Umanità Nova: differenze tra le versioni

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Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  
Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  


La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche a La Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  
La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche alla Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  


Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
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