Ernesto Screpanti: differenze tra le versioni

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'''Ernesto Screpanti''' è nato a [[Roma]] nel [[1948]] ed è professore di Economia Politica all'Università  degli studi di Siena. Ha svolto ricerca nell'ambito del programma scientifico “ripensare il [[marxismo]]”, lavorando da una parte al tentativo di adeguare l'analisi marxista alla realtà  del [[capitalismo]] contemporaneo, dall'altra a quello di liberare [[Karl Marx]] di ogni residuo di metafisica hegeliana, [[etica]] kantiana e [[determinismo]] economico.
'''Ernesto Screpanti''' è nato a [[Roma]] nel [[1948]] ed è professore di Economia Politica all'Università  degli studi di Siena. Ha svolto ricerca nell'ambito del programma scientifico “ripensare il [[marxismo]]”, lavorando da una parte al tentativo di adeguare l'analisi marxista alla realtà  del [[capitalismo]] contemporaneo, dall'altra a quello di liberare [[Karl Marx]] di ogni residuo di metafisica hegeliana, [[etica]] kantiana e [[determinismo]] economico.


Ha elaborato una teoria generale del [[capitalismo]] per la quale l'istituzione fondamentale di questo modo di produzione non è la [[La proprietà |proprietà  privata]] dei mezzi di produzione, bensì il [[contratto di lavoro]], inteso come istituzione che genera il rapporto d'[[autorità ]] con cui il capitalista sottomette e sfrutta il lavoratore. Il [[capitalismo]] può assumere diverse forme, tutte accomunate da quella istituzione fondamentale, ma che si distinguono in relazione ai modi in cui sono combinati diversi regimi di proprietà  e diverse strutture di governo dell'accumulazione.
Ha elaborato una teoria generale del [[capitalismo]] per la quale l'istituzione fondamentale di questo modo di produzione non è la [[La proprietà |proprietà  privata]] dei mezzi di produzione, bensì il [[contratto di lavoro]], inteso come istituzione che genera il rapporto d'[[autorità]] con cui il capitalista sottomette e sfrutta il lavoratore. Il [[capitalismo]] può assumere diverse forme, tutte accomunate da quella istituzione fondamentale, ma che si distinguono in relazione ai modi in cui sono combinati diversi regimi di proprietà  e diverse strutture di governo dell'accumulazione.


Nell'analisi dinamica, Screpanti ha criticato le cosiddette « leggi di movimento dell'accumulazione capitalistica », sia per le loro implicazioni di [[filosofia]] deterministica della storia sia per i limiti analitici di alcune assunzioni su cui sono fondate. Ha proposto una visione dell'accumulazione come di un processo evolutivo di tipo ciclico che accoppia fattori di periodicità  lunga e breve, entrambi i quali sono determinati dalla dinamica del [[lotta di classe|conflitto di classe]] e della distribuzione del reddito.  
Nell'analisi dinamica, Screpanti ha criticato le cosiddette « leggi di movimento dell'accumulazione capitalistica », sia per le loro implicazioni di [[filosofia]] deterministica della storia sia per i limiti analitici di alcune assunzioni su cui sono fondate. Ha proposto una visione dell'accumulazione come di un processo evolutivo di tipo ciclico che accoppia fattori di periodicità  lunga e breve, entrambi i quali sono determinati dalla dinamica del [[lotta di classe|conflitto di classe]] e della distribuzione del reddito.  
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Nell'analisi più concreta del [[capitalismo]] contemporaneo, Screpanti ha elaborato la teoria dell'« imperialismo globale », la quale definisce un sistema di governo mondiale dell'accumulazione che non può essere compreso sulla base delle teorie tradizionali dell'imperialismo. Le contraddizioni imperialistiche fondamentali sono quelle tra metropoli e periferie dell'economa globale, non quelle tra stati imperiali. Non esiste un centro imperiale dominante, piuttosto esiste una pluralità  di soggetti governativi e non governativi, nazionali e internazionali, pubblici e privati che contribuiscono al governo dell'accumulazione su scala mondiale cooperando competitivamente.
Nell'analisi più concreta del [[capitalismo]] contemporaneo, Screpanti ha elaborato la teoria dell'« imperialismo globale », la quale definisce un sistema di governo mondiale dell'accumulazione che non può essere compreso sulla base delle teorie tradizionali dell'imperialismo. Le contraddizioni imperialistiche fondamentali sono quelle tra metropoli e periferie dell'economa globale, non quelle tra stati imperiali. Non esiste un centro imperiale dominante, piuttosto esiste una pluralità  di soggetti governativi e non governativi, nazionali e internazionali, pubblici e privati che contribuiscono al governo dell'accumulazione su scala mondiale cooperando competitivamente.


Per la teoria del [[comunismo]] Screpanti ha proposto una rilettura del pensiero di [[Karl Marx]] ed [[Friedrich Engels]] quali teorici libertari. La [[libertà ]] è definita come reale capacità  di scelta dei soggetti individuali. In un approccio che si richiama a [[Gramsci]], ma che è arricchito con l'apporto della teoria contemporanea della libertà  di scelta, questa è vista come determinabile nei termini degli insiemi d'opportunità  a disposizione degli individui. Nel [[capitalismo]] la [[libertà ]] di scelta è distribuita in modo fortemente diseguale, essendo pressoché nulla quella di cui godono i lavoratori nel processo produttivo e massima quella di cui godono i capitalisti; bassissima quella di cui godono gli strati sociali poveri nella sfera del consumo e alta quella di cui godono le classi privilegiate. Il [[comunismo]] è visto come un processo conflittuale di trasformazione storica in cui le classi oppresse e sfruttate lottano per la redistribuzione della libertà.
Per la teoria del [[comunismo]] Screpanti ha proposto una rilettura del pensiero di [[Karl Marx]] ed [[Friedrich Engels]] quali teorici libertari. La [[libertà]] è definita come reale capacità  di scelta dei soggetti individuali. In un approccio che si richiama a [[Gramsci]], ma che è arricchito con l'apporto della teoria contemporanea della libertà  di scelta, questa è vista come determinabile nei termini degli insiemi d'opportunità  a disposizione degli individui. Nel [[capitalismo]] la [[libertà]] di scelta è distribuita in modo fortemente diseguale, essendo pressoché nulla quella di cui godono i lavoratori nel processo produttivo e massima quella di cui godono i capitalisti; bassissima quella di cui godono gli strati sociali poveri nella sfera del consumo e alta quella di cui godono le classi privilegiate. Il [[comunismo]] è visto come un processo conflittuale di trasformazione storica in cui le classi oppresse e sfruttate lottano per la redistribuzione della libertà.


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