Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri: differenze tra le versioni

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A Sarissola di Busalla (Genova), la polizia interviene contro gli operai in [[sciopero]], uccidendone uno.
A Sarissola di Busalla (Genova), la polizia interviene contro gli operai in [[sciopero]], uccidendone uno.


A Sestri Ponente (Genova), nel corso di uno [[sciopero]], le forze di polizia aprono il fuoco ferendo gravemente un dimostrante, che morirà il [[2 agosto]] successivo.
A Sestri Ponente (Genova), nel corso di uno [[sciopero]], le forze di polizia aprono il fuoco ferendo gravemente un dimostrante, che morirà il [[2 agosto]] successivo.


A Genova, le truppe aprono il fuoco sui cittadini che manifestano per la caduta del regime uccidendone tre.
A Genova, le truppe aprono il fuoco sui cittadini che manifestano per la caduta del regime uccidendone tre.
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*[[17 agosto]]  
*[[17 agosto]]  
A Torino, l'esercito spara sugli operai che tentano di uscire dalla fabbrica della Fiat - Grandi motori, provocando 2 morti e 7 feriti. La città risponde con lo [[sciopero generale]]. All'ordine di sparare sui lavoratori, impartito dal gen. Adami Rossi, gli alpini rifiutano.
A Torino, l'esercito spara sugli operai che tentano di uscire dalla fabbrica della Fiat - Grandi motori, provocando 2 morti e 7 feriti. La città risponde con lo [[sciopero generale]]. All'ordine di sparare sui lavoratori, impartito dal gen. Adami Rossi, gli alpini rifiutano.
*[[24 settembre]]  
*[[24 settembre]]  
A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi, reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.
A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi, reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.
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*[[20 ottobre]]
*[[20 ottobre]]
Sulla stampa appare un comunicato del governo sul massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "''In occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico, compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell'esattoria, gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente individuati, prendevano l'iniziativa per inscenare una manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede dell'Alto Commissariato venivano esplosi colpi d'arma da fuoco contro reparti dell'Esercito, che erano così costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L'ordine pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a disposizione dell'Autorità governativa locale per la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa''".
Sulla stampa appare un comunicato del governo sul massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "''In occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico, compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell'esattoria, gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente individuati, prendevano l'iniziativa per inscenare una manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede dell'Alto Commissariato venivano esplosi colpi d'arma da fuoco contro reparti dell'Esercito, che erano così costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L'ordine pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a disposizione dell'Autorità governativa locale per la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa''".


* [[?? ottobre]]
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*[[5 gennaio|5 gennaio]]-[[6 gennaio]]  
*[[5 gennaio|5 gennaio]]-[[6 gennaio]]  
A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell'esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.
A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell'esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.


*[[11 gennaio]]  
*[[11 gennaio]]  
A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.
A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.


*[[12 gennaio]]
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*[[21 gennaio]]  
*[[21 gennaio]]  
A Cagliari, si verificano violenti incidenti fra le forze di polizia e gli studenti che manifestano contro il richiamo alle armi. Un agente di Ps muore a seguito del lancio di una bomba a mano da parte dei manifestanti, mentre numerosi fra questi ultimi vengono feriti dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti. La città è infine presidiata dall'esercito.
A Cagliari, si verificano violenti incidenti fra le forze di polizia e gli studenti che manifestano contro il richiamo alle armi. Un agente di Ps muore a seguito del lancio di una bomba a mano da parte dei manifestanti, mentre numerosi fra questi ultimi vengono feriti dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti. La città è infine presidiata dall'esercito.


*[[7 marzo]]
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[[5 marzo|5]]-[[6 marzo]]
[[5 marzo|5]]-[[6 marzo]]
A Andria (Bari), una manifestazione di disoccupati si trasforma in una vera e propria insurrezione. Le forze di polizia sparano uccidendo 4 dimostranti e ferendone un centinaio, ma infine vengono disarmate e tenute in ostaggio. Il giorno successivo, [[6 marzo]], per l'intervento di rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3 dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei carabinieri e 2 militi. L'insurrezione avrà termine la sera del [[6 marzo|6]] per l'arrivo di preponderanti forze militari e di polizia. Racconterà nelle sue memorie il ministro degli Interni, Romita "''Voglio i responsabili, tutti, nessuno escluso, dissi: nel volgere di poche ore furono fermate centinaia di persone...''". La rivolta viene condannata dal segretario Cgil Di Vittorio, che invita i rivoltosi a rientrare nell'ordine. Andria è l'episodio culminante di una lotta pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di località in tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da Lecce a Ceglie, da Spinazzola a Bisceglie, con decine di morti e centinaia di feriti.
A Andria (Bari), una manifestazione di disoccupati si trasforma in una vera e propria insurrezione. Le forze di polizia sparano uccidendo 4 dimostranti e ferendone un centinaio, ma infine vengono disarmate e tenute in ostaggio. Il giorno successivo, [[6 marzo]], per l'intervento di rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3 dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei carabinieri e 2 militi. L'insurrezione avrà termine la sera del [[6 marzo|6]] per l'arrivo di preponderanti forze militari e di polizia. Racconterà nelle sue memorie il ministro degli Interni, Romita "''Voglio i responsabili, tutti, nessuno escluso, dissi: nel volgere di poche ore furono fermate centinaia di persone...''". La rivolta viene condannata dal segretario Cgil Di Vittorio, che invita i rivoltosi a rientrare nell'ordine. Andria è l'episodio culminante di una lotta pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di località in tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da Lecce a Ceglie, da Spinazzola a Bisceglie, con decine di morti e centinaia di feriti.


*[[12 marzo]]  
*[[12 marzo]]  
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*[[30 settembre]]  
*[[30 settembre]]  
A Crotone, una manifestazione di protesta degli operai Montecatini è stroncata dall'intervento della polizia che apre il fuoco ferendo gravemente 3 giovani, uno dei quali morirà poco dopo in ospedale.
A Crotone, una manifestazione di protesta degli operai Montecatini è stroncata dall'intervento della polizia che apre il fuoco ferendo gravemente 3 giovani, uno dei quali morirà poco dopo in ospedale.


*[[9 ottobre]]  
*[[9 ottobre]]  
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*[[30 marzo]]  
*[[30 marzo]]  
A Pantelleria, una manifestazione contro l'iniquità delle sanzioni fiscali è repressa dalle forze di polizia con l'uso di armi da fuoco che provocano la morte di Antonio Valenza, Giuseppe Pavia e Michele Salerno.
A Pantelleria, una manifestazione contro l'iniquità delle sanzioni fiscali è repressa dalle forze di polizia con l'uso di armi da fuoco che provocano la morte di Antonio Valenza, Giuseppe Pavia e Michele Salerno.


*[[13 aprile]]
*[[13 aprile]]
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A Napoli, nel corso di un comizio a piazza Dante di protesta contro l'attentato a Togliatti, la polizia carica senza preavviso i partecipanti, ferendone 20 e uccidendo lo studente Giovanni Quinto e l'operaio Angelo Fischietti.
A Napoli, nel corso di un comizio a piazza Dante di protesta contro l'attentato a Togliatti, la polizia carica senza preavviso i partecipanti, ferendone 20 e uccidendo lo studente Giovanni Quinto e l'operaio Angelo Fischietti.
   
   
A Taranto, nel corso dello [[sciopero]] dei cantieri navali e delle officine per protesta contro l'attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l'operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l'agente di Ps Giovanni D'Oria, che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.
A Taranto, nel corso dello [[sciopero]] dei cantieri navali e delle officine per protesta contro l'attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l'operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l'agente di Ps Giovanni D'Oria, che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.


A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l'agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.
A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l'agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.


*[[14 luglio|14]]-[[15 luglio]]  
*[[14 luglio|14]]-[[15 luglio]]  
A Genova, esplode la rivolta operaia per l'attentato contro Palmiro Togliatti. Migliaia di manifestanti affluiscono in piazza De Ferrari, poi viene attaccata la caserma della polizia a ponte Spinola, presa ed incendiata una camionetta della polizia e presi in ostaggio 6 celerini, devastata la sede del Msi in via XX settembre, dove i manifestanti bloccano 5 autoblinde della polizia, saltando sulle torrette e disarmando gli occupanti. Tutte le fabbriche sono ferme e un comizio alle 17 vede la partecipazione di 100.000 lavoratori; mentre in tutta la città accadono episodi di fraternizzazione fra operai e soldati. Sorgono barricate, difese da mitragliatrici, radio e giornali passano sotto il controllo della Camera del lavoro. La rivolta si estende a Sestri ponente, Bolzaneto, Chiavari, Nervi. Alle 13 del [[15 luglio]] il prefetto dichiara lo stato d'assedio e viene scatenata una repressione durissima, mentre i dirigenti di Pci, Psi e Cdl invitano i dimostranti a desistere. La polizia fa uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel primo giorno della rivolta, Biagio Stefano e Mariano d'Amori e, il giorno seguente, Angiolina Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.
A Genova, esplode la rivolta operaia per l'attentato contro Palmiro Togliatti. Migliaia di manifestanti affluiscono in piazza De Ferrari, poi viene attaccata la caserma della polizia a ponte Spinola, presa ed incendiata una camionetta della polizia e presi in ostaggio 6 celerini, devastata la sede del Msi in via XX settembre, dove i manifestanti bloccano 5 autoblinde della polizia, saltando sulle torrette e disarmando gli occupanti. Tutte le fabbriche sono ferme e un comizio alle 17 vede la partecipazione di 100.000 lavoratori; mentre in tutta la città accadono episodi di fraternizzazione fra operai e soldati. Sorgono barricate, difese da mitragliatrici, radio e giornali passano sotto il controllo della Camera del lavoro. La rivolta si estende a Sestri ponente, Bolzaneto, Chiavari, Nervi. Alle 13 del [[15 luglio]] il prefetto dichiara lo stato d'assedio e viene scatenata una repressione durissima, mentre i dirigenti di Pci, Psi e Cdl invitano i dimostranti a desistere. La polizia fa uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel primo giorno della rivolta, Biagio Stefano e Mariano d'Amori e, il giorno seguente, Angiolina Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.


*[[15 luglio]]  
*[[15 luglio]]  
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*[[17 gennaio]]
*[[17 gennaio]]
A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower, uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L'Unità " si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e dell'avvocato Danielo, già segretario del Fascio.
A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower, uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L'Unità " si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e dell'avvocato Danielo, già segretario del Fascio.


*[[18 gennaio]]  
*[[18 gennaio]]  
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==1952==
==1952==
*19 marzo  
*19 marzo  
A Villa Literno (Ce), nel corso di una manifestazione contadina indetta per protestare contro le ingiuste assegnazioni delle terre già dell'Opera nazionale combattenti, le forze di polizia caricano e uccidono Luigi Noviello, padre di 8 figli, feriscono gravemente Armando Vitiello e provocano diversi contusi.
A Villa Literno (Ce), nel corso di una manifestazione contadina indetta per protestare contro le ingiuste assegnazioni delle terre già dell'Opera nazionale combattenti, le forze di polizia caricano e uccidono Luigi Noviello, padre di 8 figli, feriscono gravemente Armando Vitiello e provocano diversi contusi.


*[[24 marzo]]  
*[[24 marzo]]  
A Bologna, la Corte di assise si pronuncia sulla strage del [[9 gennaio]] [[1950]] a Modena, scrivendo fra l'altro: "''..Quando la pressione aggressiva era quasi cessata e la folla stazionava compatta ma inerte, l'uccisione di Renzo Bersani ed Ennio Garagnani deve ritenersi conseguenza di uso frettoloso e lesivo delle armi, senza alcuna necessità perché i colpiti stavano allontanandosi; ma le indagini non hanno dato alcun risultato perché nessuno di coloro che avrebbero assistito all'uccisione...è stato in grado di fornire elementi utili per la identificazione degli sparatori o dell'unico sparatore...''".
A Bologna, la Corte di assise si pronuncia sulla strage del [[9 gennaio]] [[1950]] a Modena, scrivendo fra l'altro: "''..Quando la pressione aggressiva era quasi cessata e la folla stazionava compatta ma inerte, l'uccisione di Renzo Bersani ed Ennio Garagnani deve ritenersi conseguenza di uso frettoloso e lesivo delle armi, senza alcuna necessità perché i colpiti stavano allontanandosi; ma le indagini non hanno dato alcun risultato perché nessuno di coloro che avrebbero assistito all'uccisione...è stato in grado di fornire elementi utili per la identificazione degli sparatori o dell'unico sparatore...''".


*[[7 maggio]]  
*[[7 maggio]]  
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==1953==
==1953==
*[[30 marzo]]  
*[[30 marzo]]  
A Bitonto, durante la protesta nazionale contro la ‘legge truffa', la polizia caricando i manifestanti, colpisce a morte Francesco Ricci di 57 anni, che morirà alcuni giorni dopo.13  
A Bitonto, durante la protesta nazionale contro la ‘legge truffa', la polizia caricando i manifestanti, colpisce a morte Francesco Ricci di 57 anni, che morirà alcuni giorni dopo.13  


*[[?? luglio]]  
*[[?? luglio]]  
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*[[5 novembre]]  
*[[5 novembre]]  
A Trieste, la polizia alleata spara sui manifestanti a favore del ritorno della città all'Italia, uccidendo lo studente di 16 anni Pietro Addobbati e il lavoratore Antonio Zavadil, e ferendo oltre 100 persone di cui uno, Domenico Scoroglia, gravemente. Il fuoco viene aperto davanti alla chiesa di S.Antonio, con inseguimento dei dimostranti anche all'interno del tempio dove si erano rifugiati per trovare scampo.
A Trieste, la polizia alleata spara sui manifestanti a favore del ritorno della città all'Italia, uccidendo lo studente di 16 anni Pietro Addobbati e il lavoratore Antonio Zavadil, e ferendo oltre 100 persone di cui uno, Domenico Scoroglia, gravemente. Il fuoco viene aperto davanti alla chiesa di S.Antonio, con inseguimento dei dimostranti anche all'interno del tempio dove si erano rifugiati per trovare scampo.


*[[6 novembre]]  
*[[6 novembre]]  
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Nel marzo del [[1960]] il democristiano Fernando Tambroni riceve l'incarico di formare il governo, viste le dimissioi di Antonio Segni. Nella democrazia cristiana Tambroni è considerato elemento di "sinistra", tuttavia la fiducia al suo governo è votata in parlamento dai [[neofascismo|neofascisti]] del [[MSI]], voti che risultano fondamentali per la tenuta del governo. Tambroni, travolto dalle polemiche e dalle accuse di filo-fascismo, deve però dimettersi. Dopo una serie di tentativiv il governo Tambroni ri-ottiene nuovamente la fiducia grazie all'appoggio esterno del [[MSI]], scatenando una reazione [[antifascismo|antifascista]] in tutta [[Italia]], contro lo sdoganamento dei fascisti che intende proporre Tambroni.
Nel marzo del [[1960]] il democristiano Fernando Tambroni riceve l'incarico di formare il governo, viste le dimissioi di Antonio Segni. Nella democrazia cristiana Tambroni è considerato elemento di "sinistra", tuttavia la fiducia al suo governo è votata in parlamento dai [[neofascismo|neofascisti]] del [[MSI]], voti che risultano fondamentali per la tenuta del governo. Tambroni, travolto dalle polemiche e dalle accuse di filo-fascismo, deve però dimettersi. Dopo una serie di tentativiv il governo Tambroni ri-ottiene nuovamente la fiducia grazie all'appoggio esterno del [[MSI]], scatenando una reazione [[antifascismo|antifascista]] in tutta [[Italia]], contro lo sdoganamento dei fascisti che intende proporre Tambroni.


Addirittura, provocatoriamente, i neofascisti del [[MSI]] decidono di fare il loro quinto congresso a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza e da cui partì l'insurrezione del [[25 Aprile]], invitando a partecipare al congresso anche il famigerato Carlo Emanuele Basile <ref>In un decreto Basile scriveva: "''Agli operai un ultimo avviso (...) Vi avverto che qualora crediate che uno [[sciopero]] bianco possa essere preso dall'[[autorità |Autorità]] come qualcosa di perdonabile, vi sbagliate, questa volta. Sia che incrociate le braccia per poche ore, sia che disertiate il lavoro, in tutte e due i casi un certo numero di voi tratti a sorteggio verrà immediatamente (...) inviato, non in [[Germania]], dove il lavoratore italiano è trattato alla medesima stregua del lavoratore di quella Nazione nostra alleata, ma nei campi di concentramento dell'estremo Nord, a meditare sul danno arrecato alla causa della Vittoria'' [Decreto del prefetto reperibile sul sito dell'[http://www.isrec.it/treno.htm Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della Provincia di Savona]]</ref>, prefetto repubblichino della città <ref>Nicola Tranfaglia, ''L'Italia repubblicana'' (pag. 307) in ''La storia'' (Mondadori)</ref>, tristemente noto per i suoi ''editti'' che causarono la deportazione di almeno 2.000 operai rei di "[[sciopero bianco]]" <ref>[http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2004/difrancescantonio/prigionia.html prigionia]</ref>.  
Addirittura, provocatoriamente, i neofascisti del [[MSI]] decidono di fare il loro quinto congresso a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza e da cui partì l'insurrezione del [[25 Aprile]], invitando a partecipare al congresso anche il famigerato Carlo Emanuele Basile <ref>In un decreto Basile scriveva: "''Agli operai un ultimo avviso (...) Vi avverto che qualora crediate che uno [[sciopero]] bianco possa essere preso dall'[[autorità |Autorità]] come qualcosa di perdonabile, vi sbagliate, questa volta. Sia che incrociate le braccia per poche ore, sia che disertiate il lavoro, in tutte e due i casi un certo numero di voi tratti a sorteggio verrà immediatamente (...) inviato, non in [[Germania]], dove il lavoratore italiano è trattato alla medesima stregua del lavoratore di quella Nazione nostra alleata, ma nei campi di concentramento dell'estremo Nord, a meditare sul danno arrecato alla causa della Vittoria'' [Decreto del prefetto reperibile sul sito dell'[http://www.isrec.it/treno.htm Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della Provincia di Savona]]</ref>, prefetto repubblichino della città <ref>Nicola Tranfaglia, ''L'Italia repubblicana'' (pag. 307) in ''La storia'' (Mondadori)</ref>, tristemente noto per i suoi ''editti'' che causarono la deportazione di almeno 2.000 operai rei di "[[sciopero bianco]]" <ref>[http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2004/difrancescantonio/prigionia.html prigionia]</ref>.  


Il [[6 giugno]] i rappresentanti locali dei partiti della sinistra e gli [[antifascismo|antifascisti]] fanno stampare un manifesto dove esprimevano "''il disprezzo del popolo genovese nei confronti degli eredi del fascismo''" <ref>[[Indro Montanelli]] - ''Opera citata'' pag. 416 </ref>. Il [[25 giugno]], durante un corteo di protesta, iniziano gli scontri con i poliziotti; il [[28 giugno]] il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini affermando la sua opposizione al congresso disse: ''La polizia sta cercando i sobillatori di queste manifestazioni (...) non abbiamo nessuna difficoltà ad indicarglieli. Sono i fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello studente''<ref>[http://www.centropertini.org/300660.htm da fondazione Pertini]</ref>
Il [[6 giugno]] i rappresentanti locali dei partiti della sinistra e gli [[antifascismo|antifascisti]] fanno stampare un manifesto dove esprimevano "''il disprezzo del popolo genovese nei confronti degli eredi del fascismo''" <ref>[[Indro Montanelli]] - ''Opera citata'' pag. 416 </ref>. Il [[25 giugno]], durante un corteo di protesta, iniziano gli scontri con i poliziotti; il [[28 giugno]] il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini affermando la sua opposizione al congresso disse: ''La polizia sta cercando i sobillatori di queste manifestazioni (...) non abbiamo nessuna difficoltà ad indicarglieli. Sono i fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello studente''<ref>[http://www.centropertini.org/300660.htm da fondazione Pertini]</ref>
Il [[30 giugno]] è indetto lo [[sciopero generale]] dalle 14 alle 20, con corteo e manifestazione [[antifascismo|antifascista]]. È ancora Sandro Pertini che scrive nella presentazione del libro "''A Genova non si passa''", di Francesco Gandolfi (edizioni Avanti!, 1960): "''È Genova che ha riaffermato come i valori della [[Resistenza italiana|Resistenza]] costituiscano un patrimonio sacro, inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi, pronti a ristabilire l'antica unità al di sopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico.''"
Il [[30 giugno]] è indetto lo [[sciopero generale]] dalle 14 alle 20, con corteo e manifestazione [[antifascismo|antifascista]]. È ancora Sandro Pertini che scrive nella presentazione del libro "''A Genova non si passa''", di Francesco Gandolfi (edizioni Avanti!, 1960): "''È Genova che ha riaffermato come i valori della [[Resistenza italiana|Resistenza]] costituiscano un patrimonio sacro, inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi, pronti a ristabilire l'antica unità al di sopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico.''"


Nelle foto della manifestazione si vedono sia politici che comandanti partigiani sfilare preceduti dai Gonfaloni della città <ref>[http://digilander.libero.it/infoprc/genova60_file/image014.jpg Foto manifestazione],[[Genova]], piazza De Ferrari, sfilano i comandanti partigiani e i leader politici,al centro son posizionati Luigi Longo e Ferruccio Parri
Nelle foto della manifestazione si vedono sia politici che comandanti partigiani sfilare preceduti dai Gonfaloni della città <ref>[http://digilander.libero.it/infoprc/genova60_file/image014.jpg Foto manifestazione],[[Genova]], piazza De Ferrari, sfilano i comandanti partigiani e i leader politici,al centro son posizionati Luigi Longo e Ferruccio Parri
[http://digilander.libero.it/infoprc/genova60_file/image010.jpg I Gonfaloni della città Medaglia D'oro della Resistenza]</ref>, <ref>[http://www.google.it/books?id=1fPj7w3Sjn4C&pg=PA182&dq=Genova+insurrezione+giugno+30+1960&sig=L_6F4HbgLHCZy-aW7DDhvTWvSlQ Buona anteprima di Storia illustrata del fascismo  Di Francesca Tacchi con foto scontri a Genova]
[http://digilander.libero.it/infoprc/genova60_file/image010.jpg I Gonfaloni della città Medaglia D'oro della Resistenza]</ref>, <ref>[http://www.google.it/books?id=1fPj7w3Sjn4C&pg=PA182&dq=Genova+insurrezione+giugno+30+1960&sig=L_6F4HbgLHCZy-aW7DDhvTWvSlQ Buona anteprima di Storia illustrata del fascismo  Di Francesca Tacchi con foto scontri a Genova]
</ref>. Gli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] vengono sconfitti in piazza De Ferrari e costretti alla fuga dalla enorme folla dei manifestanti, guidata da un gruppo di 5000 fra operai metalmeccanici e portuali che funge da "ariete", arrovando a disruggere i nidi di mitragliatrici ubicati dai poliziotti presso il cinema Augustus di via XX settembre. La polizia ed i carabinieri debono lasciare la città in mano agli insorti, che prendono anche la prefettura, portandandosi dietro moltissimi feriti ''non da arma da fuoco ma da "arma" da lavoro'', come i notissimi gangi che i portuali usavano per prendere i sacchi.
</ref>. Gli organi di [[repressione]] dello [[Stato]] vengono sconfitti in piazza De Ferrari e costretti alla fuga dalla enorme folla dei manifestanti, guidata da un gruppo di 5000 fra operai metalmeccanici e portuali che funge da "ariete", arrovando a disruggere i nidi di mitragliatrici ubicati dai poliziotti presso il cinema Augustus di via XX settembre. La polizia ed i carabinieri debono lasciare la città in mano agli insorti, che prendono anche la prefettura, portandandosi dietro moltissimi feriti ''non da arma da fuoco ma da "arma" da lavoro'', come i notissimi gangi che i portuali usavano per prendere i sacchi.


==1961==
==1961==
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*[[18 giugno]]
*[[18 giugno]]
Ad Orgosolo (Nuoro), la popolazione si oppone ai reparti dell'[[Esercito|Esercito Italiano]] che avevano occupato un'area del territorio comunale, fino ad allora adibita a pascolo libero, con l'intenzione di creare un nuovo poligono di addestramento. Secondo quanto riportato dal [http://nursardegna.blogs.it/2007/09/07/storie_di_sardegna_i_fatti_di_pratobello~2938915/ giornale degli studenti] del [[18 giugno|18]], quel giorno «si svolge un'assemblea cui partecipa tutta la popolazione. All'unanimità viene presa la decisione di recarsi in massa, l'indomani mattina, nei pascoli di Pratobello per manifestare il dissenso di tutti i cittadini all'inizio delle esercitazioni militari e di impedirle con la presenza fisica di tutti gli orgolesi. » Il [[19 giugno]] ''La Nuova Sardegna'' scrive:
Ad Orgosolo (Nuoro), la popolazione si oppone ai reparti dell'[[Esercito|Esercito Italiano]] che avevano occupato un'area del territorio comunale, fino ad allora adibita a pascolo libero, con l'intenzione di creare un nuovo poligono di addestramento. Secondo quanto riportato dal [http://nursardegna.blogs.it/2007/09/07/storie_di_sardegna_i_fatti_di_pratobello~2938915/ giornale degli studenti] del [[18 giugno|18]], quel giorno «si svolge un'assemblea cui partecipa tutta la popolazione. All'unanimità viene presa la decisione di recarsi in massa, l'indomani mattina, nei pascoli di Pratobello per manifestare il dissenso di tutti i cittadini all'inizio delle esercitazioni militari e di impedirle con la presenza fisica di tutti gli orgolesi. » Il [[19 giugno]] ''La Nuova Sardegna'' scrive:
: «Oltre duemila orgolesi marciano su Pratobello. Nessun incidente, anche per il prudente intervento di autorità ed esponenti politici.»
: «Oltre duemila orgolesi marciano su Pratobello. Nessun incidente, anche per il prudente intervento di autorità ed esponenti politici.»


La lotta degli orgolesi durò circa una settimana, al termine della quale l'[[esercito]] si ritirò.
La lotta degli orgolesi durò circa una settimana, al termine della quale l'[[esercito]] si ritirò.
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*[[12 dicembre]]:
*[[12 dicembre]]:
A Milano, una bomba esplode alla Banca Nazionale dell'Agricoltura: 18 morti e 88 feriti. Inizia un periodo di grande confusione sociale, la cosiddetta "[[strategia della tensione]]", che permetterà la [[repressione]] del movimento autonomo e gli anarchici. Di tale infame strage saranno immediatamente accusati '''ingiustamente''' gli anarchici, tra cui [[Giuseppe Pinelli]] ('''morirà defenestrato mentre si trova in caserma''' nella notte tra il [[15 dicembre|15]] e il [[16 dicembre]]) e [[Pietro Valpreda]].
A Milano, una bomba esplode alla Banca Nazionale dell'Agricoltura: 18 morti e 88 feriti. Inizia un periodo di grande confusione sociale, la cosiddetta "[[strategia della tensione]]", che permetterà la [[repressione]] del movimento autonomo e gli anarchici. Di tale infame strage saranno immediatamente accusati '''ingiustamente''' gli anarchici, tra cui [[Giuseppe Pinelli]] ('''morirà defenestrato mentre si trova in caserma''' nella notte tra il [[15 dicembre|15]] e il [[16 dicembre]]) e [[Pietro Valpreda]].


==1970==
==1970==
*[[14 luglio]]  
*[[14 luglio]]  
A Reggio Calabria, si verificano dimostrazioni e scontri tra forze di polizia e popolazione alla notizia che è stata prescelta la città di Catanzaro come capoluogo di regione. Nel corso degli scontri, per lo più strumentalizzati dalla [[Fascismo|destra fascista]] del MSI, la polizia uccide il ferroviere Bruno Labate.
A Reggio Calabria, si verificano dimostrazioni e scontri tra forze di polizia e popolazione alla notizia che è stata prescelta la città di Catanzaro come capoluogo di regione. Nel corso degli scontri, per lo più strumentalizzati dalla [[Fascismo|destra fascista]] del MSI, la polizia uccide il ferroviere Bruno Labate.


*[[27 settembre]]
*[[27 settembre]]
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==1972==
==1972==
*[[11 marzo]]  
*[[11 marzo]]  
A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la libertà di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato'. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo dalla polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà incriminato per ‘omicidio colposo', il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato') e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante'delle forze di piazza, che dovrà rendersi latitante per sfuggire all'arresto, nonché l'avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione'.
A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la libertà di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato'. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo dalla polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà incriminato per ‘omicidio colposo', il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato') e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante'delle forze di piazza, che dovrà rendersi latitante per sfuggire all'arresto, nonché l'avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione'.


*[[5 maggio]]  
*[[5 maggio]]  
A Pisa, le forze di polizia caricano i militanti della sinistra extraparlamentare che contestano il comizio del missino Niccolai, provocando decine di feriti e procedendo a 20 arresti. Fra questi, l'anarchico [[Franco Serantini]] di vent'anni, che al momento del fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e calci. Morirà due giorni dopo nel [[carcere]] di Pisa, privo di cure, per frattura della scatola cranica. Il pretore condannerà il capitano di Ps Amerigo Albini e l'agente Giovanni Colantoni a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per ‘falsa testimonianza'. Anche a Bergamo, le forze di polizia caricano violentemente i militanti di sinistra che contestano il comizio del missino Tremaglia, provocando il ferimento di 15 giovani.
A Pisa, le forze di polizia caricano i militanti della sinistra extraparlamentare che contestano il comizio del missino Niccolai, provocando decine di feriti e procedendo a 20 arresti. Fra questi, l'anarchico [[Franco Serantini]] di vent'anni, che al momento del fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e calci. Morirà due giorni dopo nel [[carcere]] di Pisa, privo di cure, per frattura della scatola cranica. Il pretore condannerà il capitano di Ps Amerigo Albini e l'agente Giovanni Colantoni a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per ‘falsa testimonianza'. Anche a Bergamo, le forze di polizia caricano violentemente i militanti di sinistra che contestano il comizio del missino Tremaglia, provocando il ferimento di 15 giovani.


==1973==
==1973==
*[[23 gennaio]]  
*[[23 gennaio]]  
A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi della libertà di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l'operaio Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno successivo, in gravissime condizioni, verrà incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità per l'intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell'Amore e la Questura, che avanza la versione dell'‘agente in preda a raptus'.
A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi della libertà di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l'operaio Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno successivo, in gravissime condizioni, verrà incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità per l'intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell'Amore e la Questura, che avanza la versione dell'‘agente in preda a raptus'.


==1974==
==1974==
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*[[18 aprile]]  
*[[18 aprile]]  
A Firenze, una [[antifascismo|manifestazione antifascista]] organizzata dall'Anpi è attaccata dalla polizia con l'uso di armi da fuoco. Un agente di Ps, Orazio Basile, uccide Rodolfo Boschi e ferisce Alfredo Panichi. Al processo che ne seguirà, l'agente sarà condannato a 8 mesi con la condizionale per ‘eccesso colposo di legittima difesa'; 10 anni di reclusione sono inflitti invece a Francesco Panichi, imputato di reati minori.
A Firenze, una [[antifascismo|manifestazione antifascista]] organizzata dall'Anpi è attaccata dalla polizia con l'uso di armi da fuoco. Un agente di Ps, Orazio Basile, uccide Rodolfo Boschi e ferisce Alfredo Panichi. Al processo che ne seguirà, l'agente sarà condannato a 8 mesi con la condizionale per ‘eccesso colposo di legittima difesa'; 10 anni di reclusione sono inflitti invece a Francesco Panichi, imputato di reati minori.


*[[16 maggio]]  
*[[16 maggio]]  
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*[[7 luglio]]  
*[[7 luglio]]  
A Roma, il vicebrigadiere di Ps Antonio Tuzzolino, recatosi con altri nell'appartamento di Anna Maria Mantini, sospettata di appartenere ai Nap, la uccide con un colpo di pistola in fronte, senza alcuna motivazione logica essendo la ragazza disarmata. La comunicazione giudiziaria a suo carico il giorno successivo, non avrà alcun seguito rivestendo un carattere meramente formale. Lo stesso giorno nella capitale, un agente di Ps uccide Rosaria Palladino di 25 anni, perché aveva sospettato che tenesse nella borsetta una pistola.
A Roma, il vicebrigadiere di Ps Antonio Tuzzolino, recatosi con altri nell'appartamento di Anna Maria Mantini, sospettata di appartenere ai Nap, la uccide con un colpo di pistola in fronte, senza alcuna motivazione logica essendo la ragazza disarmata. La comunicazione giudiziaria a suo carico il giorno successivo, non avrà alcun seguito rivestendo un carattere meramente formale. Lo stesso giorno nella capitale, un agente di Ps uccide Rosaria Palladino di 25 anni, perché aveva sospettato che tenesse nella borsetta una pistola.


*[[16 luglio]]  
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*[[22 novembre]]  
*[[22 novembre]]  
A Roma, nel corso di una manifestazione a favore della liberazione dell'Angola dal dominio portoghese, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il diciottenne Pietro Bruno e ferendo gravemente altri 3 militanti di sinistra. Per l'uccisione di Bruno saranno inquisiti il sottotenente dei carabinieri Saverio Bosio, il carabiniere Pietro Colantuono e l'agente di Ps Romano Tammaro. Il giudice istruttore Pasquale Lacanna nella sua ordinanza di proscioglimento scriverà: "''se per la difesa dei superiori interessi dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto. La colpa della perdita di una vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità di chi, insofferente della civile vita democratica, semina odio tra i cittadini''".
A Roma, nel corso di una manifestazione a favore della liberazione dell'Angola dal dominio portoghese, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il diciottenne Pietro Bruno e ferendo gravemente altri 3 militanti di sinistra. Per l'uccisione di Bruno saranno inquisiti il sottotenente dei carabinieri Saverio Bosio, il carabiniere Pietro Colantuono e l'agente di Ps Romano Tammaro. Il giudice istruttore Pasquale Lacanna nella sua ordinanza di proscioglimento scriverà: "''se per la difesa dei superiori interessi dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto. La colpa della perdita di una vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità di chi, insofferente della civile vita democratica, semina odio tra i cittadini''".


==1976==
==1976==
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*[[11 marzo]]  
*[[11 marzo]]  
A Bologna, la polizia carica i militanti di sinistra e del movimento che manifestano per le vie cittadine. I carabinieri aprono il fuoco, uccidendo Pier Francesco Lorusso di Lotta continua. I giovani continuano a manifestare, caricati a più riprese. Sono arrestate in seguito agli scontri 45 persone fra cui Renato Resca, Nicola Rastigliano, Diego Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina, Raffaele Bertoncelli, Giancarlo Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti, fra gli altri. Per la morte di Lorusso sarà inquisito il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese.
A Bologna, la polizia carica i militanti di sinistra e del movimento che manifestano per le vie cittadine. I carabinieri aprono il fuoco, uccidendo Pier Francesco Lorusso di Lotta continua. I giovani continuano a manifestare, caricati a più riprese. Sono arrestate in seguito agli scontri 45 persone fra cui Renato Resca, Nicola Rastigliano, Diego Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina, Raffaele Bertoncelli, Giancarlo Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti, fra gli altri. Per la morte di Lorusso sarà inquisito il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese.


*[[22 marzo]]  
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*[[7 gennaio]]  
*[[7 gennaio]]  
A Roma, in via Acca Larentia, le forze di polizia intervengono contro i militanti del Msi che manifestano per protestare contro l'uccisione di Stefano Bigonzetti e Francesco Ciavatta da parte di avversari politici rimasti ignoti. La polizia fa uso delle armi da fuoco e uccide Stefano Recchioni: per questa morte sarà inquisito il capitano dei carabinieri Sivori, successivamente prosciolto da ogni addebito.
A Roma, in via Acca Larentia, le forze di polizia intervengono contro i militanti del Msi che manifestano per protestare contro l'uccisione di Stefano Bigonzetti e Francesco Ciavatta da parte di avversari politici rimasti ignoti. La polizia fa uso delle armi da fuoco e uccide Stefano Recchioni: per questa morte sarà inquisito il capitano dei carabinieri Sivori, successivamente prosciolto da ogni addebito.


==1979==
==1979==
*[[10 gennaio]]  
*[[10 gennaio]]  
A Roma, nel corso di incidenti con le forze di polizia, viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle, il militante missino Alberto Giaquinto, di 18 anni. La polizia si discolperà affermando che il giovane era armato, ma sarà smentita dalle risultanze processuali.
A Roma, nel corso di incidenti con le forze di polizia, viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle, il militante missino Alberto Giaquinto, di 18 anni. La polizia si discolperà affermando che il giovane era armato, ma sarà smentita dalle risultanze processuali.


*[[18 luglio]]  
*[[18 luglio]]  
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Gli arrestati sono condotti nella Caserma Raniero e lì subiscono pestaggi e lesioni, come emerge dall'inchiesta che infine ha portato all'arresto di 6 poliziotti e 2 alti funzionari della Polizia di Stato di Napoli: "Stanza delle torture" viene definita la sala dove si consumano le violenze. Le principali accuse sono: sequestro di persona, abuso di atti di ufficio, [[violenza]] privata, danneggiamenti, lesioni personali aggravate e perquisizione arbitraria. <ref>[http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/procaltri/napoli.php Il 17 marzo 2001 a Napoli]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=7ClVDv85MFU Video]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=x-GHARAunwc&feature=related Altro video]</ref>
Gli arrestati sono condotti nella Caserma Raniero e lì subiscono pestaggi e lesioni, come emerge dall'inchiesta che infine ha portato all'arresto di 6 poliziotti e 2 alti funzionari della Polizia di Stato di Napoli: "Stanza delle torture" viene definita la sala dove si consumano le violenze. Le principali accuse sono: sequestro di persona, abuso di atti di ufficio, [[violenza]] privata, danneggiamenti, lesioni personali aggravate e perquisizione arbitraria. <ref>[http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/procaltri/napoli.php Il 17 marzo 2001 a Napoli]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=7ClVDv85MFU Video]</ref> <ref>[http://www.youtube.com/watch?v=x-GHARAunwc&feature=related Altro video]</ref>
*[[20 luglio|20]]-[[21 luglio]]  
*[[20 luglio|20]]-[[21 luglio]]  
A Genova, in una città blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il ‘corteo dei migranti', mentre la città è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello lanciato dal ‘''Genoa social forum''', dalle ‘''Tute bianche''', [[Rifondazione comunista]], [[Campo antimperialista]] e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio|20]], le ‘Tute bianche'inscenano lo sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa'nel giorno della ‘[[disobbedienza civile]]'. Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto l'azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d'ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio poliziesco alla scuola Diaz, messa a disposizione dal Comune per accogliere i giovani, che operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le violenze della [[polizia]].  
A Genova, in una città blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il ‘corteo dei migranti', mentre la città è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello lanciato dal ‘''Genoa social forum''', dalle ‘''Tute bianche''', [[Rifondazione comunista]], [[Campo antimperialista]] e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio|20]], le ‘Tute bianche'inscenano lo sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa'nel giorno della ‘[[disobbedienza civile]]'. Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto l'azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d'ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio poliziesco alla scuola Diaz, messa a disposizione dal Comune per accogliere i giovani, che operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le violenze della [[polizia]].  


Le persone fermate ed arrestate (circa 500)durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. Amnesty International ha definito questi fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione. Camera dei Deputati, 24-07-2007]</ref>
Le persone fermate ed arrestate (circa 500)durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. Amnesty International ha definito questi fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione. Camera dei Deputati, 24-07-2007]</ref>
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