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===In esilio: Svizzera, Inghilterra ecc.=== | ===In esilio: Svizzera, Inghilterra ecc.=== | ||
L'ininterrotta serie di sequestri, arresti, condanne e la [[repressione]] seguita ai morti milanesi del [[moti del pane (1898)|maggio 1898]] lo spingono a lasciare Torino per dirigersi a Losanna. Nel luglio [[1898]], mentre si trova in compagnia di [[Pierre Gualducci]] (Galducci) e [[Giovanni Gino]] «al caffé [[socialista]] italiano, rue de la Madeleine» di Losanna, viene arrestato «per scandalo, minacce ecc.» <ref>Rapporto della polizia locale del 24 luglio 1898</ref> ed espulso ad Evian due giorni dopo. Egli rimane comunque attivo nella [[Svizzera]] romanda. Infatti, a Neuchâtel, entra a far parte del gruppo di esuli che, con [[Giuseppe Ciancabilla]], [[Oreste Giuseppe Boffino]], [[Felice Vezzani]], [[Alfonso Donini]], [[Giuseppe Borello]] ed [[Ersilia Grandi Cavedagni]] (tipografia di Ferdinando Germani) danno nel luglio vita a «[[L'Agitatore]]», periodico comunista anarchico <ref>L'Agitatore, | L'ininterrotta serie di sequestri, arresti, condanne e la [[repressione]] seguita ai morti milanesi del [[moti del pane (1898)|maggio 1898]] lo spingono a lasciare Torino per dirigersi a Losanna. Nel luglio [[1898]], mentre si trova in compagnia di [[Pierre Gualducci]] (Galducci) e [[Giovanni Gino]] «al caffé [[socialista]] italiano, rue de la Madeleine» di Losanna, viene arrestato «per scandalo, minacce ecc.» <ref>Rapporto della polizia locale del 24 luglio 1898</ref> ed espulso ad Evian due giorni dopo. Egli rimane comunque attivo nella [[Svizzera]] romanda. Infatti, a Neuchâtel, entra a far parte del gruppo di esuli che, con [[Giuseppe Ciancabilla]], [[Oreste Giuseppe Boffino]], [[Felice Vezzani]], [[Alfonso Donini]], [[Giuseppe Borello]] ed [[Ersilia Grandi Cavedagni]] (tipografia di Ferdinando Germani) danno nel luglio vita a «[[L'Agitatore]]», periodico comunista anarchico <ref>''L'Agitatore'', 2 luglio 1898 - 17 luglio 1898, 12 numeri, 1.500 copie.</ref> rivolto ai rifugiati in [[Svizzera]]. Con [[Oreste Boffino]] (incisore) pubblica, sempre a Neuchâtel, il numero unico de «Il Profugo, scenette della vita d'esilio» (settembre [[1898]]). | ||
Dopo essere stato espulso dalla [[Svizzera]] il [[27 luglio]] [[1898]], insieme ad altri italiani accusati impropriamente di complicità nell'uccisone di Elisabetta d'Austria da parte dell'anarchico [[Luigi Luccheni]], Zavattero ripara prima a Londra, poi Parigi (fino all'aprile del [[1899]] ospite di [[Ernesto Cantoni]]). Condannato altre due volte quando era assente dalla [[Svizzera]], invia a «[[La Questione Sociale (Paterson)|La Questione Sociale]]» di Paterson una lettera in cui invita gli anarchici a passare all'azione: | Dopo essere stato espulso dalla [[Svizzera]] il [[27 luglio]] [[1898]], insieme ad altri italiani accusati impropriamente di complicità nell'uccisone di Elisabetta d'Austria da parte dell'anarchico [[Luigi Luccheni]], Zavattero ripara prima a Londra, poi Parigi (fino all'aprile del [[1899]] ospite di [[Ernesto Cantoni]]). Condannato altre due volte quando era assente dalla [[Svizzera]], invia a «[[La Questione Sociale (Paterson)|La Questione Sociale]]» di Paterson una lettera in cui invita gli anarchici a passare all'azione: | ||
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Si trasferisce ad Ancona per collaborare con «[[L'Agitazione]]», ma la redazione è oramai stata ridotta all'osso dagli arresti e anche Zavattero viene fermato e incarcerato «pel reato di offesa al pudore commesso colla stampa del noto opuscolo ''La donna''». Viene trasferito al [[carcere]] di Pesaro, rilasciato nel [[1902]] e reimpatriato a Torino. Per un po'lavora come uomo di fatica alle dipendenze del comune stesso, a causa di una multa non pagata, e poi viene nuovamente condannato e arrestato per una “dimostrazione sacrilega” contro una manifestazione religiosa (giugno [[1903]]). Processi e condanne però non fermano la sua attività propagandistica, nel biennio [[1902]]-[[1903]] pubblica un'infinità di opuscoli e collabora con tantissimi giornali e [[stampa libertaria|riviste anarchiche]] (spessissimo firmando i propri articoli con diversi pseudonimi). | Si trasferisce ad Ancona per collaborare con «[[L'Agitazione]]», ma la redazione è oramai stata ridotta all'osso dagli arresti e anche Zavattero viene fermato e incarcerato «pel reato di offesa al pudore commesso colla stampa del noto opuscolo ''La donna''». Viene trasferito al [[carcere]] di Pesaro, rilasciato nel [[1902]] e reimpatriato a Torino. Per un po'lavora come uomo di fatica alle dipendenze del comune stesso, a causa di una multa non pagata, e poi viene nuovamente condannato e arrestato per una “dimostrazione sacrilega” contro una manifestazione religiosa (giugno [[1903]]). Processi e condanne però non fermano la sua attività propagandistica, nel biennio [[1902]]-[[1903]] pubblica un'infinità di opuscoli e collabora con tantissimi giornali e [[stampa libertaria|riviste anarchiche]] (spessissimo firmando i propri articoli con diversi pseudonimi). | ||
Secondo le [[autorità]] Zavattero «esplica in Genova e dintorni una straordinaria attività di propaganda anarchica, infondendo un sensibile risveglio e guadagnandovi non pochi proseliti». Si batte contro il caro affitti, nel giugno [[1904]] si trasferisce a Ravenna per assumere la direzione de «L'Aurora», ma all'inizio di dicembre viene nuovamente arrestato e tradotto a Torino per alcune intemperanze contro il corpus domini. Il periodo ravennate lo vede ancora concentrato sulla questione [[organizzatrice]]; anche se non rientra nel novero degli [[antiorganizzatori]] egli si dichiara «contrario all'organizzazione in partito», pensando che la nuova società si possa costruire «graduatamene, a seconda delle condizioni di partito»). In definitiva egli auspica un'organizzazione informale e fatta di larghe intese. Vien fermato dalla polizia, ma subito dopo rilasciato, per aver partecipato ad un comizio ([[24 agosto]]) di protesta contro l'eccidio di Grammichele <ref>[http://www.girodivite.it/Grammichele-Va-in-scena-la-storia.html Grammichele / Va in scena la storia]</ref>. Partecipa al Convegno anarchico di massa-lombarda ([[5 novembre]] [[1905]]) e a quello sindacalista di Bologna (fine novembre). | Secondo le [[autorità]] Zavattero «esplica in Genova e dintorni una straordinaria attività di propaganda anarchica, infondendo un sensibile risveglio e guadagnandovi non pochi proseliti». Si batte contro il caro affitti, nel giugno [[1904]] si trasferisce a Ravenna per assumere la direzione de «L'Aurora», ma all'inizio di dicembre viene nuovamente arrestato e tradotto a Torino per alcune intemperanze contro il corpus domini. Il periodo ravennate lo vede ancora concentrato sulla questione [[organizzatrice]]; anche se non rientra nel novero degli [[antiorganizzatori]] egli si dichiara «contrario all'organizzazione in partito», pensando che la nuova società si possa costruire «graduatamene, a seconda delle condizioni di partito»). In definitiva egli auspica un'organizzazione informale e fatta di larghe intese. Vien fermato dalla polizia, ma subito dopo rilasciato, per aver partecipato ad un comizio ([[24 agosto]]) di protesta contro l'eccidio di Grammichele <ref>[http://www.girodivite.it/Grammichele-Va-in-scena-la-storia.html ''Grammichele / Va in scena la storia'']</ref>. Partecipa al Convegno anarchico di massa-lombarda ([[5 novembre]] [[1905]]) e a quello sindacalista di Bologna (fine novembre). | ||
=== Polemiche e conflitti con l'ala individualista === | === Polemiche e conflitti con l'ala individualista === |