Fasci Siciliani: differenze tra le versioni

m
Sostituzione testo - "[à][\s][]]" con "à]"
m (Sostituzione testo - "[à][\s][.]" con "à.")
m (Sostituzione testo - "[à][\s][]]" con "à]")
Riga 7: Riga 7:
== Contesto storico ==
== Contesto storico ==


Il periodo risorgimentale e l'unità  d'[[Italia]], che avevano promesso alle masse una maggiore [[giustizia sociale]], in realtà  in Sicilia non stravolse per nulla l'antica tradizione feudataria imperniata sul [[latifondo]]. Nonostante i deboli tentativi dei governi nazionali di distruggere i feudi e favorire la nascita di piccoli e medi proprietari, i grandi proprietari continuarono a dominare imperterriti il mondo delle campagne. D'altronde, né la trasformazione dei feudi in [[proprietà ]] né l'acquisizione delle terre del demanio pubblico e della [[Chiesa]] intaccò le sperequazioni del latifondismo. Molti ex-feudatari in rovina vendettero le proprie terre ad altri ex-feudatari più fortunati o a gabelloti arricchiti <ref>[http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/g/g000.htm Gabelloto: dizionario di storia moderna e contemporanea]</ref>, ovvero quelle persone, generalmente affiliate alle organizzazioni mafiose, che pagavano una gabella (una sorta di affitto) ai proprietari per acquisire l'uso del terreno. Essi generalmente affitavano ai coloni a prezzi esorbitanti ed angariavano i contadini avvalendosi dei "soprastanti" (collaboratori dei gabellotti) e dei "campieri" (vero e proprio braccio armato dei gabelloti, una sorta di [[polizia]] privata al servizio della [[mafia]]). In questo modo i gabelloti accumulavano denaro e acquistavano nuove terre, andando di fatto a ricostituire nuovi latifondi.
Il periodo risorgimentale e l'unità  d'[[Italia]], che avevano promesso alle masse una maggiore [[giustizia sociale]], in realtà  in Sicilia non stravolse per nulla l'antica tradizione feudataria imperniata sul [[latifondo]]. Nonostante i deboli tentativi dei governi nazionali di distruggere i feudi e favorire la nascita di piccoli e medi proprietari, i grandi proprietari continuarono a dominare imperterriti il mondo delle campagne. D'altronde, né la trasformazione dei feudi in [[proprietà]] né l'acquisizione delle terre del demanio pubblico e della [[Chiesa]] intaccò le sperequazioni del latifondismo. Molti ex-feudatari in rovina vendettero le proprie terre ad altri ex-feudatari più fortunati o a gabelloti arricchiti <ref>[http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/g/g000.htm Gabelloto: dizionario di storia moderna e contemporanea]</ref>, ovvero quelle persone, generalmente affiliate alle organizzazioni mafiose, che pagavano una gabella (una sorta di affitto) ai proprietari per acquisire l'uso del terreno. Essi generalmente affitavano ai coloni a prezzi esorbitanti ed angariavano i contadini avvalendosi dei "soprastanti" (collaboratori dei gabellotti) e dei "campieri" (vero e proprio braccio armato dei gabelloti, una sorta di [[polizia]] privata al servizio della [[mafia]]). In questo modo i gabelloti accumulavano denaro e acquistavano nuove terre, andando di fatto a ricostituire nuovi latifondi.
[[File:Luigi Molinari.jpg|thumb|380 px|[[Luigi Molinari]] fu arrestato nel gennaio del 1894 per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio".]]
[[File:Luigi Molinari.jpg|thumb|380 px|[[Luigi Molinari]] fu arrestato nel gennaio del 1894 per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio".]]
Nelle principali città  siciliane (Palermo, Catania e Messina) la condizione operaia era molto complicata. L'industria siciliana era nata nei primi anni dell'ottocento, ma già  alla fine del secolo era in fase di declino in quanto dopo l'Unità  d'Italia non era in più grado di competere con la più florida industria del nord. Gli operai soffrivano questa situazione e vivevano perennemente in condizioni di disagio economico e sociale. Gli zolfatari, invece, vivevano una situazione abbastanza simile a quella dei contadini del latifondo, anch'essi dovevano subire le angherie dei gabelloti mafiosi delle miniere. Questi, esattamente come quelli agrari, pagavano la gabella ai proprietari delle miniere e lucravano alti profitti sfruttando il più possibile i "picconieri" e i "carusi" <ref>''Carusi'' è un termine siciliano che significa letteralmente "ragazzi". Vedi: ''[http://www.youtube.com/watch?v=xrBjuUGszWA Carusi: i bambini della miniera]''</ref>.
Nelle principali città  siciliane (Palermo, Catania e Messina) la condizione operaia era molto complicata. L'industria siciliana era nata nei primi anni dell'ottocento, ma già  alla fine del secolo era in fase di declino in quanto dopo l'Unità  d'Italia non era in più grado di competere con la più florida industria del nord. Gli operai soffrivano questa situazione e vivevano perennemente in condizioni di disagio economico e sociale. Gli zolfatari, invece, vivevano una situazione abbastanza simile a quella dei contadini del latifondo, anch'essi dovevano subire le angherie dei gabelloti mafiosi delle miniere. Questi, esattamente come quelli agrari, pagavano la gabella ai proprietari delle miniere e lucravano alti profitti sfruttando il più possibile i "picconieri" e i "carusi" <ref>''Carusi'' è un termine siciliano che significa letteralmente "ragazzi". Vedi: ''[http://www.youtube.com/watch?v=xrBjuUGszWA Carusi: i bambini della miniera]''</ref>.
Riga 30: Riga 30:
===Sviluppo del movimento===
===Sviluppo del movimento===


Il [[20 gennaio]] [[1893]], a Caltavuturo (PA), 500 contadini, dopo aver occupato alcune terre del demanio che il sindaco non intendeva concedere loro, vennero violentemente attaccati da soldati e carabinieri armati di fucile: tredici persone persero la vita. A seguito di tale massacro furono organizzate numerose manifestazioni di [[solidarietà ]], sia a livello locale che nazionale. Questa strage portò alla reazione delle campagne, che vide sorgere un pò ovunque nuovi fasci rurali.
Il [[20 gennaio]] [[1893]], a Caltavuturo (PA), 500 contadini, dopo aver occupato alcune terre del demanio che il sindaco non intendeva concedere loro, vennero violentemente attaccati da soldati e carabinieri armati di fucile: tredici persone persero la vita. A seguito di tale massacro furono organizzate numerose manifestazioni di [[solidarietà]], sia a livello locale che nazionale. Questa strage portò alla reazione delle campagne, che vide sorgere un pò ovunque nuovi fasci rurali.
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|left|200px|Giovanni Giolitti, gestì la rivolta dei fasci siciliani dal 15 maggio 1892 al 15 dicembre 1893.]]
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|left|200px|Giovanni Giolitti, gestì la rivolta dei fasci siciliani dal 15 maggio 1892 al 15 dicembre 1893.]]
Intanto, l'importante "Fascio dei Lavoratori di Palermo", andò a strutturarsi come una sorta di federazione simile al modello della "''[[Federazione delle Borse del Lavoro|Bourse du Travail]]''" di Parigi. Il [[21 maggio|21]] e [[22 maggio]] [[1893]] a Palermo si tenne un congresso a cui parteciparono 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Fu costituito un Comitato Centrale, composto da nove membri: [[Giacomo Montalto]] per la provincia di Trapani, [[Nicola Petrina]] per la provincia di Messina, [[Giuseppe De Felice Giuffrida]] per la provincia di Catania, [[Luigi Leone]] per la provincia di Siracusa, [[Antonio Licata]] per la provincia di Girgenti, [[Agostino Lo Piano Pomar]] per la provincia di Caltanissetta, [[Rosario Garibaldi Bosco]], [[Nicola Barbato]] e [[Bernardino Verro]] per la provincia di Palermo. Il convegno introdusse la pregiudiziale socialista, ovvero si stabilì che i fasci dei lavoratori dovessero anche divenire sezioni del Partito dei Lavoratori; ciò comportò l'allontanamento o la marginalizzazione delle anime più radicali (tra cui gli anarchici) non allineate al [[socialismo]]. Il congresso in definitiva sancì il legame tra fasci rurali e fasci urbani, ovvero tra movimento operaio ed il movimento contadino, ufficializzando l'unione delle forze popolari in lotta contro l'in[[giustizia sociale]]. Altro elemento del congresso fu il ruolo attribuito alle donne siciliane, che parteciparono in massa all'organizzazione del movimento assumendo anche ruoli molto importanti (Caterina Costanza, venne arrestata nella zona di Piana dei Greci con l'accusa di aver promosso lo [[sciopero]] del [[30 ottobre]]; a Villafrati vennero arrestate sei donne, in quanto si erano recate armate di bastone nei terreni di un proprietario del luogo per obbligare i braccianti ad aderire allo [[sciopero|scioperare]]. ).
Intanto, l'importante "Fascio dei Lavoratori di Palermo", andò a strutturarsi come una sorta di federazione simile al modello della "''[[Federazione delle Borse del Lavoro|Bourse du Travail]]''" di Parigi. Il [[21 maggio|21]] e [[22 maggio]] [[1893]] a Palermo si tenne un congresso a cui parteciparono 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Fu costituito un Comitato Centrale, composto da nove membri: [[Giacomo Montalto]] per la provincia di Trapani, [[Nicola Petrina]] per la provincia di Messina, [[Giuseppe De Felice Giuffrida]] per la provincia di Catania, [[Luigi Leone]] per la provincia di Siracusa, [[Antonio Licata]] per la provincia di Girgenti, [[Agostino Lo Piano Pomar]] per la provincia di Caltanissetta, [[Rosario Garibaldi Bosco]], [[Nicola Barbato]] e [[Bernardino Verro]] per la provincia di Palermo. Il convegno introdusse la pregiudiziale socialista, ovvero si stabilì che i fasci dei lavoratori dovessero anche divenire sezioni del Partito dei Lavoratori; ciò comportò l'allontanamento o la marginalizzazione delle anime più radicali (tra cui gli anarchici) non allineate al [[socialismo]]. Il congresso in definitiva sancì il legame tra fasci rurali e fasci urbani, ovvero tra movimento operaio ed il movimento contadino, ufficializzando l'unione delle forze popolari in lotta contro l'in[[giustizia sociale]]. Altro elemento del congresso fu il ruolo attribuito alle donne siciliane, che parteciparono in massa all'organizzazione del movimento assumendo anche ruoli molto importanti (Caterina Costanza, venne arrestata nella zona di Piana dei Greci con l'accusa di aver promosso lo [[sciopero]] del [[30 ottobre]]; a Villafrati vennero arrestate sei donne, in quanto si erano recate armate di bastone nei terreni di un proprietario del luogo per obbligare i braccianti ad aderire allo [[sciopero|scioperare]]. ).


La crisi economica che aveva colpito la Sicilia non aveva intaccato la forza dei latifondisti, al contrario li aveva agevolati perché s'erano visti aumentare la rendita fondiaria dopo l'introduzione dei dazi doganali; i gabelloti, invece, scaricarono il peso della crisi sui coloni (gabelle più alte). Fu proprio contro questi che che nel [[1893]] i contadini riversarono la propria rabbia e disperazione. Le agitazioni di maggio portarono alla reazione delle [[autorità ]] di Pubblica Sicurezza e, di conseguenza, alle prime denunce ed ai primi arresti. Verro e Barbato vennero denunciati come agitatori, Nicolò Barbato fu tradotto in [[carcere]] il [[12 maggio]] ma rilasciato il [[20 giugno]], per via del grande scalpore suscitato dal suo arresto. In questo modo però gli [[sciopero|scioperi]] terminarono.
La crisi economica che aveva colpito la Sicilia non aveva intaccato la forza dei latifondisti, al contrario li aveva agevolati perché s'erano visti aumentare la rendita fondiaria dopo l'introduzione dei dazi doganali; i gabelloti, invece, scaricarono il peso della crisi sui coloni (gabelle più alte). Fu proprio contro questi che che nel [[1893]] i contadini riversarono la propria rabbia e disperazione. Le agitazioni di maggio portarono alla reazione delle [[autorità]] di Pubblica Sicurezza e, di conseguenza, alle prime denunce ed ai primi arresti. Verro e Barbato vennero denunciati come agitatori, Nicolò Barbato fu tradotto in [[carcere]] il [[12 maggio]] ma rilasciato il [[20 giugno]], per via del grande scalpore suscitato dal suo arresto. In questo modo però gli [[sciopero|scioperi]] terminarono.


Nel luglio [[1893]], un convegno contadino organizzato a Corleone portò all'elaborazione dei cosiddetti "Patti di Corleone", che proponevano nuovi contratti agrari tra i lavoratori delle campagne, i mezzadri e i proprietari. I "patti" prevedevano aumenti salariali per i braccianti, divisione dei beni demaniali, affitto diretto dal proprietario del terreno ed eliminazione della figura intermediaria del gabelloto, che oltre a angariare i contadini con affitti altissimi erano spesso legati alla [[mafia]].  
Nel luglio [[1893]], un convegno contadino organizzato a Corleone portò all'elaborazione dei cosiddetti "Patti di Corleone", che proponevano nuovi contratti agrari tra i lavoratori delle campagne, i mezzadri e i proprietari. I "patti" prevedevano aumenti salariali per i braccianti, divisione dei beni demaniali, affitto diretto dal proprietario del terreno ed eliminazione della figura intermediaria del gabelloto, che oltre a angariare i contadini con affitti altissimi erano spesso legati alla [[mafia]].  
Riga 40: Riga 40:
Quando i negoziati furono negati, i fasci proclamarono [[sciopero|scioperi]] in tutta l'isola: da Corleone e da Piana dei Greci la protesta nell'entroterra palermitano (Bisacquino, Villafrati, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Roccamena, Belmonte Mezzagno) e agrigentino (Casteltermini, Acquaviva Platani, Santo Stefano di Quisquina ed altri centri minori). Bisogna sottolineare che la via scelta nel congresso di maggio, non era quella rivoluzionaria ma quella legalitaria e riformista. Così furono costituite molte liste socialiste, composte sia da "fascianti" poco noti che da candidati già  molto conosciuti: De Felice a Catania, Petrina e Noé a Messina, Barbato a Piana dei Greci.  
Quando i negoziati furono negati, i fasci proclamarono [[sciopero|scioperi]] in tutta l'isola: da Corleone e da Piana dei Greci la protesta nell'entroterra palermitano (Bisacquino, Villafrati, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Roccamena, Belmonte Mezzagno) e agrigentino (Casteltermini, Acquaviva Platani, Santo Stefano di Quisquina ed altri centri minori). Bisogna sottolineare che la via scelta nel congresso di maggio, non era quella rivoluzionaria ma quella legalitaria e riformista. Così furono costituite molte liste socialiste, composte sia da "fascianti" poco noti che da candidati già  molto conosciuti: De Felice a Catania, Petrina e Noé a Messina, Barbato a Piana dei Greci.  


Giovanni Giolitti, che aveva sostituito Crispi dal [[15 maggio]] [[1892]], ricevette enormi pressioni per sciogliere le organizzazioni e dichiarare lo stato d'assedio. Egli però non intendeva usare la [[violenza]], sperava infatti che il movimento si estinguesse da sé. Le spinte all'uso della forza giunsero principalmente dai ricchi, dai gabelloti e anche dalle istituzioni ecclesiastiche. I fasci, infatti, venivano descritti come nemici dell'ordine pubblico, bollati come pericolosi socialisti, comunisti ed anarchici, anche se questo non era sempre o quasi mai vero. La posizione reazionaria della [[Chiesa]], allontanò di fatto i contadini, sia uomini che donne, dall'istituzione ecclesiastica e dalle loro [[autorità ]], anche se gran parte di loro rimasero comunque fedeli [[religione]] cattolica, ai loro simboli e [[dogmatismo|dogmi]].
Giovanni Giolitti, che aveva sostituito Crispi dal [[15 maggio]] [[1892]], ricevette enormi pressioni per sciogliere le organizzazioni e dichiarare lo stato d'assedio. Egli però non intendeva usare la [[violenza]], sperava infatti che il movimento si estinguesse da sé. Le spinte all'uso della forza giunsero principalmente dai ricchi, dai gabelloti e anche dalle istituzioni ecclesiastiche. I fasci, infatti, venivano descritti come nemici dell'ordine pubblico, bollati come pericolosi socialisti, comunisti ed anarchici, anche se questo non era sempre o quasi mai vero. La posizione reazionaria della [[Chiesa]], allontanò di fatto i contadini, sia uomini che donne, dall'istituzione ecclesiastica e dalle loro [[autorità]], anche se gran parte di loro rimasero comunque fedeli [[religione]] cattolica, ai loro simboli e [[dogmatismo|dogmi]].


===Repressione: gli eccidi del governo Crispi===
===Repressione: gli eccidi del governo Crispi===
Riga 65: Riga 65:
Il [[3 gennaio]] [[1894]], quando ormai i fasci erano stati sostanzialmente sconfitti dalla violenza di [[Stato]] e [[Mafia]], venne convocato il Comitato Centrale che per la prima volta chiese la definitiva liquidazione del latifondo (fino ad allora le rivendicazioni erano tese alla riforma dei patti agrari e agli aumenti salariali).  
Il [[3 gennaio]] [[1894]], quando ormai i fasci erano stati sostanzialmente sconfitti dalla violenza di [[Stato]] e [[Mafia]], venne convocato il Comitato Centrale che per la prima volta chiese la definitiva liquidazione del latifondo (fino ad allora le rivendicazioni erano tese alla riforma dei patti agrari e agli aumenti salariali).  


Il [[4 gennaio]] fu proclamato lo stato d'assedio nell'Isola e fu concessa [[libertà ]] d'azione al generale Morra di Lavriano, nominato dal Crispi commissario straordinario con pieni poteri militari e civili. Per prima cosa furono fatti arrestati tutti i membri del Comitato Centrale e i dirigenti più importanti dei Fasci della Sicilia: De Felice, Petrina, De Luca, Montalto, Ciralli e Maniscalco vennero arrestati il [[4 gennaio|4]]; Bosco, Barbato e Verro il [[16 gennaio|16]]. Moltissimi furono anche i contadini, gli studenti e tutti gli attivisti o simpatizzanti del movimento. In tutto gli arresti furono 1.962 (curiosamente 361 erano della provincia di Catania e 135 della provincia di Messina, cioè di due province dove non c'erano stati tumulti), in seguito anche all'editto del generale Morra che ordinava l'arresto e l'invio a domicilio coatto «degli ammoniti e della gente malfamata».
Il [[4 gennaio]] fu proclamato lo stato d'assedio nell'Isola e fu concessa [[libertà]] d'azione al generale Morra di Lavriano, nominato dal Crispi commissario straordinario con pieni poteri militari e civili. Per prima cosa furono fatti arrestati tutti i membri del Comitato Centrale e i dirigenti più importanti dei Fasci della Sicilia: De Felice, Petrina, De Luca, Montalto, Ciralli e Maniscalco vennero arrestati il [[4 gennaio|4]]; Bosco, Barbato e Verro il [[16 gennaio|16]]. Moltissimi furono anche i contadini, gli studenti e tutti gli attivisti o simpatizzanti del movimento. In tutto gli arresti furono 1.962 (curiosamente 361 erano della provincia di Catania e 135 della provincia di Messina, cioè di due province dove non c'erano stati tumulti), in seguito anche all'editto del generale Morra che ordinava l'arresto e l'invio a domicilio coatto «degli ammoniti e della gente malfamata».


L'[[8 gennaio]] erano stati istituiti tre tribunali militari (Palermo, Messina e Caltanissetta), in cui furono processate centinaia e centinaia di persone, spessissimo accusate semplicemente sulla base di dichiarazioni dei sindaci, delle guardie campestri, dei carabinieri, dei proprietari ecc. Come detto, né i militari né le guardie campestri furono condannate, ma solo i militanti dei fasci subirono pesanti condanne a lunghi anni di [[carcere]] o all'ergastolo.
L'[[8 gennaio]] erano stati istituiti tre tribunali militari (Palermo, Messina e Caltanissetta), in cui furono processate centinaia e centinaia di persone, spessissimo accusate semplicemente sulla base di dichiarazioni dei sindaci, delle guardie campestri, dei carabinieri, dei proprietari ecc. Come detto, né i militari né le guardie campestri furono condannate, ma solo i militanti dei fasci subirono pesanti condanne a lunghi anni di [[carcere]] o all'ergastolo.


Il movimento fu quindi liquidato definitivamente e venne momentaneamente sospesa «la libertà  della stampa, il diritto di riunione e di associazione» (tranne che per i nobili che poterono continuare ad incontrarsi nei loro circoli). Nelle settimane seguenti furono organizzate manifestazioni spontanee di [[solidarietà ]] con gli arrestati, soprattutto grazie all'impegno degli studenti universitari di Palermo che non volevano far cadere nel dimenticatoio le legittime proteste dei fasci siciliani. Tutto ciò non fu vano ed infatti il [[14 marzo]] [[1896]] il nuovo governo Di Rudinì concesse l'amnistia ai condannati dai tribunali di guerra per i moti del '93-94.
Il movimento fu quindi liquidato definitivamente e venne momentaneamente sospesa «la libertà  della stampa, il diritto di riunione e di associazione» (tranne che per i nobili che poterono continuare ad incontrarsi nei loro circoli). Nelle settimane seguenti furono organizzate manifestazioni spontanee di [[solidarietà]] con gli arrestati, soprattutto grazie all'impegno degli studenti universitari di Palermo che non volevano far cadere nel dimenticatoio le legittime proteste dei fasci siciliani. Tutto ciò non fu vano ed infatti il [[14 marzo]] [[1896]] il nuovo governo Di Rudinì concesse l'amnistia ai condannati dai tribunali di guerra per i moti del '93-94.


== Il ruolo degli anarchici ==
== Il ruolo degli anarchici ==
Riga 77: Riga 77:
Il [[movimento anarchico]] tentò ugualmente di dare il proprio contributo: secondo quanto riportano alcuni [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/rivoltesiciliane.htm siti web], il «3 gennaio 1894, a Palermo, in una riunione segreta, gli anarchici stesero un manifesto, comunicato in via telegrafica a Crispi, chiedendo tra le altre cose, l'abolizione dei dazi sulle farine, inchieste sulle pubbliche amministrazioni, esproprio dei latifondi incolti con un equo indennizzo ai proprietari.». In tutta risposta, come risaputo, lo stesso giorno Crispi proclamò lo stato d'assedio su tutta la Sicilia e vi inviò 40 mila soldati a ripristinare l'ordine.  
Il [[movimento anarchico]] tentò ugualmente di dare il proprio contributo: secondo quanto riportano alcuni [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/rivoltesiciliane.htm siti web], il «3 gennaio 1894, a Palermo, in una riunione segreta, gli anarchici stesero un manifesto, comunicato in via telegrafica a Crispi, chiedendo tra le altre cose, l'abolizione dei dazi sulle farine, inchieste sulle pubbliche amministrazioni, esproprio dei latifondi incolti con un equo indennizzo ai proprietari.». In tutta risposta, come risaputo, lo stesso giorno Crispi proclamò lo stato d'assedio su tutta la Sicilia e vi inviò 40 mila soldati a ripristinare l'ordine.  


Resta il fatto che gli anarchici siciliani e quelli "continentali" seguirono con viva attenzione quanto accadeva nell'isola. Nei centri della penisola in cui l'[[anarchismo]] era più vivo si tennero manifestazioni di [[solidarietà ]] e sostegno ai Fasci Siciliani. L'anarchico [[Luigi Molinari]], per esempio, fu arrestato nel gennaio del [[1894]] per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio". La notizia delle [[repressione|repressioni]] siciliane aveva spinto gli anarchici toscani all'insurrezione: il [[13 gennaio]] quelli della [[insurrezione in Lunigiana|Lunigiana]] (in Toscana) si armarono, tagliarono le linee telegrafiche, ostruirono la strada che collega Massa a Carrara e si scontrarono con i crumiri e la forza pubblica. Il [[16 gennaio]] Crispi fu costretto a porre lo stato d'assedio anche sulla [[insurrezione in Lunigiana|Lunigiana]].
Resta il fatto che gli anarchici siciliani e quelli "continentali" seguirono con viva attenzione quanto accadeva nell'isola. Nei centri della penisola in cui l'[[anarchismo]] era più vivo si tennero manifestazioni di [[solidarietà]] e sostegno ai Fasci Siciliani. L'anarchico [[Luigi Molinari]], per esempio, fu arrestato nel gennaio del [[1894]] per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio". La notizia delle [[repressione|repressioni]] siciliane aveva spinto gli anarchici toscani all'insurrezione: il [[13 gennaio]] quelli della [[insurrezione in Lunigiana|Lunigiana]] (in Toscana) si armarono, tagliarono le linee telegrafiche, ostruirono la strada che collega Massa a Carrara e si scontrarono con i crumiri e la forza pubblica. Il [[16 gennaio]] Crispi fu costretto a porre lo stato d'assedio anche sulla [[insurrezione in Lunigiana|Lunigiana]].
: «Il 13 gennaio 1894 veniva indetto a Carrara lo sciopero di protesta contro lo stato d'assedio in Sicilia e di solidarietà  con gli uomini dei Fasci siciliani arrestati. La manifestazione, che doveva esprimere anche il risentimento per la chiamata alle armi della classe del 1869, doveva essere anzitutto una adunata di scioperanti nella città  di Carrara. Ma dai primi assembramenti si passò alla formazione di barricate alla Foce, fra Massa e Carrara, e alla interruzione delle linee telegrafiche. Gruppi di dimostranti attaccavano poi i posti del dazio e le armerie delle guardie, che venivano saccheggiate. Ad Avenza si verificava il primo scontro armato: uccisi un carabiniere e un dimostrante. Fra il 13 e il 14 si formarono concentramenti di ribelli a Becizzano, Codena e Miseglia e mossero verso la città  al grido di "Viva la Sicilia! Viva la rivoluzione!"» (''[http://xoomer.virgilio.it/anarchivio/archivio%20testi/211/211_07.htm I moti del 1894]'')
: «Il 13 gennaio 1894 veniva indetto a Carrara lo sciopero di protesta contro lo stato d'assedio in Sicilia e di solidarietà  con gli uomini dei Fasci siciliani arrestati. La manifestazione, che doveva esprimere anche il risentimento per la chiamata alle armi della classe del 1869, doveva essere anzitutto una adunata di scioperanti nella città  di Carrara. Ma dai primi assembramenti si passò alla formazione di barricate alla Foce, fra Massa e Carrara, e alla interruzione delle linee telegrafiche. Gruppi di dimostranti attaccavano poi i posti del dazio e le armerie delle guardie, che venivano saccheggiate. Ad Avenza si verificava il primo scontro armato: uccisi un carabiniere e un dimostrante. Fra il 13 e il 14 si formarono concentramenti di ribelli a Becizzano, Codena e Miseglia e mossero verso la città  al grido di "Viva la Sicilia! Viva la rivoluzione!"» (''[http://xoomer.virgilio.it/anarchivio/archivio%20testi/211/211_07.htm I moti del 1894]'')
==Note==
==Note==
64 364

contributi