Strage di Torino (18-20 dicembre 1922): differenze tra le versioni

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Intanto, a Torino, da settembre vi era un nuovo prefetto, Carlo Olivieri, trasferito da Bari dove si era reso meritevole, agli occhi del fascismo, per aver consegnato la città  alle bande del ras pugliese Giuseppe Caradonna <ref>G. Carcano, cit., p. 12. Fu il padre di Giulio Caradonna, a lungo deputato del MSI.</ref>, impiegando l'esercito per chiudere la Camera del Lavoro. Appena arrivato a Torino, fece perquisire la sede de « L'Ordine Nuovo », guadagnandosi la lode della devecchiana « Gazzetta del Popolo » e la benevolenza, per bocca de « La Stampa », degli industriali che, scontenti della politica economica di Giolitti e poi di quella del Facta, da più di un anno finanziavano il Fascio torinese perché portasse la città  alla « normalizzazione ». Il [[10 novembre]] 1922, infatti, i primi atti del Consiglio dei ministri del nuovo governo fascista furono a favore dei grandi industriali: fu abolita la nominatività  dei titoli azionari, furono rivisti a loro favore i contratti per le forniture militari, fu ridotta l'imposta di successione e fu ritirato il progetto di riforma agraria già  presentato alla Camera dal precedente governo Facta.
Intanto, a Torino, da settembre vi era un nuovo prefetto, Carlo Olivieri, trasferito da Bari dove si era reso meritevole, agli occhi del fascismo, per aver consegnato la città  alle bande del ras pugliese Giuseppe Caradonna <ref>G. Carcano, cit., p. 12. Fu il padre di Giulio Caradonna, a lungo deputato del MSI.</ref>, impiegando l'esercito per chiudere la Camera del Lavoro. Appena arrivato a Torino, fece perquisire la sede de « L'Ordine Nuovo », guadagnandosi la lode della devecchiana « Gazzetta del Popolo » e la benevolenza, per bocca de « La Stampa », degli industriali che, scontenti della politica economica di Giolitti e poi di quella del Facta, da più di un anno finanziavano il Fascio torinese perché portasse la città  alla « normalizzazione ». Il [[10 novembre]] 1922, infatti, i primi atti del Consiglio dei ministri del nuovo governo fascista furono a favore dei grandi industriali: fu abolita la nominatività  dei titoli azionari, furono rivisti a loro favore i contratti per le forniture militari, fu ridotta l'imposta di successione e fu ritirato il progetto di riforma agraria già  presentato alla Camera dal precedente governo Facta.
   
   
Il [[28 ottobre]] squadre fasciste torinesi avevano disarmato impunemente una cinquantina di alpini davanti alla Caserma Rubatto, allontanandosi indisturbati con il bottino. Il giorno dopo fu devastata la sede de « L'Ordine Nuovo », in via Arcivescovado 3, sotto gli occhi compiaciuti del capo della squadra politica della Questura, il commissario Mariano Norcia, che pure era al comando di alcuni reparti del 91° Reggimento Fanteria, e del vice-questore Odilio Tabusso. Seguirono assalti e saccheggi dei negozi alimentari - i cosiddetti « distributori » gestiti dall'Alleanza Cooperativa Torinese, storica cooperativa della sinistra cittadina, diretta espressione dell'Associazione Generale Operaia - conclusi con l'incendio della Camera del Lavoro nella notte del [[2 novembre]]. Il [[29 novembre]] veniva ucciso il comunista Pietro Longo<ref>Padre di un attivo militante comunista, Giuseppe Longo, cugino del futuro segretario del PCI Luigi.</ref>: uno degli assassini, il fascista Maurizio Vinardi, due mesi prima aveva anche tentato di uccidere l'anarchico [[Giovanni Vaudano]] che, denunciato il fatto, mentre il suo aggressore era stato rilasciato, si era visto arrestare con l'imputazione di « canti sovversivi ».   
Il [[28 ottobre]] squadre fasciste torinesi avevano disarmato impunemente una cinquantina di alpini davanti alla Caserma Rubatto, allontanandosi indisturbati con il bottino. Il giorno dopo fu devastata la sede de « L'Ordine Nuovo », in via Arcivescovado 3, sotto gli occhi compiaciuti del capo della squadra politica della Questura, il commissario Mariano Norcia, che pure era al comando di alcuni reparti del 91° Reggimento Fanteria, e del vice-questore Odilio Tabusso. Seguirono assalti e saccheggi dei negozi alimentari - i cosiddetti « distributori » gestiti dall'Alleanza Cooperativa Torinese, storica cooperativa della sinistra cittadina, diretta espressione dell'Associazione Generale Operaia - conclusi con l'incendio della Camera del Lavoro nella notte del [[2 novembre]]. Il [[29 novembre]] veniva ucciso il comunista Pietro Longo <ref>Padre di un attivo militante comunista, Giuseppe Longo, cugino del futuro segretario del PCI Luigi.</ref>: uno degli assassini, il fascista Maurizio Vinardi, due mesi prima aveva anche tentato di uccidere l'anarchico [[Giovanni Vaudano]] che, denunciato il fatto, mentre il suo aggressore era stato rilasciato, si era visto arrestare con l'imputazione di « canti sovversivi ».   


Intanto nella FIAT - come nelle altre fabbriche dopo la fine delle occupazioni - era avvenuta la « normalizzazione »: la fine delle grandi commesse di guerra aveva gettato sulla strada 1.300 operai e il rinnovamento tecnologico aveva aumentato la produttività  senza che a essa seguissero incrementi salariali. Rimaneva il problema delle commissioni operaie presenti nelle fabbriche e molto meno accomodanti dei sindacalisti riformisti, e sul tema Giovanni Agnelli si mostrava pubblicamente democratico: « I sindacati ci vogliono », concedeva in un'intervista, precisando subito « ma devono essere apolitici! ».  
Intanto nella FIAT - come nelle altre fabbriche dopo la fine delle occupazioni - era avvenuta la « normalizzazione »: la fine delle grandi commesse di guerra aveva gettato sulla strada 1.300 operai e il rinnovamento tecnologico aveva aumentato la produttività  senza che a essa seguissero incrementi salariali. Rimaneva il problema delle commissioni operaie presenti nelle fabbriche e molto meno accomodanti dei sindacalisti riformisti, e sul tema Giovanni Agnelli si mostrava pubblicamente democratico: « I sindacati ci vogliono », concedeva in un'intervista, precisando subito « ma devono essere apolitici! ».  
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Lo fecero rivestire e lo portarono in un prato: gli sfondarono il cranio a bastonate e lasciarono sul cadavere alcune copie de «L'Ordine Nuovo», il quotidiano che Tarizzo leggeva abitualmente.
Lo fecero rivestire e lo portarono in un prato: gli sfondarono il cranio a bastonate e lasciarono sul cadavere alcune copie de «L'Ordine Nuovo», il quotidiano che Tarizzo leggeva abitualmente.


Complessivamente, in quel primo giorno ci furono, ufficialmente, otto morti e quindici feriti, senza contare coloro che, gravi o leggere che fossero state le ferite, preferirono non denunciare le aggressioni cui erano stati vittime per timori di successive, ulteriori rappresaglie. Gli episodi più gravi riguardarono Giacomo Strumia, ferito alla gamba da un proiettile, Luigi Barolo, raggiunto da un colpo di pistola al collo, Luigi Massara, ferito al ventre, e Ferdinando Avanzini e Vincenzo Stratta, colpiti da una pugnalata. Quest'ultimo, pugnalato al petto, riuscì a sfuggire alla squadra fascista: uno dei suoi aggressori, un certo Buo, si suicidò nel 1924, dopo il delitto Matteotti, quando credette che il fascismo fosse ormai finito<ref>G. Carcano, cit., pp. 66-70.</ref>.
Complessivamente, in quel primo giorno ci furono, ufficialmente, otto morti e quindici feriti, senza contare coloro che, gravi o leggere che fossero state le ferite, preferirono non denunciare le aggressioni cui erano stati vittime per timori di successive, ulteriori rappresaglie. Gli episodi più gravi riguardarono Giacomo Strumia, ferito alla gamba da un proiettile, Luigi Barolo, raggiunto da un colpo di pistola al collo, Luigi Massara, ferito al ventre, e Ferdinando Avanzini e Vincenzo Stratta, colpiti da una pugnalata. Quest'ultimo, pugnalato al petto, riuscì a sfuggire alla squadra fascista: uno dei suoi aggressori, un certo Buo, si suicidò nel 1924, dopo il delitto Matteotti, quando credette che il fascismo fosse ormai finito <ref>G. Carcano, cit., pp. 66-70.</ref>.


== La strage: il 19 dicembre ==
== La strage: il 19 dicembre ==
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