Antispecismo: differenze tra le versioni

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Come l’[[antirazzismo]] rifiuta la [[discriminazione]] arbitraria basata sulla presunzione dell’esistenza di razze umane e l’antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, l’antispecismo respinge quella basata sul concetto di specie. Le radici culturali, morali, filosofiche e politiche dell’antispecismo sono una naturale evoluzione delle lotte sociali per l’affrancamento dei più deboli tra gli Umani e il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. L’antispecista, pertanto, non solo si batte per l’eliminazione delle discriminazioni dovute alle fittizie e strumentali barriere di specie innalzate dall’Umano, per sottrarsi ai suoi doveri nei confronti della natura e delle altre specie, ma assume come elementi base il riconoscimento dei pieni diritti dell’Umano a prescindere da sesso, orientamento sessuale, identità di genere, condizioni fisiche e mentali, ceto, etnia, nazionalità, etc. L’antispecismo deve essere considerato quindi una naturale evoluzione del pensiero [[antirazzismo|antirazzista]], [[antisessismo|antisessista]], [[antimilitarismo|antimilitarista]] (e non una derivazione in quanto tali pensieri sono da ritenersi antropocentrici) e, pertanto, si trova in assoluta antitesi con visioni xenofobe, discriminatorie e, più in generale, con il [[Fascismo|fascismo]], l’autoritarismo e i totalitarismi di qualunque orientamento politico o natura, perché veicoli dell’ideologia del dominio, dell’oppressione e della repressione. L’ottica antispecista pur essendo mutuata anche da quella della lotta per i diritti civili umani, presenta peculiarità e caratteristiche diverse e sostanziali, che la distinguono da qualsiasi altra lotta sociale: essa, infatti, non prevede concessioni ad altre/i (allargamento della sfera dei diritti, della sfera morale, della polis), ma richiama al controllo delle attività proprie e della propria specie, sulla base di principi di responsabilità, equità, giustizia, nonviolenza e solidarietà nei riguardi degli altri Animali. L’antispecismo propone un ripensamento delle attività della specie umana in base ai doveri morali nei confronti delle altre specie senzienti e viventi in generale, non più considerate inferiori, ma semplicemente altre: persone non umane, nel caso dei viventi senzienti, e pertanto popolazioni di persone non umane. L’apertura all’altro, il riconoscimento dell’alterità comportano che l’azione antispecista si ponga come obiettivo primario il rispetto e la tutela degli interessi degli Animali (perché soggetti privati di diritti elementari e naturali e di status privilegiati) e, al contempo, anche il pieno riconoscimento dei diritti dei più deboli e svantaggiati tra gli Umani. L’attivista antispecista è moralmente tenuta/o a impegnarsi nel quotidiano contro ogni tipo d’ingiustizia e di prevaricazione nei confronti dei più deboli o svantaggiati, partendo dagli Animali. Le attenzioni verso gli Umani, verso l’ambiente e la Terra sono da considerarsi parte integrante della lotta per la liberazione degli Animali, e viceversa. L’antispecismo quindi non può essere considerato abolizionista: non si avanzano richieste di modifiche di leggi, norme e regolamenti, bensì liberazionista, ossia si aspira alla liberazione animale nell’accezione più ampia del termine.
Come l’[[antirazzismo]] rifiuta la [[discriminazione]] arbitraria basata sulla presunzione dell’esistenza di razze umane e l’antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, l’antispecismo respinge quella basata sul concetto di specie. Le radici culturali, morali, filosofiche e politiche dell’antispecismo sono una naturale evoluzione delle lotte sociali per l’affrancamento dei più deboli tra gli Umani e il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. L’antispecista, pertanto, non solo si batte per l’eliminazione delle discriminazioni dovute alle fittizie e strumentali barriere di specie innalzate dall’Umano, per sottrarsi ai suoi doveri nei confronti della natura e delle altre specie, ma assume come elementi base il riconoscimento dei pieni diritti dell’Umano a prescindere da sesso, orientamento sessuale, identità di genere, condizioni fisiche e mentali, ceto, etnia, nazionalità, etc. L’antispecismo deve essere considerato quindi una naturale evoluzione del pensiero [[antirazzismo|antirazzista]], [[antisessismo|antisessista]], [[antimilitarismo|antimilitarista]] (e non una derivazione in quanto tali pensieri sono da ritenersi antropocentrici) e, pertanto, si trova in assoluta antitesi con visioni xenofobe, discriminatorie e, più in generale, con il [[Fascismo|fascismo]], l’autoritarismo e i totalitarismi di qualunque orientamento politico o natura, perché veicoli dell’ideologia del dominio, dell’oppressione e della repressione. L’ottica antispecista pur essendo mutuata anche da quella della lotta per i diritti civili umani, presenta peculiarità e caratteristiche diverse e sostanziali, che la distinguono da qualsiasi altra lotta sociale: essa, infatti, non prevede concessioni ad altre/i (allargamento della sfera dei diritti, della sfera morale, della polis), ma richiama al controllo delle attività proprie e della propria specie, sulla base di principi di responsabilità, equità, giustizia, nonviolenza e solidarietà nei riguardi degli altri Animali. L’antispecismo propone un ripensamento delle attività della specie umana in base ai doveri morali nei confronti delle altre specie senzienti e viventi in generale, non più considerate inferiori, ma semplicemente altre: persone non umane, nel caso dei viventi senzienti, e pertanto popolazioni di persone non umane. L’apertura all’altro, il riconoscimento dell’alterità comportano che l’azione antispecista si ponga come obiettivo primario il rispetto e la tutela degli interessi degli Animali (perché soggetti privati di diritti elementari e naturali e di status privilegiati) e, al contempo, anche il pieno riconoscimento dei diritti dei più deboli e svantaggiati tra gli Umani. L’attivista antispecista è moralmente tenuta/o a impegnarsi nel quotidiano contro ogni tipo d’ingiustizia e di prevaricazione nei confronti dei più deboli o svantaggiati, partendo dagli Animali. Le attenzioni verso gli Umani, verso l’ambiente e la Terra sono da considerarsi parte integrante della lotta per la liberazione degli Animali, e viceversa. L’antispecismo quindi non può essere considerato abolizionista: non si avanzano richieste di modifiche di leggi, norme e regolamenti, bensì liberazionista, ossia si aspira alla liberazione animale nell’accezione più ampia del termine.


L’attivista antispecista pone molta importanza alla pratica personale e alla coerenza; conseguenza diretta di ciò, è il tentativo di applicare i principi antispecisti alla propria vita quotidiana, soprattutto attraverso la pratica del [[veganesimo|veganismo etico]], del consumo critico (inteso come metodo utile all’allontanamento definitivo dal consumismo), del [[boicottaggio]], riciclo, riuso e riutilizzo di merci beni e servizi, nonché tutte le altre pratiche necessarie al raggiungimento del minor impatto possibile sugli altri Animali, sugli Umani e sull’ambiente.
L’attivista antispecista pone molta importanza alla pratica personale e alla coerenza; conseguenza diretta di ciò, è il tentativo di applicare i principi antispecisti alla propria vita quotidiana, soprattutto attraverso la pratica del [[veganismo|veganismo etico]], del consumo critico (inteso come metodo utile all’allontanamento definitivo dal consumismo), del [[boicottaggio]], riciclo, riuso e riutilizzo di merci beni e servizi, nonché tutte le altre pratiche necessarie al raggiungimento del minor impatto possibile sugli altri Animali, sugli Umani e sull’ambiente.


La pratica del [[veganesimo|veganismo etico]] è da considerarsi attualmente fondamentale per perseguire il fine ultimo dell’antispecismo: una nuova società umana liberata e aspecista capace di rispettare e di vivere in armonia con le altre specie viventi. La pratica vegana etica quindi non è né un fine, né uno stile di vita da seguire, bensì una filosofia di vita che interessa e permea ogni attività quotidiana di chi la adotta, giungendo a modificare ogni rapporto sociale. Il raggiungimento di una società umana liberata sarà possibile solo attraverso la lotta per la liberazione. Ogni visione riformista, conservatrice, gerarchica, reazionaria, repressiva o tesa alla tutela della conservazione dello status quo della società umana basata sui privilegi dell’[[antropocentrismo]], è da ritenersi aliena e antitetica alla visione antispecista. Ogni dottrina, filosofia, politica, religione, ideologia fondata sullo [[specismo]] e l’antropocentrismo, è rifiutata e combattuta dalla nuova visione antispecista. <ref>Adriano Fragano, ''Proposte per un Manifesto antispecista. Teoria, strategie, etica e utopia per una nuova società libera'', Rimini, Edizioni NFC, 2015, pp. 15-19</ref>
La pratica del [[veganismo|veganismo etico]] è da considerarsi attualmente fondamentale per perseguire il fine ultimo dell’antispecismo: una nuova società umana liberata e aspecista capace di rispettare e di vivere in armonia con le altre specie viventi. La pratica vegana etica quindi non è né un fine, né uno stile di vita da seguire, bensì una filosofia di vita che interessa e permea ogni attività quotidiana di chi la adotta, giungendo a modificare ogni rapporto sociale. Il raggiungimento di una società umana liberata sarà possibile solo attraverso la lotta per la liberazione. Ogni visione riformista, conservatrice, gerarchica, reazionaria, repressiva o tesa alla tutela della conservazione dello status quo della società umana basata sui privilegi dell’[[antropocentrismo]], è da ritenersi aliena e antitetica alla visione antispecista. Ogni dottrina, filosofia, politica, religione, ideologia fondata sullo [[specismo]] e l’antropocentrismo, è rifiutata e combattuta dalla nuova visione antispecista. <ref>Adriano Fragano, ''Proposte per un Manifesto antispecista. Teoria, strategie, etica e utopia per una nuova società libera'', Rimini, Edizioni NFC, 2015, pp. 15-19</ref>


== Storia dell'antispecismo ==
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