François Rabelais: differenze tra le versioni

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La mania di tutti coloro che sono fedeli al passato è sempre stata quella di ridurre e di purgare: persino Anatole France, un giorno facendo una conferenza su Rabelais davanti ad un eletto uditorio di Buenos Aires e di Montevideo, incominciò con un piacevole preambolo che informava i suoi ascoltatori che egli prenderebbe tutte le precauzioni per evitare di offendere il pudore più ombroso e le orecchie più suscettibili. Così, dunque, Rabelais può ancora scandalizzare ai nostri giorni quel mondo di benpensanti che, purtroppo, è senza cervello e senza giudizio. Avrebbe potuto scegliere un altro soggetto, quel Crainquebille della convenzione e dei pregiudizi, ma l'abilità di Anatole France è così grande che di un'esposizione scabrosa ne fa qualche cosa di presentabile persino a dei catecumeni.
La mania di tutti coloro che sono fedeli al passato è sempre stata quella di ridurre e di purgare: persino Anatole France, un giorno facendo una conferenza su Rabelais davanti ad un eletto uditorio di Buenos Aires e di Montevideo, incominciò con un piacevole preambolo che informava i suoi ascoltatori che egli prenderebbe tutte le precauzioni per evitare di offendere il pudore più ombroso e le orecchie più suscettibili. Così, dunque, Rabelais può ancora scandalizzare ai nostri giorni quel mondo di benpensanti che, purtroppo, è senza cervello e senza giudizio. Avrebbe potuto scegliere un altro soggetto, quel Crainquebille della convenzione e dei pregiudizi, ma l'abilità di Anatole France è così grande che di un'esposizione scabrosa ne fa qualche cosa di presentabile persino a dei catecumeni.
A che cosa serve, la perfezione di stile, la facilità oratoria, se diventano complici indirette di un pensiero che non osa esprimersi in tutta [[libertà]]? Ho molto apprezzato le riflessioni di Paul Souday, il quale ricordando il Rabelais d'Anatole France, dice: «La sua filosofia naturalista o naturista, ispirata direttamente all'antichità, chiudeva il medioevo ed inaugurava il pensiero moderno. È un po' comico pretendere che egli non fosse un pensatore... Dispiace che Anatole France, per delle convenienze locali, abbia quasi fatto delle concessioni». Rabelais ebbe molti detrattori ed io accennerò a qualcuno di quei valletti che presentarono Rabelais come un monaco scettico, buffone e cinico, personaggio poco raccomandabile, fuori programma per certuni, che bisognava mettere in quarantena ed impedire che la gioventù sfogliasse le pagine truculenti della sua opera. Si ricorderà che Ronsard lo dipinse come un ubriacone ed una specie di Panurge; più vicino a noi un La Bruyére non poté perdonargli di avere seminato lordura nei suoi scritti, ed infine quel triste Brunetière scrisse: «Ha meritato veramente di essere chiamato l'incantatore della canaglia» e continuerà aggiungendo: «getta sulla sua opera delle manate di fango che si scavalcano turandosi il naso». Si può constatare che in tutti i secoli quando si è trattato di eliminare o distruggere l'espressione del pensiero sovversivo, i procedimenti sono sempre stati gli stessi. Per questo sono contento di salutare in Rabelais un precursore delle nostre idee anarchiche. Che cosa importano i brontolii dei letterati, sempre pronti ad urlare con i lupi per diffamare ed insultare coloro che si rifiutano di pestare nello stesso fango? Ciò che vi è di notevole nel Nostro è il suo rifiuto di arrivare a delle conclusioni dogmatiche. Nei suoi scritti c'è da accontentare tutti i gusti. Dalla sua «fontana fantastica» sgorgano impressioni confortevoli in cui si mescolano la satira mordente e la facezia libera, ma da tutto questo ne esce una morale, una filosofia generosa e forte. Rabelais sviluppa in un'esposizione meravigliosa sull'educazione, la necessità di armonizzare l'evoluzione del corpo con quella dell'anima. Egli sostituisce alle astrazioni, dei fatti visibili e tangibili, perché è tanto con la vista quanto con i libri che ci istruiamo.
A che cosa serve, la perfezione di stile, la facilità oratoria, se diventano complici indirette di un pensiero che non osa esprimersi in tutta [[libertà]]? Ho molto apprezzato le riflessioni di Paul Souday, il quale ricordando il Rabelais d'Anatole France, dice: «La sua filosofia naturalista o naturista, ispirata direttamente all'antichità, chiudeva il medioevo ed inaugurava il pensiero moderno. È un po' comico pretendere che egli non fosse un pensatore... Dispiace che Anatole France, per delle convenienze locali, abbia quasi fatto delle concessioni». Rabelais ebbe molti detrattori ed io accennerò a qualcuno di quei valletti che presentarono Rabelais come un monaco scettico, buffone e cinico, personaggio poco raccomandabile, fuori programma per certuni, che bisognava mettere in quarantena ed impedire che la gioventù sfogliasse le pagine truculenti della sua opera. Si ricorderà che Ronsard lo dipinse come un ubriacone ed una specie di Panurge; più vicino a noi un La Bruyére non poté perdonargli di avere seminato lordura nei suoi scritti, ed infine quel triste Brunetière scrisse: «Ha meritato veramente di essere chiamato l'incantatore della canaglia» e continuerà aggiungendo: «getta sulla sua opera delle manate di fango che si scavalcano turandosi il naso». Si può constatare che in tutti i secoli quando si è trattato di eliminare o distruggere l'espressione del pensiero sovversivo, i procedimenti sono sempre stati gli stessi. Per questo sono contento di salutare in Rabelais un precursore delle nostre idee anarchiche. Che cosa importano i brontolii dei letterati, sempre pronti ad urlare con i lupi per diffamare ed insultare coloro che si rifiutano di pestare nello stesso fango? Ciò che vi è di notevole nel Nostro è il suo rifiuto di arrivare a delle conclusioni dogmatiche. Nei suoi scritti c'è da accontentare tutti i gusti. Dalla sua «fontana fantastica» sgorgano impressioni confortevoli in cui si mescolano la satira mordente e la facezia libera, ma da tutto questo ne esce una morale, una filosofia generosa e forte. Rabelais sviluppa in un'esposizione meravigliosa sull'educazione, la necessità di armonizzare l'evoluzione del corpo con quella dell'anima. Egli sostituisce alle astrazioni, dei fatti visibili e tangibili, perché è tanto con la vista quanto con i libri che ci istruiamo.
Tutti questi pensieri sono stati ripresi da tutti i nostri che hanno scritto o messo in pratica dei tentativi d'insegnamento razionale e [[libertario]] (basti pensare a [[F. Ferrer]] e alla sua [[Scuola Moderna]], a [[Sébastien Faure]] e alla sua [[Ruche]], a [[Paul Robin]], Frainet e a tanti altri). La politica di Gargantua è quella dei pensatori del XVI secolo, ancora impregnata di tradizione della Grecia e di Roma. È l'arte di governare i popoli nel significato più esteso che ha la parola arte. Con Rabelais c'è qualche cosa di nuovo che annuncia la Rivoluzione francese. Lo [[Stato]] non è tutto. «Di fronte a lui si erge l'[[individuo]], ancora incerto, ma forte della coscienza del suo valore personale e dei suoi diritti». Ebbene, questa osservazione di Martin-Dupont, è l'origine d'una affermazione che io qualifico [[libertaria]]. E lo stesso Martin-Dupont dirà: «Nei grandi movimenti verso l'[[individualismo]] che si fanno a quell'epoca e dei quali il Rinascimento e la Riforma sono le manifestazioni più originali, complementari l'una dell'altra, arte  e coscienza, Rabelais ha un ruolo importante. Nessuno meglio di lui seppe riunire nello stesso grado il genio del Rinascimento e quello dell'antica Gallia, il passato classico ed il passato nazionale. Sotto questo aspetto egli ha un posto tra i precursori della [[Rivoluzione]]». Aprite il suo libro, scorretelo con attenzione e troverete, in ogni passo dei suoi migliori capitoli, il canto della [[libertà]].
Tutti questi pensieri sono stati ripresi da tutti i nostri che hanno scritto o messo in pratica dei tentativi d'insegnamento razionale e [[libertario]] (basti pensare a [[Francisco Ferrer|F. Ferrer]] e alla sua [[Scuola Moderna]], a [[Sébastien Faure]] e alla sua [[Ruche]], a [[Paul Robin]], Frainet e a tanti altri). La politica di Gargantua è quella dei pensatori del XVI secolo, ancora impregnata di tradizione della Grecia e di Roma. È l'arte di governare i popoli nel significato più esteso che ha la parola arte. Con Rabelais c'è qualche cosa di nuovo che annuncia la Rivoluzione francese. Lo [[Stato]] non è tutto. «Di fronte a lui si erge l'[[individuo]], ancora incerto, ma forte della coscienza del suo valore personale e dei suoi diritti». Ebbene, questa osservazione di Martin-Dupont, è l'origine d'una affermazione che io qualifico [[libertaria]]. E lo stesso Martin-Dupont dirà: «Nei grandi movimenti verso l'[[individualismo]] che si fanno a quell'epoca e dei quali il Rinascimento e la Riforma sono le manifestazioni più originali, complementari l'una dell'altra, arte  e coscienza, Rabelais ha un ruolo importante. Nessuno meglio di lui seppe riunire nello stesso grado il genio del Rinascimento e quello dell'antica Gallia, il passato classico ed il passato nazionale. Sotto questo aspetto egli ha un posto tra i precursori della [[Rivoluzione]]». Aprite il suo libro, scorretelo con attenzione e troverete, in ogni passo dei suoi migliori capitoli, il canto della [[libertà]].
Osservatelo quando ruggisce. Gli abusi vi sono denunciati con forza, è un vento che soffia e sradica i pregiudizi più solidi. Panurge, questo buon Panurge, così umano e così vicino al popolo si drizza e con uno scoppio di riso fantastico vocifera contro le iniquità sociali. Che cosa importa che egli sia non solo superbo e nobile, ma qualche volta osceno, dal momento che egli protesta contro l'ingiustizia delle leggi? Abel Faure ne ''L'individu et l'Esprit d'autoritè'', opera meravigliosa in cui parla dell'educazione francese in rapporto all'[[individualismo]] e allo spirito d'[[autorità]], mostra sotto quella doppia evoluzione questi due principi che si oppongono continuamente nella storia, fa rilevare da questo combattimento omerico quel principio vitale che chiama in vita le forze latenti, l'[[individualismo]] da cui sgorga la linfa che feconda l'attività umana, contro l'altro principio malefico che impone all'individuo le sue leggi, ed arresta tutto, canalizzando e mettendo dighe all'uomo vivo, ostacolando la libera espansione della natura per fabbricare l'uomo-automa che si piega sotto l'arbitrio del giogo. Ricordando il XVI secolo, Abel Faure scrive: «Questo secolo fu grandissimo, il più grande della nostra storia, per il coraggio e la ostinata energia che mostrarono i grandi individualisti, più fecondo in risultati felici del XVIII secolo che noi mostreremo infestato da certi elementi corrotti della filosofia sensualista. Questo secolo vide Rabelais, Montaigne, Ramus, la Riforma. Questi nomi sintetizzano, caratterizzano tutti gli individualismi: filosofico, umanistico, teologico: libertà di religione, libertà di pensiero, libertà estetica. [[Individualismo]] che tenta di liberare gli uomini, ciascuno alla propria maniera, con l'educazione... ciò che li distingue è la loro volontà di essere degli educatori. Non lo sono più istintivamente come prima ma essi pongono chiaramente e decisamente il problema dell'educazione. Noi vedremo questi diversi elementi di [[libertà]] alle prese con il principio d'[[autorità]] del secolo». Certo, Rabelais è sensuale e violento, ma ha lo spirito aperto al culto del bello e del bene, mescolato alla franca gioia puramente animale. Rabelais si fa amare per quello che egli ha di sensibile e di intellettuale. La nostra struttura mentale è capace di comprendere i colpi che il Nostro, nascosto e protetto dalla buffoneria e dall'enormità, assesterà ai pedanti ed ai teologi. È il trionfo del libero esame. Lo scetticismo ha conquistato certi cervelli. Rabelais è veramente un uomo, se non con la ragione, almeno di temperamento. «Il libro di Rabelais è dunque venuto a tempo; nato dalle circostanze, prodotto dall'ambiente. Cinquant'anni dopo, gli uomini sarebbero stati troppo spirituali; cinquant'anni prima troppo volgari e materialisti». Rabelais ha impresso alla sua opera un sentimento che caratterizza tutti i suoi scritti: la solidarietà umana. Può darsi che certuni, leggendolo, non vi trovino affatto quel genere di solidarietà che si manifestò più tardi nella filosofia contemporanea che la forza dell'assioma ha falsamente sviluppata. Rabelais è più semplice e la sua solidarietà non s'allontana dalle frontiere del buon senso e del buon umore. Se egli denuncia con veemenza la ambizione dei signori e dei principi che per un sì o per un no dichiarano la guerra ai loro vicini, egli ammira con non meno forza lo spirito di coloro che si sforzano di conservare la pace tra gli uomini di buona volontà.
Osservatelo quando ruggisce. Gli abusi vi sono denunciati con forza, è un vento che soffia e sradica i pregiudizi più solidi. Panurge, questo buon Panurge, così umano e così vicino al popolo si drizza e con uno scoppio di riso fantastico vocifera contro le iniquità sociali. Che cosa importa che egli sia non solo superbo e nobile, ma qualche volta osceno, dal momento che egli protesta contro l'ingiustizia delle leggi? Abel Faure ne ''L'individu et l'Esprit d'autoritè'', opera meravigliosa in cui parla dell'educazione francese in rapporto all'[[individualismo]] e allo spirito d'[[autorità]], mostra sotto quella doppia evoluzione questi due principi che si oppongono continuamente nella storia, fa rilevare da questo combattimento omerico quel principio vitale che chiama in vita le forze latenti, l'[[individualismo]] da cui sgorga la linfa che feconda l'attività umana, contro l'altro principio malefico che impone all'individuo le sue leggi, ed arresta tutto, canalizzando e mettendo dighe all'uomo vivo, ostacolando la libera espansione della natura per fabbricare l'uomo-automa che si piega sotto l'arbitrio del giogo. Ricordando il XVI secolo, Abel Faure scrive: «Questo secolo fu grandissimo, il più grande della nostra storia, per il coraggio e la ostinata energia che mostrarono i grandi individualisti, più fecondo in risultati felici del XVIII secolo che noi mostreremo infestato da certi elementi corrotti della filosofia sensualista. Questo secolo vide Rabelais, Montaigne, Ramus, la Riforma. Questi nomi sintetizzano, caratterizzano tutti gli individualismi: filosofico, umanistico, teologico: libertà di religione, libertà di pensiero, libertà estetica. [[Individualismo]] che tenta di liberare gli uomini, ciascuno alla propria maniera, con l'educazione... ciò che li distingue è la loro volontà di essere degli educatori. Non lo sono più istintivamente come prima ma essi pongono chiaramente e decisamente il problema dell'educazione. Noi vedremo questi diversi elementi di [[libertà]] alle prese con il principio d'[[autorità]] del secolo». Certo, Rabelais è sensuale e violento, ma ha lo spirito aperto al culto del bello e del bene, mescolato alla franca gioia puramente animale. Rabelais si fa amare per quello che egli ha di sensibile e di intellettuale. La nostra struttura mentale è capace di comprendere i colpi che il Nostro, nascosto e protetto dalla buffoneria e dall'enormità, assesterà ai pedanti ed ai teologi. È il trionfo del libero esame. Lo scetticismo ha conquistato certi cervelli. Rabelais è veramente un uomo, se non con la ragione, almeno di temperamento. «Il libro di Rabelais è dunque venuto a tempo; nato dalle circostanze, prodotto dall'ambiente. Cinquant'anni dopo, gli uomini sarebbero stati troppo spirituali; cinquant'anni prima troppo volgari e materialisti». Rabelais ha impresso alla sua opera un sentimento che caratterizza tutti i suoi scritti: la solidarietà umana. Può darsi che certuni, leggendolo, non vi trovino affatto quel genere di solidarietà che si manifestò più tardi nella filosofia contemporanea che la forza dell'assioma ha falsamente sviluppata. Rabelais è più semplice e la sua solidarietà non s'allontana dalle frontiere del buon senso e del buon umore. Se egli denuncia con veemenza la ambizione dei signori e dei principi che per un sì o per un no dichiarano la guerra ai loro vicini, egli ammira con non meno forza lo spirito di coloro che si sforzano di conservare la pace tra gli uomini di buona volontà.
«Immaginare ferite e colpi è una cosa troppo semplicista e troppo grave perché non ci si sforzi di portarvi rimedio. Chi si sforza per evitare che altri soffra o si rovini, agisce con un sentimento di [[solidarietà]] che lo onora». In Rabelais non c'è spirito litigioso. Brontola con la sua verve sarcastica contro coloro che si compiacciono di processi lunghi e rovinosi. Sono degli egoisti, degli esseri malefici che bisogna denunciare con forza, se vogliono sperare che trionfi quella dolcezza dell'anima che Rabelais oppone con grandezza. Questa bontà attiva non ha niente dell'abdicazione: al contrario essa si confonde nello spirito con quella [[solidarietà]] benefica che apre il cammino alla vittoria del buon senso e della ragione. È Panurge che canterà le lodi della [[solidarietà]] umana e pronuncerà la più bella difesa in favore dell'aiuto reciproco. Certi autori hanno tentato l'accostamento di Rabelais con il nostro [[Proudhon]]: in certi punti il riavvicinamento è spontaneo e sensato:
«Immaginare ferite e colpi è una cosa troppo semplicista e troppo grave perché non ci si sforzi di portarvi rimedio. Chi si sforza per evitare che altri soffra o si rovini, agisce con un sentimento di [[solidarietà]] che lo onora». In Rabelais non c'è spirito litigioso. Brontola con la sua verve sarcastica contro coloro che si compiacciono di processi lunghi e rovinosi. Sono degli egoisti, degli esseri malefici che bisogna denunciare con forza, se vogliono sperare che trionfi quella dolcezza dell'anima che Rabelais oppone con grandezza. Questa bontà attiva non ha niente dell'abdicazione: al contrario essa si confonde nello spirito con quella [[solidarietà]] benefica che apre il cammino alla vittoria del buon senso e della ragione. È Panurge che canterà le lodi della [[solidarietà]] umana e pronuncerà la più bella difesa in favore dell'aiuto reciproco. Certi autori hanno tentato l'accostamento di Rabelais con il nostro [[Proudhon]]: in certi punti il riavvicinamento è spontaneo e sensato:
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