Mafia e fascismo: differenze tra le versioni

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===Considerazioni sull'attività di Cesare Mori===
===Considerazioni sull'attività di Cesare Mori===
Definire quale fu l'operato nella realtà dei fatti del prefetto Cesare Mori non è cosa semplice; si può dire, in linea di massima, che fu congruo allo sviluppo del regime, in quale, se da una parte era impossibilitato a prendere il [[potere]] della mafia, dall'altra doveva vincolare la mafia ad un certo "ordine di regime" in modo che la facciata fosse salva e Mori fosse lo strumento di Mussolini per arrivare a tale obiettivo. <ref>Approfondimenti: [https://archive.ph/dFwq ''Mafia e fascismo. L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref> <ref>Cfr. [http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"''].</ref>
Definire quale fu l'operato nella realtà dei fatti del prefetto Cesare Mori non è cosa semplice; si può dire, in linea di massima, che fu congruo allo sviluppo del regime, in quale, se da una parte era impossibilitato a prendere il [[potere]] della mafia, dall'altra doveva vincolare la mafia ad un certo "ordine di regime" in modo che la facciata fosse salva e Mori fosse lo strumento di Mussolini per arrivare a tale obiettivo. <ref>Approfondimenti: [https://archive.ph/dFwq ''Mafia e fascismo. L'operazione incompiuta del prefetto Mori''] di Davide Caracciolo.</ref> <ref>Si veda [http://archive.is/6BV0h ''Il "prefetto di ferro"''].</ref>


Si evince, quindi, che è necessario ridimensionare le tesi dello scontro irriducibile fra mafia e [[Fascismo|fascismo]], peraltro evidenziate dagli scritti e dalle testimonianze sull'operato di Cesare Mori.
Si evince, quindi, che è necessario ridimensionare le tesi dello scontro irriducibile fra mafia e [[Fascismo|fascismo]], peraltro evidenziate dagli scritti e dalle testimonianze sull'operato di Cesare Mori.
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==Considerazioni sul caso Tresca ==
==Considerazioni sul caso Tresca ==
{{approff|Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi}}
{{approff|Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi}}
Emblematico del rapporto tra mafia e [[Fascismo|fascismo]] (che poi si intersecherà con l'intervento dei servizi segreti americani nel periodo pre, durante e post Seconda guerra mondiale) è stata anche la protezione data dal regime nel [[1935]] a Vito Genovese <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Biografia] inesauriente ma indicativa di Vito Genovese.</ref>, che si sdebiterà con la costruzione della "Casa del Fascio" di Nola e l'[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|assassinio dell'anarchico]] [[Carlo Tresca]] <ref name="CT">Cfr. [https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm ''Tutta la Verità sul caso Tresca''] di Mauro Canali (fra gli autori accreditati dal SISDE).</ref>, personaggio scomodo che denunciava pubblicamente i falsi [[antifascisti]]. L'uccisione di [[Carlo Tresca|Tresca]] permise quindi di porre un velo oscuro sugli ex [[fascisti]] che cercavano di sbarazzarsi del loro scomodo passato e di riciclarsi come [[antifascismo|antifascisti]] (emblematico il caso di Generoso Pope, precedentemente sostenitore di Mussolini e poi [[antifascista]] dell'ultim'ora entrato a far parte della ''[[Mazzini Society]]''). Questa vicenda è riconducibile alla lotta intestina nella ''[[Mazzini Society]]'' ([[Stati Uniti]]) riguardo all'ammissione di alcuni italiani, trasferitisi negli [[USA]] ma con un passato di sostegno al [[Fascismo|fascismo]], nei comitati del Fronte Unito Antifascista (costituito nel [[1943]]). Nel periodo dell'assassinio di [[Carlo Tresca]] Vito Genovese si trovava in [[Italia]] e la ricostruzione delle sue responsabilità è stata più che comprovata. Genovese fu probabilmente il mandante dell'omicidio di [[Carlo Tresca|Tresca]], mentre l'esecutore materiale fu Carmine Galante <ref>[https://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Biografia] inesauriente ma indicativa di Carmine Galante.</ref>, poi affiliato alla famiglia di Joseph Bonanno. <ref name="CT"></ref> Dopo lo sbarco alleato in Sicilia Vito Genovese, uno dei personaggi chiave anzi citati, avrà un enorme potere nell'isola (anche nel periodo post bellico), dimostrando una costante, duratura e ascendente importanza. <ref name="ipotesi">Approfondimenti: [[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|ipotesi sull'assassinio di Carlo Tresca]].</ref>
Emblematico del rapporto tra mafia e [[Fascismo|fascismo]] (che poi si intersecherà con l'intervento dei servizi segreti americani nel periodo pre, durante e post Seconda guerra mondiale) è stata anche la protezione data dal regime nel [[1935]] a Vito Genovese <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Biografia] inesauriente ma indicativa di Vito Genovese.</ref>, che si sdebiterà con la costruzione della "Casa del Fascio" di Nola e l'[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|assassinio dell'anarchico]] [[Carlo Tresca]] <ref name="CT">Si veda [https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm ''Tutta la Verità sul caso Tresca''] di Mauro Canali (fra gli autori accreditati dal SISDE).</ref>, personaggio scomodo che denunciava pubblicamente i falsi [[antifascisti]]. L'uccisione di [[Carlo Tresca|Tresca]] permise quindi di porre un velo oscuro sugli ex [[fascisti]] che cercavano di sbarazzarsi del loro scomodo passato e di riciclarsi come [[antifascismo|antifascisti]] (emblematico il caso di Generoso Pope, precedentemente sostenitore di Mussolini e poi [[antifascista]] dell'ultim'ora entrato a far parte della ''[[Mazzini Society]]''). Questa vicenda è riconducibile alla lotta intestina nella ''[[Mazzini Society]]'' ([[Stati Uniti]]) riguardo all'ammissione di alcuni italiani, trasferitisi negli [[USA]] ma con un passato di sostegno al [[Fascismo|fascismo]], nei comitati del Fronte Unito Antifascista (costituito nel [[1943]]). Nel periodo dell'assassinio di [[Carlo Tresca]] Vito Genovese si trovava in [[Italia]] e la ricostruzione delle sue responsabilità è stata più che comprovata. Genovese fu probabilmente il mandante dell'omicidio di [[Carlo Tresca|Tresca]], mentre l'esecutore materiale fu Carmine Galante <ref>[https://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Biografia] inesauriente ma indicativa di Carmine Galante.</ref>, poi affiliato alla famiglia di Joseph Bonanno. <ref name="CT"></ref> Dopo lo sbarco alleato in Sicilia Vito Genovese, uno dei personaggi chiave anzi citati, avrà un enorme potere nell'isola (anche nel periodo post bellico), dimostrando una costante, duratura e ascendente importanza. <ref name="ipotesi">Approfondimenti: [[Carlo_Tresca#Ipotesi_sulla_sua_morte|ipotesi sull'assassinio di Carlo Tresca]].</ref>


==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==
==Considerazioni sul caso Vito Cascio Ferro==
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== Dallo sbarco alleato in Sicilia all'immediato dopoguerra ==
== Dallo sbarco alleato in Sicilia all'immediato dopoguerra ==
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|200px|thumb|Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.]]
[[File:Il_capomafia_Vito_Genovese_con_Salvatore_Giuliano.jpg|200px|thumb|Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.]]
Il rapporto che la mafia ebbe col [[Fascismo|fascismo]] fu quello tipico delle organizzazioni senza ideali, se non quelli "affaristici", che la portarono a seguire i propri interessi e a stringere alleanze "momentanee" col [[potere]] politico in atto in quel momento. Così, dopo lo sbarco degli alleati, Vito Genovese e Albert Anastasia diventarono stretti collaboratori di Charles Poletti, capo dell'amministrazione [[militare]] alleata in Sicilia (poi anche a Napoli e a Milano). A dimostrazione di questo è ben conosciuta una foto (immagine a destra) in cui Genovese è ritratto con la divisa dell'esercito americano in compagnia di Salvatore Giuliano. <ref>Cfr. [http://archive.is/yEcDi ''Il bandito Giuliano e lo Stato''].</ref>  
Il rapporto che la mafia ebbe col [[Fascismo|fascismo]] fu quello tipico delle organizzazioni senza ideali, se non quelli "affaristici", che la portarono a seguire i propri interessi e a stringere alleanze "momentanee" col [[potere]] politico in atto in quel momento. Così, dopo lo sbarco degli alleati, Vito Genovese e Albert Anastasia diventarono stretti collaboratori di Charles Poletti, capo dell'amministrazione [[militare]] alleata in Sicilia (poi anche a Napoli e a Milano). A dimostrazione di questo è ben conosciuta una foto (immagine a destra) in cui Genovese è ritratto con la divisa dell'esercito americano in compagnia di Salvatore Giuliano. <ref>Si veda [http://archive.is/yEcDi ''Il bandito Giuliano e lo Stato''].</ref>  


Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della Xª MAS. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti [[polizieschi]], ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano: <ref>«Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence [[USA]], sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida si muovevano, del resto, anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno [[1947]], ossia in prossimità della strage di Portella della Ginestra (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano» (da una recensione di ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Nicola Tranfaglia).</ref>  
Giuliano godeva della protezione di Genovese quando questi passò con gli statunitensi ma, dai documenti desecretati dall'[[OSS]], risulta che fu appoggiato sia da [[Fascismo|fascisti]] che dagli agenti segreti americani. Secondo quanto riportato dagli storici, risulterebbero alte probabilità che il bandito Giuliano sia addirittura stato un [[Fascismo|fascista]] della Xª MAS. È ancora da rimarcare che i capi mafiosi riciclati dagli americani assolvettero compiti [[polizieschi]], ovvero quelli di eliminare i gruppi criminosi che lavoravano in modo autonomo, cosa che peraltro fecero con zelo. Di questa situazione di cambio di campo, o quantomeno di riciclaggio dei mafiosi amici o meno del [[Fascismo|fascismo]], uno dei principali registi fu Lucky Luciano: <ref>«Come anello di collegamento fra la criminalità siciliana, in particolare Salvatore Giuliano, e l'intelligence [[USA]], sulla base di numerosi indizi e riscontri, si avanza in queste pagine il nome di Mike Stern. Questi potrebbe aver gestito l'afflusso in Sicilia di ex repubblichini, sia per salvarli da eventuali vendette post-Liberazione, sia per far fronte all'avanzata rossa capitanata da Li Causi e Montalbano. Tra le pieghe di una situazione politica poco limpida si muovevano, del resto, anche molte vecchie conoscenze del mondo della criminalità organizzata. Fra il gennaio e il giugno [[1947]], ossia in prossimità della strage di Portella della Ginestra (che Casarrubea giudica un lontano prodromo della strategia della tensione), mentre Giuliano veniva avvicinato da una serie di personaggi legati ai servizi, al fronte antibolscevico e al neofascismo, molto attivo in Sicilia risultava anche Lucky Luciano» (da una recensione di ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947'' di Nicola Tranfaglia).</ref>  
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Infatti, nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella Xª MAS badogliana per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne, dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell'RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della banda Kock e coordinatrice dei [[nazifascisti]] meridionali.  
Infatti, nel febbraio [[1944]] Giuliano si infiltrò a Taranto nella Xª MAS badogliana per conto della rete [[Fascismo|fascista]] di Pignatelli. Quando a Taranto poi giunsero i [[Fascismo|fascisti]] Cecacci e Bertucci, si spostò con loro a Penne, dove incontrò i fratelli Console di Partinico, che in seguito costituiranno una cellula clandestina dell'RSI proprio a Partinico ed in stretta relazione con la banda Giuliano e con Selene Corbellino, spia della banda Kock e coordinatrice dei [[nazifascisti]] meridionali.  


La collaborazione tra la banda Giuliano e la mafia è inoltre testimoniata da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]]: dal [[1943]] agivano, sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operavano, Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). <ref name="CC">Cfr. [https://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf ''Stati Uniti, eversione nera e guerra al comunismo in Italia. 1943-1947''].</ref> Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all'elaborazione di strategie antidemocratiche:  
La collaborazione tra la banda Giuliano e la mafia è inoltre testimoniata da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]]: dal [[1943]] agivano, sotto il controllo dei vari capifamiglia delle zona in cui operavano, Vincenzo Rimi (Alcamo), Santo Fleres (Partinico), Domenico Albano (Borgetto), Salvatore Celeste (San Cipirello), Giuseppe Troia (San Giuseppe Jato), don Ciccio Cuccia (Piana degli Albanesi), don Calcedonio Miceli (Monreale). <ref name="CC">Si veda [https://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf ''Stati Uniti, eversione nera e guerra al comunismo in Italia. 1943-1947''].</ref> Furono proprio loro a determinare la fine delle altre bande criminali della zona e a voler partecipare all'elaborazione di strategie antidemocratiche:  
:«Mormini del Fronte avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale, in parte a disposizione del suo gruppo». <ref>Da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]].</ref>  
:«Mormini del Fronte avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche con la mafia locale, in parte a disposizione del suo gruppo». <ref>Da un [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|rapporto del SIS]] del [[25 giugno]] [[1947]].</ref>  


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:«Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Salvatore Greco e Tommaso Buscetta... dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di [[Stato]], il cosiddetto golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma... e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di [[Stato]]... Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese... Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti... e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare... Pippo ascoltò pazientemente, ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di [[polizia]] non le facciamo... noi non arrestiamo nessuno... Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di [[polizia]] non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti... avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani [[fascisti]] catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">Da [https://archive.ph/ljwiv ''La storia della mafia siciliana''].</ref>
:«Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Salvatore Greco e Tommaso Buscetta... dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di [[Stato]], il cosiddetto golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe [[militare]] che sarebbe partito da Roma... e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di [[Stato]]... Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese... Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti... e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare... Pippo ascoltò pazientemente, ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di [[polizia]] non le facciamo... noi non arrestiamo nessuno... Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di [[polizia]] non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti... avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani [[fascisti]] catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">Da [https://archive.ph/ljwiv ''La storia della mafia siciliana''].</ref>


Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al processo Rimi <ref name="senzamemoria">Cfr. [http://archive.is/iVmG ''Andreotti e il processo Rimi''].</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi); proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi. Salvatore Greco "Cicchiteddu", Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al processo Rimi <ref name="senzamemoria">Si veda [http://archive.is/iVmG ''Andreotti e il processo Rimi''].</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi); proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi. Salvatore Greco "Cicchiteddu", Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.


Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta, ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente al progetto del golpe, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma [[militare]] di Roma (dettaglio riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Anche se il golpe non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta, ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente al progetto del golpe, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma [[militare]] di Roma (dettaglio riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Anche se il golpe non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
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Anche dalle testimonianze di altri pentiti emerse come la Sicilia, anche in quel periodo, fu teatro di intensi rapporti tra la massoneria (ad esempio, l'allora capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, massone, avrebbe avuto il compito di arrestare il prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato golpe erano iscritti alla loggia massonica "P2" di Licio Gelli) e i [[neofascisti]], tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].
Anche dalle testimonianze di altri pentiti emerse come la Sicilia, anche in quel periodo, fu teatro di intensi rapporti tra la massoneria (ad esempio, l'allora capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, massone, avrebbe avuto il compito di arrestare il prefetto di Palermo), la mafia (gran parte dei nomi coinvolti nel tentato golpe erano iscritti alla loggia massonica "P2" di Licio Gelli) e i [[neofascisti]], tutti accomunati da un viscerale odio per i [[comunismo|comunisti]].


In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista Mauro De Mauro ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto la tentata alleanza tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane. <ref>Cfr. [http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html ''De Mauro ucciso per uno scoop, scoprì il patto tra boss e golpisti''].</ref> <ref>Cfr. [http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm ''Il caso De Mauro''].</ref>
In questo contesto si inserì anche l'assassinio del giornalista Mauro De Mauro ([[16 settembre]] [[1970]]), colpevole di aver scoperto la tentata alleanza tra i boss mafiosi e i golpisti, oltre una serie di sporchi affari che vedeva protagonisti alcuni insospettabili uomini delle istituzioni italiane. <ref>Si veda [http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html ''De Mauro ucciso per uno scoop, scoprì il patto tra boss e golpisti''].</ref> <ref>Si veda [http://www.socialismolibertario.it/caso_de_mauro.htm ''Il caso De Mauro''].</ref>


== Il dossier Casarrubea Cereghino ==
== Il dossier Casarrubea Cereghino ==
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