Strage di Torino (18-20 dicembre 1922): differenze tra le versioni

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La Camera del Lavoro era piena di [[fascismo|fascisti]], l'avevano « conquistata » e ora la tenevano come un trofeo di vittoria. Dall'altra parte del corso, Ferrero si fermò a guardare la scena e ad ascoltare i canti e le urla: era quasi notte, forse pensava che in quel buio nebbioso non sarebbe stato notato. L'imprudenza gli fu fatale: quell'ombra ferma laggiù fu vista e, si sa, la canaglia s'inquieta sempre quando si crede osservata anche solo da un'ombra.  
La Camera del Lavoro era piena di [[fascismo|fascisti]], l'avevano « conquistata » e ora la tenevano come un trofeo di vittoria. Dall'altra parte del corso, Ferrero si fermò a guardare la scena e ad ascoltare i canti e le urla: era quasi notte, forse pensava che in quel buio nebbioso non sarebbe stato notato. L'imprudenza gli fu fatale: quell'ombra ferma laggiù fu vista e, si sa, la canaglia s'inquieta sempre quando si crede osservata anche solo da un'ombra.  


Una decina di loro uscì correndo verso di lui, che non si mosse nemmeno. Quando gli furono vicini, lo riconobbero, lo riempirono di bastonate, di calci, di pugni, lo trascinarono dentro, lo gettarono in una stanza che avevano trasformato in prigione. Non era ancora morto, ma non si alzerà  più. Verso mezzanotte lo tirarono di nuovo sulla strada e, sempre tra calci e bastonate, gli legarono una caviglia a un camion che partì e lo trascinò per 200 metri fino al monumento a Vittorio Emanuele: c'è da augurarsi che fosse già  morto, perché qui gli cavarono gli occhi e gli strapparono i testicoli<ref>Secondo la deposizione del deputato socialista Filippo Amedeo all'inchiesta Giunta-Gasti, gennaio 1923, in G. Carcano, cit., p. 85.</ref>.
Una decina di loro uscì correndo verso di lui, che non si mosse nemmeno. Quando gli furono vicini, lo riconobbero, lo riempirono di bastonate, di calci, di pugni, lo trascinarono dentro, lo gettarono in una stanza che avevano trasformato in prigione. Non era ancora morto, ma non si alzerà  più. Verso mezzanotte lo tirarono di nuovo sulla strada e, sempre tra calci e bastonate, gli legarono una caviglia a un camion che partì e lo trascinò per 200 metri fino al monumento a Vittorio Emanuele: c'è da augurarsi che fosse già  morto, perché qui gli cavarono gli occhi e gli strapparono i testicoli <ref>Secondo la deposizione del deputato socialista Filippo Amedeo all'inchiesta Giunta-Gasti, gennaio 1923, in G. Carcano, cit., p. 85.</ref>.


Nella stessa testimonianza, tra gli squadristi che si accanirono sul corpo di Ferrero, veniva indicato Carlo Natoli come il più accanito. Questo Natoli, già  presente nella squadra che uccise Andrea Chiomo, era mutilato di guerra: privo di una gamba, infierì sul cadavere di Ferrero zampettando sulle sue stampelle. Un'immagine tragica e grottesca insieme, che da sola rende l'immagine del fascismo.  
Nella stessa testimonianza, tra gli squadristi che si accanirono sul corpo di Ferrero, veniva indicato Carlo Natoli come il più accanito. Questo Natoli, già  presente nella squadra che uccise Andrea Chiomo, era mutilato di guerra: privo di una gamba, infierì sul cadavere di Ferrero zampettando sulle sue stampelle. Un'immagine tragica e grottesca insieme, che da sola rende l'immagine del fascismo.  
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