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A causa del blocco dei fondi, del ritardo della corrispondenza e di un decreto-legge che contingenta la carta a tutto scapito delle nuove testate, l'uscita del giornale è resa possibile grazie all'intervento risolutivo dei lavoratori delle cave di lignite del Valdarno, che, fornendo l'energia alle cartiere, comunicano che non faranno più consegne finché le stesse non avranno garantito la carta anche a ''Umanità Nova''. | A causa del blocco dei fondi, del ritardo della corrispondenza e di un decreto-legge che contingenta la carta a tutto scapito delle nuove testate, l'uscita del giornale è resa possibile grazie all'intervento risolutivo dei lavoratori delle cave di lignite del Valdarno, che, fornendo l'energia alle cartiere, comunicano che non faranno più consegne finché le stesse non avranno garantito la carta anche a ''Umanità Nova''. | ||
Il [[9 ottobre]] [[1919]] viene pubblicata la “Circolare-Annuncio” della redazione del quotidiano e cominciano ad arrivare i fondi: ''Umanità Nova'' parte contando su una cassa di circa 200.000 lire. Così, il [[26 febbraio]] [[1920]] esce il primo numero: 4 pagine, edizione serale, costo 10 centesimi. La prima tiratura è di 9.000 copie, ma nel giro di un mese sale a 40.000 (50.000 nei momenti più caldi); solo la penuria della carta ne limita la stampa. <ref>''Umanità Nova'', Anno I, n° 1 p. 1, 26-27 febbraio 1920.</ref> Il giro di cassa supera il milione di lire. Un successo enorme, dunque, che si riflette non solo sul [[movimento anarchico]], ma su una più vasta area di sinistra, oramai contigua al movimento e destinata a rimanervi per parecchi mesi, finché la situazione, con il fallimento dell'occupazione delle fabbriche, non prenderà tutt'altra piega. | Il [[9 ottobre]] [[1919]] viene pubblicata la “Circolare-Annuncio” della redazione del quotidiano e cominciano ad arrivare i fondi: ''Umanità Nova'' parte contando su una cassa di circa 200.000 lire. Così, il [[26 febbraio]] [[1920]] esce il primo numero: 4 pagine, edizione serale, costo 10 centesimi. La prima tiratura è di 9.000 copie, ma nel giro di un mese sale a 40.000 (50.000 nei momenti più caldi: in alcune zone la tiratura supera quella de ''l'Avanti!''); solo la penuria della carta ne limita la stampa. <ref>''Umanità Nova'', Anno I, n° 1 p. 1, 26-27 febbraio 1920.</ref> Il giro di cassa supera il milione di lire. Un successo enorme, dunque, che si riflette non solo sul [[movimento anarchico]], ma su una più vasta area di sinistra, oramai contigua al movimento e destinata a rimanervi per parecchi mesi, finché la situazione, con il fallimento dell'occupazione delle fabbriche, non prenderà tutt'altra piega. | ||
La linea politica e l'audacia degli [[anarchici]] nelle lotte li fanno crescere in termini numerici e di peso. Se al Congresso di Firenze del [[1919]] sono convenuti 145 gruppi, nel luglio del [[1920]], a quello di Bologna, ne aderisconoo circa 700. In campo [[sindacalista]] l'[[USI]] passa da 58.000 tesserati alla fine del [[1918]], a 180.000 nella prima metà del [[1919]] e a 300.000 nel [[1920]]. In campo confederale gli [[anarchici]] riescono a prendere ai riformisti segreterie strategiche come quella della FIOM di Torino, con [[Pietro Ferrero]] e [[Maurizio Garino]]. È un momento di eccezionale fortuna per l'[[anarchismo]] italiano, al quale contribuisce non poco il quotidiano. Questa grande incisività si manifesta ulteriormente nel corso dell'imponente movimento delle “occupazioni delle fabbriche” da parte delle maestranze. Basta scorrere le pagine del quotidiano del settembre del [[1920]] per avere un'idea della grande attività degli [[anarchici]] nelle fabbriche e nelle officine occupate e gestite dai lavoratori. | La linea politica e l'audacia degli [[anarchici]] nelle lotte li fanno crescere in termini numerici e di peso. Se al Congresso di Firenze del [[1919]] sono convenuti 145 gruppi, nel luglio del [[1920]], a quello di Bologna, ne aderisconoo circa 700. In campo [[sindacalista]] l'[[USI]] passa da 58.000 tesserati alla fine del [[1918]], a 180.000 nella prima metà del [[1919]] e a 300.000 nel [[1920]]. In campo confederale gli [[anarchici]] riescono a prendere ai riformisti segreterie strategiche come quella della FIOM di Torino, con [[Pietro Ferrero]] e [[Maurizio Garino]]. È un momento di eccezionale fortuna per l'[[anarchismo]] italiano, al quale contribuisce non poco il quotidiano. Questa grande incisività si manifesta ulteriormente nel corso dell'imponente movimento delle “occupazioni delle fabbriche” da parte delle maestranze. Basta scorrere le pagine del quotidiano del settembre del [[1920]] per avere un'idea della grande attività degli [[anarchici]] nelle fabbriche e nelle officine occupate e gestite dai lavoratori. | ||
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=== La censura, la persecuzione e la chiusura === | === La censura, la persecuzione e la chiusura === | ||
Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] | Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]]. | ||
La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva | La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche a La Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref> | ||
Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref> | Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref> |