Cesare Zaccaria: differenze tra le versioni

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Nel febbraio del [[1943]] va a vivere a Napoli con [[Giovanna Caleffi]], che nell'autunno del [[1941]] era stata confinata per un anno a Lacedonia (Avellino): nasce un rapporto molto intenso sia sul profilo personale che sul versante politico. Infatti, insieme a [[Pio Turroni]], [[Armido Abbate]] ed altri, i due sono tra i principali animatori del tentativo di ricostruire le fila dell'organizzazione anarchica nell'Italia meridionale, culminato nel «Convegno dei Gruppi Libertari dell'Italia liberata», svoltosi a Napoli nel settembre del [[1944]]. Nel luglio [[1944]] diventa redattore responsabile di «[[La Rivoluzione libertaria]]», organo dei «[[Gruppi Libertari dell'Italia meridionale]]», di cui escono sette numeri, in forma semiclandestina, a Napoli dal [[30 giugno]] al [[16 novembre]] del [[1944]]. Nel primo numero si pubblica una Lettera aperta a [[Benedetto Croce]]. <ref>Cfr. «Libertaria», n. 2/2000, pp. 90-95, con un profilo di Zaccaria redatto da [[Pietro Adamo]].</ref>
Nel febbraio del [[1943]] va a vivere a Napoli con [[Giovanna Caleffi]], che nell'autunno del [[1941]] era stata confinata per un anno a Lacedonia (Avellino): nasce un rapporto molto intenso sia sul profilo personale che sul versante politico. Infatti, insieme a [[Pio Turroni]], [[Armido Abbate]] ed altri, i due sono tra i principali animatori del tentativo di ricostruire le fila dell'organizzazione anarchica nell'Italia meridionale, culminato nel «Convegno dei Gruppi Libertari dell'Italia liberata», svoltosi a Napoli nel settembre del [[1944]]. Nel luglio [[1944]] diventa redattore responsabile di «[[La Rivoluzione libertaria]]», organo dei «[[Gruppi Libertari dell'Italia meridionale]]», di cui escono sette numeri, in forma semiclandestina, a Napoli dal [[30 giugno]] al [[16 novembre]] del [[1944]]. Nel primo numero si pubblica una Lettera aperta a [[Benedetto Croce]]. <ref>Cfr. «Libertaria», n. 2/2000, pp. 90-95, con un profilo di Zaccaria redatto da [[Pietro Adamo]].</ref>
Nel maggio [[1945]] cura il numero unico «[[Risveglio libertario]]», dedicato a [[Camillo Berneri]] e al suo assassinio. La scelta della terminologia di tipo libertario, e non esplicitamente anarchica, è obiettivamente meno lontana dal liberalismo, ma sarebbe dovuta al bisogno di evitare la rigida censura delle autorità anglo-americane che controllano il sud Italia fino al [[1945]]. Il giornale «[[Volontà]]», della cui redazione si occupano direttamente [[Giovanna Caleffi|Caleffi]] e Zaccaria e che riprende un titolo tipicamente malatestiano, appare per la prima volta nel luglio del [[1945]] e continua in questa veste fino al luglio dell'anno seguente, quando, su indicazione della [[FAI]], è adottato un formato da rivista e un'impostazione più culturale. «[[Volontà]]», che svolge un ruolo centrale nell'elaborazione teorica dell'anarchismo del secondo dopoguerra, supera gli stretti limiti del movimento ed è abbastanza diffusa negli ambienti siloniani e salveminiani. Essa ospita anche interventi di giovani intellettuali: dall'architetto [[Giancarlo De Carlo]] al filosofo [[Guido Ceronetti]], dal politologo [[Giorgio Galli]] all'industriale [[Adriano Olivetti]].
[[File:Zaccaria caleffi.jpg|miniatura|left|Cesare Zaccaria e Giovanna Caleffi]]
[[File:Zaccaria caleffi.jpg|miniatura|left|Cesare Zaccaria e Giovanna Caleffi]]
Nel maggio [[1945]] cura il numero unico «[[Risveglio libertario]]», dedicato a [[Camillo Berneri]] e al suo assassinio. La scelta della terminologia di tipo libertario, e non esplicitamente anarchica, è obiettivamente meno lontana dal liberalismo, ma sarebbe dovuta al bisogno di evitare la rigida censura delle autorità anglo-americane che controllano il sud Italia fino al [[1945]]. Il giornale «[[Volontà]]», della cui redazione si occupano direttamente [[Giovanna Caleffi|Caleffi]] e Zaccaria e che riprende un titolo tipicamente malatestiano, appare per la prima volta nel luglio del [[1945]] e continua in questa veste fino al luglio dell'anno seguente, quando, su indicazione della [[FAI]], è adottato un formato da rivista e un'impostazione più culturale. «[[Volontà]]», che svolge un ruolo centrale nell'elaborazione teorica dell'anarchismo del secondo dopoguerra, supera gli stretti limiti del movimento ed è abbastanza diffusa negli ambienti siloniani e salveminiani. Essa ospita anche interventi di giovani intellettuali: dall'architetto [[Giancarlo De Carlo]] al filosofo [[Guido Ceronetti]], dal politologo [[Giorgio Galli]] all'industriale [[Adriano Olivetti]].
Zaccaria è presente, con la Berneri, al Congresso nazionale di Carrara del settembre [[1945]] che porta alla costituzione della [[FAI]], organizzazione nella quale entrambi militano con dedizione. Zaccaria, nominato membro del Consiglio Nazionale della [[FAI]], partecipa al Convegno di Firenze ([[1946]]), dove riceve, con [[Ugo Fedeli]] e [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], l'incarico di fondare una casa editrice, e al II Congresso di Bologna ([[1947]]), dove aderisce alla costituzione di un centro di documentazione. Al III Congresso di Livorno ([[1949]]), secondo fonti di polizia, viene apertamente criticato da [[Alfonso Failla]] in quanto, come [[Carlo Doglio]], sarebbe un intellettuale troppo vicino ai borghesi. Al Convegno Nazionale di Livorno ([[1954]]) rappresenta, per l'ultima volta, insieme a [[Giovanna Caleffi]], la rivista «[[Volontà]]» e la colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”. Già da vari anni la sua cultura e capacità di scrittura lo portano a curare e pubblicare, spesso insieme a Giovanna, testi di fondamentale riferimento come gli «Scritti scelti» di [[Errico Malatesta]] (Napoli, [[1947]] e [[1954]]) e «La rivoluzione sconosciuta» di [[Voline]] (Napoli, [[1950]]), oltre che a collaborare con diversi periodici, tra cui «[[L'Adunata dei Refrattari]]» e «[[Umanità Nova]]».
Zaccaria è presente, con la Berneri, al Congresso nazionale di Carrara del settembre [[1945]] che porta alla costituzione della [[FAI]], organizzazione nella quale entrambi militano con dedizione. Zaccaria, nominato membro del Consiglio Nazionale della [[FAI]], partecipa al Convegno di Firenze ([[1946]]), dove riceve, con [[Ugo Fedeli]] e [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], l'incarico di fondare una casa editrice, e al II Congresso di Bologna ([[1947]]), dove aderisce alla costituzione di un centro di documentazione. Al III Congresso di Livorno ([[1949]]), secondo fonti di polizia, viene apertamente criticato da [[Alfonso Failla]] in quanto, come [[Carlo Doglio]], sarebbe un intellettuale troppo vicino ai borghesi. Al Convegno Nazionale di Livorno ([[1954]]) rappresenta, per l'ultima volta, insieme a [[Giovanna Caleffi]], la rivista «[[Volontà]]» e la colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”. Già da vari anni la sua cultura e capacità di scrittura lo portano a curare e pubblicare, spesso insieme a Giovanna, testi di fondamentale riferimento come gli «Scritti scelti» di [[Errico Malatesta]] (Napoli, [[1947]] e [[1954]]) e «La rivoluzione sconosciuta» di [[Voline]] (Napoli, [[1950]]), oltre che a collaborare con diversi periodici, tra cui «[[L'Adunata dei Refrattari]]» e «[[Umanità Nova]]».


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