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| {{Biblioteca/Titolo 2|nome=<big><span style="color:#C11B17">[[Carmelo Bene]]</span></big>|autore=Carmelo Bene|altro=}} | | {{Biblioteca/Titolo 2|nome=<big><span style="color:#C11B17">[[Tolstoj]]</span></big>|autore=Lev Tolstoj|altro=}} |
| [[File:CB pinocchio.jpg|thumb|230px|right|[[Carmelo Bene]] in ''Pinocchio''. | | [[File:Leo-Tolstoy.jpg|thumb|200px|[[Lev Tolstoj]] in un ritratto di [[Clifford Harper]].]] |
| <br><br>– Ma io non voglio fare né arti né mestieri...<br>
| | Alla fine degli anni '70 dell'Ottocento, cominciano in [[Tolstoj]] a manifestarsi i primi sintomi della sua crisi spirituale: studia i Vangeli canonici, scrive saggi religiosi e polemici contro la [[Chiesa]] Ortodossa. Questo tormento lo porterà a pubblicare diverse opere a carattere morale e religioso: ''Confessione'' ([[1882]]), ''Qual è la mia fede'' ([[1888]]), ''I Vangeli'' ([[1890]]), ''La Chiesa e lo Stato'' ([[1891]]), ''Il regno di Dio è in noi'' ([[1894]]). |
| – Perché?<br>
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| – Perché a lavorare mi par fatica.<br>
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| – Ragazzo mio quelli che dicono così finiscono quasi sempre o in carcere o all'ospedale. L'uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall'ozio! L'ozio è una bruttissima malattia e bisogna guarirla subito, fin da ragazzi: se no, quando siamo grandi, non si guarisce più.]]
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| Il [[movimento anarchico]] si è sovente battuto per migliorare le condizioni dei lavoratori ed ha assunto una posizione che è stata definita "nella storia, ma contro la storia". Per Carmelo Bene, invece, la [[libertà]] non è occupazione sul lavoro, bensì affrancamento dal lavoro (già nel [[1953]] [[Guy Debord]] aveva tracciato su un muro della Rue de Seine lo slogan "Ne travaillez jamais"). Al tempo stesso la visione [[anarchica]] [[beniana]] non si pone nella storia, ma al di fuori di essa. Seguono un paio di esempi significativi.
| | Nei primi anni '80 comincia a lavorare la terra perché vuol vivere come i suoi contadini, rinuncia almeno formalmente ai privilegi dell'agiatezza, un fatto che porterà alla nascita di interminabili conflitti familiari: la moglie riteneva folli le idee di Lev, mentre i figli si divisero: le figlie simpatizzeranno per le idee del padre, mentre i figli maschi difendevano la madre. [[Tolstoj]] in questa fase abbraccia totalmente l'idea [[Nonviolenza|non violenta]], diviene [[vegetariano|vegetariano]] (per compassione verso gli animali), si convince che il mondo non possa che cambiare pacificamente e solo attraverso il lavoro manuale ed individuale. Prende inoltre la decisione definitiva di rimanere per sempre a Jàsnaja Poljàna e dichiara: «Ho completamente rotto con la vita del mio ambiente». |
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| :«In quanto [[anarchico]], io rimango fuori dalla tradizione, meglio ancora: fuori dalla storia. Io contesto la storia, la rifiuto. Anzi, ho una profonda nostalgia per la storia che non è stata fatta. Per esempio, se Marco Antonio avesse vinto la battaglia di Azio, nessuno può mettere in dubbio che la storia avrebbe avuto un corso diverso. Ebbene io sono per i corsi che non ci sono stati e per la gente che ha sempre perduto, per quella fetta di umanità che ha sempre subito la storia, senza mai farla» (''Carmelo Bene arriva e dice che non recita!'', ''Corriere della Sera'', [[20 marzo]] [[1974]]).
| | Trasferitosi con la famiglia a Mosca, nel gennaio del [[1882]] partecipa al censimento della popolazione con l'intento di rendere pubblici i disagi delle classi sociali più povere, sia delle città che delle campagne. L'esperienza vissuta in mezzo ai poveri lo ispireranno per la stesura del saggio ''Che fare?'' (o ''Che cosa dobbiamo fare?'') del [[1886]]. Nel suo ''Confessione'' ([[1882]]), [[Tolstoj]] descrive la propria conversione verso quella forma di cristianesimo che oggi viene definito [[Anarchismo cristiano|cristianesimo anarchico]]. |
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| :«Al governo c'è una fondamentale mancanza di ingredienti erotici, ci sono delle perversioni senza portafoglio; senza sforzo mi sono sforzato sempre di rappresentare queste cose in un contesto [[anarchico]] squisitamente politico e quando l'operaio vede lo spettacolo deve dire: mi stanno defraudando di una mia carica vitale. Si potrebbe dire: forse domani se saremo [[liberi]] potremo occuparci di noi. Questo è pericoloso! Sputa sulla famiglia, sputa sulla [[patria]], su Dio, sulla madre, sui soldi, sull'anima, sulla [[religione]], su me stesso; i cosiddetti [[anarchici]] sapevano che migliorare il lavoro significava niente, una truffa - qualunque ideologia è una truffa come qualunque prospettiva di lavoro, se poi il lavoro lo vediamo anche in prospettiva... » (''Se il teatro è erotismo non si può dire che Bene'', Anna Maria Papi, ''Il Nuovo'', [[6 luglio]] [[1975]]).
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