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«Efficienza ed equità dell'anarchia e di altri sistemi sociali storici: un semplice modello esplorativo»
di Guido Candela e Roberto Cellini

Abbiamo proposto una modellizzazione (invero molto semplice) del funzionamento del sistema economico secondo scuole di pensiero anarchiche. Abbiamo confrontato i risultati con le realizzazioni associabili ad altri due sistemi sociali storici, il capitalismo e il comunismo. Abbiamo mostrato che un sistema anarchico “di base” porta a un livello di produzione inefficiente, poiché difetta di coordinamento nella produzione e nella valorizzazione dei beni, a causa dell'eccessiva frammentazione dei diritti di proprietà. Al contrario, il capitalismo e il comunismo realizzano un sistema più efficiente (ed ugualmente efficiente fra loro, sulla carta), in termini sia del prodotto reale sia del prodotto monetario: il primo, per l’intervento dell'impresa privata del capitalista, il secondo in virtù del coordinamento del ministro della produzione. Tuttavia, comunismo e capitalismo introducono entrambi elementi di disparità sociale, anche sul piano teorico. Infatti, nel comunismo, uno degli agenti oltre a conferire la sua risorsa (ad esempio, il lavoro) è anche ministro della produzione, assumendo così istituzionalmente il potere di dettare la distribuzione della produzione, del reddito, e dei consumi; la deriva burocratico-predatoria è quindi l'esito scontato. Nel capitalismo, uno degli agenti oltre a conferire la sua risorsa ha anche il diritto privato sul prodotto e quindi sul profitto dell'impresa. Proprio nella distribuzione, allora, questi due sistemi manifestano i loro maggiori problemi sociali, perché il primo può deviare verso un comunismo predatorio, mentre il secondo comporta che la distribuzione sia dettata esogenamente e lasci quindi campo aperto ad una conflittualità sociale. I due sistemi teoricamente più efficienti, comunismo e capitalismo, sono equi solo nei casi estremi del comunismo anarchico e del capitalismo perfettamente concorrenziale: il primo perché è fondato su una distribuzione bilanciata dei poteri (delle proprietà costituzionali) che realizza un comunismo attuato tramite soluzioni contrattuali; il secondo perché verifica un equilibrio di lungo periodo che lascia un profitto nullo all'impresa capitalistica. La “storia” ha mostrato che il comunismo è risultato di fatto meno efficiente e meno equo del capitalismo. Meno efficiente, perché il ministro della produzione non è stato abile quanto il mercato nell'organizzare la produzione. Meno equo, per due motivi: dal lato del comunismo, perché esso si è sistematicamente risolto in un comunismo predatorio; dal lato del capitalismo, perché il capitalismo sindacale ha usato l'esogenità distributiva per contenere la disparità dei redditi del capitalismo puro. Tuttavia, è necessario ricordare che la storia non ha ancora verificato i due sistemi che la teoria indica efficienti ed equi, “dimenticando” e lasciando “sui libri” il comunismo anarchico ed il capitalismo perfettamente concorrenziale. Infine, per ciò che riguarda l'anarchia, la sua posizione è davvero strana poiché perde in termini di efficienza, ma ha la sua rivincita sul piano dell'equità. Essa potrebbe quindi presentarsi come una soluzione di second best, qualora, per mancanza di verifica nei presupposti sociali di fatto richiesti, la realtà sfoci in un comunismo predatorio o in un capitalismo di monopolio “garantito” dal governo stesso. Ma, se ci volgiamo alla storia, dobbiamo concludere che non sappiamo ancora quale sia il volto effettivo dell'anarchia, né quali istituzioni (intese come “comportamenti consolidati”) debbano essere introdotte o possano sorgere endogenamente per limitarne l'inefficienza allocativa.

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