Umberto Tommasini: differenze tra le versioni

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[[File:Tommasini.jpg|miniatura|Umberto Tommasini]]
[[File:Tommasini3.jpg|miniatura|Umberto Tommasini in una foto segnaletica]]
'''Umberto Tommasini''' (Vivaro, [[9 marzo]] [[1896]] - Vivaro, Pordenone, [[22 agosto]] [[1980]]) è stato un [[anarchico]] e un'[[antifascista]] italiano.
'''Umberto Tommasini''' (Vivaro, [[9 marzo]] [[1896]] - Vivaro, Pordenone, [[22 agosto]] [[1980]]) è stato un [[anarchico]] e un'[[antifascista]] italiano.


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=== L'adesione all'anarchismo e l'antifascismo===
=== L'adesione all'anarchismo e l'antifascismo===
[[File:Tommasini4.jpg|miniatura|Umberto Tommasini in una foto segnaletica]]
Durante il [[1920]] segue il dibattito interno al movimento socialista, ma ne rimane profondamente deluso per il basso livello delle polemiche: non rinnova la tessera del Partito Socialista né entra nel neonato PCI, che secondo lui era strutturato in maniera [[gerarchia|eccessivamente gerarchica]]. Aderisce invece al [[movimento anarchico]], seguendo l'esempio del fratello più anziano, [[Vittorio Tommasini|Vittorio]], che aveva conosciuto in Sardegna gli anarchici provenienti da Trieste e che, in quanto [[antimilitarismo|antimilitaristi]], erano stati internati anche loro durante la guerra. Nel dopoguerra partecipa a Trieste ad iniziative sindacali e politiche. Prende parte alle lotte di quegli anni infuocati, in particolare pratica l'[[azione diretta]] contro i crumiri e la crescente criminalità [[fascista]]: nel [[1921]] viene ferito da un gruppo di [[fascismo|fascisti]] che aveva fatto irruzione nella fabbrica in cui lavorava. Nell'estate dello stesso anno partecipa ad una spedizione punitiva contro un gruppo di squadristi di ritorno da un'azione compiuta nel quartiere rosso di san Giacomo: il lancio di bombe provoca una trentina di feriti tra i [[fascismo|fascisti]]; suo padre, che mal sopportava questo genere di azioni, sceglie di rompere ogni rapporto con lui.
Durante il [[1920]] segue il dibattito interno al movimento socialista, ma ne rimane profondamente deluso per il basso livello delle polemiche: non rinnova la tessera del Partito Socialista né entra nel neonato PCI, che secondo lui era strutturato in maniera [[gerarchia|eccessivamente gerarchica]]. Aderisce invece al [[movimento anarchico]], seguendo l'esempio del fratello più anziano, [[Vittorio Tommasini|Vittorio]], che aveva conosciuto in Sardegna gli anarchici provenienti da Trieste e che, in quanto [[antimilitarismo|antimilitaristi]], erano stati internati anche loro durante la guerra. Nel dopoguerra partecipa a Trieste ad iniziative sindacali e politiche. Prende parte alle lotte di quegli anni infuocati, in particolare pratica l'[[azione diretta]] contro i crumiri e la crescente criminalità [[fascista]]: nel [[1921]] viene ferito da un gruppo di [[fascismo|fascisti]] che aveva fatto irruzione nella fabbrica in cui lavorava. Nell'estate dello stesso anno partecipa ad una spedizione punitiva contro un gruppo di squadristi di ritorno da un'azione compiuta nel quartiere rosso di san Giacomo: il lancio di bombe provoca una trentina di feriti tra i [[fascismo|fascisti]]; suo padre, che mal sopportava questo genere di azioni, sceglie di rompere ogni rapporto con lui.


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