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| Insomma, l'anarchia non è un sistema, non è politica, non è dottrina di parte. Nella anarchia non ci sono tesi rigide, non ci sono dogmi. L'anarchia è pienamente semplice per la spece umana intelligente, l'applicazione razionale della legge naturale, come le altre specie viventi vivono instintivamente nella natura. Si, senza dubbio l'anarchia è la dimora sotto la legge della giungla, del “più forte”, come la chiamava Darwin. Questo accade, perché la legge umana non può mai funzionare di fronte alla legge della natura, la prova è che quotidianamente tutti gli stati del mondo lasciano decine, centinaia di leggi! Vane. Tuttavia, relativamente all'uomo, esiste il privilegio che ha la razionalità che certamente riesce ad attenuare l'acida legge della natura e le conseguenze dei citati difetti umani. L'uomo, realizzando i propri doveri umani, può essere solidale... che niente ha in comune con elemosina, con carità e altri ipocriti sistemi della legge umana. L'anarchia è l'obiettivo per il proseguimento dell'autonomia, dell'autosufficienza, della piena indipendenza per tutti gli individui nell'attività quotidiana per vivere. Forse quei discorsi sembrano moralmente crudeli, purtroppo la storia umana dimostra che non c'è altra soluzione. | | Insomma, l'anarchia non è un sistema, non è politica, non è dottrina di parte. Nella anarchia non ci sono tesi rigide, non ci sono dogmi. L'anarchia è pienamente semplice per la spece umana intelligente, l'applicazione razionale della legge naturale, come le altre specie viventi vivono instintivamente nella natura. Si, senza dubbio l'anarchia è la dimora sotto la legge della giungla, del “più forte”, come la chiamava Darwin. Questo accade, perché la legge umana non può mai funzionare di fronte alla legge della natura, la prova è che quotidianamente tutti gli stati del mondo lasciano decine, centinaia di leggi! Vane. Tuttavia, relativamente all'uomo, esiste il privilegio che ha la razionalità che certamente riesce ad attenuare l'acida legge della natura e le conseguenze dei citati difetti umani. L'uomo, realizzando i propri doveri umani, può essere solidale... che niente ha in comune con elemosina, con carità e altri ipocriti sistemi della legge umana. L'anarchia è l'obiettivo per il proseguimento dell'autonomia, dell'autosufficienza, della piena indipendenza per tutti gli individui nell'attività quotidiana per vivere. Forse quei discorsi sembrano moralmente crudeli, purtroppo la storia umana dimostra che non c'è altra soluzione. |
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| {{Biblioteca/Titolo 2|nome=<big><span style="color:#C11B17">''Lo Stato non è la Patria''</span></big><br>di [[Michail Bakunin]]|autore=Michail Bakunin|altro=}}
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| [[File:Bakunin.jpg|miniatura|230px|[[Michail Bakunin]]]]
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| '''''Lo Stato non è la patria''''' è una lettera di [[Michail Bakunin]] indirizzata ai compagni anarchici italiani.
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| «La gioventù mazziniano-garibaldina non s'era mai posta questa domanda: che rappresenta effettivamente un tale Stato italiano pel popolo? Perché mai deve amarlo e tutto a lui sacrificare?
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| Quando si faceva questa domanda a Mazzini - e ciò non accadeva che raramente, tanto sembrava semplice e facile - egli rispondeva con gran parole: «Patria donata da Dio! Santa missione storica! Culto delle tombe! Ricordo solenne dei martiri! Lungo e glorioso sviluppo delle tradizioni! Roma antica! Roma dei papi! Gregorio VIII! Dante! Savonarola! Roma del popolo!».
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| Tutto ciò era così nebuloso, così bello, e nel medesimo tempo sì assurdo, da essere sufficiente per abbagliare e stordire i giovani spiriti, più adatti d'altronde all'entusiasmo e alla fede che alla ragione e alla critica. E la gioventù italiana, mentre si faceva uccidere per questa Patria astratta, malediceva la brutalità e il materialismo delle masse, dei contadini in particolare, che mai si son mostrati disposti al sacrificio per la grandezza e per l'indipendenza di questa Patria politica, dello Stato.
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| Se la gioventù si fosse data la briga di riflettere avrebbe capito, e forse da lungo tempo, che l'indifferenza ben netta delle masse popolari pel destino dello Stato italiano non solo non è un disonore per esse, ma prova, al contrario, d'una intelligenza istintiva che fa comprendere come questo Stato unitario e centralizzato sia, per sua natura, a loro estraneo, ostile, e proficuo solo, per le classi privilegiate di cui garantisce, a lor danno, il dominio e la ricchezza. La prosperità dello Stato è la miseria della nazione reale, del popolo; la grandezza e la potenza dello Stato è la schiavitù del popolo. Il popolo è il nemico naturale e legittimo dello Stato; e sebbene si sottometta - troppo sovente, ahimè - alle autorità, ogni forma di autorità gli è odiosa.
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| Lo Stato non è la Patria; è l'astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica della Patria; ma si tratta di un amore naturale, reale; il patriottismo del popolo non è un'idea, ma un fatto; e il patriottismo politico, l'amore dello Stato, non è la giusta espressione di questo fatto, ma un'espressione snaturata per mezzo d'una menzognera astrazione, sempre a profitto di una minoranza che sfrutta. La Patria, la nazionalità, come l'individualità è un fatto naturale e sociale, fisiologico e storico al tempo stesso; non è un principio. Non si può definire principio umano che quello che è universale, comune a tutti gli uomini; ma la nazionalità li separa: non è, dunque, un principio. Principio è, invece, il rispetto che ognuno deve avere pei fatti naturali, reali o sociali. E la nazionalità, come l'individualità, è uno di questi fatti. Dobbiamo, dunque rispettarla. Violarla è un misfatto e, per parlare il linguaggio di Mazzini, diviene un sacro principio ogni volta che è minacciata e violata. Ed è per questo ch'io mi sento sempre e francamente il patriota di tutte le patrie oppresse.
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| La Patria rappresenta il diritto incontestabile e sacro di tutti gli uomini, associazioni, comuni, regioni, nazioni, di vivere, pensare, volere, agire a loro modo e questo modo è sempre il risultato incontestabile di un lungo sviluppo storico».
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