Aspetti libertari dell'impresa di Fiume: differenze tra le versioni

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esercitano su una popolazione affamata e sanguinante. In quella città martoriata si soffre, si muore». ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> A D'Annunzio venne nuovamente rimproverato di essere sceso a patti col Consiglio nazionale fiumano, quest'ultimo accusato di tutelare gli interessi dei capitalisti fiumani. <ref>«I capitalisti fiumani, con a capo i membri del Consiglio nazionale, che dopo il concordato con il comandante D'Annunzio, dovevano agli operai assegnare un salario medio di L. 13; ora che hanno avuto la rivincita, ora che sono più forti, ritornano alle vecchie tabelle e pagano la fatica dei lavoratori a cinque a sei lire al giorno. Quando si pensa che a Fiume i generi di prima necessità, tranne che il pane, sono i più cari d'Italia.
esercitano su una popolazione affamata e sanguinante. In quella città martoriata si soffre, si muore». ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> A D'Annunzio venne nuovamente rimproverato di essere sceso a patti col Consiglio nazionale fiumano, quest'ultimo accusato di tutelare gli interessi dei capitalisti fiumani. <ref>«I capitalisti fiumani, con a capo i membri del Consiglio nazionale, che dopo il concordato con il comandante D'Annunzio, dovevano agli operai assegnare un salario medio di L. 13; ora che hanno avuto la rivincita, ora che sono più forti, ritornano alle vecchie tabelle e pagano la fatica dei lavoratori a cinque a sei lire al giorno. Quando si pensa che a Fiume i generi di prima necessità, tranne che il pane, sono i più cari d'Italia.
Quando si pensa che per l'arenamento delle industrie e del commercio, in una famiglia non lavora che uno solo, è facile comprendere in quale miseria si dibattano i lavoratori, mentre giungono alle loro orecchie le note allegre delle fanfare dannunziane». ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Vella non fece a meno di elencare i personaggi più «filo bolscevichi» di cui si circondò D'Annunzio con lo scopo di sciogliere il Consiglio nazionale e liberarsi di quest'ultimo per governare autonomamente. <ref>«Quando governava “Cagoja”, lo scagliatore di fulmini sull'impresa fiumana, il comandante poeta, circondandosi di elementi sovversivi quali: Sissa (ex segretario di Bela Kun), Kochnitzky, Coselchi, ed altri ufficiali più o meno ribelli, aveva progettato di sciogliere il Consiglio nazionale e d'instaurare a Fiume i Soviety; redigendo a questo scopo un programma comunista. Anche col nuovo governo è salito il “brigante”, il “traditore”, che al capo gabinetto De Ambris promette di togliere il blocco, di venire a certi negoziati, di annettere al più presto possibile la città che doveva essere l'isola spirituale dalla quale doveva irradiare il comunismo , il poeta cambia rima, e non solo non scioglie il Consiglio nazionale, ma dà a questo una più indiscutibile libertà di sopraffazione» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Il giornalista giunse alla conclusione che Fiume era «diventata una città autocrate, dove il questore Giuseppe Dorini (sotto il governo austro ungarico Dorie) impera col pugno di ferro; e dove D'Annunzio disinvolto passa da un'incoerenza all'altra, credendo che sul campo della realtà si agisca come sui campi... dell'immaginazione». Vella si espresse parlando a nome degli anarchici italiani:
Quando si pensa che per l'arenamento delle industrie e del commercio, in una famiglia non lavora che uno solo, è facile comprendere in quale miseria si dibattano i lavoratori, mentre giungono alle loro orecchie le note allegre delle fanfare dannunziane». ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Vella non fece a meno di elencare i personaggi più «filo bolscevichi» di cui si circondò D'Annunzio con lo scopo di sciogliere il Consiglio nazionale e liberarsi di quest'ultimo per governare autonomamente. <ref>«Quando governava “Cagoja”, lo scagliatore di fulmini sull'impresa fiumana, il comandante poeta, circondandosi di elementi sovversivi quali: Sissa (ex segretario di Bela Kun), Kochnitzky, Coselchi, ed altri ufficiali più o meno ribelli, aveva progettato di sciogliere il Consiglio nazionale e d'instaurare a Fiume i Soviety; redigendo a questo scopo un programma comunista. Anche col nuovo governo è salito il “brigante”, il “traditore”, che al capo gabinetto De Ambris promette di togliere il blocco, di venire a certi negoziati, di annettere al più presto possibile la città che doveva essere l'isola spirituale dalla quale doveva irradiare il comunismo , il poeta cambia rima, e non solo non scioglie il Consiglio nazionale, ma dà a questo una più indiscutibile libertà di sopraffazione» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Il giornalista giunse alla conclusione che Fiume era «diventata una città autocrate, dove il questore Giuseppe Dorini (sotto il governo austro ungarico Dorie) impera col pugno di ferro; e dove D'Annunzio disinvolto passa da un'incoerenza all'altra, credendo che sul campo della realtà si agisca come sui campi... dell'immaginazione». Vella si espresse parlando a nome degli anarchici italiani:
«Noi anarchici pensiamo che è il momento di cessare simili vergogne; e che si lasci a Fiume quella libertà che né l'Italia né le a ltri nazioni borghesi potranno mai concederle». Seguì il commento della redazione: «Di quello che ci racconta il Vella non ci meravigliamo. Da D'Annunzio non c'era da aspettarsi altro». <ref>([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref>
«Noi anarchici pensiamo che è il momento di cessare simili vergogne; e che si lasci a Fiume quella libertà che né l'Italia né le a ltri nazioni borghesi potranno mai concederle». Seguì il commento della redazione: «Di quello che ci racconta il Vella non ci meravigliamo. Da D'Annunzio non c'era da aspettarsi altro». <ref>[[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]].</ref>




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