [[Leda Rafanelli|Leda Rafanelli]] per Albina Zanini, con cui si unisce in matrimonio. Ottenuto nel [[1936]] il passaporto, l'anno successivo si trattiene per 9 giorni in [[Francia]] (Parigi e Nizza), ufficialmente per ragioni d'affari, ma resta un mistero la solerzia con cui le [[autorità ]] gli hanno rilasciato i documenti. Un nuovo viaggio oltralpe viene intrapreso l'anno successivo, in un periodo imprecisato tra il febbraio e il giugno [[1938]].  


Nel luglio [[1939]] è «arrestato dall'Organismo diretto dall'Ispettore Generale di P.S. Comm. Peruzzi e passato in carcere a disposizione del Tribunale Speciale». Dopo tre mesi Monnanni viene liberato, ma si trova in tale stato di disperazione, soprattutto per problemi a carattere economico, che decide di scrivere una supplica al Duce: «...sono all'estremo della mia resistenza e non vedo quale strada possa prendere per sistemare la mia famiglia. Se è necessario dare altri dettagli, vogliate chiedermeli...». In seguito Monnanni si farà  ancora più esplicito: «Al Duce: sono sempre in attesa d'un vostro tangibile segno di ricompensa pel servizio resovi» (in calce l'annotazione di un imprecisato “provveduto” in data [[9 gennaio]] [[1941]]).  
Nel luglio [[1939]] è «arrestato dall'Organismo diretto dall'Ispettore Generale di P.S. Comm. Peruzzi e passato in carcere a disposizione del Tribunale Speciale». Dopo tre mesi Monnanni viene liberato, ma si trova in tale stato di disperazione, soprattutto per problemi a carattere economico, che decide di scrivere una supplica al Duce: «...sono all'estremo della mia resistenza e non vedo quale strada possa prendere per sistemare la mia famiglia. Se è necessario dare altri dettagli, vogliate chiedermeli...». In seguito Monnanni si farà  ancora più esplicito: «Al Duce: sono sempre in attesa d'un vostro tangibile segno di ricompensa pel servizio resovi» (in calce l'annotazione di un imprecisato “provveduto” in data [[9 gennaio]] [[1941]]).  


Ai problemi economici, dovuti alle difficoltà  per rimettere in piedi l'attività  della «Casa Editrice Sociale», si aggiungono anche quelli affettivi: nel [[1944]] muore tragicamente il suo amato figlio Marsilio.
Ai problemi economici, dovuti alle difficoltà  per rimettere in piedi l'attività  della «Casa Editrice Sociale», si aggiungono anche quelli affettivi: nel [[1944]] muore tragicamente il suo amato figlio Marsilio.


=== Il secondo dopo guerra ===
=== Il secondo dopo guerra ===
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