Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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La sua ribellione contro il modello di sviluppo propugnato dalla classe dirigente democristiana lo spinge all'adesione al Partito Comunista da lui considerato un baluardo di onestà in un paese corrotto. Tuttavia, a differenza della linea generale del [[partito politico|partito]] e contrariamente alla ortodossia, non ha fiducia nel [[proletariato]] -ormai troppo corrotto dal consumismo- e rivolge la sua attenzione al [[sottoproletariato]] senza speranza e senza cultura con un occhio di riguardo per i giovani come i borgatari romani immortalati in "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta". Le sue "eresie politiche" -come l'avversione al [[sessantotto]] e all'aborto- ci fanno pensare a Pasolini come ad un pensatore libero dall'[[ideologia]], critico e profetico ancor di più oggi, dopo il crollo delle ideologie, per qualsiasi fazione politica asservita al [[neoliberismo]] imperante.
La sua ribellione contro il modello di sviluppo propugnato dalla classe dirigente democristiana lo spinge all'adesione al Partito Comunista da lui considerato un baluardo di onestà in un paese corrotto. Tuttavia, a differenza della linea generale del [[partito politico|partito]] e contrariamente alla ortodossia, non ha fiducia nel [[proletariato]] -ormai troppo corrotto dal consumismo- e rivolge la sua attenzione al [[sottoproletariato]] senza speranza e senza cultura con un occhio di riguardo per i giovani come i borgatari romani immortalati in "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta". Le sue "eresie politiche" -come l'avversione al [[sessantotto]] e all'aborto- ci fanno pensare a Pasolini come ad un pensatore libero dall'[[ideologia]], critico e profetico ancor di più oggi, dopo il crollo delle ideologie, per qualsiasi fazione politica asservita al [[neoliberismo]] imperante.


===Il concetto pasoliniano di "anarchia del potere"===
===Il concetto pasoliniano di "anarchia del potere" e la tendenza anarchica di Pasolini===
Nella sceneggiatura di "''Salò e le 120 giornate di Sodoma''" del [[1975]] Pasolini fa dire ad un pervertito fascista:
Nella sceneggiatura di "''Salò e le 120 giornate di Sodoma''" del [[1975]] Pasolini fa dire ad un pervertito fascista: '''Noi fascisti siamo i soli veri anarchici, naturalmente una volta che ci siamo impadroniti dello Stato. Infatti, la sola vera anarchia è quella del potere.'''
'''Noi fascisti siamo i soli veri anarchici, naturalmente una volta che ci siamo impadroniti dello Stato. Infatti, la sola vera anarchia è quella del potere.'''  


Dall'intervista che Pasolini ha rilasciato sul set di ''Salò e le 120 giornate di Sodoma'':
Dall'intervista che Pasolini ha rilasciato sul set di ''Salò e le 120 giornate di Sodoma'':
“''Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole, e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti''”.
“''Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole, e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti''”.


La sceneggiatura del film e queste sue ultime affermazioni riportate hanno suscitato vivaci discussioni tra alcuni utenti e collaboratori di [[Anarcopedia]]; sostanzialmente si possono identificare tre correnti interpretative del concetto "[[anarchia]] del potere", che ora verrano di seguito illustrate:
'''Pasolini, tuttavia, era troppo colto per non sapere che l'[[anarchia]] degli anarchici (ossia l'[[anarchismo]]) non è mero libero arbitrio o disordine. Dacia Maraini <ref name="dacia">[http://archive.is/4NqBQ Intervista a Dacia Maraini]</ref>, legata al poeta da una stretta amicizia, conferma che Pasolini non si riferiva alla dottrina anarchica, ma al termine dispregiativo "anarchia" (presente in tutti i dizionari della lingua italiana come sinonimo di "''caos''", "''libero arbitrio''"). L'accostamento tra potere e [[anarchia]], dunque, non serve a dire che l'[[anarchia]] '''degli anarchici''' è potere o libero arbitrio, ma che il potere fa ciò che vuole ("anarchia '''del potere'''"). A riprova del fatto che "anarchia del potere" è una espressione letteraria utilizzata da un artista (si pensi a ''Il banchiere anarchico'' di Fernando Pessoa) e non una dichiarazione politica di un militante, in questa [http://www.youtube.com/watch?v=LruGniXT70s intervista] Pasolini indica l'ossimoro (da qui anche l'accostamento tra [[anarchia]] e potere) come elemento provocatorio presente nelle sue opere (elemento puntualmente oggetto di fraintendimenti ed accuse, sia da destra che da sinistra) e sostiene - parlando questa volta sì di politica - che '''egli tende ad una forma anarchica anziché ai partiti'''. In particolare, Dacia Maraini sostiene che Pasolini non fosse un marxista ("non parlava mai della ditttura del proletariato") ma un '''anarhcico cristiano'''.
 
'''A) '''Da queste sue affermazioni si capisce chiaramente che Pasolini ha una concezione di [[anarchia]] alquanto distorta e inusuale: questi, infatti la associa al potere costituito ed al libero arbitrio.
Non si capisce bene se il potere a cui si riferisce Pasolini, sia solo quello non legittimato dal popolo, incontrollato, e quindi un potere istituito per il semplice soddisfacimento degli interessi di pochi a totale discapito dei governati (vedi "Salò e le 120 giornate di Sodoma") o sia anche quello degli "''industrialotti''" della società consumistica del nostro "''regime democratico''".
In ogni caso, solo chi ha il "''potere''", si erge al di sopra degli altri e delle convenzioni sociali che esso stesso genera attraverso l'esercizio sistematico dell'[[autorità]] ed ha quindi la possibilità del totale libero arbitrio, che Pasolini osa chiamare “anarchico”!
 
I punti di debolezza e di contraddizione di questo ragionamento sono evidenti:
 
a) La visione del Pasolini non è legata all'[[individuo]] ma all'uomo in quanto categoria, ed è ovvio che ciò sottomette l'uomo ad agire essendo vittima di un sistema nel quale il borghese rappresenta la massima espressione e dal quale è quasi impossibile fuoriuscirne se non con l'arma della cultura. In tal senso l'uomo viene inserito nel sistema di classi e fatto agire come massa.
b) Solo se l'uomo assume "''potere''" emergendo dalla massa e imponendosi su di essa, acquista un valore di coscienza individuale che lo porta al privilegio “anarchico” dell'esaltazione del proprio io nella consapevolezza del libero arbitrio, non avendo alcun obbligo di sottostare alle convenzioni sociali.
c) L'[[anarchia]] associata al potere costituito è una chiara antinomia che cela il privilegio di una apparente [[libertà]] di agire, legata di fatto solo alla pratica della sopraffazione e politicamente, detto da un [[marxismo|marxista]], è un'infamia. <ref name="modifica">Il termine infamia è stato utilizzato da Altipiani azionanti</ref>
Questa dell'esercizio del libero arbitrio da parte di un "''potere''" nei confronti di una massa di sfruttati, associata all'idea di "''anarchico''", è sicuramente una concezione del tutto singolare ed originale, che per la sua contraddittorietà di fondo, riduce anche un intellettuale della levatura di Pasolini, a scadere in un altro di quei luoghi comuni (insieme all'idea di [[anarchia]] come disordine) che da sempre assillano la nostra [[Filosofia|dottrina filosofica]].
 
'''B) '''Pasolini era troppo colto per non sapere che l'[[anarchia]] degli anarchici (ossia l'[[anarchismo]]) non è mero libero arbitrio o disordine. Dacia Maraini <ref name="dacia">[http://archive.is/4NqBQ Intervista a Dacia Maraini]</ref>, conferma che Pasolini non si riferiva alla dottrina anarchica, ma al termine dispregiativo "anarchia" (presente in tutti i dizionari della lingua italiana come sinonimo di "''senza governo''", "''caos''", "''libero arbitrio''"). L'accostamento tra potere e [[anarchia]], dunque, non serve a dire che l'[[anarchia]] '''degli anarchici''' è potere o libero arbitrio, ma che il potere fa ciò che vuole ("anarchia '''del potere'''"). A riprova del fatto che "anarchia del potere" è una espressione letteraria utilizzata da un artista e non una dichiarazione politica di un militante, in quest'[http://www.youtube.com/watch?v=LruGniXT70s intervista] Pasolini indica l'ossimoro (da qui anche l'accostamento tra [[anarchia]] e potere) come elemento provocatorio presente nelle sue opere (elemento puntualmente oggetto di fraintendimenti ed accuse, sia da destra che da sinistra) e sostiene - parlando questa volta sì di politica - che egli tende ad una forma anarchica anziché ai partiti. Sulla base di queste semplici considerazioni, possiamo concludere dicendo che il poeta Pasolini, ben lungi da essere un dispensatore di infamia verso l'[[anarchismo]], ci ha dato un'immagine del potere e dello [[Stato]] ([[Stato]] che lui disprezzava ed odiava più di ogni altra cosa) ancora attuale, sempre più attuale.
 
'''C) '''Pasolini, come Fernando Pessoa nel suo libro ''Il banchiere anarchico'', usa questo ossimoro per spiegare che chi oggi detiene il potere è molto più anarchico (intendendo l'aggettivo non in maniera dispregiativa, ma bensì come sinonimo più vicino al concetto di "libertà autentica") di qualsiasi altro militante "teorico": chi ha il [[potere]] infatti se ne può infischiare totalmente degli altri e liberare tutto il suo "[[individualismo]]" senza nessun condizionamento esterno (spesso esclusivamente a danno degli altri, quindi in senso completamente negativo). Con la sua affermazione e utilizzando l'aggettivo "anarchico", non esprime perciò nessun giudizio sull'[[anarchia]] o sui movimenti anarchici, ma si limita a esprimere il concetto che, paradossalmente, si ha la possibilità di diventare molto più "anarchici" se si detiene il potere, anche se ciò ovviamente corrompe la [[filosofia]] dell'[[anarchismo]] e del sistema anarchico puro, inteso come sistema che libererà tutti gli uomini e che non prevede alcuna gerarchia.
 
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Secondo un'altra interpretazione si potrebbe intendere il termine "anarchia" (del potere) nella direzione ed accezione di arbitrario, perché dettato da ragioni che sfuggono alla logica comune delle società civilizzate. Bensì frutto della massimizzazione, portata all'estremo, dell'interesse economico. Lo stesso ciclo economico che ne finanzia l'ascesa.


==Il mistero della morte <ref name="fonte3">Fonte: AA.VV., Omicidio nella persona di Pasolini Pier Paolo, Kaos Edizioni, Milano 1992</ref> <ref name="fonte4">Fonte: [http://www.youtube.com/results?search_type=&search_query=blu+notte+pasolini&aq=f]</ref>==
==Il mistero della morte <ref name="fonte3">Fonte: AA.VV., Omicidio nella persona di Pasolini Pier Paolo, Kaos Edizioni, Milano 1992</ref> <ref name="fonte4">Fonte: [http://www.youtube.com/results?search_type=&search_query=blu+notte+pasolini&aq=f]</ref>==
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