Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
'''''Il Martello''''', nato alla fine del [[1916]] come «'''giornale politico letterario artistico'''» diretto da [[Luigi Preziosi]], divenne, con l'acquisto della testata da parte di [[Carlo Tresca]] nel [[1917]], uno dei giornali più vivaci del movimento operaio italo-americano e del [[movimento anarchico]] internazionale. <ref>[[Carlo Tresca|Tresca]] ha dichiarato di aver comprato ''Il Martello'' nel [[1917]], anche se per un certo periodo non riuscì ad ottenere l'abbonamento postale intestato al suo nome, per cui usò il nome di [[Luigi Preziosi|Preziosi]] come publisher. Comunque il primo numero fu senz'altro diretto ufficiosamente da [[Carlo Tresca]], come si può vedere dal motto («[...] diretto/fondato da Carlo Tresca») che il giornale porta in testata e che [[Carlo Tresca|Tresca]] rivendicò (vedi Carlo Tresca, ''Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori'', VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12).</ref>
'''''Il Martello''''', nato alla fine del [[1916]] come «'''giornale politico letterario artistico'''» diretto da [[Luigi Preziosi]], divenne, con l'acquisto della testata da parte di [[Carlo Tresca]] nel [[1917]], uno dei giornali più vivaci del movimento operaio italo-americano e del [[movimento anarchico]] internazionale. <ref>[[Carlo Tresca|Tresca]] ha dichiarato di aver comprato ''Il Martello'' nel [[1917]], anche se per un certo periodo non riuscì ad ottenere l'abbonamento postale intestato al suo nome, per cui usò il nome di [[Luigi Preziosi|Preziosi]] come publisher. Comunque il primo numero fu senz'altro diretto ufficiosamente da [[Carlo Tresca]], come si può vedere dal motto («[...] diretto/fondato da [[Carlo Tresca]]») che il giornale porta in testata e che [[Carlo Tresca|Tresca]] rivendicò (vedi [[Carlo Tresca]], ''Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori'', VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12).</ref>


Lo stesso [[Carlo Tresca|Tresca]] ricordò come durante la Prima guerra mondiale il giornale servì «come un semplice mezzo per tenere insieme gli indirizzi dei bravi compagni, per fare quello che era possibile di fare [...] E malgrado parlassi a quell'epoca di luna, di miele, di astronomia e di botanica ''Il Martello'' subì molti sequestri che a contarli mi ci confonderei». <ref>Carlo Tresca, ''Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori'', VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12.</ref>
Lo stesso [[Carlo Tresca|Tresca]] ricordò come durante la Prima guerra mondiale il giornale servì «come un semplice mezzo per tenere insieme gli indirizzi dei bravi compagni, per fare quello che era possibile di fare [...] E malgrado parlassi a quell'epoca di luna, di miele, di astronomia e di botanica ''Il Martello'' subì molti sequestri che a contarli mi ci confonderei». <ref>[[Carlo Tresca]], ''Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori'', VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12.</ref>


Nel n. del 24 novembre 1917 (a. II, n. 17) si annunziava che a cominciare dal 1 dicembre il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all’«educazione e elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani». Infatti l’unico numero del 1918 rintracciato (a. III, n. 7 (16 ago. 1918)), ha queste caratteristiche.
Nel numero del [[24 novembre]] [[1917]] si annunziava che a cominciare dal [[1° dicembre]] il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all'«educazione ed elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani». <ref>Infatti l'unico numero del [[1918]] rintracciato ([[16 agosto]]) da Leonardo Bettini ha queste caratteristiche.</ref>


Il Martello nasce quindi come giornale « di lotta », come lo definiva il suo direttore, nel 1918, quando la fine della guerra offre la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal 1918 al 1932 è infatti quello nel quale Il Martello è più vivo, è più inserito nelle problematiche che si presentano all’interno del movimento operaio internazionale: dall’esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla « controrivoluzione preventiva » messa in atto dal capitalismo sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui dispone in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.
''Il Martello'' nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel [[1918]], quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal [[1918]] al [[1932]] fu infatti quello nel quale ''Il Martello'' fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal [[capitalismo]] sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.


Ma la situazione interna degli Stati Uniti nel dopoguerra è per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo ha visto gli anarchici e gli anarco-sindacalisti aderenti al sindacato rivoluzionario, L’Industrial Workers of the World, impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un capitalismo imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondano 10 sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario è messo sulla difensiva (cfr. Il fallito sciopero dei minatori dell’acciaio, IV, 14 (9 lug. 1919), pp. 13-14; Da Hay-[…?]
Ma la situazione interna degli [[Stati Uniti]] nel dopoguerra era per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli [[anarchici]] e gli [[anarco-sindacalisti]] aderenti al sindacato rivoluzionario, l'[[Industrial Workers of the World]], impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un [[capitalismo]] imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario venne messo sulla difensiva. <ref>Cfr. ''Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio'', IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.</ref>


II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti alla American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia « spontanea » allo sciopero, l’accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromette ed emargina ancor più i sindacati rivoluzionari e fa sì che questi ultimi rimangano le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e gli I.W.W. conducono market alle ultime retate di Chicago, VIII, 19 (3 giu. 1922), p. 1).
II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti alla American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia « spontanea » allo sciopero, l’accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromette ed emargina ancor più i sindacati rivoluzionari e fa sì che questi ultimi rimangano le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e gli I.W.W. conducono market alle ultime retate di Chicago, VIII, 19 (3 giu. 1922), p. 1).
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