Il Risveglio Anarchico: differenze tra le versioni

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La frattura coi [[comunisti]] era, a questo punto, chiaramente irreparabile. L'intolleranza [[bolscevica]] aveva d'altronde confermato, alla prova dei fatti, l'inconciliabilità - sia nei mezzi che nei fini - di due opposte concezioni del [[socialismo]]; ed in pratica si lasciava interpretare come un serio avvertimento a diffidare, anche in avvenire, di possibili accordi, per quanto temporanei, con le forze [[marxiste]], se questi si fossero ripresentati in vista di nuove esperienze rivoluzionarie. Più che mai significativa è, d'altronde, la decisione presa al convegno di Zurigo del [[4 luglio|4]]-[[5 luglio]] [[1925]], di sopprimere dalla testata del giornale la parola "comunista", onde non lasciare dubbi sull'assoluta autonomia del programma politico portato avanti dall'organo ginevrino ed evitare, per il futuro, l'insorgere di pericolosi malintesi:
La frattura coi [[comunisti]] era, a questo punto, chiaramente irreparabile. L'intolleranza [[bolscevica]] aveva d'altronde confermato, alla prova dei fatti, l'inconciliabilità - sia nei mezzi che nei fini - di due opposte concezioni del [[socialismo]]; ed in pratica si lasciava interpretare come un serio avvertimento a diffidare, anche in avvenire, di possibili accordi, per quanto temporanei, con le forze [[marxiste]], se questi si fossero ripresentati in vista di nuove esperienze rivoluzionarie. Più che mai significativa è, d'altronde, la decisione presa al convegno di Zurigo del [[4 luglio|4]]-[[5 luglio]] [[1925]], di sopprimere dalla testata del giornale la parola "comunista", onde non lasciare dubbi sull'assoluta autonomia del programma politico portato avanti dall'organo ginevrino ed evitare, per il futuro, l'insorgere di pericolosi malintesi:
:«[[Malatesta]] - si legge nel resoconto post-congressuale - aveva accennato lui pure alla necessità di dirci ormai semplicemente [[anarchici]], a scanso di ogni equivoco. Per esserci detti, noi soli, comunisti, durante quasi mezzo secolo, quando gli stessi [[Marx]] ed Engels, senza contare poi [[Lenin]], non si dicevano più tali, potremmo insistere a rivendicare la qualità di comunisti, ma non ne risulterebbe che un grave danno per noi [...] Oggi che il [[comunismo]] significa per i più la dittatura di [[Stato]] di un partito che lo rivendica, anche se non vuole in fondo che aggiungere al [[capitalismo]] privato un [[capitalismo]] di [[Stato]] sempre più potente, col dirci comunisti la massa ignara di storia e di dottrina potrebbe farsi il più falso concetto dell'[[anarchismo]] o magari rimproverarci le più incredibili contraddizioni». <ref>''Il nostro Convegno'', supplemento al n. 672, del 31 luglio 1925. Crf. anche la lettera di [[Luigi Bertoni|Bertoni]] a [[Emilio Grassini]], in data 2 gennaio 1947, pubblicata in ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (New York) del 17 ottobre 1964, p. 3.</ref>
:«[[Malatesta]] - si legge nel resoconto post-congressuale - aveva accennato lui pure alla necessità di dirci ormai semplicemente [[anarchici]], a scanso di ogni equivoco. Per esserci detti, noi soli, comunisti, durante quasi mezzo secolo, quando gli stessi [[Marx]] ed Engels, senza contare poi [[Lenin]], non si dicevano più tali, potremmo insistere a rivendicare la qualità di comunisti, ma non ne risulterebbe che un grave danno per noi [...] Oggi che il comunismo significa per i più la dittatura di [[Stato]] di un partito che lo rivendica, anche se non vuole in fondo che aggiungere al [[capitalismo]] privato un [[capitalismo]] di [[Stato]] sempre più potente, col dirci comunisti la massa ignara di storia e di dottrina potrebbe farsi il più falso concetto dell'[[anarchismo]] o magari rimproverarci le più incredibili contraddizioni». <ref>''Il nostro Convegno'', supplemento al n. 672, del 31 luglio 1925. Crf. anche la lettera di [[Luigi Bertoni|Bertoni]] a [[Emilio Grassini]], in data 2 gennaio 1947, pubblicata in ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (New York) del 17 ottobre 1964, p. 3.</ref>


È da ritenersi pertanto corretta e conforme a questa linea di pensiero (e non «purezza dottrinaria» o «coerenza di principi» per partito preso), la posizione assunta dal giornale nei confronti di quella corrente di [[anarchici]] « terzointernazionalisti » che sosteneva l'opportunità di un «fronte unico rivoluzionario» con le forze [[marxiste]] <ref>Crf. nel n. 528, del 20 dicembre 1919, la rubrica ''Manrovesci e battimani''</ref>, per il pericolo insito in questo genere di coalizione, di dover abdicare ai criteri tattici e teorici dell'[[anarchismo]], «per diventare volta a volta zimmerwaldiani, kienthaliani, [[bolscevichi]], terzinternazionalisti, dittatoristi, e non sappiamo cos'altro ancora». <ref>''Unione non unità'', n. 553, del 28 febbraio 1920.</ref>
È da ritenersi pertanto corretta e conforme a questa linea di pensiero (e non «purezza dottrinaria» o «coerenza di principi» per partito preso), la posizione assunta dal giornale nei confronti di quella corrente di [[anarchici]] « terzointernazionalisti » che sosteneva l'opportunità di un «fronte unico rivoluzionario» con le forze [[marxiste]] <ref>Crf. nel n. 528, del 20 dicembre 1919, la rubrica ''Manrovesci e battimani''</ref>, per il pericolo insito in questo genere di coalizione, di dover abdicare ai criteri tattici e teorici dell'[[anarchismo]], «per diventare volta a volta zimmerwaldiani, kienthaliani, [[bolscevichi]], terzinternazionalisti, dittatoristi, e non sappiamo cos'altro ancora». <ref>''Unione non unità'', n. 553, del 28 febbraio 1920.</ref>
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