Cesare Agostinelli: differenze tra le versioni

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Repubblicano, quindi internazionalista, riceve le prime condanne già negli anni Settanta e nel [[1881]] è ammonito per contrabbando di tabacco. L'anno seguente si associa alla pubblica protesta per la condanna ad [[Amilcare Cipriani]] ed è processato insieme a [[Vincenzo Matteuzzi]], [[Augusto Tacchini]] e [[Carlo Fanti]]. Nel giugno [[1883]] è condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre [[1884]].  
Repubblicano, quindi internazionalista, riceve le prime condanne già negli anni Settanta e nel [[1881]] è ammonito per contrabbando di tabacco. L'anno seguente si associa alla pubblica protesta per la condanna ad [[Amilcare Cipriani]] ed è processato insieme a [[Vincenzo Matteuzzi]], [[Augusto Tacchini]] e [[Carlo Fanti]]. Nel giugno [[1883]] è condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre [[1884]].  


Appena rilasciato, s'imbarca per l'[[Argentina]] con [[Malatesta]], [[Francesco Natta]], [[Francesco Pezzi]] e [[Galileo Palla]]: secondo alcune fonti, giunge in Patagonia e s'inventa cercatore d'oro. Rientra non più tardi dell'autunno [[1885]], quando contravviene agli obblighi dell'ammonizione ed è perciò processato. In questo periodo collabora al periodico «Il Paria», poi a «Il Libero patto», per il quale cura una rubrica (''Ergastoli industriali'') sullo sfruttamento degli operai.  
Appena rilasciato, s'imbarca per l'[[Argentina]] con [[Malatesta]], [[Francesco Natta]], [[Francesco Pezzi]] e [[Galileo Palla]]: secondo alcune fonti, giunge in Patagonia e s'inventa cercatore d'oro. Rientra non più tardi dell'autunno [[1885]], quando contravviene agli obblighi dell'ammonizione ed è perciò processato. In questo periodo collabora al periodico «Il Paria», poi a «Il Libero Patto», per il quale cura una rubrica (''Ergastoli industriali'') sullo sfruttamento degli operai.  


Tuttavia, quella del giornalista non è l'attività che predilige, preferendo stimolare gli altri a scrivere, mentre per sé riserva sovente la gestione finanziaria dei fogli. Si mette in evidenza nelle iniziative promosse dal Circolo "Studi Sociali", accanto ad [[Adelmo Smorti]], con cui condividerà gran parte della sua vita di militante,
Tuttavia, quella del giornalista non è l'attività che predilige, preferendo stimolare gli altri a scrivere, mentre per sé riserva sovente la gestione finanziaria dei fogli. Si mette in evidenza nelle iniziative promosse dal Circolo "Studi Sociali", accanto ad [[Adelmo Smorti]], con cui condividerà gran parte della sua vita di militante,
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Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra.  
Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra.  


Nel marzo [[1902]] è eletto nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Ancona, ma a luglio – al pari di [[Adelmo Smorti|Smorti]] – si dimette per motivi di lavoro. Promuove i giornali «La Vita operaia» e «Lo Sprone»: su quest'ultimo, nel giugno-agosto [[1910]], accende una polemica con [[Luigi Fabbri|Fabbri]] sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il [[16 ottobre]] successivo pubblica un manifesto contro [[Giovanni Gavilli]], di cui critica aspramente l'[[anarco-individualismo|individualismo]].  
Nel marzo [[1902]] è eletto nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Ancona, ma a luglio – al pari di [[Adelmo Smorti|Smorti]] – si dimette per motivi di lavoro. Promuove i giornali «La Vita Operaia» e «Lo Sprone»: su quest'ultimo, nel giugno-agosto [[1910]], accende una polemica con [[Luigi Fabbri|Fabbri]] sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il [[16 ottobre]] successivo pubblica un manifesto contro [[Giovanni Gavilli]], di cui critica aspramente l'[[anarco-individualismo|individualismo]].  


Il [[9 febbraio|9]]-[[10 febbraio]] [[1913]] partecipa a Fabriano al Congresso [[anarchico]] umbro-marchigiano. Agostinelli ospita [[Malatesta]] al ritorno di questi dall'Inghilterra, contribuendo poi alla ricostituzione del Circolo "Studi sociali". Entra quindi nella redazione di «Volontà», della quale diventa responsabile all'indomani della [[Settimana rossa]] e fino alla momentanea chiusura del giornale (luglio [[1915]]). [[Ugo Fedeli]] ha scritto che «[[Malatesta]], prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire: "Sentirò Agostinelli", perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti».  
Il [[9 febbraio|9]]-[[10 febbraio]] [[1913]] partecipa a Fabriano al Congresso [[anarchico]] umbro-marchigiano. Agostinelli ospita [[Malatesta]] al ritorno di questi dall'Inghilterra, contribuendo poi alla ricostituzione del Circolo "Studi sociali". Entra quindi nella redazione di «Volontà», della quale diventa responsabile all'indomani della [[Settimana rossa]] e fino alla momentanea chiusura del giornale (luglio [[1915]]). [[Ugo Fedeli]] ha scritto che «[[Malatesta]], prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire: "Sentirò Agostinelli", perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti».  


Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  
Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e Pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  


Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero <nowiki>[da</nowiki> [[Emidio Recchioni|Recchioni]]<nowiki>]</nowiki>» («Almanacco libertario», [[1935]]).
Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero <nowiki>[da</nowiki> [[Emidio Recchioni|Recchioni]]<nowiki>]</nowiki>» («Almanacco libertario», [[1935]]).
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