Pio Turroni: differenze tra le versioni

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Nel gennaio del [[1938]], insieme a [[Domenico Ludovici]], presenta alla [[CNT]]-[[FAI]] di Barcellona un nuovo progetto per un attentato contro Mussolini (in questa fase Turroni ricopriva il ruolo di "commissario politico" presso la caserma ''Spartacus'' di Barcellona). Grazie alla mediazione di [[Augustin Souchy]] e [[Martin Gudel]], responsabili del ramo stranieri dell'[[organizzazioni anarchiche|organizzazione]], il progetto è accettato e si individua nella prima settimana di agosto, in cui Mussolini sarà in ferie con la famiglia a Riccione, il momento più opportuno per agire. Turroni si trasferisce a Marsiglia per attendere il "materiale" necessario, ma ben presto sorgeranno gravi complicanze che faranno perdere molto tempo prezioso e lo convinceranno dell'inopportunità di proseguire nel progetto. A questo punto sceglie di rimanere a Marsiglia, divenendo il punto di riferimento per gli anarchici italiani che fanno capo alla sezione francese del [[stampa anarchica|giornale anarchico]] in lingua italiana di New York «[[L'Adunata dei Refrattari]]». Il suo attivismo non passa inosservato alle [[autorità]] transalpine, infatti il [[3 settembre]] [[1939]] è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Nicolas" per «attività anarchica» e sostegno ai rifugiati spagnoli.
Nel gennaio del [[1938]], insieme a [[Domenico Ludovici]], presenta alla [[CNT]]-[[FAI]] di Barcellona un nuovo progetto per un attentato contro Mussolini (in questa fase Turroni ricopriva il ruolo di "commissario politico" presso la caserma ''Spartacus'' di Barcellona). Grazie alla mediazione di [[Augustin Souchy]] e [[Martin Gudel]], responsabili del ramo stranieri dell'[[organizzazioni anarchiche|organizzazione]], il progetto è accettato e si individua nella prima settimana di agosto, in cui Mussolini sarà in ferie con la famiglia a Riccione, il momento più opportuno per agire. Turroni si trasferisce a Marsiglia per attendere il "materiale" necessario, ma ben presto sorgeranno gravi complicanze che faranno perdere molto tempo prezioso e lo convinceranno dell'inopportunità di proseguire nel progetto. A questo punto sceglie di rimanere a Marsiglia, divenendo il punto di riferimento per gli anarchici italiani che fanno capo alla sezione francese del [[stampa anarchica|giornale anarchico]] in lingua italiana di New York «[[L'Adunata dei Refrattari]]». Il suo attivismo non passa inosservato alle [[autorità]] transalpine, infatti il [[3 settembre]] [[1939]] è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Nicolas" per «attività anarchica» e sostegno ai rifugiati spagnoli.


===La guerra e l'attività anarchica nel dopo guerra ===
===La guerra e l'attività anarchica nel dopoguerra ===
Rilasciato nel maggio [[1940]], è nuovamente tratto in arresto qualche giorno dopo e rinchiuso nel campo di concentramento di Villemagne, da cui però evade nel gennaio [[1941]] per sfuggire ad una possibile estradizione in [[Italia]]. L'intenzione, grazie all'intervento di [[Emilio Lussu]], è quello di espatriare in [[Messico]], paese che gli concederebbe il passaporto di «apatride». Il tentativo di fuga però fallisce e Turroni è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Jean" (Marsiglia) <ref>Nel periodo in cui fu detenuto, si trovava in [[carcere]] anche uno dei più conosciuti leader [[antifascismo|antifascisti]], ovvero il comunista Luigi Longo, per il quale nel [[1942]] i compagni organizzarono senza fortuna la fuga.</ref>, da cui però ancora una volta riesce a scappare. Passando da Algeri, insieme a [[Leo Valliani]] e Orano, giunge a Casablanca e da qui in nave a Vera Cruz (Messico), dove sbarca il [[20 dicembre]] [[1941]]. In [[Messico]], dove risiederà per due anni, prosegue il suo instancabile attivismo anarchico, poi sceglie di "ritornare a casa": si imbarca prima verso il Belize (giugno [[1943]]) e poi verso la [[Gran Bretagna]], ma giunto a Liverpool è immediatamente arrestato.  
Rilasciato nel maggio [[1940]], è nuovamente tratto in arresto qualche giorno dopo e rinchiuso nel campo di concentramento di Villemagne, da cui però evade nel gennaio [[1941]] per sfuggire ad una possibile estradizione in [[Italia]]. L'intenzione, grazie all'intervento di [[Emilio Lussu]], è quello di espatriare in [[Messico]], paese che gli concederebbe il passaporto di «apatride». Il tentativo di fuga però fallisce e Turroni è arrestato e trattenuto presso il Forte "Saint-Jean" (Marsiglia) <ref>Nel periodo in cui fu detenuto, si trovava in [[carcere]] anche uno dei più conosciuti leader [[antifascismo|antifascisti]], ovvero il comunista Luigi Longo, per il quale nel [[1942]] i compagni organizzarono senza fortuna la fuga.</ref>, da cui però ancora una volta riesce a scappare. Passando da Algeri, insieme a [[Leo Valliani]] e Orano, giunge a Casablanca e da qui in nave a Vera Cruz (Messico), dove sbarca il [[20 dicembre]] [[1941]]. In [[Messico]], dove risiederà per due anni, prosegue il suo instancabile attivismo anarchico, poi sceglie di "ritornare a casa": si imbarca prima verso il Belize (giugno [[1943]]) e poi verso la [[Gran Bretagna]], ma giunto a Liverpool è immediatamente arrestato.  


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