Francesco Barbieri: differenze tra le versioni

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Nato in un'agiata famiglia calabrese, intraprende gli studi superiori conseguendo il diploma di perito agrario nel [[1914]]. A scuola conosce diversi esponenti socialisti ed anarchici. Barbieri si impegna risolutamente nella diffusione delle idee libertarie, contro la guerra e il [[militarismo]] in genere.
Nato in un'agiata famiglia calabrese, intraprende gli studi superiori conseguendo il diploma di perito agrario nel [[1914]]. A scuola conosce diversi esponenti socialisti ed anarchici. Barbieri si impegna risolutamente nella diffusione delle idee libertarie, contro la guerra e il [[militarismo]] in genere.


La [[polizia]] apre un fascicolo su di lui, schedandolo come sovversivo-anarchico. Nell'aprile del [[1921]] emigra in [[Argentina]] all’avvento del [[fascismo]] in [[Italia]]. Si stabilisce a Buenos Aires e, in un clima da [[Semana Trágica (Argentina)|guerra sociale]] e di [[repressione]], entra a far parte del “Comitato Antifascista Italiano” e conosce numerosi anarco-sindacalisti della [[FORA]]. Con l'arrivo di [[Severino Di Giovanni]] in [[Argentina]] Barbieri, detto “Chico il professore”, si unisce alla banda di Di Giovanni, che sarà  responsabile di numerosi attentati tra il [[1927]] e il [[1928]] contro gli interessi italo-americani a Buenos Aires, anche in risposta alle condanne ed esecuzione di [[Sacco e Vanzetti]].<ref>[http://epheman.perso.neuf.fr/decembre14.html#barbieri Ephemerides anarchistes]</ref> Essi praticheranno anche degli “[[espropriazione|espropri]]” di [[banca|banche]] per finanziare la propaganda e l'aiuto ai compagni vittime della [[repressione]].  
La [[polizia]] apre un fascicolo su di lui, schedandolo come sovversivo-anarchico. Nell'aprile del [[1921]] emigra in [[Argentina]] all’avvento del [[fascismo]] in [[Italia]]. Si stabilisce a Buenos Aires e, in un clima da [[Semana Trágica (Argentina)|guerra sociale]] e di [[repressione]], entra a far parte del “Comitato Antifascista Italiano” e conosce numerosi anarco-sindacalisti della [[FORA]]. Con l'arrivo di [[Severino Di Giovanni]] in [[Argentina]] Barbieri, detto “Chico il professore”, si unisce alla banda di Di Giovanni, che sarà  responsabile di numerosi attentati tra il [[1927]] e il [[1928]] contro gli interessi italo-americani a Buenos Aires, anche in risposta alle condanne ed esecuzione di [[Sacco e Vanzetti]].<ref>[http://epheman.perso.neuf.fr/decembre14.html#barbieri Ephemerides anarchistes]</ref> Essi praticheranno anche degli “[[espropriazione|espropri]]di [[banca|banche]] per finanziare la propaganda e l'aiuto ai compagni vittime della [[repressione]].  


Dopo l'attentato del [[3 maggio]] [[1928]] al Consolato Italiano che provoca la morte di nove persone, il [[anarchismo argentino|movimento anarchico argentino]] critica aspramente il gruppo, che deciderà  di dissolversi. Barbieri si trasferirà  in [[Uruguay]] e poi in [[Brasile]]. Espulso verso l'[[Italia]] per esservi processato, riuscirà  a fuggire e a raggiungere la [[Francia]] da cui sarà  espulso a causa delle sue attività  anarchiche ed antifasciste. Riparato in [[Svizzera]], viene espulso. Stessa sorte gli tocca dopo aver raggiunto la [[Spagna]].  
Dopo l'attentato del [[3 maggio]] [[1928]] al Consolato Italiano che provoca la morte di nove persone, il [[anarchismo argentino|movimento anarchico argentino]] critica aspramente il gruppo, che deciderà  di dissolversi. Barbieri si trasferirà  in [[Uruguay]] e poi in [[Brasile]]. Espulso verso l'[[Italia]] per esservi processato, riuscirà  a fuggire e a raggiungere la [[Francia]] da cui sarà  espulso a causa delle sue attività  anarchiche ed antifasciste. Riparato in [[Svizzera]], viene espulso. Stessa sorte gli tocca dopo aver raggiunto la [[Spagna]].  
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Così [[Tosca Tantini]] racconterà  in una lettera alla madre di Camillo, [[Adalgisa Fochi]], gli ultimi istanti di vita dell'anarchico:
Così [[Tosca Tantini]] racconterà  in una lettera alla madre di Camillo, [[Adalgisa Fochi]], gli ultimi istanti di vita dell'anarchico:
:«Verso sera vennero  otto individui per eseguire una perquisizione. Fu solo allora che comprendemmo di essere chiusi in un cerchio dal quale difficilmente si sarebbe usciti. Ci guardammo preoccupati, solo Camillo sorrideva: “ Non è il momento di sorridere” gli dicemmo.  “ Lo  so – ci rispose -  ma che volete farci? Chi poteva precedere una cosa simile? “ Gli invasori cominciarono un via vai ; asportarono molte cose fra cui in nostri materassi. Tutti eravamo nervosi per quanto succedeva, escluso il suo Camillo, che continuava a lavorare. “ Lavorate anche voi – ci disse – nel lavoro troverete la calma.” A un certo momento uno della pattuglia incominciò ad osservare gli incartamenti che  Berneri teneva sopra il tavolo da lavoro.  Subito dopo l’investigatore uscì e per le scale lo sentimmo gridare : “ Arriba està  un assunto muy serio”. Poi diede disposizioni perché una camionetta venisse a prendere tutto. Fu solo allora che Berneri perdette la sua serenità , il suo ascetico viso si fece rosso infiammato, poi bianco. “ Piuttosto che mi tocchino una sola cartella – ci disse – preferisco che mi taglino una gamba. Anche la vita sono disposto a dare, ma che non tocchino una carta.” Si rimise tosto a tavolino e , mano a mano , che  il suo lavoro proseguiva, il suo viso si ricomponeva, tanto che la serenità  ritornò nel suo sguardo. Verso le sei del giorno 5 lo pregammo di tralasciare e, cedendo alle nostre insistenze , venne nell'anticamera con noi. E poiché il mortaio tirava verso la nostra casa  egli per distrarci faceva dello spirito e ci raccontava delle storielle divertenti.  In quelle condizioni di spirito lo trovarono i carnefici, quando verso le sette vennero a prenderlo. Pochi  istanti prima Berneri aveva preparatole scarpe  e l’impermeabile a portata di mano, come presentisse di dovere uscire. Si vestì con la massima calma e, tranquillamente sulla soglia ci strinse la mano sorridendo,  come per incoraggiarci. Che nobiltà  d’animo,! Che coraggio!Dopo due giorni di ricerche l’ho rivisto all'ospedale clinico crivellato di pallottole.  Gli occhi erano spalancati ed in essi si leggevano non la paura, ma il disprezzo. Il pugno alzato era chiuso come volesse colpire qualcuno. Quella tragica visione è scolpita nella mia memoria »<ref>[http://cretastorie.blogspot.it/2011/04/anarchicini-rivoluzio-gilioli-1903-1937.html Volontari anarchici]</ref>
:«Verso sera vennero  otto individui per eseguire una perquisizione. Fu solo allora che comprendemmo di essere chiusi in un cerchio dal quale difficilmente si sarebbe usciti. Ci guardammo preoccupati, solo Camillo sorrideva: “ Non è il momento di sorridere” gli dicemmo.  “ Lo  so – ci rispose -  ma che volete farci? Chi poteva precedere una cosa simile? “ Gli invasori cominciarono un via vai ; asportarono molte cose fra cui in nostri materassi. Tutti eravamo nervosi per quanto succedeva, escluso il suo Camillo, che continuava a lavorare. “ Lavorate anche voi – ci disse – nel lavoro troverete la calma.A un certo momento uno della pattuglia incominciò ad osservare gli incartamenti che  Berneri teneva sopra il tavolo da lavoro.  Subito dopo l’investigatore uscì e per le scale lo sentimmo gridare : “ Arriba està  un assunto muy serio”. Poi diede disposizioni perché una camionetta venisse a prendere tutto. Fu solo allora che Berneri perdette la sua serenità , il suo ascetico viso si fece rosso infiammato, poi bianco. “ Piuttosto che mi tocchino una sola cartella – ci disse – preferisco che mi taglino una gamba. Anche la vita sono disposto a dare, ma che non tocchino una carta. Si rimise tosto a tavolino e , mano a mano , che  il suo lavoro proseguiva, il suo viso si ricomponeva, tanto che la serenità  ritornò nel suo sguardo. Verso le sei del giorno 5 lo pregammo di tralasciare e, cedendo alle nostre insistenze , venne nell'anticamera con noi. E poiché il mortaio tirava verso la nostra casa  egli per distrarci faceva dello spirito e ci raccontava delle storielle divertenti.  In quelle condizioni di spirito lo trovarono i carnefici, quando verso le sette vennero a prenderlo. Pochi  istanti prima Berneri aveva preparatole scarpe  e l’impermeabile a portata di mano, come presentisse di dovere uscire. Si vestì con la massima calma e, tranquillamente sulla soglia ci strinse la mano sorridendo,  come per incoraggiarci. Che nobiltà  d’animo,! Che coraggio!Dopo due giorni di ricerche l’ho rivisto all'ospedale clinico crivellato di pallottole.  Gli occhi erano spalancati ed in essi si leggevano non la paura, ma il disprezzo. Il pugno alzato era chiuso come volesse colpire qualcuno. Quella tragica visione è scolpita nella mia memoria »<ref>[http://cretastorie.blogspot.it/2011/04/anarchicini-rivoluzio-gilioli-1903-1937.html Volontari anarchici]</ref>


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