Anarchismo e Massoneria: differenze tra le versioni

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:Quindi, la borghesia era stata in buona fede e aveva creduto seriamente e sinceramente nei diritti dell'uomo;... credeva, sentiva e lo era realmente, di rappresentare il popolo. La reazione termidoriana e la cospirazione di Babeuf rimossero quest'illusione.» <ref>[http://metalmadrid.cnt.es/cultura/libros/mijail-bakunin-el-patriotismo-y-la-comuna-de-paris.pdf “El patriotismo y la comuna de París y la noción de Estado] </ref>
:Quindi, la borghesia era stata in buona fede e aveva creduto seriamente e sinceramente nei diritti dell'uomo;... credeva, sentiva e lo era realmente, di rappresentare il popolo. La reazione termidoriana e la cospirazione di Babeuf rimossero quest'illusione.» <ref>[http://metalmadrid.cnt.es/cultura/libros/mijail-bakunin-el-patriotismo-y-la-comuna-de-paris.pdf “El patriotismo y la comuna de París y la noción de Estado] </ref>


Quindi, se è pur vero che soprattutto nel XIX secolo alcuni membri del [[movimento anarchico]] internazionale entrarono a far parte di diverse obbedienze massoniche, ciò fu dovuto alla loro erronea speranza che potessero esserci delle affinità  o che quantomeno si potesse fare percorso comune contro l'oscurantismo aristocratico e l'irrazionalismo [[religione|religioso]]. Ma di vana speranza si trattò, poiché essendo «l'Internazionale della borghesia» e «la sola grande organizzazione politica della borghesia italiana» (Gramsci), la massoneria si pone da sempre l'obiettivo di gestire il potere economico e politico infilandosi nei gangli dello [[Stato]]. Per questo, in [[Italia]], alcune logge massoniche come la P2 non si sono fatte scrupolo a ricorrere al terrorismo durante gli anni della [[strategia della tensione]].<ref>[http://www.uonna.it/ragnatela3.htm La Loggia P2 e Licio Gelli]</ref>  
Quindi, se è pur vero che soprattutto nel XIX secolo alcuni membri del [[movimento anarchico]] internazionale entrarono a far parte di diverse obbedienze massoniche, ciò fu dovuto alla loro erronea speranza che potessero esserci delle affinità  o che quantomeno si potesse fare percorso comune contro l'oscurantismo aristocratico e l'irrazionalismo [[religione|religioso]]. Ma di vana speranza si trattò, poiché essendo «l'Internazionale della borghesia» e «la sola grande organizzazione politica della borghesia italiana» (Gramsci), la massoneria si pone da sempre l'obiettivo di gestire il potere economico e politico infilandosi nei gangli dello [[Stato]]. Per questo, in [[Italia]], alcune logge massoniche come la P2 non si sono fatte scrupolo a ricorrere al terrorismo durante gli anni della [[strategia della tensione]]. <ref>[http://www.uonna.it/ragnatela3.htm La Loggia P2 e Licio Gelli]</ref>  


Appare quindi del tutto evidente che tra [[anarchia]] e massoneria ci sia un abisso incolmabile, nonostante anche in epoche a noi più recenti anarchici come [[Léo Campion]], attraverso il suo saggio ''Le drapeau noir, l'équerre et le compas - Les anarchistes dans la Franc-maçonnerie'' («La bandiera nera, la squadra e il compasso - Gli anarchici nella massoneria»), abbiano vanamente cercato di dimostrare in tutte le maniere il carattere libertario della massoneria e la sua conciliabilità  con l'[[anarchismo]].
Appare quindi del tutto evidente che tra [[anarchia]] e massoneria ci sia un abisso incolmabile, nonostante anche in epoche a noi più recenti anarchici come [[Léo Campion]], attraverso il suo saggio ''Le drapeau noir, l'équerre et le compas - Les anarchistes dans la Franc-maçonnerie'' («La bandiera nera, la squadra e il compasso - Gli anarchici nella massoneria»), abbiano vanamente cercato di dimostrare in tutte le maniere il carattere libertario della massoneria e la sua conciliabilità  con l'[[anarchismo]].
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Fu però intorno al [[1924]] che tale idea cominciò ad essere infiltrata negli ambienti del fuoriuscitismo, proprio grazie al nipote di Garibaldi che sfruttò abilmente il suo cognome per darsi una parvenza di affidabilità  di cui in realtà  non avrebbe dovuto godere poichè aveva partecipato anche agli intrighi [[antimilitarismo|antimilitaristi]] della prima guerra mondiale.  
Fu però intorno al [[1924]] che tale idea cominciò ad essere infiltrata negli ambienti del fuoriuscitismo, proprio grazie al nipote di Garibaldi che sfruttò abilmente il suo cognome per darsi una parvenza di affidabilità  di cui in realtà  non avrebbe dovuto godere poichè aveva partecipato anche agli intrighi [[antimilitarismo|antimilitaristi]] della prima guerra mondiale.  
[[File: Alberto Meschi.jpg|thumb|[[Alberto Meschi]], anarchico che si batte lungamente in favore dell'iniziativa di Ricciotti jr. Fu uno degli ultimi a desistere, quando ormai era chiaro che il nipote di Garibaldi era solo una spia fascista]]
[[File: Alberto Meschi.jpg|thumb|[[Alberto Meschi]], anarchico che si batte lungamente in favore dell'iniziativa di Ricciotti jr. Fu uno degli ultimi a desistere, quando ormai era chiaro che il nipote di Garibaldi era solo una spia fascista]]
Ricciotti jr, che si avvalse del sostegno finanziario della massoneria, inizialmente individuò negli anarchici italiani esiliati in [[Francia]] le vittime del suo complotto.<ref>«In campo anarchico i due raggruppamenti più attivi erano il Comitato Pro Vittime Politiche, che teneva la riunione domenicale in un retrobottega vicino a Place de la République, e il gruppo “Pietro Gori” costituito in gran parte da un nucleo di anconetani molto attivi nella città  marchigiana durante il Biennio rosso» ([http://storiaefuturo.eu/vicenda-rimossa-laffaire-ricciotti-garibaldi-lantifascismo-lingua-italiana-in-francia/ Una vicenda rimossa, l'affaire Ricicotti jr])</ref> Molti di loro erano stati in realtà  sin dall'inizio sospettosi (su tutti [[Ugo Fedeli]], [[Virgilio Gozzoli]] e [[Tintino Rasi]]), altri invece si mostrarono più fiduciosi (su tutti [[Erasmo Abate]] e [[Alberto Meschi]]). Quindi, il primo risultato ottenuto dal complotto fu quello di dividere gli anarchici esiliati, a cui tentò di porre rimedio [[Armando Borghi]] con la costituzione di un comitato («Alleanza Libertaria») che valutasse attentamente la questione.  
Ricciotti jr, che si avvalse del sostegno finanziario della massoneria, inizialmente individuò negli anarchici italiani esiliati in [[Francia]] le vittime del suo complotto. <ref>«In campo anarchico i due raggruppamenti più attivi erano il Comitato Pro Vittime Politiche, che teneva la riunione domenicale in un retrobottega vicino a Place de la République, e il gruppo “Pietro Gori” costituito in gran parte da un nucleo di anconetani molto attivi nella città  marchigiana durante il Biennio rosso» ([http://storiaefuturo.eu/vicenda-rimossa-laffaire-ricciotti-garibaldi-lantifascismo-lingua-italiana-in-francia/ Una vicenda rimossa, l'affaire Ricicotti jr])</ref> Molti di loro erano stati in realtà  sin dall'inizio sospettosi (su tutti [[Ugo Fedeli]], [[Virgilio Gozzoli]] e [[Tintino Rasi]]), altri invece si mostrarono più fiduciosi (su tutti [[Erasmo Abate]] e [[Alberto Meschi]]). Quindi, il primo risultato ottenuto dal complotto fu quello di dividere gli anarchici esiliati, a cui tentò di porre rimedio [[Armando Borghi]] con la costituzione di un comitato («Alleanza Libertaria») che valutasse attentamente la questione.  


In breve tempo però le ambiguità  di Ricciotti jr saltarono fuori una dopo l'altra (gerarchizzazione delle legioni, vera e propria schedatura degli antifascisti, ecc.), in particolare i sospetti nascevano dal fatto che la spedizione venisse continuamente rimandata. Alla resa dei conti quasi tutti gli anarchici abbandonarono lo pseudo-progetto perché puzzava tremendamente di trappola. A quel punto, la spia [[fascista]] Garibaldi cercò di infiltrasi tra i fuoriusciti degli ambienti democratici, proponendo ancora una volta un'azione militare [[antifascista]] per destituire il Duce.  
In breve tempo però le ambiguità  di Ricciotti jr saltarono fuori una dopo l'altra (gerarchizzazione delle legioni, vera e propria schedatura degli antifascisti, ecc.), in particolare i sospetti nascevano dal fatto che la spedizione venisse continuamente rimandata. Alla resa dei conti quasi tutti gli anarchici abbandonarono lo pseudo-progetto perché puzzava tremendamente di trappola. A quel punto, la spia [[fascista]] Garibaldi cercò di infiltrasi tra i fuoriusciti degli ambienti democratici, proponendo ancora una volta un'azione militare [[antifascista]] per destituire il Duce.  


La macchinazione fascista si proponeva principalmente l'obiettivo di compromettere gli esiliati antifascisti esuli oltralpe, in modo da mettere in cattiva luce la stessa [[Francia]] e costringerla così ad espellerli.<ref>Si veda anche: [[Tintino_Rasi#Gli_anarchici_di_fronte_alle_provocazioni_di_Ricciotti_Garibaldi|Gli anarchici di fronte alle provocazioni di_ Ricciotti_Garibaldi]]</ref>La cospirazione di Ricciotti jr terminò nel novembre [[1926]], quando, dopo essere stato tratto in arresto dalle [[autorità]] francesi, confessò di essere al servizio del [[governo]] fascista italiano, dal quale prendeva ordini tramite l'ambasciatore italiano a Parigi Romano Avezzana. Confessò pure di aver avuto contatti col vice questore Francesco La Polla, il quale gli aveva messo a disposizione la notevolissima somma di 645.000 lire.<ref>Franco Fucci, ''Le polizie di Mussolini'', Ugo Mursia Editore, 2001 </ref><ref> I propositi di Ricciotti e dei suoi fratelli si erano estesi sino alla [[Spagna]] del dittatore Miguel Primo de Rivera e a tal proposito erano entrati in contatto con il generale Francesc Macià, al quale avevano proposto di organizzare un'insurrezione catalana che ovviamente non andò a buon fine e terminò con l'arresto del generale.</ref>
La macchinazione fascista si proponeva principalmente l'obiettivo di compromettere gli esiliati antifascisti esuli oltralpe, in modo da mettere in cattiva luce la stessa [[Francia]] e costringerla così ad espellerli. <ref>Si veda anche: [[Tintino_Rasi#Gli_anarchici_di_fronte_alle_provocazioni_di_Ricciotti_Garibaldi|Gli anarchici di fronte alle provocazioni di_ Ricciotti_Garibaldi]]</ref>La cospirazione di Ricciotti jr terminò nel novembre [[1926]], quando, dopo essere stato tratto in arresto dalle [[autorità]] francesi, confessò di essere al servizio del [[governo]] fascista italiano, dal quale prendeva ordini tramite l'ambasciatore italiano a Parigi Romano Avezzana. Confessò pure di aver avuto contatti col vice questore Francesco La Polla, il quale gli aveva messo a disposizione la notevolissima somma di 645.000 lire. <ref>Franco Fucci, ''Le polizie di Mussolini'', Ugo Mursia Editore, 2001 </ref><ref> I propositi di Ricciotti e dei suoi fratelli si erano estesi sino alla [[Spagna]] del dittatore Miguel Primo de Rivera e a tal proposito erano entrati in contatto con il generale Francesc Macià, al quale avevano proposto di organizzare un'insurrezione catalana che ovviamente non andò a buon fine e terminò con l'arresto del generale.</ref>


Ma com'è possibile che [[fascismo]] e massoneria si ritrovassero dalla stessa parte della barricata visto che Mussolini nel [[1924]]-[[1925|25]] aveva dato avvio ad una campagna repressiva contro i massoni? La risposta sta nel fatto che inizialmente la massoneria italiana tutta appoggiò la marcia su Roma e la nascita del regime, ma poco dopo alcune «obbedienze» (es. Grande Oriente) presero le distanze dal [[fascismo|regime]], sino a quando esso dichiarò l'assoluta incompatibilità  tra [[fascismo]] e massoneria.<ref>L'incompatibilità  venne dichiarata col voto del Gran Consiglio del marzo [[1923]]</ref> Resta il fatto che alcune obbedienze (Grande Loggia d'Italia) mantennero buoni rapporti col Duce più a lungo di altri ed anche quando questi si interruppero, molti massoni scelsero di rimanere fedeli al PNF. Caso emblematico fu quello del Gran Maestro del Grande Oriente Raoul Palermi<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/raoul-vittorio-palermi_%28Dizionario_Biografico%29/ Raoul Palermi]</ref>, il quale sostanzialmente rimase devoto di Mussolini nonostante l'obbedienza massonica del Grande Oriente fosse una delle più perseguitate. A tal proposito, [[Maria Rygier]] fu inviata nel [[1925]] in [[Francia]], dove si trovava Palermi, per convincerlo ad allinearsi alla linea politica della massoneria.<ref>Nel 1926 Palermi abbandonò definitivamente la massoneria dichiarando la propria fedeltà  al Duce</ref>
Ma com'è possibile che [[fascismo]] e massoneria si ritrovassero dalla stessa parte della barricata visto che Mussolini nel [[1924]]-[[1925|25]] aveva dato avvio ad una campagna repressiva contro i massoni? La risposta sta nel fatto che inizialmente la massoneria italiana tutta appoggiò la marcia su Roma e la nascita del regime, ma poco dopo alcune «obbedienze» (es. Grande Oriente) presero le distanze dal [[fascismo|regime]], sino a quando esso dichiarò l'assoluta incompatibilità  tra [[fascismo]] e massoneria. <ref>L'incompatibilità  venne dichiarata col voto del Gran Consiglio del marzo [[1923]]</ref> Resta il fatto che alcune obbedienze (Grande Loggia d'Italia) mantennero buoni rapporti col Duce più a lungo di altri ed anche quando questi si interruppero, molti massoni scelsero di rimanere fedeli al PNF. Caso emblematico fu quello del Gran Maestro del Grande Oriente Raoul Palermi<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/raoul-vittorio-palermi_%28Dizionario_Biografico%29/ Raoul Palermi]</ref>, il quale sostanzialmente rimase devoto di Mussolini nonostante l'obbedienza massonica del Grande Oriente fosse una delle più perseguitate. A tal proposito, [[Maria Rygier]] fu inviata nel [[1925]] in [[Francia]], dove si trovava Palermi, per convincerlo ad allinearsi alla linea politica della massoneria. <ref>Nel 1926 Palermi abbandonò definitivamente la massoneria dichiarando la propria fedeltà  al Duce</ref>


È in questi rapporti asimmetrici ed ambigui tra massoneria e [[fascismo]] che vanno quindi individuate le loro convergenze che portarono al complotto antifascista di matrice fascio-garibaldina.
È in questi rapporti asimmetrici ed ambigui tra massoneria e [[fascismo]] che vanno quindi individuate le loro convergenze che portarono al complotto antifascista di matrice fascio-garibaldina.
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