Federazione Anarchica Informale: differenze tra le versioni

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Nel documento il gruppo si definisce una:
Nel documento il gruppo si definisce una:
* '''FEDERAZIONE''', perché costituita da «gruppi o singoli, donne e uomini, liberi ed uguali accomunati dalle pratiche di attacco al dominio, consci del valore del mutuo appoggio e della solidarietà rivoluzionaria come strumenti di liberazione»;  
* '''FEDERAZIONE''', perché costituita da «gruppi o singoli, donne e uomini, liberi ed uguali accomunati dalle pratiche di attacco al dominio, consci del valore del mutuo appoggio e della solidarietà rivoluzionaria come strumenti di liberazione»;  
*'''ANARCHICA''', perché intende distruggere lo [[stato]] e il [[capitale]] «per vivere in un mondo in cui “domini” la libertà e l'autogestione, dove sia possibile ogni tipo di sperimentazione sociale che non comporti lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura. Radicalmente avversi a qualunque cancro marxista... »;
*'''ANARCHICA''', perché intende distruggere lo [[Stato]] e il [[capitale]] «per vivere in un mondo in cui “domini” la libertà e l'autogestione, dove sia possibile ogni tipo di sperimentazione sociale che non comporti lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura. Radicalmente avversi a qualunque cancro marxista... »;
*'''[[gruppi d'affinità |INFORMALE]]''', perché strumento organizzativo in grado di garantire l'indipendenza e l'[[autonomia]] dei singoli aderenti alla federazione contro i meccanismi autoritari tipici delle organizzazioni gerarchiche o non informali. Perché strumento in grado di proteggerli da «malaugurati casi di infiltrazione o delazione», visto che la conoscenza tra individualità e gruppi aderenti non è obbligatoria («piuttosto, si riconoscono attraverso le azioni compiute e il patto di mutuo appoggio che li lega»). «Inoltre chi fa parte della Federazione Anarchica Informale ne è militante a tutti gli effetti solo nel momento specifico dell'azione e della sua preparazione, non investe l'intera vita e progettualità dei compagni, ciò permette di mettere definitivamente in soffitta ogni specialismo lottarmatista».
*'''[[gruppi d'affinità |INFORMALE]]''', perché strumento organizzativo in grado di garantire l'indipendenza e l'[[autonomia]] dei singoli aderenti alla federazione contro i meccanismi autoritari tipici delle organizzazioni gerarchiche o non informali. Perché strumento in grado di proteggerli da «malaugurati casi di infiltrazione o delazione», visto che la conoscenza tra individualità e gruppi aderenti non è obbligatoria («piuttosto, si riconoscono attraverso le azioni compiute e il patto di mutuo appoggio che li lega»). «Inoltre chi fa parte della Federazione Anarchica Informale ne è militante a tutti gli effetti solo nel momento specifico dell'azione e della sua preparazione, non investe l'intera vita e progettualità dei compagni, ciò permette di mettere definitivamente in soffitta ogni specialismo lottarmatista».
Viene inoltre evidenziata l'importanza del patto mutuo appoggio, definito «il motore della Federazione Anarchica Informale» ed incentrato su 3 punti chiave: '''solidarietà rivoluzionaria''', '''campagne rivoluzionarie''', '''comunicazione tra gruppi e singoli'''; essi «diventano vincolanti qualora venga condivisa l'impostazione rivoluzionaria anarchica sopracitata, quindi, quando singoli/gruppi scelgono di divenire parte della Federazione Anarchica Informale».
Viene inoltre evidenziata l'importanza del patto mutuo appoggio, definito «il motore della Federazione Anarchica Informale» ed incentrato su 3 punti chiave: '''solidarietà rivoluzionaria''', '''campagne rivoluzionarie''', '''comunicazione tra gruppi e singoli'''; essi «diventano vincolanti qualora venga condivisa l'impostazione rivoluzionaria anarchica sopracitata, quindi, quando singoli/gruppi scelgono di divenire parte della Federazione Anarchica Informale».
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*rivendica il portato storico dell'organizzazione anarchica come si è configurata dal Congresso di S. Imier del 1872 fino ai deliberati costitutivi della UAI del 1920 e della FAI del 1945: ORGANIZZAZIONE CHE NON È AFFATTO INFORMALE, perché fa della chiarezza e della collegialità dei mandati il suo atto di garanzia di un metodo libertario ed egualitario di prendere le decisioni;
*rivendica il portato storico dell'organizzazione anarchica come si è configurata dal Congresso di S. Imier del 1872 fino ai deliberati costitutivi della UAI del 1920 e della FAI del 1945: ORGANIZZAZIONE CHE NON È AFFATTO INFORMALE, perché fa della chiarezza e della collegialità dei mandati il suo atto di garanzia di un metodo libertario ed egualitario di prendere le decisioni;
*ribadisce la propria condanna di bombe, pacchi bomba e ordigni, che possono colpire indiscriminatamente, e comunque paiono più che altro funzionali alle logiche della provocazione e della criminalizzazione mediatica del dissenso, in una fase in cui gli anarchici sono fra i protagonisti delle lotte sociali, dagli scioperi alle iniziative contro la guerra;
*ribadisce la propria condanna di bombe, pacchi bomba e ordigni, che possono colpire indiscriminatamente, e comunque paiono più che altro funzionali alle logiche della provocazione e della criminalizzazione mediatica del dissenso, in una fase in cui gli anarchici sono fra i protagonisti delle lotte sociali, dagli scioperi alle iniziative contro la guerra;
*ribadisce che gli strumenti di lotta delle anarchiche e degli anarchici federati sono dispiegati nelle piazze, nel sociale, nel sindacalismo autogestionario e di base, nei movimenti, nelle decine di città in cui gestiamo circoli pubblici, nella aperta opposizione alle logiche del dominio e dei terrorismi di Stato, per la costruzione di una società di liberi ed eguali».
*ribadisce che gli strumenti di lotta delle anarchiche e degli anarchici federati sono dispiegati nelle piazze, nel sociale, nel sindacalismo autogestionario e di base, nei movimenti, nelle decine di città in cui gestiamo circoli pubblici, nella aperta opposizione alle logiche del dominio e dei terrorismi di [[Stato]], per la costruzione di una società di liberi ed eguali».


== Altre polemiche ==
== Altre polemiche ==
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Quantunque la FAInformale abbia talvolta rivendicato una certa originalità organizzativo-strategica, molti principi a cui si ispira ([[gruppi d'affinità|informalità e gruppi d'affinità]], [[insurrezionalismo]], [[azione diretta]] e [[propaganda col fatto]], uso della [[violenza]], [[illegalismo]]) sono principi dell'[[insurrezionalismo]] "classico" (o comunque principi non estranei all'[[anarchismo]]) che sono stati patrimonio anche di diversi gruppi/individualità operativi nel dopoguerra: si pensi, per esempio, ad [[Azione Rivoluzionaria]], un vero e proprio gruppo anarchico clandestino e lottarmatista (attivo dal [[1976]] al [[1980]], rivendicò la gambizzazione del dottor Mammoli, considerato complice della morte di [[Franco Serantini]]), a [[Rote Zora]], un gruppo [[anarco-femminista]] tedesco (compì numerosi attentati nella [[Germania]] degli anni '70 e '80) e all'[[Angry Brigade]], un gruppo britannico [[insurrezionalismo|insurrezionalista]] [[anarco-comunista]] (compì numerosi attentati tra il [[1970]] e il [[1972]]).
Quantunque la FAInformale abbia talvolta rivendicato una certa originalità organizzativo-strategica, molti principi a cui si ispira ([[gruppi d'affinità|informalità e gruppi d'affinità]], [[insurrezionalismo]], [[azione diretta]] e [[propaganda col fatto]], uso della [[violenza]], [[illegalismo]]) sono principi dell'[[insurrezionalismo]] "classico" (o comunque principi non estranei all'[[anarchismo]]) che sono stati patrimonio anche di diversi gruppi/individualità operativi nel dopoguerra: si pensi, per esempio, ad [[Azione Rivoluzionaria]], un vero e proprio gruppo anarchico clandestino e lottarmatista (attivo dal [[1976]] al [[1980]], rivendicò la gambizzazione del dottor Mammoli, considerato complice della morte di [[Franco Serantini]]), a [[Rote Zora]], un gruppo [[anarco-femminista]] tedesco (compì numerosi attentati nella [[Germania]] degli anni '70 e '80) e all'[[Angry Brigade]], un gruppo britannico [[insurrezionalismo|insurrezionalista]] [[anarco-comunista]] (compì numerosi attentati tra il [[1970]] e il [[1972]]).


Bisogna tuttavia ricordare che buona parte del movimento anarchico ha comunque posto al di fuori della [[Storia dell'anarchismo|storia]] e delle teorie dell'[[anarchismo]] l'[[azione diretta]] della FAInformale. Il motivo di fondo di questa esclusione può facilmente rinvenirsi confrontando il contesto storico in cui, ad esempio, operava la [[banda del Matese]] con il contesto storico in cui operano la FAInformale e i gruppi ad essa affini. La cosidetta [[propaganda col fatto]] si caratterizzava, anche nei momenti di assoluta [[violenza]] vendicatrice (si pensi ai regicidi o alle uccisioni di capi si stato o di governo; [[Luigi Lucheni]] addirittura trafigge una donna, la Principessa Sissi), come metodo per ampliare l'isurrezione attraverso l'emulazione dei fatti da parte della massa. In altre parole, nella [[propaganda col fatto]] quest'ultimo veniva compiuto perché potesse essere propaganda dell'idea anarchica nella società e fonte di altri fatti insurrezionali, e non c'è dubbio che questo avvenisse (si pensi, ad esempio, ad [[Emile Florain]], che nel [[1881]] tenta di uccidere il Primo Ministro della Repubblica francese Léon Gambetta: non ci riesce e allora spara ad un borghese a caso, diventando non un terrorista, ossia qualcuno che nella massa incute terrore, ma un mito da imitare).
Bisogna tuttavia ricordare che buona parte del movimento anarchico ha comunque posto al di fuori della [[Storia dell'anarchismo|storia]] e delle teorie dell'[[anarchismo]] l'[[azione diretta]] della FAInformale. Il motivo di fondo di questa esclusione può facilmente rinvenirsi confrontando il contesto storico in cui, ad esempio, operava la [[banda del Matese]] con il contesto storico in cui operano la FAInformale e i gruppi ad essa affini. La cosidetta [[propaganda col fatto]] si caratterizzava, anche nei momenti di assoluta [[violenza]] vendicatrice (si pensi ai regicidi o alle uccisioni di capi di [[Stato]] o di governo; [[Luigi Lucheni]] addirittura trafigge una donna, la Principessa Sissi), come metodo per ampliare l'isurrezione attraverso l'emulazione dei fatti da parte della massa. In altre parole, nella [[propaganda col fatto]] quest'ultimo veniva compiuto perché potesse essere propaganda dell'idea anarchica nella società e fonte di altri fatti insurrezionali, e non c'è dubbio che questo avvenisse (si pensi, ad esempio, ad [[Emile Florain]], che nel [[1881]] tenta di uccidere il Primo Ministro della Repubblica francese Léon Gambetta: non ci riesce e allora spara ad un borghese a caso, diventando non un terrorista, ossia qualcuno che nella massa incute terrore, ma un mito da imitare).
Già nel dopoguerra, però, con l'inizio del periodo di pace più lungo della storia e un totale riassetto degli equilibri politici e sociali, il ferimento di un uomo inerme, benché colpevole di qualcosa, non avrebbe più potuto essere definito [[propaganda col fatto]] perché nella massa quel fatto non avrebbe più suscitato rivolta, non sarebbe più stato uno strumento di propaganda, ma avrebbe ingenerato sol che terrore (da qui il termine [[terrorismo]]), causando l'effetto contrario rispetto a quello voluto, ossia la spinta del popolo nelle braccia protettive dello Stato, con conseguente inasprimento della [[repressione]]. Questo problema era già ben noto a [[Malatesta]], che nell'ultima parte de ''La tragedia di Monza'' <ref>[http://www.arivista.org/?nr=364&pag=119.htm ''La tragedia di Monza''], articolo di [[Malatesta]] all'indomani del regicidio.</ref>, continuando la sua polemica contro quanti esaltavano gli attentati e il terrorismo, ribadì che la [[violenza]] era una necessità e non un mezzo. Secondo [[Malatesta]] gli anarchici erano dei liberatori e non dei giustizieri. Sarebbero ricorsi «all'ultimo espediente della forza fisica» cui «l'ostinata resistenza della borghesia» costringeva gli oppressi, ma non avrebbero mai fatto «vittime inutili, nemmeno tra i nemici», rimanendo «buoni e umani anche nel furore della battaglia». Nessuna rivoluzione liberatrice, ripeteva, poteva nascere dai massacri e dal terrore, da cui escono i tiranni. <ref name="violenza">[http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''], di Piero Brunello (''A - Rivista Anarchica'', anno 34, n. 297, marzo 2004)</ref> <ref>Con riferimento alla [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello Stato che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici, lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni [[propaganda col fatto|propagandisti]], non poté che condannarne l'operato.</ref>
Già nel dopoguerra, però, con l'inizio del periodo di pace più lungo della storia e un totale riassetto degli equilibri politici e sociali, il ferimento di un uomo inerme, benché colpevole di qualcosa, non avrebbe più potuto essere definito [[propaganda col fatto]] perché nella massa quel fatto non avrebbe più suscitato rivolta, non sarebbe più stato uno strumento di propaganda, ma avrebbe ingenerato sol che terrore (da qui il termine [[terrorismo]]), causando l'effetto contrario rispetto a quello voluto, ossia la spinta del popolo nelle braccia protettive dello [[Stato]], con conseguente inasprimento della [[repressione]]. Questo problema era già ben noto a [[Malatesta]], che nell'ultima parte de ''La tragedia di Monza'' <ref>[http://www.arivista.org/?nr=364&pag=119.htm ''La tragedia di Monza''], articolo di [[Malatesta]] all'indomani del regicidio.</ref>, continuando la sua polemica contro quanti esaltavano gli attentati e il terrorismo, ribadì che la [[violenza]] era una necessità e non un mezzo. Secondo [[Malatesta]] gli anarchici erano dei liberatori e non dei giustizieri. Sarebbero ricorsi «all'ultimo espediente della forza fisica» cui «l'ostinata resistenza della borghesia» costringeva gli oppressi, ma non avrebbero mai fatto «vittime inutili, nemmeno tra i nemici», rimanendo «buoni e umani anche nel furore della battaglia». Nessuna rivoluzione liberatrice, ripeteva, poteva nascere dai massacri e dal terrore, da cui escono i tiranni. <ref name="violenza">[http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''], di Piero Brunello (''A - Rivista Anarchica'', anno 34, n. 297, marzo 2004)</ref> <ref>Con riferimento alla [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello [[Stato]] che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici, lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni [[propaganda col fatto|propagandisti]], non poté che condannarne l'operato.</ref>


L'[[insurrezionalismo]] "moderno" si trova, dunque, a dover fare i conti con il periodo storico in cui è oggetto di teoria e di pratica, ma questo non significa affatto che [[insurrezionalismo]] e [[terrorismo]] siano sinonimi (è lo Stato che tende, invece, a far coincidere i due termini). [[Alfredo Maria Bonanno]], che indubbiamente ha avuto un'infuenza importante nella teorizzazione dell'[[insurrezionalismo]] "informale" (si veda, ad esempio, [https://www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-teoria-e-pratica-dell-insurrezione ''Teoria e pratica dell'insurrezione'']), non si limita a parlare di «[[gruppi d'affinità]]» (composti da anarchici), ma affianca ad essi i «[[nuclei autonomi di base]]» <ref>[https://www.radioradicale.it/scheda/120628 Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 20:33] «Lo scopo dei nuclei di base è quello di sostituire nelle lotte intermedie - lotta salariale, lotta per l'occupazione di una fabbrica, qualunque situazione di massa in cui si verifica una condizione di sofferenza sociale - le vecchie organizzazioni resistenziali di natura sindacale, anche quelle che insistono sull'ideologia anarco-sindacalista (i COBAS, le organizzazioni sindacaliste di base). L'ambito di azione dei nuclei di base è costituito, quindi, dalle fabbriche (per quel che di queste rimane), dai quartieri, dalle scuole, dai ghetti sociali e da tutte quelle situazioni in cui si materializza l'esclusione di classe, la separazione fra inclusi ed esclusi».</ref>, che rappresentano il mezzo attraverso il quale la massa (non composta soltanto da anarchici) sostiene l'attività insurrezionale attraverso la «conflittualità permanente» («non autorizzata dal dirigente sindacale»), l'«autogestione» («indipendenza assoluta da qualsiasi partito, sindacato o clientela»; «reperimento dei mezzi necessari all'organizzazione e alla lotta effettuato esclusivamente sulla base di sottoscrizioni spontanee») e l'«attacco» («rifiuto di ogni patteggiamento, mediazione, pacificazione e compromesso col nemico di classe»; «lotta di massa»; «sabotaggio») <ref>[https://www.radioradicale.it/scheda/120628 Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 23:29] Bonanno illustra i principi della «conflittualità permanente», dell'«autogestione» e dell'«attacco».</ref>: si tratta, dunque, di una continuazione dell'[[insurrezionalismo]] "classico" in quanto basata sul coinvolgimento della massa intorno a singoli temi (non si tratta più di compiere dei fatti che possano essere emulati dalla massa, ma di coinvolgere la massa nel compimento di fatti: il consenso della massa resta comunque un elemento imprescindibile). <ref>Anche Alfredo Cospito, autore della gambizzazione ai danni di Roberto Ansaldi e condannato a 20 anni di reclusione, sottolinea in una sua [https://bureburebure.info/lettera-di-alfredo-cospito-settimana-anticarceraria/ lettera aperta] l'importanza del sostegno popolare, ma al tempo stesso si definisce «terrorista anarchico», dimostrando piena consapevolezza della natura del fatto compiuto. Inoltre, [https://www.autistici.org/cna/2019/06/13/scritto-dellanarchico-alfredo-cospito-per-un-assemblea-svoltasi-il-9-giugno-2019-a-bologna/ in altro scritto] Cospito ribadisce: «Noi anarchici-e tendiamo sempre a complicarci la vita, lo stato è fatto da persone in carne ed ossa, queste “persone” cosa temono dagli anarchici-e? Temono che qualcuno di loro li aspetti sotto casa, temono che gli anni “bui” (per loro) ritornino, che la paura ed il terrore cambino di campo. Ce lo dicono loro in tutte le salse, almeno per una volta possiamo dargli credito... Temono il loro incubo peggiore (incubo incredibilmente anche di qualche anarchico-a), il tanto demonizzato “terrorismo”. Voi adesso (immagino) vi chiederete perché questo pazzoide dallo sprofondo di una galera continua ad usare a sproposito questa parola. Non gli entra nella testa bacata che il “terrorismo” è esclusivo appannaggio degli stati e che “terrorista è lo stato” (lo dicono tutti!). Perché continua a cadere nella solita trappola trascinando sé stesso (e magari anche una fetta di movimento) in uno stillicidio repressivo? Per un semplice e banale motivo, per la mia ferma convinzione che la “rivoluzione” (parola altisonante) la può fare solo chi ha il “diavolo in corpo”. E chi ha il “diavolo in corpo” non ha paura della parola “terrorismo” perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore almeno quanto le loro vittime, i “dannati della terra”».</ref>
L'[[insurrezionalismo]] "moderno" si trova, dunque, a dover fare i conti con il periodo storico in cui è oggetto di teoria e di pratica, ma questo non significa affatto che [[insurrezionalismo]] e [[terrorismo]] siano sinonimi (è lo [[Stato]] che tende, invece, a far coincidere i due termini). [[Alfredo Maria Bonanno]], che indubbiamente ha avuto un'infuenza importante nella teorizzazione dell'[[insurrezionalismo]] "informale" (si veda, ad esempio, [https://www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-teoria-e-pratica-dell-insurrezione ''Teoria e pratica dell'insurrezione'']), non si limita a parlare di «[[gruppi d'affinità]]» (composti da anarchici), ma affianca ad essi i «[[nuclei autonomi di base]]» <ref>[https://www.radioradicale.it/scheda/120628 Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 20:33] «Lo scopo dei nuclei di base è quello di sostituire nelle lotte intermedie - lotta salariale, lotta per l'occupazione di una fabbrica, qualunque situazione di massa in cui si verifica una condizione di sofferenza sociale - le vecchie organizzazioni resistenziali di natura sindacale, anche quelle che insistono sull'ideologia anarco-sindacalista (i COBAS, le organizzazioni sindacaliste di base). L'ambito di azione dei nuclei di base è costituito, quindi, dalle fabbriche (per quel che di queste rimane), dai quartieri, dalle scuole, dai ghetti sociali e da tutte quelle situazioni in cui si materializza l'esclusione di classe, la separazione fra inclusi ed esclusi».</ref>, che rappresentano il mezzo attraverso il quale la massa (non composta soltanto da anarchici) sostiene l'attività insurrezionale attraverso la «conflittualità permanente» («non autorizzata dal dirigente sindacale»), l'«autogestione» («indipendenza assoluta da qualsiasi partito, sindacato o clientela»; «reperimento dei mezzi necessari all'organizzazione e alla lotta effettuato esclusivamente sulla base di sottoscrizioni spontanee») e l'«attacco» («rifiuto di ogni patteggiamento, mediazione, pacificazione e compromesso col nemico di classe»; «lotta di massa»; «sabotaggio») <ref>[https://www.radioradicale.it/scheda/120628 Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 23:29] Bonanno illustra i principi della «conflittualità permanente», dell'«autogestione» e dell'«attacco».</ref>: si tratta, dunque, di una continuazione dell'[[insurrezionalismo]] "classico" in quanto basata sul coinvolgimento della massa intorno a singoli temi (non si tratta più di compiere dei fatti che possano essere emulati dalla massa, ma di coinvolgere la massa nel compimento di fatti: il consenso della massa resta comunque un elemento imprescindibile). <ref>Anche Alfredo Cospito, autore della gambizzazione ai danni di Roberto Ansaldi e condannato a 20 anni di reclusione, sottolinea in una sua [https://bureburebure.info/lettera-di-alfredo-cospito-settimana-anticarceraria/ lettera aperta] l'importanza del sostegno popolare, ma al tempo stesso si definisce «terrorista anarchico», dimostrando piena consapevolezza della natura del fatto compiuto. Inoltre, [https://www.autistici.org/cna/2019/06/13/scritto-dellanarchico-alfredo-cospito-per-un-assemblea-svoltasi-il-9-giugno-2019-a-bologna/ in altro scritto] Cospito ribadisce: «Noi anarchici-e tendiamo sempre a complicarci la vita, lo stato è fatto da persone in carne ed ossa, queste “persone” cosa temono dagli anarchici-e? Temono che qualcuno di loro li aspetti sotto casa, temono che gli anni “bui” (per loro) ritornino, che la paura ed il terrore cambino di campo. Ce lo dicono loro in tutte le salse, almeno per una volta possiamo dargli credito... Temono il loro incubo peggiore (incubo incredibilmente anche di qualche anarchico-a), il tanto demonizzato “terrorismo”. Voi adesso (immagino) vi chiederete perché questo pazzoide dallo sprofondo di una galera continua ad usare a sproposito questa parola. Non gli entra nella testa bacata che il “terrorismo” è esclusivo appannaggio degli stati e che “terrorista è lo stato” (lo dicono tutti!). Perché continua a cadere nella solita trappola trascinando sé stesso (e magari anche una fetta di movimento) in uno stillicidio repressivo? Per un semplice e banale motivo, per la mia ferma convinzione che la “rivoluzione” (parola altisonante) la può fare solo chi ha il “diavolo in corpo”. E chi ha il “diavolo in corpo” non ha paura della parola “terrorismo” perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore almeno quanto le loro vittime, i “dannati della terra”».</ref>


L'informalità, inoltre, non accetta necessariamente l'uso della [[violenza]], si pensi per esempio all'[[Animal Liberation Front]], che ripudia la [[violenza]] contro qualsiasi essere vivente.  
L'informalità, inoltre, non accetta necessariamente l'uso della [[violenza]], si pensi per esempio all'[[Animal Liberation Front]], che ripudia la [[violenza]] contro qualsiasi essere vivente.  
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